Love Center: sesso e pillole

Francesco P
16 hours ago

La mia professione è molto richiesta, ma non è sempre facile trovare un buon posto di lavoro. Il colloquio con la direttrice della clinica De Luca mi sembrava fosse andato bene, ma non così bene. Ero distratto dalla primaria Giulia Botrugno: una donna sulla quarantina, mora, decisa e sicura, ma non gelida. Professionale, ma anche molto alla mano. Credo di aver risposto alle domande come un pesce inebetito. Dopo qualche giorno, però, mi chiama la segreteria per dirmi che ero stato assunto: vitto e alloggio in sede e uno stipendio più alto della media degli infermieri. Faccio le valige e parto il prima possibile. La clinica è in un paese in montagna, incantevole, ma anche piuttosto sperduto. Bene, potrò concentrarmi di più sul lavoro.

I primi giorni sono faticosi, ma stimolanti: molte procedure all’avanguardia da imparare, una vasta tipologia di pazienti e un team esigente, ma disponibile. Arriva il mio primo turno di notte, il medico di guardia è appunto la dottoressa Botrugno, sono tesissimo, ma tutto procede tranquillo, poi a un certo punto una telefonata. “Visto che è tutto tranquillo signor Corsetti , le va di venire qui nella mio studio e mangiare qualcosa insieme?”.

Io aspetto quel momento sin dal primo colloquio, quindi sono subito lì. Pur essendo più grande di me c’è subito feeling : sia sul lavoro che sulla vita in generale. Inoltre è proprio bella: capelli lunghi e ricci, slanciata e tonica. Inoltre da sotto il camice si intuisce un seno abbondante. Io non voglio sputtanare un’occasione così importante quindi tengo a bada l’ormone.

“Se non è un problema, ora che siamo soli, passerei al tu se non ti dispiace. Io ti piaccio Alessio?”Va bene rimanere professionale, ma la carne è debole, non riesco a trattenermi.“Certo Giulia, io sono venuto a lavorare in questa clinica solo per starti vicino”Forse un po’ troppo paraculo, ma in quel momento il mio afflusso sanguigno non è propriamente concentrato verso il cervello.

Ci troviamo faccia a faccia, mi fissa con i suoi meravigliosi occhi verdi, mordendosi le labbra carnose.“Molti uomini dicono così, ma io sono una donna esigente, farai tutto il possibile per me?”Sono totalmente rincoglionito e riesco solo a balbettare un “sì”.

Mi morde delicatamente un labbro, poi piano piano le nostre labbra si sfiorano, fino a schiudersi in un bacio appassionato. Non so come muovermi, non me l’aspettavo, invece lei sa benissimo cosa fare. Le sue mani si appoggiano sul mio petto, poi scendono sempre di più. Sono di marmo. Sul più bello però, si stacca di colpo. “Bene, allora devi sapere che tutto ciò che ti accadrà da qui in poi è solo una prova per dimostrarmi quanto ci tieni a uscire con me. Ora credo che tu abbia del lavoro da svolgere, ma ricordati che io credo in te  “

Dopo quella notte cambia tutto: rientrato dai riposi i turni diventano molto più pesanti, 12 ore alla volta, pazienti più complessi e molte più responsabilità. Dopo il primo giorno riesco solo a collassare nella mia stanza situata nel convitto adiacente alla clinica. Ma nel cuore della notte vengo svegliato da una visita a sorpresa. 

LA SOTTOMISSIONE

 All’inizio sembrava un lavoro come tanti, ma una notte, la bellissima e sexy primaria Giulia Botrugno mi ha chiesto se fossi interessato a lei. Ovviamente la mia risposta è stata sì, allora mi ha detto che da quel momento avrei dovuto affrontare delle prove per dimostrare il mio interesse in lei. Da quel giorno inizio a lavorare 12 ore al giorno, con molte più responsabilità e un carico di lavoro bestiale. Dopo il primo turno riesco solo a collassare nel letto della mia stanza, situata nel convitto adiacente alla clinica.

Nel cuore della notte però, la porta si apre di colpo, entrano due uomini e mi immobilizzano. Le loro voci mi sono famigliari: sono gli addetti alla manutenzione della struttura .“La dottoressa Giulia ha detto che ci devi soddisfare, finché non lo farai non ti daremo tregua!”Quella frase non mi suona per nulla bene, cerco di divincolarmi, ma io sono magrolino e loro molto ben piazzati: mi trovo nel mio letto a faccia in giù e  con il culo in aria . Uno mi blocca da davanti e l’altro da dietro, questo inizia ad abbassarmi i pantaloni del pigiama, poi i boxer, mi dà due schiaffi sul culo.“Ora vediamo se questa troietta ci sa fare ..”Ovviamente no, non ho mai avuto rapporti omosessuali e non mi è mai passato per l’anticamera del cervello, inizia ad armeggiare con il mio buco e ride. “Oh oh, un culetto vergine, sarà divertente sfondarlo …”Mi spalma qualcosa proprio lì, che mi fa perdere sensibilità e mi rincretinisce pure, sento piano piano qualcosa che entra, da una parte non voglio, dall’altra sento un mix di vergogna ed eccitamento….“Basta, lasciatemi stare per favore , dite alla dottoressa che a me ‘ste cose non piacciono!”

Ormai ho tutto il suo cazzo su per il culo, e il tono con cui parlo non è proprio così convincente.“Bene allora facciamo così: stanotte ti faremo un po’ di cose, se non sborrerai ti lasceremo stare ok?”Intanto inizia a pomparmi piano piano , il “Sì” che mi esce della bocca sembra più di godimento che altro .Non so se sia la pomata o la situazione in sé oppure solo per uno stimolo fisiologico, dopo il dolore iniziale mi indurisco pure io, i due se ne accorgono, sghignazzano e quello dietro inizia a pomparmi sempre più forte e a sculacciarmi. “Dai troietta so che ti piace, dai, su vieni!”Poco dopo inizio a sborrare sul mio letto come un idrante, voglio morire.“Ohh,  allora vedi che ti piace ! Bene, a partire da ora, sarai la nostra troietta” 

Il tipo mi sbatte la faccia sulle mie lenzuola sborrate e continua a sfondarmi, non mi sono mai vergognato tanto in vita mia, vorrei solo che finissero e mi lasciassero stare, sono come un pupazzo nelle loro mani: si cambiano di posto, mi scopano a pancia in su e gambe aperte come se fossi una donna. Il problema è che il mio cazzo si indurisce e vengo un altro paio di volte. Loro ancora nulla. Non so per quanto vanno avanti, credo per ore, quando finalmente uno mi riempie il culo di sborra e l’altro mi schizza negli occhi . Mi trascinano nella doccia, non è ancora finita: mi pisciano addosso e se ne vanno.“Se ci vuoi soddisfare, devi fare molto meglio di così, troietta, a stanotte!”Scoppio a piangere: li odio, ma soprattutto odio me stesso perché a una parte di me è piaciuto. Guardo l’orologio: tra mezz’ora inizia il turno, giusto il tempo di una doccia. Mentre l’acqua scorre, inizio a essere più lucido e a elaborare un piano d’azione,  vedranno chi è la troietta… 

LA VENDETTA

Sono stato da poco assunto alla clinica De Luca come infermiere e la primaria, la dottoressa Giulia ha mostrato interesse per me e io ho ricambiato. Solo che per avere un’appuntamento con lei ho accettato di affrontare delle prove. Poco dopo il mio orario di lavoro è diventato infernale e una notte sono stato abusato da due manutentori della clinica. A me non piacciono gli uomini, ma il mio pisello non ha reagito come mi aspettavo. Dopo essermi ripreso, elaboro un piano. Ci vogliono un po’ di giorni prima che il materiale che ho ordinato arrivi, quindi ogni notte i due energumeni vengono a farmi visita nella mia stanza del convitto e mi inculano a ripetizione obbligandomi a spompinarli. Io li lascio fare ma non sono molto partecipe, quindi prima che siano soddisfatti ci vuole quasi tutta la notte. Purtroppo però, mentre vengo inculato sborro come non mai e questo li stimola ad umiliarmi ancora di più. Non so come faccio ad andare avanti in quei giorni: sommerso di lavoro di giorno, violentato di notte. Dopo una settimana di questo schifo, finalmente arriva ciò che ho ordinato.

Dopo  il lavoro, con molta fatica, mi depilo ovunque: sembro una ragazzina. Quando arrivano i due mi faccio trovare vestito da sexy cameriera: guanti lunghi e neri, divisa attillata, reggi calze e collant, scarpe aperte con il tacco e una parrucca azzurra con frangia come si vedono nei cartoni porno giapponesi. Quanto entrano sono in ginocchio e faccio la voce più scema e sexy possibile:“Che bello i miei padroncini sono tornati, non vedo l’ora di gustare il loro succo!”Loro sono eccitatissimi, inizio a sbocchinarli a turno con foga, quando sento però che stanno per venire, stringo l’uccello a entrambi e mi alzo in piedi.“Nessuno vi ha dato il permesso di venire padroncini, se volete venirmi addosso ve lo dovete guadagnare”. Riprendo a masturbarli con lentezza, loro sono completamente rapiti…“Su dai ragazzi, fatemi vedere come vi inculate tra di voi, questo mi eccita da matti”. I due uomini sono perplessi, ma io inizio a baciare con passione il più anziano dei due, poi lo accarezzo un po’ ovunque e si rimette in moto, gli prendo il pisello il mano e lo avvicino al culo dell’altro che non sembra però essere molto convinto. Allora inizio a leccare il suo buchetto con amore e piano piano si ammorbidisce, a quel punto non mi resta che lasciarli fare. Il vecchio inizia a montare l’altro, nel suo sguardo leggo l’umiliazione e l’imbarazzo che ho provato pure io nei giorni precedenti, mi fa un po’ pena. Gli piazzo la mia scarpa in faccia: un po’ la lecca, un po’ morde il tacco per sfogare il dolore. Decido di alleviare la sua pena facendo eccitare ancora di più  l’inculatore, leccandogli l’orecchio e sussurrandogli frasi del tipo “Dai sfonda quel frocetto del tuo amico”. Il signore va rapidamente in estasi e sfiotta nel culo dell’altro come se non ci fosse un domani. L’inculato si accascia esausto, allora gli prendo il viso tra le mie mani e lo bacio con tenerezza.“Ora tocca a te padroncino”. Il signore più anziano si vede che lo vuole evitare, ma l’altro, voglioso di vendicarsi lo sottomette con velocità e fermezza. Mentre sfonda il culo al suo collega gli accarezzo il petto e gli addominali, giocando con i suoi capezzoli, baciandogli il collo e strusciandogli il mio pacco sulle chiappe. Il vecchio, che sembrava quello meno propenso alla sodomizzazione in realtà gode come una troietta, asseconda l’inculata e geme come una ragazzina che viene deflorata la sua prima volta, quando l’altro gli scarica nell’intestino mezzo litro di sborra. Poco dopo si rialzano e mi guardano come dire “Bene ora tocca a noi a divertirci con te”, ma non hanno capito che questo è solo l’inizio.

“Bene padroncini, culetti in aria”. Ubbidiscono riluttanti, inizio a giocare con i loro buchetti usando il tacco delle mie scarpe, li faccio dilatare girandoli a mo’ di brugola, loro gemono come delle gattine in calore, i loro piselli sono di nuovo attivi: ora tocca a me. Me li inculo a turno, passando da uno all’altro come mi gira, poi faccio stendere sulla schiena il più anziano e l’altro a pancia in giù su di lui e continuo a sfondarli sempre più forte, dallo stimolo e l’eccitamento si sborrano uno addosso all’altro. Loro sono esausti, io no, devo sfogare una settimana di abusi, scopo la bocca di quello più grande, mentre l’altro mi lecca il buchetto. Quando sto per venire li faccio inginocchiare davanti a me, viso a viso e li travolgo con una delle sborrate più forti di tutta la mia vita. Sono così inondati che non riescono neanche ad aprire gli occhi .“Bene ora pulite tutto con la lingua e andatevene che io devo riposarmi, tra poco devo lavorare”I due  ubbidiscono, si rivestono e se ne vanno senza aprire bocca. Da quel momento le visite notturne finiscono e il lavoro torna a essere più umano. Chissà quali altre prove ha in serbo per me la dottoressa Giulia… 

L'ULTIMO DESIDERIO

Dopo aver sistemato i due manutentori la vita è tornata piuttosto normale, nel reparto in cui mi hanno assegnato però c’è una paziente che ha attirato la mia attenzione: la signora Leopolda. È una donna di 80 anni, lucida di mente ma purtroppo costretta a letto. E’ afflitta da un grave male e ogni giorno per lei potrebbe essere l’ultimo. Ogni volta che mi reco nella sua stanza mi riempie di complimenti e dice che le ricordo un suo amore di gioventù, ovviamente rido e scherzo con lei, ma stavolta le cose prendono una piega differente. Devo occuparmi della sua igiene corporale, quindi dopo averla spogliata completamente inizio a lavarla con delle spugnature. Il suo corpo, ormai sfiorito, fa intuire che in gioventù doveva essere stata una donna attraente. Inoltre il suo viso incorniciato da capelli bianchi molto lunghi e con due occhi marroni e profondi, risulta essere molto affascinante. Mentre procedo al lavaggio la signora si allunga verso la mie parti basse, accarezzandomi con molta sensualità. Rido, dico qualche frase di circostanza e allontano la mano incriminata. Lei però mi guarda con uno sguardo supplichevole.

“Ti prego fammi rivivere quegli anni fantastici…”

Chiudo la porta a chiave, procedo nell’igiene ma la lascio fare. Mi accarezza il pacco con movimenti lenti e circolari, io intanto le lavo il petto e lo asciugo con movimenti simili, sento i capezzoli che si induriscono. Passo allora all’addome e infine all’inguine . Non so come, i miei pantaloni e boxer sono scivolati e  mi sta masturbando. Le inizio a massaggiare il clitoride fino a quando si mettere a gemere, il suo sguardo cambia.

“Ti prego Arnaldo fammi tua!”

Sono completamente in tiro, su di lei, la bacio con passione, stringe forte le mie spalle con le mani nodose. Non lo so, mi sento come ipnotizzato. Sono dentro di lei, faccio piano, ho paura di farle male. Le sue mani scendono, mi stringono il sedere con decisione, come se volessero dettare il ritmo. Aumento, mi perdo nei suoi grandi occhi marroni, le sussurro parole dolci all’orecchio: che ho amato sempre e solo lei, il fatto di aver aspettato da una vita di poterla rivedere. Non so quanto andiamo avanti, così lenti e sensuali, ma un certo punto il suo corpo viene sconquassato da tremiti intensi, mi stringe ancora più’ forte . Veniamo quasi contemporaneamente. Ci guardiamo ancora per qualche secondo. Finisco la cura del corpo e ridiamo come se niente fosse. La saluto con un bacio sulle labbra, quando esco la caposala mi squadra in modo sospetto, ma non dice nulla. Quando rientro dai giorni di riposo i colleghi mi raccontano che la signora Leopolda è passata a miglior vita, ma con una serenità che raramente si vede in queste situazioni.Da una parte mi sento come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, dall’altra sono orgoglioso di aver dato un po’ di calore a una persona bisognosa.Finalmente qualche sentimento puro dopo tanti giochi egoisti.