Angelica
1
La professoressa Angelica Di Marzo entrò in classe a campanella suonata. Solo pochi studenti erano al loro posto e fece non poca fatica a riportare ordine in classe. Come al solito Eugenio Catelli detto il Genio era quello che faceva più casino degli altri. Il genio era il ripetente della classe. Aveva già 18 anni e frequentava ancora la terza liceo. Aveva ripetuto due volte la prima e due volte la seconda e ora era capitato nella terza A che era appena diventato maggiorenne. Era la disperazione di tutti i professori tranne che della Di Marzo. Non si spiegava perché ma la Di Marzo riusciva a tenere a bada quello scapestrato.
«Eugenio siediti», disse d’autorità la prof e il ragazzo smise di colpo d’infastidire un compagno e prese posto nel suo banco. La professoressa iniziò la lezione spiegando alcuni concetti matematici e a metà dell’ora diede a tutti un esercizio da svolgere in classe. Finalmente poteva tirare il fiato. Angelica prese dalla borsa il suo cellulare e controllò se avesse ricevuto chiamate e messaggi. Nulla. Meglio, pensò la donna. All’improvviso lo smartphone vibrò tra le sue mani. Era arrivato un messaggio su whatsapp. Il numero non era in rubrica. Lo aprì e si trovò davanti la foto di un pene. Un grosso pene. D’istinto sollevò lo sguardo sulla classe. Erano tutti impegnati a fare l’esercizio. Tutti tranne Eugenio, che la guardava fisso negli occhi e sorrideva. «Eugenio», disse Angelica ad alta voce, «tu non fai l’esercizio?»
«Già fatto prof», rispose il giovane sorridendo.
Angelica lo guardò con severità.
«Fa vedere cosa hai combinato.»
Eugenio si alzò e si diresse verso la cattedra con il quaderno degli esercizi. Angelica preso il quaderno dalle mani dello studente controllò l’esecuzione dell’esercizio. Era tutto corretto. Alzò la testa verso il ragazzo e gli restituì il quaderno.
«Bene», disse, «quando tutti avranno finito verrai alla lavagna a spiegare come lo hai risolto.»
Il ragazzo prese il quaderno dalle mani della prof e nel farlo la guardò fissa negli occhi sorridendo. Angelica ebbe un brivido. Un calore improvviso la prese in mezzo alle gambe. Se non fosse stata in classe avrebbe d’istinto messo la mano sul suo sesso per toccarsi. Diventò rossa in viso per l’imbarazzo. A salvarla giunse la campanella che segnò la fine della lezione. Tutti si alzarono di colpo lasciando incompiuto l’esercizio. Angelica si alzò e ad alta voce avvisò gli studenti che avrebbero dovuto finire l’esercizio a casa e la prossima volta lo avrebbero corretto insieme. Gli studenti uscirono dalla classe per andare alla lezione successiva. L’unico che fece con calma fu proprio Eugenio. Angelica attese che anche lui uscisse. «Buongiorno prof», salutò il ragazzo.
«Ciao Eugenio», rispose lei.
Per quella mattina Angelica aveva terminato le lezioni e si diresse in sala professori a mettere via le sue scartoffie. Venti minuti dopo era a casa. In bagno, seduta sul water con il telefono in mano riprese la foto che aveva ricevuto e pensando allo sguardo del suo giovane allievo iniziò a toccarsi. Con l’indice stuzzicò il clitoride fino a sentirlo indurirsi e gonfiarsi, poi inserì il dito dentro di sé e si scoprì bagnata fradicia. Il telefono vibrò ancora. Un altro messaggio dal numero sconosciuto.
“Ti è piaciuta la mia foto? Scommetto che in questo momento ti stai toccando. Ti piacerebbe avere questo bel cazzo dentro?”
Angelica chiuse gli occhi ed immaginò veramente quel grosso membro dentro di lei. Serrò le labbra, trattenne il respiro e accelerò il movimento delle sue dita e pochi istanti dopo l’orgasmo sopraggiunse.
2
Per il resto della giornata Angelica non ricevette nessun altro messaggio.
Il pomeriggio uscì per fare delle commissioni e rientrò qualche ora dopo.
Arrivata davanti al portone di casa scorse la figura di Eugenio. Stava appoggiando sulla sella del suo scooter, braccia conserte si guardava intorno. Quando vide Angelica un sorriso gli spuntò sul volto mostrando i bellissimi denti bianchi.
«Cosa ci fai qui?» chiese Angelica irritata da quella invasione. Nessuno avrebbe dovuto sapere dove abitava, soprattutto i suoi studenti.
«Passavo da queste parti», rispose sereno il giovane.
«Posso darle una mano?» aggiunse piegando in avanti il busto per prendere dalle mani della professoressa i sacchetti della spesa.
Angelica si ritrasse spontaneamente, poi guardando negli occhi il giovane, come ipnotizzata, gli porse i due sacchetti che aveva in mano.
Salirono insieme le scale. Angelica davanti a fare strada e dietro Eugenio che, senza avvertire fatica, portò le due borse abbastanza pesanti fino al pianerottolo dell’appartamento dove abitava la donna.
Angelica inserì la chiave di casa nella serratura ed entrò. Avrebbe voluto congedare il suo studente fuori dalla porta ma qualcosa di misterioso glielo impedì. Eugenio entrò con le borse in mano e Angelica lo condusse in cucina e sul tavolo il ragazzo le depose.
«Posso offrirti qualcosa?» Chiese Angelica.
«No grazie prof», rispose il ragazzo.
Adesso Eugenio le stava davanti. I loro visi erano a pochi centimetri uno dall’altro. Angelica sentì di nuovo il calore in mezzo alle cosce e quando il giovane avvicinò le labbra alle sue non oppose alcuna resistenza. Le braccia del giovane la strinsero forte, consentendo ai due corpi di aderire completamente. La lingua di Eugenio di insinuò nella bocca di Angelica, cercò la lingua di lei iniziando una battaglia come volesse arrivare fino alla gola. Eugenio sollevò di peso Angelica e l’appoggiò sul tavolo della cucina. Lei spostò le buste della spesa e si appoggiò con il busto. Eugenio in quella posizione potè sollevare la gonna della donna e raggiungere il sesso. Dopo averle sfilato le mutandine, abbassò pantaloni e slip e con il cazzo già gonfio e duro la penetrò. La fica di Angelica era già un lago di umori e non sentì dolore mentre quello stupendo cazzo andava avanti e indietro dentro di lei. Sentiva il cazzo del ragazzo strusciare le pareti della sua vagina e quando lo spingeva in fondo con forza un brivido di piacere le percorreva la spina dorsale, provocandole lo stimolo di pisciare. Angelica raggiunse l’orgasmo quasi contemporaneamente al ragazzo che svuotò quanto aveva nei suoi testicoli dentro di lei. Il cazzo restava ancora duro nella fica. Eugenio aiutò Angelica a sollevarsi e riprese a baciarla con foga. Angelica strinse le braccia attorno al corpo del ragazzo. Lentamente il cazzo del giovane perse vigore e uscì. Continuarono a baciarsi in quella posizione ad occhi aperti cercando risposte nei loro sguardi.
Molti minuti dopo si erano rivestiti e stavano seduti sul divano a due posti del salotto di Angelica.
Entrambi in silenzio si guardavano negli occhi.
Fu la donna a parlare per prima.
«Quello che è accaduto oggi» disse, «non si dovrà ripetere e soprattutto non dovrà saperlo nessuno».
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