Viaggi in "nave scuola"

Francesco P
10 hours ago

La turista


Ogni volta che passo all’angolo tra corso Buenos Aires e Viale Tunisia mi viene in mente l’estate in cui sono diventato “uomo”. Dove ora c’è Calvin Klein, una volta c’era un Mc Donald’s e da ragazzino, un’estate di tanti anni fa, feci volantinaggio a quell’angolo e me ne capitarono delle belle. Tutto iniziò i primi di luglio, quando una turista inglese con le sue amiche mi fece i complimenti per gli occhi. A vederla non era molto attraente: avrà avuto più o meno la mia età, bassa e cicciottella. Anche il viso non era il massimo, però negli occhi aveva un’aria da porcellina che mi incuriosiva, quindi con il mio inglese stentato attaccai bottone. Alla fine mi diede il suo numero e mi invitò a bere qualcosa con il suo gruppo in un pub del centro, il Santa Monica Café. Io non ero molto abituato all’alcool, invece loro sì, quindi non so bene come mi ritrovai a limonare nel bagno con lei.

Iniziai a palpeggiarla e devo ammettere che al tatto era meglio di quello che pensassi, morbida e abbondante. A un certo punto mi tirò giù pantaloni e mutande e ovviamente ero già durissimo e sull’attenti.“Sit down”. Eseguii l’ordine e neanche il tempo di realizzare me lo stava succhiando avidamente. Era la mia prima volta, fino a quel momento non ero andato più in là di qualche limone o palpatina… Venni quasi subito, lei ingoiò tutto senza battere ciglio, anzi si strozzò un pochino perché avevo buttato fuori davvero tanta roba, ma non se ne lamentò. Una volta finito il servizietto, mi fece cenno di scambiarci di posto, si tirò su il vestito e abbassati gli slip si piegò a 90 con il suo culone bello in vista.“Now it’s my turn, lick my pussy please!”Non lo avevo mai fatto in vita mia, perciò imitai un po’ i porno visti mille volte sputai in mezzo alle chiappone, le spalancai e iniziai a leccare un po’ a caso. A un certo punto con una mano mi prese la testa e me la spinse verso un punto preciso. Il sapore non era un granché, ma eravamo tutti un po’ sudati e io ero molto preso dalla cosa, quindi leccai come se non ci fosse un domani fino a quando mi allontanò la testa, si piegò sulle ginocchia e tremò tutta.“Now Italian stallion fuck me”E si rimise in posizione. “But I don’t have a condom!”“Look in my purse”. Aveva lasciato la borsa per terra ed effettivamente trovai con facilità dei preservativi. Solo che facevo fatica a mettermeli, ero piuttosto nervoso…“C-can you h-help me?”.Lei si girò, guardandomi con un espressione  tra il tenero e il porcellino che mi eccitò molto…“Is it your first time?”. “S-si , eh Yesss!”. “No problem , I will help you, my sweet Italian friend…”Mi aiutò a infilare il condom, devo dire che i stava un po’ stretto ma così mi sembrava di averlo più duro, poi con la mano mi guidò verso la sua patatona ben bagnata.

Ero dentro per la prima volta. Nel bagno di un pub, con una ragazza straniera conosciuta qualche ora fa. Non me l’aspettavo così, ma quella sensazione di caldo e completezza mi diede alla testa e iniziai a fare avanti e indietro, lei con i fianchi mi dava il ritmo e ben presto andammo sempre più veloce neanche il tempo di stringerle le tettone che… “Ohhhhh”Ero venuto per la seconda volta, però mi sembrava di averlo fatto con molta più potenza, molto diverso rispetto a quando facevo da solo. Restammo abbracciati così per qualche minuto, poi lei si sfilò, si puli con un fazzolettino, si diede una sistemata, mi stampò un bacio sulle labbra e se ne andò via di corsa…“Sorry darling , I have to go!”

Io rimasi lì nel bagno inebetito. Quando mi ripresi, lei e il suo gruppo se ne erano già andati.I giorni successivi le scrissi ma non mi rispose. Ci rimasi male anche se in realtà non ne capivo il motivo: alla fine non eravamo fidanzati e ci conoscevamo a malapena.Ma non ebbi molto tempo per rattristarmi, dopo qualche settimana ebbi un altro incontro…

La ragazza


All’angolo dove volantinavo non c’ero solo io a lavorare. Spesso ero in coppia con Marco, uno dei miei migliori amici, almeno le giornate passavano più in fretta. Io stavo da un lato e lui dall’altro di viale Tunisia. 
Nella perpendicolare, corso Buenos Aires, lavoravano quei ragazzi che ti fermavano per farti delle domande, con lo scopo di venderti una tessera per una libreria. Tra di loro c’era questa tipa, che spesso faceva i miei orari, non ci avevo mai parlato ma ogni tanto partivano degli sguardi. Almeno a me sembrava così, poi magari era la mia immaginazione da ragazzino. A occhio e croce era più grande di me di qualche anno. 
Alta, robusta, occhi e capelli castani. Sul viso tante lentiggini. Un sedere un po’ troppo grosso magari, ma un seno abbondante. Devo ammettere di averci fatto un pensierino ma i suoi modi mi intimorivano. La vedevo come trattava i passanti e i suoi colleghi e sinceramente speravo di non farla arrabbiare mai. Un giorno, finito il mio turno, stanco dopo un pomeriggio passato sotto il sole, girai l’angolo per tornare a casa, quando qualcosa mi colpii. Venni svegliato da possenti schiaffi, ero sdraiato su un divano, con questa ragazzona su di me.
“Meno male che ci sei, mi stavo preoccupando”
La guardai con faccia interrogativa“Non ti ricordi cosa è successo?”“In realtà no, l’ultima cosa che ho in mente è stavo girando l’angolo per tornare a casa …”” E io che ti ho colpito inavvertitamente mentre stavo gesticolando? Noi che volevamo chiamare un’ambulanza ma tu che continuavi a dire “no non è niente”? Non te lo ricordi?”“Eh? Tu mi avresti colpito? E dove?”“Ehm lasciamo stare, davvero non ti ricordi nulla di tutto ciò? Che allora ti ho portato qui e sei collassato sul divano appena siano entrati?  Mi sa che devo chiamare un’ambulanza per davvero…”
“No ora va meglio, a parte questo forte dolore all’inguine…”“Ehm ecco prendi il ghiaccio!  E bevi qualcosa che mi sa che hai preso un colpo di calore!”Mi offrì del tè freddo. Eravamo in un piccolo monolocale, da studentessa, piuttosto disordinato. 
La ragazzona sembrava piuttosto nervosa.“Lascia stare il disordine, non mi aspettavo ospiti! Spero che tu non mi voglia denunciare… Ehhh ti va di giocare a Tekken? “Mezzo rincoglionito accettai, Tekken 3 era uno dei miei preferiti. Lei era molto brava quindi la sfida si era fatta interessante, avvertii un certo nervosismo quando la sconfissi.“Voglio la rivincita! E stavolta chi perde, paga penitenza!”
Fu una battaglia all’ultimo colpo ma ne uscii vincitore. Come si dice fortunato al gioco, sfortunato in amore!Sbatté il controller a terra, tirò due o tre bestemmie. Avevo paura che mi picchiasse ancora. Ma si ricompose e raccolse i capelli in una coda.“Spero che il dolore là sotto ti sia passato”Effettivamente non ci pensavo più, lei con nonchalance levò il ghiaccio e mi appoggiò una mano sui pantaloni. 
Mi indurii tempo zero e come se fosse la cosa più naturale al mondo, tirò giù tutto e iniziò a prenderlo in bocca. Ma era diverso rispetto alla ragazza inglese. 
Non potevo fare chissà quali paragoni ma sembrava molto meglio. Come muoveva la lingua non mi faceva il solletico, anzi. Contemporaneamente mi segava senza strattonarlo e succhiava né troppo forte, né troppo piano. Si sfilò i pantaloncini, sputò su una mano, si infilò due dita dentro come per controllare se fosse bagnata a sufficienza e poi mi salì sopra per prenderlo tutto in un colpo.“I-Il preservativo …”“Non ti preoccupare, prendo la pillola!”. E iniziò  a cavalcare a più non posso. Effettivamente senza condom era tutta un’altra cosa. Ogni sensazione veniva amplificata, non so come riuscii a trattenermi dal venire subito, forse era il rincoglionimento generale. Ero in preda all’eccitazione ma non sapevo come muovermi per paura di farla arrabbiare. Le appoggiai timidamente le mani sul suo culone ballonzolante e lo strinsi forte. Nessuna reazione negativa. 
Allora provai a dargli un paio di sberle. Mi guardò con occhi cattivi e iniziò a cavalcarmi più velocemente. Mi prese la faccia e me la sbatté in mezzo alle tettone. Peccato che avesse ancora addosso la canottiera e tutto il resto, quindi non raggiunsi i suoi bottoncini con la bocca, ma nella confusione le schizzai tutto dentro. Mi diede un bacio a stampo e si ritirò in bagno.
“Non male per un ragazzino”Tra il caldo, le botte e questa scopata ero davvero fuori fase, mi stavo per addormentare ma arrivarono altri schiaffetti.
“Eh no, tocca a me divertirmi adesso”. Si sedette vicino a me, completamente nuda . Mi spinse la testa in mezzo alle gambe . Sapeva di Saugella. Scesi dal divano e mi diedi da fare inginocchiato davanti a lei, leccai ovunque con avidità, ma mi arrivò uno scappellotto sulla zucca.“Così non ci siamo! È la tua prima volta? Mi sa che ti devo spiegare tutto io! Fai piano e cerca di capire qual è il punto che mi piace di più “Provai a leccare quello che chiamavano il clitoride, piano piano. A un certo punto dovevo aver beccato una parte sensibile perché la sentii muoversi tutta.“Non ti fermare”. Attaccai quel punto, prima piano e poi sempre più veloce seguendo i suoi ordini fino a quando non mi strinse le gambe attorno alla testa. 
A momenti mi soffocava con le sue coscione.Mi sdraiai esausto sul pavimento poco pulito, esausto. Ma il relax durò poco.“Senti non voglio essere antipatica, ma ora avrei un impegno”. Mi accompagnò giù e mi salutò con un veloce bacio sulle labbra. Non sapevo davvero cosa pensare però mi sentivo felice. Ma durò poco, il giorno dopo c’era anche lei all’angolo. 
Cercai un’approccio ma mi ignorò volontariamente. Magari si vergognava di un ragazzino come me e voleva che restasse un segreto, ci poteva stare. L’importante è che ci fossero altre volte, chissà magari anche oggi dopo il turno. Ma la verità fu ancora peggio. Quando avevamo quasi finito, arrivò un ragazzo a prenderla, lei lo abbracciò forte e limonarono duro. Io questo non l’avevo mai visto, ed è un po’ di settimane che lavoravo lì. 
Chi era?“Ah finalmente sei tornato dalle vacanze! Andiamo, che ho una voglia di cazzo arretrato, su …”Volevo correre via e piangere, ma invece continuai a dare volantini come se niente fosse. Era già la seconda volta nel giro di tre settimane che le donne mi usavano a loro piacimento. Ma non era finita lì…

La vecchia


Passare i restanti dieci giorni di volantinaggio con la ragazzona sempre vicino non fu una bella esperienza. Lei mi ignorava o faceva la smorfiosa, meno male che con Marco la prendevamo in giro. Ovviamente sempre alle spalle, perché mica ci andava di prenderle. Finalmente arrivò l’ultimo giorno e decidemmo di mangiare al MC Donald’s, però il mio socio aveva un’impegno e dopo il pasto rimasi da solo. Non avevo voglia di tornare subito a casa, si stava bene con l’aria condizionata. Da lì a breve sarei partito per le vacanze e visto che ora avevo acquisito un po’ di esperienza, fantasticavo riguardo chissà quali avventure erotiche, quando venni riportato alla realtà da una gomitata. Affianco a me si era seduto un tizio dall’aspetto piuttosto equivoco che, mentre ero perso nei miei pensieri, aveva iniziato a parlarmi.“La vedi? Ti sta fissando! Secondo me ha voglia!”“Chi scusa?”“Non la vedi quella vecchia lì?”

Mi indicò una signora sulla sessantina, forse, non è che all’epoca fossi molto bravo a capire l’età della gente. Era seduta da sola a un tavolo che sorseggiava una coca cola. Magra, vestita solo con un’abitino a fiori. Aveva un po’ la faccia di una strega ma sembrava avere un corpo interessante. A me dava l’impressione di essere presa dai suoi pensieri.“Sì, quella che beve la coca cola, quindi?”“Quella ha voglia, si vede!”“Ma è troppo grande per me!”“Ma va, non lo sai che scoparsi una vecchia porta fortuna?”E come era arrivato, se ne andò, tutto ghignante.Iniziai a fissare la signora, più per curiosità che altro. Aveva l’aria triste, chissà a cosa stava pensando. Quando se ne accorse, prima mi guardò con faccia interrogativa, poi mi fece cenno di venire lì a sedermi.“Ehm salve”“Ma ci conosciamo? Continuavi a guardarmi!”Cheffiguradimme… Una scusa veloce, dai!“Eh l’ho scambiata per un’altra persona, mi scusi”“Beh visto che sei qui, potresti fare un po’ di compagnia a una signora sola?”E attaccò a parlare senza sosta. Io non avevo niente da fare e stavo lì ad ascoltarla. Parlava del fatto che era vedova, i figli sempre lontani, insomma le solite cose da vecchi. Però c’era qualcosa nella sua voce e nel modo di raccontare che mi affascinava, infatti mi ritrovai nel salotto di casa sua a bere un caffè. Era una casa grande, una volta doveva essere stata piena di gioia e vita, invece ora metteva solo tristezza. Con tutte quelle foto sembrava un mausoleo dei bei tempi che furono. A un certo punto calò il silenzio.“Credo di averti tramortito abbastanza con le mie chiacchere”.

Senza dire altro mi prese per mano, conducendomi nella sua camera da letto. Qualcosa nel suo sguardo mi fece capire che dovevo essere io a condurre il gioco. La baciai piano piano, la lingua esplorava la sua bocca lentamente, mentre le mani si muovevano sul suo corpo asciutto. Era una sensazione strana ma non brutta. Le sollevai il vestito: il seno piccolo e cadente mi incuriosì, lo assaggiai, poi scesi piano piano verso le mutande di pizzo nero che iniziavano a inumidirsi. Il suo odore e il suo sapore non mi davano l’impressione di vecchio o stantio, anzi mi rassicuravano. Non mi sentivo un giocattolo nelle sue mani. Iniziai a stuzzicarla attraverso il tessuto della biancheria intima, fino a quando non reggendosi più sulle gambe per il piacere si sdraiò sul letto. Le sfilai le culotte e si parò davanti ai miei occhi il suo cespuglio. Era la prima volta che vedevo del pelo lì, dopo qualche secondo di spaesamento mi ci buttai. Mi comportai come la ragazzona mi aveva insegnato: con la lingua iniziai a stuzzicare le labbra, poi l’interno ed infine il bottoncino di sopra. Quando trovai il punto che la faceva respirare più affannosamente mi ci dedicai.

Un “AH!” spezzò l’atmosfera silenziosa che si era creata. Un piccolo sobbalzo. Io mi staccai per ammirare questa signora sconosciuta che si godeva il piacere. Una volta che lei riaprì gli occhi, non resistetti più, le fui sopra, ripresi a baciarla e mi guidò dentro di lei. Né troppo stretto, né troppo largo. Mi sembrava tutto naturale. Più aumentavo il ritmo, più mi stringeva forte a sé e baciava con passione finché mi non mi liberai e crollai affianco a lei. Rimanemmo abbracciati, mi accarezzò la testa. Volevo restare così per ore ma guardai l’orologio, era quasi ora di rientrare per cena. Senza dire nulla mi staccai, le sorrisi e mi rivestii. Lei mi guardava con occhi tristi e quando mi accompagnò alla porta mi disse solo:“Torna a trovarmi quando vuoi, la strada ora la sai”.Ma non ci incontrammo più, tra le vacanze e poi la scuola mi persi in altre avventure. Ma non andò come mi aspettavo, prima che mi ritrovassi a fare sesso con una ragazza passò tanto tempo ma non dimenticai mai gli insegnamenti di quelle tre donne.