IRENE 02

Claudia
06 December 2023

 IRENE 02

Irene era al settimo cielo, non aveva mai goduto così tanto in vita sua.

Riportata alla realtà, da una voce autoritaria che le impartiva ordini, provò ad aprire gli occhi, ma li richiuse subito perché accecata dalla luce nella sala... le luci erano accese.. e, riaprendo gli occhi, fece fatica a vedere nitidamente, poi, pian piano, ebbe modo di focalizzare, ora poteva distinguere tutti e, tutti potevano vedere lei.

Era distrutta, capelli scarmigliati, ma sempre una gran bella donna, ancora in ginocchio con attorno i suoi ammiratori, le avevano poggiato, sotto le ginocchia le loro giacche, per rendere comoda la posizione assunta durante le sue performances, si rese conto di essere certamente una "new entry" nell'ambiente

Il seno, con suoi deliziosi capezzoli all'insù, svettava sodo, arrossato da tante mani che lo avevano accarezzato, torturato, dalle bocche che lo avevano insalivato, morso, ma ancora eretto e fiero.

Irene guardandosi attorno cercò i suoi vestiti, il reggiseno, le mutandine, la gonna e la camicia, erano riposte su una poltrona.

Tranquillizzata, con una eleganza innata, si alzò, era fiera di sé, sentiva gli occhi di tutti i presenti su di sé e ne era lusingata... con grazia, cercò di sistemare i capelli, alzando le braccia per aggiustarli... le sarebbe piaciuto che qualcuno avesse immortalato quell'attimo, si vedeva come la dea Afrodite, che raffinatezza!

Aveva ancora il reggicalze... le calze, curiosamente ancora tese ed agganciate, nonostante quei turbolenti momenti.

Ora in piedi sui suoi tacchi, si sentiva unica in quel contesto, lo avvertì dal brusio che le si levava attorno.

Nel contempo, però, fu assalita dall'immagine di sé, tremendamente troia, l'attimo di gloria era svanito, ora persisteva quella voce dura, che impartiva il silenzio, sentì come un crampo allo stomaco, perché seguendo la voce e guardando da dove proveniva, si rese conto che il viso scorto precedentemente entrando in sala, non le era tanto sconosciuto, le sembrava di averlo già visto... una vaga conoscenza del suo stesso paese e, non solo, del suo stesso quartiere.

Riconoscere lo sconosciuto, di cui aveva succhiato in maniera esagerata il suo superbo cazzo, beh, ora non sapeva che dire, le venne da pensare, "Amico?,..o..... No?"

"Ero certo di conoscerti!" disse l'uomo di fronte a lei.

Irene provò un brivido, la sensazione che quella giornata avrebbe potuto rappresentare la fine della sua dignità di donna perbene, sputtanata in paese, a scuola, tra i suoi giovani studenti che avevano gli ormoni che ululavano come lupi

"lo notava da come la guardavano".

Infatti nelle aule si svolgeva una continua gara a chi arrivava a occupare i primi banchi, perché la cattedra davanti era aperta e, questo poteva consentire sbirciate vogliose alle sue gambe.

Certamente quei momenti di offuscamento della mente, potevano portare alla fine del matrimonio?

I figli Claudio 14 e Guido 12 anni, che idea si sarebbero fatti della madre?

E Sandro, suo marito, che vergogna... erano questi i pensieri che le arrovellavano la mente.

Irene ebbe la forza di alzare lo sguardo verso l'uomo, senza farsi intimorire, finora si era preoccupata solo del suo cazzo gonfio.

Un'espressione di riconoscimento le attraversò il viso.

"Uheee, Marco" riuscì a balbettare.

Marco le afferrò la testa tra le mani e lasciò che il suo cazzo, ancora duro e sporco di sborra, le sfregasse sulle guance.

Marco Landi, pensò Irene, due case più giù nel suo quartiere, ora le stava di fronte.

"Bimba, sei brava a far pompini." Forse ora mi vuole scopare?"

Pensò fra sé e nonostante la crudezza del pensiero, non poté far a meno, di avvertire il piccolo brivido che gli corse lungo la schiena.

"Sta tranquilla, non dirò niente a tuo marito, esordì Marco se, farai ciò che ti chiederò".

Irene fu colpita dall'implicita minaccia contenuta in quelle parole, Marco si era da poco separato dalla moglie, era conosciuto in paese come un vero puttaniere.

Irene tentò di alzarsi, per andar via, ma le forti braccia di Marco la rimisero in ginocchio.

In un istante, ella si arrese, pronta per qualsiasi cosa le potesse ancora succedere, ben consapevole che questa parte l'aveva scelta lei e, doveva restasse segreta, aveva deciso che voleva questo, voleva essere una puttana, una troia, non diversa dalla donna nel film.

"Inoltre aggiunse Marco, penso che tu qui, abbia degli ammiratori che non vorrebbero restare delusi" e con un gesto della mano indicò una decina di uomini in fila e pronti.

Marco, seduto all'inizio della fila di poltrone, con voce decisa, intimò,

"Vieni da questa parte", tirandola con poco garbo e facendola mettere sulle sue ginocchia.

Prima che avesse il tempo di pensarci, Irene si ritrovò a guardare avanti, rabbrividì in anticipo, al pensiero di farsi chiavare da tutti.

Gridò forte, per la sorpresa di sentirsi penetrata mentre i suoi fianchi si contraevano inglobando immediatamente il cazzo di lui nella sua figa.

Il grido attirò l'attenzione degli altri uomini e li vide avvicinarsi ancor più.

Intravide la donna bionda sullo schermo, circondata dagli uomini e dai loro cazzi, si rese conto di trovarsi in quella stessa posizione.

Si sentiva piena del cazzo di Marco, che seduto la impalava.

Diverse mani accarezzavano quelle gambe perfette, le sollevarono piano piano.

Ora le sue gambe erano oscenamente divaricate, poggiate entrambe sullo schienale delle poltroncine davanti, in quella posizione era completamente aperta a tutti, aggrappandosi ai braccioli si muoveva come in una danza, facendo forza sulle braccia, si alzava roteando il bacino, l'uomo che, precedentemente le aveva fatto la mappatura con la lingua, si inginocchiò e cominciò a lappare, leccava ciò che gli capitava a tiro, figa, culo e, non da meno, il gran cazzo di Marco.

Irene, sfinita, si lasciò andare, le mani che prima la carezzavano ora, l'aiutavano nel sali/scendi, altre le accarezzano, i seni, soppesandoli e pizzicandoli, stringendo quei suoi stupendi capezzoli, insomma una tortura, piacevole e, continua, che la indusse ad emettere un altro grido di piacere

Un uomo, il primo di molti, facendo un passo in avanti,

"Fottuta troia! Succhia il mio cazzo!"

Sborrò subito, spruzzandole in bocca e sul viso, una buona dose di sborra calda, colpendo anche Marco, lei pensando di scusarsi, ruotando la testa, con la lingua pulì il getto di sborra sulla fronte di Marco, poi guardandolo con la bocca sporca di sborra le venne naturale baciarlo intensamente.

Non credeva che potesse rispondere a quel bacio profondo, nella mente di Irene si stava formando una nuova convinzione sulle inclinazioni di Marco, al momento si sentiva attratta e soggiogata da lui.

Un altro cazzo le si presentò davanti, mentre era ancora intenta a roteare la propria lingua in bocca a Marco, si staccò da lui e, guardando il grigio dei suoi occhi, si infilò in bocca il cazzo dell'altro, stando a circa un palmo dal suo viso.

Un pompino eseguito e, mostrato in primo piano.

Che troia era diventata Irene!

Mentre pompava quell'altro cazzo, si avvicinava sempre più alle labbra di Marco, la sua era come una sfida.

Quando il cazzo prese ad eruttare sborra, apri la bocca e Marco poteva vedere gli schizzi che le venivano sparati in gola, egli fu preso dalla libidine la baciò, leccando anche il cazzo che ancora eruttava sborra.

Irene era conquistata, dal quel maschio, che preso dal piacere, non faceva lo schizzinoso, succhiando quel cazzo insieme a lei, si sciolse fra sue braccia con il cazzo sempre ben piantato in figa, sentiva un languido trasporto nei confronti di quel bel puttaniere.

Ancora un altro cazzo si fece avanti, mentre proseguiva il suo bacio con Marco.

Quel nuovo cazzo si intromise fra le due bocche che, fameliche, presero a succhiare, con tutta la passione del momento e, infine, scambiarsi il risultato della loro azione.

Oramai Irene si sentiva persa con il suo nuovo "Angelo".

Da qualche parte, lungo la linea di uomini in attesa, un uomo si fece avanti con un cazzo enorme, "forse 26 cm ?"

Molto più grosso di Marco e nero scintillante.

Irene, lì per lì, fu impaurita da quelle dimensioni, ma, nel contempo, ne fu incuriosita, quindi baciò Marco informandolo.

"Voglio prendervi tutti e due, ho voglia di osare, tu Marco, nel culo e la bestia, in figa", di conseguenza ordinò, affinché la lingua da cane potesse prepararle il buco del culo, egli non si scompose, anzi prese a leccarla divinamente, inserendo una per volta le dita, allo scopo di dilatare l'ano gradualmente, prepararla a dovere.

Quando riuscì a inserire tre dita assieme a cuneo, si convinse che potesse esser pronta.

Marco, da sdraiato le entrò nel culo, Irene poggiò tutta la schiena sul suo largo petto e, sfruttando la sua elasticità, tirò le gambe completamente su.

Erano ben visibili un cazzo, ben inserito nel culo e, due gambe messe a V ai suoi lati, due uomini si offrirono con gentilezza, a reggerle le gambe aperte, a quel punto, Marco le chiese.

"Sei sicura? Vuoi davvero ?".

Lei testarda e con le mani libere, si allargò al massimo la figa e rivolta al bestione, incitò "Dai..."

Ne soffriva, ma al terzo tentativo, si senti allargare all'inverosimile, respirava a fatica, sbuffava,....ma la vera abilità di Irene, era quella di essere davvero molto ricettiva, fu evidenziata da colui che deteneva quel cazzo esagerato, difatti, dopo l'introduzione in figa, rimase immobile per dar modo a lei di abituarsi alla squassante penetrazione, poi fu lei stessa a fare un leggero movimento rotatorio con il bacino, per quello che le era possibile tanto era bloccata, poco a poco, assistita, incoraggiata, accarezzata, da mani e lingue, di tutti i presenti, poté cominciare l'amplesso vero e proprio.

Presi dal godimento e, in virtù della fortuna che assisteva Irene, non durarono a lungo, ma comunque non meno di circa 10 minuti.

Fu tanto grande il piacere che ebbe a provare nell'occasione, che si pisciò addosso e nello stesso tempo fu riempita, in ciascun orifizio, da clisteri di sborra, per la gioia degli addetti alle pulizie.

Era passata un'ora, anche se Irene aveva completamente perso la cognizione del tempo.

In trance, fu scopata da molti uomini, fino a quando non collassò per la stanchezza, ma esageratamente appagata e, coperta di sperma.

Al risveglio, si ritrovò sola nella sua auto e, a voler usare un eufemismo, pulita "?" e vestita "?", chiedendosi come ci fosse arrivata.

L'unica possibilità era che Marco, conoscendo la sua auto, era andato a prenderla e portata nel parcheggio del teatro, che, ricordava, era vuoto al suo arrivo, come lo era tuttora.

Il primo pensiero corse a suo marito, guardò l'ora, le 19,00, guardò il cell, nessuna chiamata, nessun sms del marito, ma un messaggio vocale da numero sconosciuto.

Decise di sentirlo dopo, ora volle chiamare il marito, se non altro per scusarsi per l'orario, giustificandosi,

"sai, ho incontrato una vecchia amica che non vedevo da anni, abbiamo voluto rinverdire l'amicizia ritrovata, poi ti racconterò".

Rincuorata dal marito che la invitava a non preoccuparsi, di fare con calma, senza correre con l'auto, in quanto aveva pensato lui a dar da mangiare ai ragazzi, la salutò con un "ti amo", lei rispose al saluto, con un bacio.

Sulla strada verso casa, sapeva che c'era un'area di servizio.

Era il caso di fermarsi e provvedere a darsi una sistemata.

Ora poteva anche ascoltare il vocale sul suo cell.

Era la voce profonda di Marco che le diceva:

"Ciao, bella, ci vediamo domani, qui a teatro alle 21,00, Marco"

"Accidenti osservò Irene Cosa ho combinato?"

Ma era nata una nuova Irene, chissà dove l'avrebbe portata quell'avventura... chissà

"Accidenti, cosa ho fatto?"

Si chiedeva Irene mentre era seduta all'interno del suo guscio, così definiva la sua Smart For Two nera, con interni rossi.

Un regalo di suo marito Sandro, per il suo 36esimo compleanno, non la voleva, per lei era una "scatoletta", ma suo marito, insistendo, la convinse, aggiungendo, pensa, sarai libera di muoverti come meglio credi, senza dipendere da nessuno, potrai recarti a lavoro, senza dover aspettare la corriera, e... ragionandoci, si convinse.

Salendo, si trovò a suo agio, doveva solo regolare il sedile.

Provando, bastò poco, per trovare la posizione giusta, anche indossando i tacchi come era solito fare....

Ora doveva mettersi in cammino, mise in moto e prese la super strada che l'avrebbe riportata a casa, doveva fermarsi all'area di servizio, avrebbe fatto rifornimento e sarebbe andata alla toilette, non poteva presentarsi a casa in quelle condizioni.

Chiese il pieno al ragazzo addetto al rifornimento e, l'indicazione dove fosse la toilette.

Ringraziandolo, si mosse seguita dal suo sguardo.

Entrando nella zona riservata alle signore, si aspettava di trovarsi il classico bagno da autogrill, grandi specchi, lavandini.

Niente stanza vuota, solo tre porte, per poter accedere al wc, contrariata aprì la porta e, richiudendola si sorprese, alla parete vi era uno specchio medio grande con sotto un lavandino di medie proporzioni, di lato, un distributore contenente fazzoletti di carta per le mani, inoltre, sorpresa, erano asciugamani di carta grandi, monouso.  

Guardandosi allo specchio, aveva il viso distrutto, ma, allo stesso tempo, notava una nuova luce, con le dita a mo' di pettine si sistemò, quanto meglio possibile i capelli, poteva andare, si guardò ancora un'ultima volta e vide la sua camicia sgualcita con diverse macchie bianche, erano evidenti segni di sborra, ora asciutta, guardandosi anche la gonna non era messa meglio, vi passò sopra la mano, come per spazzolarla e, allo stesso tempo, stirarla, con le unghie grattando leggermente, cercava di cancellare quelle macchie, era chiaro che non poteva toglierle tutte, perché erano presenti in vari punti del tessuto.

Se lo sentiva addosso l'odore di sborra, si tolse la camicia, usò la carta bagnata per rinfrescarsi, passò al viso, l'acqua fredda era piacevole, ottimo rigenerante, soddisfatta, si asciugò e usci.

Si sentiva decisamente meglio, andò alla cassa per pagare, era lo stesso ragazzo del rifornimento, che vedendola avvicinarsi, sgranò occhi, si sentiva addosso quello sguardo penetrante, quei grandi occhi neri la stavano accarezzando con lo sguardo, se ne rese conto,....pensando, hhmmm, bel bocconcino il moretto, giovane, prestante, quello sguardo, decise di regalargli un po' di emozioni. Guardandolo con occhi da maliarda, gli chiese

"Quanto devo?" Poi considerando che le spiaceva uscire senza acquistare nulla, in considerazione della gentilezza per il servizio che offrivano, prese a girare fra la merce esposta, alla ricerca di qualcosa, ogni tanto si voltava a guardare il ragazzo e, passandosi la mano fra cappelli con fare civettuolo, chiedeva informazioni del tipo, se rimaneva aperto la notte, se fosse sempre solo, se toccava sempre a lui la notte, così, con indifferenza, ma allo stesso tempo, facendo capire che passava spesso su quella super strada, così, da far fantasticare su un possibile suo ritorno.

Notò una scatola per trucco, anche se lei non si era mai truccata, infatti aveva il viso pulito, il classico "acqua e sapone", la comprò, mettendo, di fatto, fine al gioco, pagò e, uscendo, esclamò con un sorriso,

"Arrivederci, alla prossima".

Sentiva di aver regalato a quel ragazzo, la dolce emozione della speranza di rivederla.

Risalita sul guscio si avviò verso casa. La strada era deserta, poche auto, schiaccio sull'acceleratore e, via, ancora 20 minuti e sarebbe arrivata, nel mentre pensava, le era piaciuto provocare con adeguata malizia quel bel ragazzo, intanto si dava della sciocca, avrebbe potuto prendere delle caramelle, per cancellare o camuffare il sapore di sborra che ancora persisteva nella sua bocca.

Pensò: entro in casa e subito mi infilo in bagno.

Erano le 20,45 quando infilò le chiavi nella serratura, poggiando la borsa sulla sedia e salutando a voce alta, si incamminò verso il bagno.

Sandro la salutò dalla cucina, stava riordinando, i ragazzi erano in camera a mettersi il pigiama, e...pensò.... "è fatta", purtroppo prima di aprire la porta del bagno, arrivò Sandro".. amore mi sei mancata" e presa di sorpresa, si ritrovò la lingua in bocca... Che fare?

Sandro non la smetteva, continuava a mulinarle la lingua bocca, battendogli la mano sulla spalla, lo allontanò,

"Mi scappa" disse, ed egli, imbambolato, annui.

Lei si chiuse la porta alle spalle, dando un giro di chiave...

Davanti allo specchio, con le mani poggiate ai bordi del lavabo, guardandosi, si chiedeva, avrà avvertito qualcosa?

Gusto, odore diverso, mentre si poneva queste domande, si spogliava, mise tutto nel cestone della biancheria da mutande, reggiseno, calze, reggicalze,  gonna e camicia da parte, di fianco al cestone, lì per terra, le avrebbe sciacquate con calma l'indomani, tanto era libera dal lavoro.

Ora, però, si sentiva spossata, aveva passato un pomeriggio pazzesco, non si ricordava neanche quanti ORGASMI aveva avuto.

La più perversa delle menti non avrebbe potuto immaginare lei, la Signora, la Prof.

Irene, quel pomeriggio, a dispensare pompini, scopate, a tanti uomini diversi.

Ridendo con sé stessa, cercava di quantificare la sborra ricevuta, in bocca, in figa, culo, si rinfrescò ancora il viso, con acqua fredda, trasalì, sentendo bussare alla porta, erano i ragazzi che le davano la buona notte.

L'indomani, levataccia per la gita con la parrocchia, il rientro era previsto in serata, salutandoli rispose

"Divertitevi, cucciolotti, notte notte.

Doveva infilarsi sotto la doccia, ma la stanchezza, e quel crampo allo stomaco, misto a fame e paura, la fecero desistere, si ripromise di farla più tardi, per cui si infilò l'accappatoio e, incrociando le dita, come faceva da bambina quando desiderava che tutto andasse per il meglio, uscì.

Andò subito in cucina, Sandro disse, "Finalmente amore, ti preparo un toast, vista l'ora, sono le 21,30, avrai fame" e lei, guardinga, quasi sottovoce, disse, "Sì, grazie" e si accomodò sulla seggiola, guardava Sandro aggirarsi per la cucina, si dava da fare per prepararle lo spuntino, passandole dietro, alle spalle, si abbasso su i suoi cappelli e inspirando disse

"Che buon profumo che hai!" lei ruotando la testa per guardarlo, stupita, si ritrovò con la lingua in bocca, sembrava le stesse misurando il palato, poi allontanandosi, 

"Amore, avverto un gusto buono, dentifricio nuovo?"

Irene sorpresa ma calma, lo informò

"No non mi sono ancora lavata i denti, lo farò dopo aver mangiato, dovrei fare anche la doccia per rilassarmi un po', sono stanchissima".

Sandro si avvicinò nuovamente e, abbracciandola, disse

"Forse comincio a perdere colpi, come potevi lavarti i denti, se hai lo stesso sapore di prima" e le rinfilò la lingua in bocca, non si capacitava, Sandro non era uno sprovveduto, ma adesso le sembrava un po' troppo euforico.

Si diceva di dover stare in guardia, attenta, essere reattiva, ma calma, non voleva che egli si accorgesse di qualcosa, non si sa mai, pensava.

Poi, improvvisamente, si stacco da lei dicendole

"Aspetta, torno subito".

Era rimasta lì ad aspettare, mentre mille pensieri le affollavano la testa mangiucchiando un panino, non sapeva cosa chiedersi, ma era all'erta.

Al suo ritorno dal bagno, ridendo, 

"Ire, ma sei una sbrodolona! " Lei non capiva e, lui entusiasta,

"Caspita, ma cosa ti sei rovesciata addosso? Ho visto gonna e camicia per terra e volendo tirarle su, ho notato che sono macchiate di bianco".

Ero pietrificata, come ebbe pronunciato l'ultima parola, con presenza di spirito mi battei la mano sulla fronte, esclamando

"Vero, non ti ho detto che mi sono rovesciata, una confezione di yogurt, un nuovo tipo, credo greco, da quel poco che ho assaggiato mi è piaciuto, cosi ho preso la confezione più grossa, bevendolo tutto, visto che mi ero sbrodolata, come dici tu, ecco, cos'è il gusto che ti piace tanto". " E' davvero buono, lascia un piacevole gusto in bocca, se mi dici il nome posso comprartelo"

"Grazie tesoro, sei sempre così attento alle mie preferenze!

Vedrai che lo comprerò spesso, così avrai un motivo in più per baciarmi." gli rispose, sorridendo

O53

continua

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