IRENE 03
IRENE 03
Sandro le servì il toast.
"Siediti" le disse, lei "No lo mangio così".
Ora il crampo della paura era sparito, doveva far passare quello da fame.
Sandro, chiedendole cosa le avrebbe fatto piacere bere,
"Acqua, birra, oppure... è rimasto ancora un po' di bianco, lei optò per il bianco, sicuramente, fresco.
Pensando di farle cosa gradita, era pronto a versarle il vino nel bicchiere, ma lei, con un gesto della mano, fece intendere che avrebbe bevuto dalla bottiglia.
Sbranato il toast, prese la bottiglia e scolò il contenuto, non era tanto, ne avrebbe bevuto volentieri altrettanto, nel poggiare la bottiglia vuota sul tavolo si rese conto che l'aveva presa dal collo, fu come un flash, rivide il gran cazzo
di Marco e lo stava confrontando con quello del suo amato, le scappò da ridere.
Sandro, allora, ne chiese il motivo e lei, carezzandogli il viso, con sguardo allusivo, disse,
"Un giorno ti dirò... ora, però, vado a fare la doccia".
Sandro insisté proseguendo
"Ma scusa, domani sei di festa, sei sola, ora sei stanca, hai finito di mangiare, perché non vai a letto?
Domani ti alzi quando vuoi e, farai la doccia come piace a te".
Annuendo, gli rispose, "Cosa farei senza di te?!"
E si diresse verso la camera, nel mentre Sandro l'avvertiva che a breve l'avrebbe raggiunta.
In camera si tolse l'accappatoio, arrivò in fondo al letto, si girò di schiena e si lasciò cadere, aveva le gambe penzolanti ed i piedi a terra, gambe leggermente divaricate , braccia larghe, la posa da lei assunta somigliava al disegno del grande Leonardo, l'uomo "Vitruviano" si godeva il fresco delle lenzuola e sicuramente si addormentò, non aveva sentito arrivare Sandro, le parlava piano vicino all'orecchio e, con le dita leggere le carezzava la figa, aprì leggermente gli occhi dicendogli,
"No, ti prego, stasera no, sono stanca" e lui amorevolmente obbedì, però la esortò a mettersi comoda, ma per risposta gli fu detto "lo sono".
Ma egli insistette, invitandola a spostarsi con il sedere verso il centro del letto, offrendosi di aiutarla.
Controvoglia, si spostò leggermente, quasi a farlo contento,.. poi si senti prendere le caviglie, poggiare la pianta dei piedi sul bordo del letto, così facendo era nuovamente nella stessa posizione a gambe larghe, la posizione assunta,.....nella maggior parte del pomeriggio, non aprì gli occhi, era rilassata, completamente aperta.
Le gambe erano piegate, godeva della posizione ginecologica e ora Sandro le chiedeva di sollevare il bacino, come un automa, ubbidì, le stava infilando un cuscino sotto le reni e baciandole la fronte, tenne a precisare.
"Vedrai, ora starai ancora meglio".
La luce dell'abat jour era perfetta, era di nuovo sola nel letto, dov'era finito Sandro?
Si stava di nuovo rilassando, quando senti un alito caldo sulla figa, le labbra erano dischiuse, ma le dita di Sandro, le allargarono ancor di più.
Troppo stanca per ribellarsi, troppo stanca per pensare, se si fosse avventurato con la lingua dentro la figa, chissà cosa sarebbe uscito, anche perché non aveva fatto nessun bidet, al pensiero di fare la doccia.
Sentì la lingua a spatola carezzare tutta l'area della figa, sobbalzò, la mano aperta, poggiata sul monte di venere, era come dire "tranquilla, ci penso io".
Sentiva quella intrigante lingua morbida sondare tutta la figa esternamente, non aveva preferenze, dispensava leccate in egual misura su tutta la zona, stava sognando, quanto lo aveva desiderato quell'approccio improvviso.
Non ricordava più da quanto tempo il suo amore, si dedicava a lei in quel modo, eppure era ciò che a lei piaceva tanto.
Le vere scopate di una volta erano rimaste nella memoria, ora i ragazzi, il lavoro, i vari impegni, facevano in modo che i loro amplessi si risolvessero con sveltine e generiche carezze.
La lingua ora sondava la parte interna, le dita tenevano larghe, il più possibile le grandi labbra, tirandole ai lati, così facendo, appariva il clitoride sanguigno, gonfio, un cazzetto in miniatura.
Quante emozioni in una sola giornata e, proprio vero che le cose desiderate, quando arrivano, sono le più belle.
Ricordando i bei tempi, da ragazzi o da sposini, si era sempre in tiro, io avevo iniziato a diventare un vera esperta, nel fare pompini, così, a bocca piena e, un po' per volta presi a giocare con la sborra che, ovviamente, bevevo... mi piaceva, non era tanta, anche se non sapevo quanto un uomo potesse produrne.
Con il passare del tempo, mio marito li definiva favolosi, quei pompini.
Ma anche lui non scherzava, con la lingua, mi aveva sempre fatto godere.
Il nostro numero preferito era il 69, "sixty-nine", egli sotto ed io, comoda, sopra.
La sua particolarità sta nel fatto che ha una lingua stretta e lunga, una cosa che gli chiedo di farmi, che mi diverte è, la lingua piatta, che poi si anima e gira, quasi a sembrare un'elica.
Non so immaginare come faccia, ma mi piace vederglielo fare, senza un minimo di sforzo gli arriva sotto il mento, misurata da me con le dita in orizzontale, poggiate sotto il mento, lo oltrepassa di ben due dita, può arrivare dove altri se lo scordano, quando mi bacia, se mi vuole far ridere, mi solleticava le tonsille.
Ora, dopo avermi succhiato il clitoride, potrei quasi dire, a mo' di mini pompino, con le mani ai lati della figa, allargandomi il più possibile, ha infilato tutta lingua in figa, non contento, sentivo che continuava a girarla all'interno, non vi dico il piacere, tremavo, mi misi sui gomiti, lo vidi lì inginocchiato sul pavimento, con il viso che luccicava, mentre saettava con quella lingua stupenda, era un piacere sentirsela dentro, egli godeva e smaniava, se avesse potuto, sarebbe entrato con tutta la testa dentro la mia figa.
Godevo ed avevo la sensazione che stesse per colare qualche cosa, infatti, i vari depositi ricevuti nel pomeriggio, ora sollecitati in profondità, riemergevano.
Dal tremore di Sandro capii e una dose consistente di quegli umori gli finì in bocca, sembrava un indemoniato, così, provando tenerezza per il suo piacere, mi sollevai quel tanto da potergli carezzare la testa, dicendogli "Sì, amore, gustami tutta".
Un nuovo fremito lo scosse, continuando a tenergli la mano sulla testa lo incoraggiai a cercare più in fondo.
Fu lui a stupirmi, quando mi chiese, sdraiandosi sul pavimento,
"Vienimi sopra, mettimi la figa in bocca."
Mi posizionai come mi aveva chiesto, non posso negare, provai un sottile piacere, quello di sottometterlo, ma non mi sembrava ancora il momento giusto, per poter iniziare a mettere in pratica quei pensieri tanto stimolanti, che, ogni tanto, mi balenavano in testa, era il caso di attendere ancora.
Mi fece due richieste: ascoltai curiosa, cosa poteva volere ancora?
Egli, in preda ai fremiti, mi diede disposizione
"Allargati la figa con una mano e allo stesso tempo spingi i muscoli della vagina, poggiami l'altra mano sulla fronte, accarezzandomi dolcemente".
Annuii, ma mi chiedevo perché egli, quasi vergognandosi, mi disse "un giorno ti dirò"! avevo fatto come richiesto e, sollecitata dalla sua lingua, iniziai a premere, sentivo che stava arrivando la colata, fu un momento costellato di brividi per tutti e due.
Sussurravo, "siiiii" e Sandro, supplicando, insisteva, "Dai, scaricami tutto in bocca... e continua con la mano sulla fronte, sì la fronte".
Il riferimento alla fronte era chiaro, si sentiva "CORNUTO" ed io ne fui contenta.
Gli riversai tutto in bocca, ma anche sul viso, egli sborrò senza toccarsi, infatti avvertii due schizzi nella schiena.
Mi abbassai su di lui, eravamo entrambi scossi da fremiti, ci baciammo
profondamente e, da veri porcellini con lingua fuori a detergere tutto, chissà di chi era la sborra, che eravamo li a scambiarci, a gustare?
Non so di preciso, quanto siamo rimasti sdraiati sul pavimento, in silenzio, abbracciati teneramente, non succedeva da anni.
Ci riprendemmo e, sdraiatici a letto, vicini, mi sono sentita come "mamma chioccia" gli passai il braccio sotto la testa e l'ho attirato a me, facendogli mettere la testa sul seno.
Gli carezzavo il petto, poi, non so perché, gli poggiai la mano sulla fronte, accarezzandola, il suo corpo ebbe un nuovo tremore e, meravigliandomi, ripeteva, "Sì, ancora, ancora".
A quel punto, lo strinsi ancor più a me, e, con tono materno, precisai
"Sì, cucciolo mio, tutte le volte che vorrai, spensi la luce, gli depositai con le labbra bagnate un bacio sulla fronte per la buona notte, non riuscii a vedere la sua reazione, perché era buio, ma ho avvertito ancora una sua scossa di piacere.
Avevo memorizzato tutto, gesti, parole, ma ora era tempo di dormire.
Irene aprì gli occhi, che ore erano?
Sentì lo scatto della serratura.
Uscendo, Sandro si era tirato dietro la porta delicatamente per non svegliarla.
Guardò l’ora erano le 7.00, accidenti aveva dormito come un sasso, si sentiva tonica.
Il pensiero corse ai suoi cucciolotti, pensando, avrebbe dovuto alzarsi prima, preparare la colazione, il sacco per i ragazzi, con panini, bevande, merendine, da portare in gita.
Andò in cucina, era già chiaro, al centro del tavolo troneggiava un foglio scritto da Sandro, le dava il buongiorno, ringraziandola per la serata trascorsa, "tranquilla i ragazzi li accompagno io, preparate le vivande tutto ok", aggiungendo, che, non sapeva quando sarebbe rientrato,
concluse il messaggio lasciandole un "ciao con bacio".
Infatti era tutto a posto, le aveva preparato anche la moka.
Sentì svanire il senso di colpa, da cui era stata presa il giorno prima.
Accese sotto la caffettiera in attesa del caffè, guardava dalla finestra, girava nuda, tanto chi poteva vederla a quell'ora?
Un prato di circa 20 metri, divideva casa sua, dalla casa più vicina, abitata da una coppia di pensionati sui 55/60 anni, giovanili, già in pensione, lui un bell'uomo, tempie brizzolate, alto, fisico magro con una buona muscolatura, lei alta, viso grazioso con qualche ruga, che la rendeva ancor più interessante, magra con un corpo invidiabile, in considerazione dell’età, che dire?
Tante 20enni avrebbero voluto somigliarle.
La moka gorgogliava, gustò una piccola tazza di caffè e, di corsa a docciarsi, godeva a entrare nella sua amata doccia, costruita secondo la loro aspirazione, bella spaziosa circa m. 1,40 x 1,00, la pigna sembrava un sombrero, scaricava l’acqua con una potenza esagerata, piacevole, fortunatamente avevano acqua in abbondanza, veniva giù da un monte li vicino, con una forte pressione.
Abitavano nella zona migliore del paese, immersi nel verde, costruzioni recenti con varie metrature, erano lì da circa tre anni, si era innamorata di quella casa, per la posizione leggermente rialzata rispetto alle altre, per l’ampia metratura "su due piani", più l’attico di cui si era impossessata di una buona metà, aveva creato una zona riservata solo a lei, non accessibile a nessuno, creando un angolo studio, tavolo PC, una comoda poltrona, di quelle manageriali, giusto per soddisfare le sue esigenze.
Inoltre una piccola palestra, panca, cyclette, un sacco appeso da pugile, un tapis roulant che in belle giornate, spostava sul grande terrazzo, vicino al parapetto "muro di cinta", dove correre, osservare senza annoiarsi e, una comoda doccia esterna, cosa poteva volere di più?
D’estate si rifugiava lì a prendere il sole con costumi striminziti, non conosceva bene la zona e si era ripromessa che, un giorno presa la bici, avrebbe fatto un giro per il circondario, sapeva che esistevano sentieri per piccole escursioni in mezzo al verde, campi da tennis, una palestra coperta ed una all’aperto, nonché una piscina e un campetto di calcio.
Si infilò sotto la doccia si lavò accuratamente, con indosso un telo annodato sul seno andò in cucina per una colazione generosa, bevve altro caffè, una spremuta, poi indossò un paio pantaloncini, una maglietta e via a riordinare la camera dei ragazzi, spalancò la porta finestra che dava sul terrazzo, riordinò i due lettini e, mise in ordine il disordine che erano soliti creare, girandosi verso la finestra si rese conto che la distanza di venti metri tra una casa e l’altra, non era poi così, esagerata si vedeva benissimo, infatti notava il suo dirimpettaio fare ginnastica e, vedendola la salutò con il gesto della mano, lei, educatamente rispose anche se non vi era una specifica conoscenza.
Proseguì nel riordino della camera dei ragazzi e, finito, passò alla sua, prese le lenzuola e mise tutto in lavatrice, mise a bagno la gonna e la camicia in un catino a parte.
Erano le 9.35, andò nella sua zona personale, si mise sulla panca e dedicò mezz’ora buona, fra flessioni, addominali, pesi, con le varie pause, poi indossati i guantoni, si esercitò al sacco, colpendolo varie volte, con una serie di pugni, si cimentò anche con una serie di calci, elevando sempre più la gamba cercando di colpire la parte più alta del sacco, rendendosi conto che riusciva ancora molto bene, fare la spaccata alla sua età… non era un problema.
Sul terrazzo salì sul tapis roulant e via di corsa per altri 20 minuti, da quella posizione vedeva il dirimpettaio in casa sua, continuando a correre, guardava di tanto in tanto, il vicino che girava nudo,…questo la portò a pensare "Però.. ancora arzillo!" si fermò stanca, tutta sudata si tolse la maglietta tamponandosi il sudore, continuando a guardare il vicino, godendo nel contempo di essere baciata dal sole a seno nudo.
Nel mentre arrivò la moglie mostrandole qualcosa di non meglio identificato, teneva in mano qualche cosa che però non era visibile,…..
il marito, si vedeva che non era convinto e, con la testa faceva il cenno di no, la moglie andò via. Curiosa, seguivo la scena cercando di capire, ..nel mentre l’arzillo vecchietto stava indossando una camicia, nuovamente arrivò lei, aveva messo una gonna aperta sul davanti e mostrava al marito che, a ogni passo, sarebbe stata visibile la balza delle calze, il tutto intuibile dai gesti che faceva.
A quel punto mi fermai, volevo vedere meglio, incuriosita, sempre di più, osservavo la scena passandomi la maglietta sui seni a detergere il sudore.
Alzando la testa la moglie mi vide e uscendo sul terrazzo mi salutò con la mano, sapevo di esser ben visibile, nonostante ciò mi avvicinai ancor più al parapetto, "mi arrivava alla cintola", perciò, esposta sfacciatamente, salutavo senza curarmi di avere il seno scoperto, lo avevano notato e, continuavano a guardare nella mia direzione.
Pensai "Che porcelli i vicini!"
Ritornai in doccia godendomi il getto dell’acqua, mi sentivo presa dalla libidine, perciò presi la doccetta piccola, adeguando il getto, la posizionai sul clito aprendo l’acqua, mi arrivo una frustata, poi giocando con la distanza ed aiutandomi con le dita inserite dentro la figa, mi ritrovai seduta a gambe larghe, mi masturbavo come aveva fatto Marco al cinema, chiusi la mano a cuneo, cercando di entrare il più possibile, arrivai ad inserire tutte le dita, fino a veder scomparire il pollice, avrei potuto,… ne ero certa, inserire tutta la mano sino al polso, ma dovevo trovare una posizione più favorevole, tremavo mentre venivo…. che sensazione sublime!
Avevo squirtato ancora, grazie al pensiero rivolto al mio nuovo "Angelo"…. "ora stavo bene", asciutta mi passai una crema idratante profumata su tutto il corpo.
Il cell vibrò, era arrivato un sms da Sandro, che avvertiva sarebbe arrivato nel pomeriggio, nel caso avessi voluto uscire potevo farlo tranquillamente, in quanto i ragazzi sarebbero arrivati verso le 22.00 e, avrebbe provveduto lui a recuperarli.
"Lo avvertivo sibillino",…… quel suo messaggio, mi stava dando carta bianca?
Cosa sperava?
Aveva capito che ero stata con un altro uomo e pensava che desiderassi rivederlo?
Era questo che voleva?
Perché non parlava più esplicitamente?
Gli risposi che ci avrei pensato, chiuse con un "Ok, bacio amore, qualunque sia la tua decisione, pensami!"
No…. non era possibile… "pensami qualunque sia la decisione?"
Mi venne in mente che dovevo vedermi con Marco, no, no, non volevo partire in quarta, né con Marco né con Sandro.
Ma come avvisare Marco che non sarei andata?
Decisi di fargli uno scherzo, disinserii il mio numero in uscita e composto il suo, al terzo squillo una voce profonda disse pronto…Irene, con una voce languida rispose,
"Hello… hello…" Marco, spiazzato, ma sentendo una bella voce femminile, impostò la voce, ed anch'egli "hello?"
Irene, in inglese gli disse che il numero le era stato dato da un’amica londinese e, venendo in Italia nel caso avesse avuto bisogno, poteva contare su Marco, un vero gentiluomo.
Ovviamente si mise subito a disposizione ed Irene, ridendo gli disse in italiano "Ci sei cascato, eh?"
Marco, spiazzato, "Ma sei tu Ire"?
Ella, di rimando, disse, Certo che sei un gran "tombeur de femmes"!
"Oui, j’aime les femmes" rispose prontamente, ora era lei ad esser spiazzata, per cui disse che aveva voglia di sentirlo e, di rimando, si sentì dire
"De nada mi amor".
Quindi, in tono scherzoso,
"Te la cavi bene con le lingue!!"
Marco aggiunse
"Diciamo che me la cavo abbastanza bene con tutte e tre".
Irene, ridendo aggiunse a sua volta "Quattro, semmai!"
Risero insieme, poi seria, gli comunicò che non si sarebbero visti quella sera, precisando che, le sarebbe piaciuto fare una conoscenza più approfondita, ma con dei presupposti da chiarire.
Prima fra tutti, non intendeva tornare al "teatro", per cui sarebbe stata lei a chiamarlo per decidere quando e dove.
Si salutarono con un semplice ciao.
O53
continua
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