L'interrogatorio

Giuseppe Visconti
5 months ago

Il rumore degli pneumatici che stridono sull’asfalto, la puzza di gomma bruciata che entra dai finestrini aperti, il tanfo dei sedili impregnati di fumo. 

Che sta succedendo?

Perchè?

Perché a me?

Che cosa ho fatto?

Sono pensieri che scorrono veloci, come saette nella mente di Maria, mentre ha il viso coperto da un cappuccio nero e non riesce a capire dove corre quella macchina che l’ha prelevata sotto casa e fatta sparire per le vie congestionate di Napoli. 

La corsa frenetica in auto dura quasi quaranta minuti e sentire la macchina fermarsi non rende più tranquilla Maria, anzi accende un sentimento di angoscia. 

Viene strattonata e portata di peso in un ampio locale, almeno così crede che sia. 

I modi sono ruvidi. 

Maria ha i polsi legati, ma le gambe libere. 

Con uno strattone viene portata vicino da una colonna e legata a questa con le braccia rivolte verso l’alto. 

Si sente indifesa, si sente persa e questo modo di essere legata la rende anche vulnerabile. 

Una posizione che Maria mantiene per un tempo che non riesce a decifrare, sente solo vociare intorno, sente gridare, sente parlare, senza sapere di cosa si parla. I suoi rapitori sono stranieri e Maria non comprende cosa si dicano. 

Quello che la donna percepisce come chiaro è che lei non centra niente. 

Come potrebbe mai una casalinga essere rapita ed essere trattata in questo modo, come potrebbe mai se il suo massimo impegno è la spesa, il marito ed i figli?’

Come ??????

Nel locale improvvisamente scende un silenzio incredibile, tutte quelle voci che prima Maria sentiva, si sono ammutolite tutte insieme. Qualcosa intorno a lei è cambiato, ma cosa?

Una voce autoritaria le rivolge la parola ed in inglese si sente dire : “I want the information you have. if not, i’ll know how to take!”  “Voglio le informazioni che possiedi. Altrimenti saprò come prenderle.”

Una cantilena che risuona nelle orecchie di Maria che non parla inglese e non riesce a comprendere niente di quella richiesta. 

Continua solo a ripetere che lei non sa niente, ma le sue risposte sono in italiano ed anche se tenta di ricordare qualche parola di Inglese, imparata mentre faceva i compiti con i figli, riesce a dire un semplice “I do not know” “io non conosco”. 

Una risposta che al Boss non soddisfa, perché convinto del buon lavoro fatto dai suoi scagnozzi sa bene che la donna che lui ricerca, conosce bene l’inglese e sa bene di cosa sta parlando. 

Stizzito da questa mancata collaborazione invita i suoi uomini a prendersi cura della donna. 

2 parte 

Gli uomini del boss, ricevuto il segnale, subito si avvicinano alla donna appesa alla colonna. Con un coltello a serramanico stretto nelle mani. 

Il rumore della lama che segna e lacera la camicetta di Maria riempie il locale industriale nel quale la donna è appesa. 

Sotto la lama che straccia il cotone leggero, si fa strada la candida carnagione della donna, ancora più bianca con il contrasto della colonna di acciaio alla quale è legata. 

Al rumore del cotone lacerato si unisce il singhiozzo di Maria al quale fa eco la voce forte del Boss che risuona ancora una volta nella sua domanda :  “I want the information you have. if not, i’ll know how to take!”.

La disperazione pervade Maria che non prova neanche più a ricordare il suo inglese scolastico e si produce in un convulso e ripetuto “che volete, che volete, che volete”.

Tutto è frenetico. 

La delusione per l’ennesima mancata risposta fa azionare gli uomini del boss che nuovamente intervengono sugli indumenti di Maria ed una gamba alla volta fanno scorrere i coltelli dal basso delle caviglie fino al bacino della donna liberando le sue gambe snelle e toniche dai pantaloni neri a sigaretta con i quali aveva abbandonato la casa la mattina. 

Maria è appesa con indosso i soli capi intimi di un nero corvino che stringono i seni di una quarta abbondante ed uno slip ricamato che brilla in mezzo alla sue gambe. 

Il singhiozzo è ormai diventato un pianto isterico, essere così esposta ad uomini che non può vedere, sentire le loro lame fra la sua carne ed i suoi vestiti, essere palpata e toccata in ogni dove da sconosciuti ha spezzato qualsiasi forma di difesa. 

Maria si sente persa, sconfitta, ma riesce ancora a dire, con voce flebile  “che volete, che volete, che volete”

Il boss non ha ancora sentito quello che vuole. Non rimane altro che far capire che non si scherza. 

Un nuovo cenno. 

Ecco i due, che prima avevano saputo denudare la donna con i coltelli, avvicinarsi nuovamente a Maria.

Ormai non c’è altro da togliere se non l’intimo, ma non è quello il loro target. 

Il primo uomo passa alla spalle della donna, con un braccio le cinge il bacino e con il secondo la solleva e trattiene una gamba, allargandola al fine di disegnare una spaccata in aria. 

Il secondo le si pone davanti e con un singolo braccio solleva la seconda gamba, ed a sua volta allarga l’arto di Maria completando la spaccata in aria. 

L’uomo di fronte a Maria adesso ha campo libero e può puntare le sue dita contro la vagina della donna che è serrata, anche per l’evidente stato di terrore che sta provando, ma questo non frena l’uomo che spinge e sfrega, scuote e vibra, sputa e lecca. Tutta questa attenzione sul sesso di Maria ha il suo effetto, perche anche se la mente non partecipa, il corpo umano risponde lo stesso agli stimoli ricevuti e la vagina di Maria si scalda e trasuda umori che rendono adesso facile per l’uomo infilare, senza troppa cortesia, due dita e forzare ancora per raggiungere la massima profondità possibile. 

Maria non emette più nessun suono. 

Questo non frena l’uomo che aumenta le dita nella vagina, che diventano tre e poi quattro ed infine chiude la sua mano in un pugno e spinge ancora finché non vede sparire il suo polso dentro a Maria. 

La donna non capisce cosa la sta penetrando, pensa comunque che sia una cosa enorme, perché sente il suo ventre allargarsi ad ogni spinta e questo le crea fastidio, ma anche sensazioni contrastanti. La pressione è però così tanta che non trattiene la sua pipì ed innaffia il suo aguzzino. 

3 parte 

Aver urinato sull’uomo che la stava penetrando con un pugno, non agevola la situazione. 

Maria è scovolta, sotto il sacco nero che le copre il viso è rossa fuoco, un colore che si può notare anche sul corpo così stretto fra i due uomini che la cingono e costringono in quella posizione cosi oscena. 

Il boss ancora una volta, a fronte della sua mancata risposta, indica di andare avanti. 

Velocemente i due si sfilano i calzoni e mostrano, al loro Boss, i cazzi tesi ed enormi. 

Maria è stata posizionata nuovamente con le gambe per terra e questo ha fatto fluire il sangue nei suoi arti, facendole sentire il dolore per quelle prese così forti intorno alle sue cosce. 

Il primo uomo si pone fra lei e la colonna d’acciaio alla quale è legata. 

Fra Maria e la colonna non vi è molto spazio e questo in pratica consente a questo uomo di dimensioni colossali, (un metro e novanta centimetri), di sovrastare la figura della donna. 

Con facilità solleva nuovamente il busto di Maria, che ha capito cosa sta per succedere e cerca di serrare le gambe, ma a questo punto il secondo le si pone alle spalle, poggia il suo busto alla schiena di Maria, fa scivolare le mani sul ventre femminile, arriva fino alla vagina e poi serra le cosce che apre con forza. L’uomo appoggiato alla colonna può puntare dritto alla vagina della donna, già allargata e bagnata dal servizio precedente, ed infilare il suo cazzo. 

Questo uomo è notevolmente dotato, Maria lo capisce subito perché anche se la sua vagina aveva raggiunto una dilatazione notevole grazie a quanto già successo, non era pronta a ricevere tutta la lunghezza. Un cazzo spropositato, che le sale dentro e le sbatte contro la parte finale del suo utero. Si sente così presa che quasi sviene sull’uomo. 

Il senso di stordimento non le fanno subito capire, ma alle sue spalle il secondo uomo  è pronto. 

Eccolo da prima sputa sul culo di Maria e poi sul suo cazzo, anche lui è decisamente dotato, ma meno del primo, poggia sull’ano della donna la sua cappella gonfia. 

Subito si rende conto che questa donna non è abituata a questo tipo di rapporto, perché oltre al ridotto spazio lasciato dalla presenza del compagno che si prende cura dell’utero, il buco che si trova davanti è bello stretto. Non si dà per vinto. 

Spinge, spinge e spinge ed ad ogni spinta un pezzo di cappella entra un po ‘di più e poi scorre pian piano un pezzo di cazzo alla volta finché non lo vede sparire nella carne di Maria. 

Le urla, di dolore, di piacere, di frustrazione, di paura risuonano violente. 

I due sono dentro al corpo bollette di Maria. 

Sembra che i loro movimenti siano in sincrono, come quelli di due uomini avvezzi a questo tipo di situazione. 

Spingono in modo contemporaneo. Sono separati dal corpo di Maria, ma i loro cazzi sono separati da un leggero strato di carne ed il loro calore unito ai loro movimenti sono percepiti l’uno dall’altro. 

Spingono e spingono, facendo saltare Maria ad ogni affondo, spingo e spingono e le urla di Maria diventano lamenti di piacere, spingono e spingono e la scena per il Boss che guarda è ancora più eccitante, spingono e spingono ed aggiungono anche i loro grugniti, lamenti, incitamenti ed apprezzamenti osceni nei confronti della donna. 

Spingono e spingono ancora in una continua accelerazione che fa diventare la scena, frenetica, veloce, accelerata, dalla ricerca dell’amplesso. Quasi raggiunto, quasi voluto che sentono salire e vorrebbero poter far esplodere. 

Così presi, rapiti, spingo e spingono, ma il cappuccio che era sulla testa di Maria cade…………

Cazzo!!!!!!!!!!!!!! Chi è questa donna ???  Pensa in un lampo il Boss. 

“Chi hanno preso sti deficienti dei miei uomini” 

Il comando è rapido e fulmineo. “STOP” “STOP”

Ma i due sono in piena trans da prestazione, sono così presi dall’atto sessuale che non ascoltano più, il calore del corpo di Maria, la velocità delle spinte, gli umori di lei e gli amplessi già raggiunti che si riversano su i loro cazzi che pulsano sangue a più non posso non gli fanno ascoltare. 

Il boss è costretto ad intervenire di persona. 

Si avvicina velocemente e per bloccarli entrambi afferra la donna, la tira verso il suo corpo e così facendo sfila entrambi gli uomini dal corpo di lei, giusto un attimo prima che i due venissero, cosa che però non riesco a trattenere e con violenti fiotti di sperma sporcano il corpo di Maria e lo stesso Boss. 

Che disastro. 

Dei due non sapremo mai più che fine hanno fatto, ma Maria invece ha scoperto di avere un nuovo amico spendaccione, perché a parziale scusa di quanto accaduto ha ricevuto un nuovo guardaroba di vestiti ed una macchina nuova . Sicuramente un risarcimento materiale che non compensa quello morale, ma lo rende meno doloroso.

Linea Erotica Z