A cominciare dai primi pompini
Questa è una storia vera scritta per la mia amica Nadine, che mi ha confidato nel corso delle nostre chiacchierate nella chat. Io ho raccolto tutte le sue confessioni e ho scritto questo racconto. Lei lo ha letto e mi ha autorizzato a pubblicarlo.
Mi chiamo Nadine. Ho circa quarant’anni e, a detta di tutti, sono una bella donna. Ho un bel seno, una quarta abbondante, ma il mio punto forte è sempre stato il culo a mandolino. Mi piace mostrarlo fasciato da perizomi e string ridotti, sotto pantaloni attillati che non lasciano niente all’immaginazione.
Ho sempre avuto una predilezione per il sesso orale, mi eccita vedere il cazzo crescere nella mia bocca fino a farlo godere e gustarmi il suo nettare. Sono felicemente sposata con un marito adorabile che, oltretutto, ha tra le gambe un attrezzo di tutto rispetto che mi soddisfa appieno.
Non voglio però parlarvi della mia vita matrimoniale, ma della mia gioventù e di come mi è venuta la fissa per il pompino.
Tutto è iniziato un’estate, dopo la chiusura delle scuole andavo dai nonni in campagna per le vacanze estive e veniva anche un mio cugino più grande di me e con più esperienza nel campo del sesso. Faceva caldo e i miei abiti erano striminziti. Lui si rese conto di come mi ero sviluppata, soprattutto il seno e il mio bel culetto. Non perdeva occasione di toccarlo. La cosa non mi lasciava indifferente ed ero curiosa di vedere cosa nascondeva negli slip. A volte lo spiavo mentre si spogliava e notavo un pacco enorme. Un giorno eravamo da soli in campagna e mi fece un sacco di complimenti. Mi trovava più femmina rispetto l’anno precedente e mi toccò le tette. Dopo averle tirate fuori, iniziò a baciarle. Io presi coraggio e gli toccai il cazzo. Me lo fece tirare fuori e iniziai a segarlo. Dopo un po mi disse: “se vuoi puoi baciarlo e puoi prenderlo in bocca”.
Mi fece inginocchiare e iniziai a baciarlo per abituarmi al sapore. Lo presi in bocca e lo succhiavo per una buona metà. Non riuscivo ad andare più giù perchè era un membro ragguardevole – forse uno dei più grandi che abbia mai visto. A lui piaceva e a un certo punto mi fermò la testa. Iniziò a godere riempendomi la bocca. Quando lo tirò fuori, un po’ della sborra uscì. Mi colava sulle tette. Mentre mi disse che quello che avevo in bocca potevo berlo. Ingoiai. Il sapore era buono, mi piaceva moltissimo. Me lo fece ripulire, raccolse la sborra dalle tette con le dita e me le mise in bocca facendomele leccare.
“Per essere la prima volta che hai fatto un pompino sei stata brava” e mi diede un bacio.
Sarà stato per i complimenti o per la mia prima volta che mi confrontavo con un cazzo vero. Fatto stà che quella notte mi masturbai all’infinito. Nei giorni seguenti mio cugino mi fece affinare l’arte del pompino con ingoio. Ero pronta a godere della mia gioventù e soprattuto a far godere.
Tempo dopo conobbi Marco, il mio primo ragazzo. Me ne innamorai pensando che fosse l’uomo della mia vita. Dopo qualche uscita in cui ci eravamo limitati a qualche limonata e toccate varie, una sera, mentre mi riportava a casa, prese una stradina buia e mi disse che era per stare tranquilli. Iniziammo a baciarci. Mi infilava la lingua in bocca senza farmi respirare. Capii che quella sera pretendeva qualcosa in più e io ero felice di accontentarlo. Dopo l’esperienza con mio cugino, avevo fatto altri pompini a compagni di studio (ovviamente, sempre con ingoio). Marco mi disse che voleva godere e mi chiese se glielo prendevo in bocca. Al mio accenno di consenso lo tirò fuori dai pantaloni. Lo presi in mano e costatai che aveva un bella mazza lunga e larga. Me lo infilai in bocca e iniziai a succhiarlo con amore. Andavo su e giù con le labbra lungo l’asta. Lui mugolava per il piacere e mi accompagnava con le mani sulla testa per darmi il ritmo giusto. Quando mi tenne la testa ferma, capii che voleva sborrare. Tenevo la cappella stretta tra le labbra e lo segavo con la mano. Iniziò a schizzarmi la sborra in bocca. Era tanta, ma riuscivo a trattenerla. La bevvi tutta.
Poi lo guardai negli occhi aspettando il suo gradimento che arrivò puntuale.
“Sei stata bravissima da questa sera voglio godere sempre così”.
Nei mesi seguenti ormai era un’abitudine. Ogni volta che ci vedevamo finiva sempre con pompino. Marco mi diceva che ero diventata una maestra dell’ingoio. Quando mi veniva in bocca voleva che gli mostrassi la bocca piena e quando poi mi dava l’Ok potevo bere. Ormai mi sentivo pronta per provare la gioia del sesso e volevo perdere la verginità. Decidemmo che il giorno del mio compleanno sarebbe stato quello giusto. Gli ultimi giorni li passai provando un’eccitazione incontenibile. La sera mi toccavo. Volevo godere. Aveva la patata sempre fradicia di umori.
Il giorno prima del mio compleanno i miei genitori mi dissero che avrebbero dovuto recarsi a Bologna per un impegno imprescindibile ma che per la sera sarebbero tornati per festeggiare insieme a parenti e amici.
Finsi di dispiacermi.
“Capisco i vostri impegni. Non vi preoccupate per me. Al mattino sono a scuola e il pomeriggio lo passo con gli amici più intimi”.
In cuor mio ero felicissima. Dopo cena, quando i miei si misero davanti la Tv per guardarsi il telegiornale, io mi precipitai al telefono fisso – all’epoca non c’erano i telefonini – per dare a Marco la grande notizia. Anche lui ne fu felice e ci demmo appuntamento all’uscita di scuola.
Inutile dire che la notte la passai agitata. Il giorno dopo mi alzai per andare a scuola, i miei genitori mi dettero il loro regalo prima di partire e mi dissero che sarebbero ritornati per le 19:00. Andai a scuola dove ricevetti gli auguri da tutti i miei compagni di classe. Con loro la festa era rimandata al sabato sera. Quando suonò la campanella dell’ultima ora corsi fuori felice. C’era Marco che mi aspettava con un mazzo di fiori e ci baciammo. Ci dirigemmo verso casa. Ci fermammo in un bar per prenderci almeno un panino e una bibita e dopo un’oretta eravamo a casa.
Dissi che avevo bisogno di una doccia e lo feci aspettare in camera mia. Andai in bagno e mi preparai. Nei giorni precedenti mi ero depilata tutta, sapendo che lui la preferiva rasata. Indossai un completino sexy con perizoma e un baby-doll nero. Entra in camera mia tutta emozionata. Marco restò di stucco.
“Sei bellissima”.
Feci un giro su me stessa per farmi ammirare e lo raggiunsi sul letto. Ci baciammo con passione. Le sue mani iniziarono a frugare nel perizoma mentre mi succhiava le tette. Mi bagnai immediatamente. Si avvicinava sempre di più alla fica con la lingua. Voleva prepararmi prima di farmi sua. Iniziò una lunga leccata aiutato da un dito che scivolava dentro la fica bagnata. Quando raggiunsi l’orgasmo gridando, si posizionò sopra di me.
Dopo aver messo il preservativo, mi penetrò mentre mi baciava. Sentii subito dolore. Lui si fermo. Mi accarezzava per farmi rilassare e poi cominciò a scoparmi. Prima lentamente, poi più forte. Ormai per me era solo piacere e dopo alcuni minuti lui venne nel preservativo. Si tolse da sopra. Sul lenzuolo avevo messo un asciugamano dove notammo qualche goccia di sangue, non ero più vergine. Andammo a lavarci e poi sul letto abbracciati a raccontarci cosa avevamo provato. Mentre lui parlava, glielo presi in bocca e gli feci un sontuoso pompino. Lasciai il cazzo unto di saliva. Lui quel giorno si voleva dedicare alla mia patata e mi fece mettere a pecorina. Mi scopò. Per me era un trionfo dei sensi. Mi piaceva essere presa in quel modo animalesco, decisi all’istante che quella sarebbe stata la mia posizione preferita. Spinse il cazzo con foga facendomi godere a ripetizione e mi mise anche un dito nel culo. Anche questo mi piaceva, anche se per il momento non ero pronta ad andare oltre. Al termine scaricò la sborra sulla mia schiena e sul culo. Cademmo sul letto abbracciati dove restammo per parecchio tempo.
Ormai era ora che lui andasse via.
“Oggi però non ho fatto il mio brindisi preferito. Lo fai ancora uno sforzo?”.
“Oggi non posso dirti di no. Accomodati!”.
Mi inginocchiai e gli feci un pompino con tutta la mia esperienza maturata. Gli sputavo sopra la saliva per poi prenderlo in bocca e stenderla con la lingua. Lo mettevo tutto in gola e lo tenevo fermo per poi toglierlo solo quando non riuscivo a respirare. Lo pompai per almeno un quarto d’ora. Alla fine vinsi io e mi scaricò in gola una buona dose di sborra. Ingoiai tutto con tanto di pulizia del cazzo.
“Grazie della bevuta!”.
L’anno successivo era quello della maturità. Mi dedicai allo studio. Avevamo poco tempo da passare insieme e quasi sempre lui voleva sborrarmi in bocca. Bevevo litri del suo sperma, ovunque ci trovavamo o si scopava o gli facevo un pompino. La conclusione però era sempre in bocca con l’ingoio.
Terminai l’anno brillantemente con il massimo dei voti e come premio i miei genitori mi regalarono una vacanza. Io e Marco decidemmo di andare al mare le due settimane centrali agosto. Eravamo sistemati in un albergo a tre stelle, con una bella camera vista mare. Passavamo diverse ore a fare sesso sia di pomeriggio che di sera al ritorno dalle discoteche della zona. In spiaggia avevamo i lettini vicino a una coppia con un bambino. Il marito attirò subito la mia attenzione. Era alto, sui 40 anni, un vero fusto. Lo guardavo tra le gambe e notavo un pacco notevole. Anche io non passavo indifferente, lo vedevo da sotto gli occhiali da sole. Mi guardava il culo quando ero stesa a pancia in giù. Io tiravo i bordi dello slip del costume dentro le chiappe per abbronzarmi e per migliorarli la vista.
Al mattino andavo sempre da sola in spiaggia. Marco dormiva e non veniva mai prima di mezzogiorno. Anche lui al mattino a volte era solo, la moglie prima preparava il piccolo e poi lo raggiungevano.
Iniziammo a parlare del più e del meno. Si chiamava Sandro ed era di Milano. Mi fece subito tanti complimenti.
“Se posso permettermi un culo da serie A!”.
“Grazie! Certo che puoi e mi fa piacere. Poi … sono orgogliosa del mio lato B!”.
Ridemmo. Eravamo entrati in simpatia. Nella mia mente iniziavo a pensare che volevo provare il cazzo di Sandro. Dovevo trovare il modo.
Il rapporto con Marco non era più dei migliori. Lui non era contento della mia scelta di trasferirmi a Parma per andare all’università. Io gli dicevo che non cambiava niente. Il fine settimana lo avrei raggiunto. Per me era importante lo studio.
Una sera in discoteca per caso trovò due suoi amici. Bevemmo allegramente, ma il porco aveva un altro piano. Ad un certo punto andammo verso la spiaggia. I suoi amici restarono indietro e noi ci sedemmo su una sdraio. Volle un pompino. Io un po’ perchè brilla e un po’ perchè mi piaceva lo accontentai. Gli feci il solito pompino da urlo e lo feci godere come un porco. Quando sborrò bevvi tutta la sborra senza perderne una goccia. Alle nostre spalle sentimmo un applauso. Erano i due amici che avevano assistito alla scena.
“Che brava! Ci avevi detto di quanto lo fosse, ma non pensavamo così. Possiamo provarla anche noi?”.
Marco mi disse in un orecchio: “Fallo per me. Dimostrami quanto mi ami!”.
Non ci pensai nemmeno un attimo. Ero felice e dissi di avvicinarsi uno per volta. Il primo aveva un bel cazzo. Me lo misi in bocca e lo succhiai con passione. Mi sborrò in bocca e anche da lui bevvi tutto. “Avanti un altro!” dissi.
Si avvicinò il terzo. Anche lui con il cazzo duro. Lo scappellai, lo leccai con gusto e lo presi in bocca. Gli feci una gola profonda. Lo succhiavo con voglia e alla fine anche lui sborrò. Il terzo ingoio della serata. “Per stasera basta! Ho bevuto troppo, altrimenti mi ubriaco di sborra. Se tu vuoi resta, io vado in camera.” gli dissi. Lui rimase con gli amici e io andai in albergo da sola. Ero eccitata e la situazione non mi aveva dato fastidio, segno che l’amore forse stava svanendo.
Ormai mancavano due giorni alla fine della vacanza. Dovevo darmi da fare per realizzare il mio piano.
Andai in spiaggia da sola e notai che anche Sandro lo era.
“Sei solo stamattina?” gli chiesi.
“Si, il bambino non si è sentito bene e sono rimasti in camera. Verranno oggi pomeriggio.”.
“Ottimo” pensai. E’ il momento.
“Mi spalmeresti un po di crema di protezione? Non riesco sulla schiena!”.
“Con molto piacere!” sussurrò Sandro.
Mi stesi sul lettino e gli passai la crema.
“Fai delicatamente.” gli dissi, quasi un sussurro. Iniziò a spalmare dalla schiena. Era un massaggio. Quando arrivò sul fondoschiena esitò, lo incoraggiai.
“Puoi massaggiare anche lì! Lo so che ti piace il mio culo. Lo noto da come mi guardi!” e tirai i lembi del costume nelle chiappe. Aveva la visione del culo nudo. Feci una mossa che doveva sembrare casuale. Gli toccai il cazzo con il dorso della mano.
“Però … il porco è eccitato!” e lo toccai questa volta apertamente.
“E’ tutta colpa tua!”.
“Se è colpa, mia devo rimediare!” gli dissi mentre lo guardavo e mi passavo la lingua sulle labbra.
Mi alzai di scatto e gli sussurrai di seguirmi all’orecchio.
Andai verso lo spogliatoio. Era un orario tranquillo, i bagnanti erano o in acqua o stesi al sole. Entrai in una cabina e lo feci entrare. Chiusi la porta a chiave.
“Non abbiamo molto tempo. Facciamo in fretta!” dissi.
lo baciai di slancio, lui mi infilò la lingua in bocca e mi palpava il culo con le sue mani forti. Mi fece vibrare. Mi inginocchiai e gli tirai fuori il cazzo. Era uno spettacolo: grande e duro. Gli leccai la cappella per sentire il sapore e lo presi tutto in bocca. Succhiavo con voglia e ogni volta che lo toglievo dalla bocca era pieno di saliva. Nell’impeto dell’eccitazione mi prese la testa e me lo spinse in gola. Non respiravo da quanto era duro e grosso. Mi piaceva essere sottomessa. Iniziò a scoparmi in bocca. La testa ferma e lui spingeva il cazzo avanti e indietro fino a quando non si fermò e mi scaricò una bordata di sborra che mi riempì la bocca. Bevevo a sorsi, era troppa. Alla fine gli feci una bella pulizia del cazzo e lo rimisi nello slip. Mi alzai. Ci baciammo e tornammo agli ombrelloni per goderci il meritato sole. Andammo prima a bagnarci. Fu un bagno rilassante e mi disse che voleva anche assaggiare la mia fica. Ci demmo appuntamento per il giorno dopo, anche in presenza della moglie. Io lo avrei aspettato in cabina per all’ora stabilita e lui mi avrebbe raggiunto con una scusa. Il pomeriggio fu tutto un susseguirsi di sguardi maliziosi tra me e lui. Marco era in acqua e la moglie impegnata con il bambino. Lo stuzzicavo mettendomi le dita in bocca e bagnandole di saliva per poi leccarle. Lo stavo portando a un orgasmo mentale. La sera mi inventai un forte mal di testa. Non avevo voglia di uscire, volevo riposare e pensare al mattino dopo. Marco uscì da solo e disse che andava con gli amici in birreria e che sarebbe tornato tardi. Meglio per me, il giorno dopo avrebbe dormito.
La sera la passai a fantasticare su come sarebbe stato essere scopata in un rapporto di infedeltà. La cosa mi eccitava e iniziai a toccarmi la fica che ormai era diventata un lago. Cercai qualcosa da infilarmi e trovai piacevole il manico di una spazzola per capelli. Lo infilai tutto dentro e lo spingevo fino in fondo. Continuai fino a quando non crollai sfinita per l’ennesimo orgasmo.
Il giorno dopo mi alzai e mi preparai con cura. Scesi per la colazione, lasciando Marco che dormiva. Non lo avevo neanche sentito rientrare. Andai in spiaggia per l’ora dell’appuntamento. Aspettai il mio amante vicino alle cabine e lo vidi arrivare. Mi spostai verso lo spogliatoio, entrammo insieme. Appena chiusa la porta mi baciò con una voglia che rasentava la violenza. Mi piaceva quel modo di fare. Mi tolsi il vestitino che usavo per andare al mare rimanendo in perizoma. Avevo optato per quello sapendo di eccitarlo. Mentre mi baciava, non smetteva di toccarmi il culo. Mi disse nell’orecchio che la sera prima non aveva scopato la moglie per riservare a me tutte le sue energie.
“Allora fammi tua!” esclamai.
Mi fece appoggiare alla parete, inarcai il culo all’indietro e spostò il perizoma. Mi leccò la fica. Era abile ed esperto. Mi fece venire in fretta e mi diede anche una leccata al buco del culo. La cosa mi eccitò! Godevo all’impazzata. Si alzò e finalmente mi mise il cazzo nella fica. Spingeva con furore e io godevo. Mi scopò per almeno venti minuti e poi mi disse che doveva godere anche lui. Mi girai e gli dissi: “Vienimi in bocca che non possiamo permetterci di sporcarci”.
Glielo presi in bocca e dopo poche succhiate venne come una fontana da cui bevvi avidamente. Lo succhiai ancora e ancora, aspirando e leccando le ultime gocce del suo seme. Lo lascia stremato ma felice. Gli sussurrai in un orecchio: “Forse non ci vedremo più, ma questi due giorni saranno indimenticabili.”.
“Anche per me è lo stesso!”.
Ci demmo un ultimo bacio e lui tornò dalla moglie che fortunatamente era sul bagnasciuga a giocare con il bambino.
Per l’ultima sera di vacanza decidemmo di andare a cena in un locale tipico a mangiare pesce e poi un gelato; infine, in camera per concludere con una sana scopata. Andò tutto a meraviglia, un’ottima cena , una passeggiata romantica con gelato e poi in albergo. Ci mettemmo a letto abbracciati. Sapevo che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci avrei fatto l’amore, ormai avevo deciso che a casa lo avei lasciato. Per me era ora di iniziare una nuova vita. Iniziai a leccare il cazzo che era a digiuno da due giorni. Si indurì subito. Lo leccavo con voglia e con esperienza lo feci venire in pochi minuti. Mi inondò la bocca con un forte getto che ingoiai con gusto. A quel punto Marco si dedicò alla fica. La leccò a lungo e insinuò un dito nel culo dopo averlo lubrificato con la saliva. Capii che quella sera sarebbe stata speciale, gli avrei regalato anche la mia ultima verginità, il culo. Gli chiesi di essere dolce. Lui era arrapato. Il cazzo era duro, lo puntò sul buco e con poca delicatezza mi inculò. Mi fece subito male, ma dopo un po’ iniziò a darmi piacere. Ormai ero libera da ogni tabù. Mi scopò a lungo nel culo. Godevo come una vera troia. Quando era pronto per sborrare, mi fece mettere supina con la bocca aperta e mi inondò la faccia e la bocca di sborra. Poi la raccolse con le dita e me la mise in bocca. Io ingoiavo e leccavo le dita. Un bacio profondo e poi la meritata dormita. Rientrati a casa ero felice per la vacanza ma anche entusiasta della nuova avventura che iniziava. Io e Marco ci vedemmo per l’ultima volta e gli dissi della mia decisione di lasciarlo. Lui la accettò, probabilmente neanche lui mi amava più. Mi disse che il tempo passato con me era stat bellissimo e mi fece gli auguri per la nuova vita che andavo a incominciare. Un bacio e poi a casa dove piansi. Finiva una parte importante della mia vita, ma un’altra era dietro la porta.
Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: NarratorePorco
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