Percorso nudista
Oggi è davvero caldo, un caldo soffocante, umido, si suda solo a stare fermi sul divano, ma io sto facendo le pulizie.
Non sono pazza, ma non sopporto la confusione.
Ho il vestito completamente fradicio di sudore, per quanto leggero e svolazzante lo sento come un sudario insopportabile.
Me lo sfilo e lo lancio sul letto, in mutandine e reggiseno molto, molto, meglio.
Passo l’aspirapolvere, mi rendo conto che le finestre sono spalancate e io sono in lingerie, ma non mi importa ho caldo.
Finisco di passarlo su tutto l’appartamento mentre immagino cosa possa vedere un’eventuale spettatore, mi eccito, ora ho anche le mutandine bagnate e i miei capezzoli stanno spingendo con forza contro la stoffa leggera del reggiseno.
Passo davanti allo specchio del corridoio.
Spengo l’aspirapolvere.
Mi guardo come potrebbe guardarmi un uomo, vedo tutti i miei chili di troppo, le mie smagliature, le mie curve esagerate. Mi si appanna la vista mentre una lacrima scende lungo la guancia. Mi slaccio il reggiseno liberando le tette e con rabbia mi sfilo anche le mutande.
Mi guardo immobile allo specchio, amareggiata, disgustata.
Sento dalla sala che mi è arrivato un messaggino sul telefono, lo vado a prendere e mi siedo sul divano.
Sono le mie amiche che si organizzano per andare al mare, la fanno facile loro, con i loro corpi perfetti, ancora non hanno inventato un costume da bagno che mi rende figa come loro. Lancio il telefono indispettita sulla poltrona davanti a me e mi perdo a guardare le nuvole fuori dalla finestra.
Quanto mi piacerebbe avere la forza e il coraggio di andare al mare con loro, scherzare e ridere guardando i ragazzi che si pavoneggiano, fare il bagno nell’acqua fresca che rigenera e toglie di dosso questo caldo e questo sudore.
Le tende iniziano a muoversi appena, si sta levando un pochino di brezza finalmente, una brezza che accarezza il mio corpo nudo.
Salto su imbarazzata, mi rendo conto solo adesso di essere completamente nuda sul divano, la finestra è proprio qua davanti, mi copro con un cuscino.
È ruvido questo cuscino, mi sfrega i capezzoli duri e sensibili, mi rendo conto di essere eccitata dalla situazione, davvero molto eccitata.
Vorrei accarezzarmi ma nuovamente mi rendo conto di dove sono, non so se scappare di corsa o scivolare lentamente per non farmi notare, nell’indecisione resto qui, a godermi la brezza sul corpo coperto solo da questo piccolo cuscino ruvido.
Mi piace stare così, nuda con il vento a sfiorarmi, penso al sole e al mare, il sole che scalda ed asciuga la mia pelle sudata, l’acqua del mare che rinfresca. Vorrei essere al mare, vorrei essere al mare nuda.
Il telefono squilla.
Mi alzo e recupero il telefono sulla poltrona, sono le mie amiche che mi cercano, ancora una volta mi sono mossa senza pensare, sono completamente nuda davanti alla portafinestra, il tempo di realizzarlo che mi sono di nuovo seduta sul divano con il mio cuscino, che sento sempre più ruvido.
Il telefono suona, vibra insistentemente, ma io non rispondo lo lascio suonare e vibrare, appoggiato su questo cuscino che vibra ruvido sulla mia pelle sensibile.
Insistono mi stanno chiamando a turno, il cuscino vibra, il telefono vibra, chiudo gli occhi e faccio scendere il telefono sempre più giù, la vibrazione scende sempre più giù.
Scosto il cuscino e appoggio il telefono nel punto giusto, basta un’ultima telefonata e un brivido mi percorre il corpo, parte proprio di lì e si dirama ovunque, poi la pace.
Il telefono tace il mio corpo si rilassa.
Voglio stare così, nuda con l’aria ad accarezzarmi, mi rendo conto per l’ennesima volta di essere di fronte alla finestra, nella foga ho spostato il cuscino… ma sai che c’è? Chi se ne frega! Io sto bene così!
Guardo lo schermo, mentalmente ringrazio le mie amiche e gli scrivo una banale scusa.
Mi viene in mente che nella chat una delle ragazze aveva accennato ad un posto non lontano da qua, un posto che non conoscevo.
Scorro la chat e trovo quello che cercavo.
Cerco la geolocalizzazione della spiaggia, in effetti è proprio vicina, possibile che non ne conoscessi l’esistenza!?
Cerco recensioni e commenti sul posto e mi inoltro in siti che non avevo mai pensato di visitare, siti di naturismo, scopro la differenza tra nudisti e naturisti, mi chiedo come vorrei definirmi io, leggo e studio, ogni tanto mi imbatto in una foto, non solo foto di persone bellissime, anzi sono foto di persone… normali.
Questa cosa mi piace, mi da una tranquillità che non avevo da un po’, mi alzo e vado in camera, mi infilo il costume verde e il copricostume, agguanto la borsa per il mare che avevo preparato questa mattina in un momento di ottimismo, chiavi, portafoglio e imbocco la porta di casa.
Guido decisa seguendo le indicazioni del navigatore ed arrivo ad un parcheggio di ghiaia, ci sono altre auto ma poche.
Vedo un cartello e l’indicazione del sentiero da seguire per la spiaggia, ci metto 10 minuti buoni prima di decidermi a scendere dalla macchina ed avvicinarmi al cartello, in giro non c’è nessuno per fortuna, mi sento un po’ sciocca a leggere le avvertenze su questo cartello.
“Attenzione oltre questo cartello è possibile incontrare bagnanti nudi”.
Mi blocco, sono corsa fino a qua con la voglia di mettermi nuda al sole, fare il bagno nuda… ma sono pronta ad altre persone nude? Sono pronta a farmi vedere nuda?
No non sono pronta, mi torna in mente la mia immagine riflessa nello specchio, immagino le mie amiche se lo venissero a sapere che risate si farebbero immaginando il mio corpone nudo sulla spiaggia.
Vengo presa da una rabbia e una forza che non mi riconosco e senza rendermene conto sto già camminando sul sentiero verso la spiaggia.
Quando arrivo alla sabbia nessuno bada a me, che poi che mi aspettavo la fanfara?!
Mi guardo attorno, ci sono persone sole, in coppia o addirittura in gruppetti, tutti nudi, tutti a farsi i fatti propri, il mio essere vestita è la stranezza.
Arranco nella sabbia bollente fino a trovarmi un posticino tutto per me, un po’ distante da tutti, ma non troppo, mi rendo conto che voglio vedere, capire.
Stendo il telo, mi sfilo il vestito, mi guardo attorno, davvero nessuno bada a me, mi siedo e mi tolgo il reggiseno, l’avevo già fatto di stare in topless, ma ero a Minorca tanti anni fa ormai.
Mi metto a pancia sotto e guardo gli altri, gli invidio la naturalezza con cui stanno completamente nudi, c’è una coppia di signori molto più grandi di me, la pelle grinza dall’età e dal sole, che tranquilli leggono sotto l’ombrellone seduti sulle loro sedie da spiaggia, ci sono due uomini ridicolmente coperti di olio che si stanno rosolando al sole, uno è completamente ricoperto di peli scuri, l’altro ha una pancia enorme, poi c’è anche quella coppietta con lei bionda magra magra senza una curva e lui che sembra un modello, lo guardo meglio poi mi viene da ridere notando la ridicola attrezzatura che ha tra le gambe.
Ma quelli che mi colpiscono di più è quel gruppetto di amici sono in 6, non sembrano tre coppie, sembrano solo amici, sono tutti diversi l’uno dall’altro, una ha il culone, l’altro è calvo, una ha delle tette enormi cadenti, quell’altro è magro da fare impressione, non ce n’è uno bello.
Ho deciso, prendo un respirone e mi sfilo le mutande, resto pancia sotto, solo il mio culone è esposto agli sguardi delle persone, tanto in questa fauna…che poi… nessuno fa caso a me.
Mi rilasso, mi godo il sole su quella pelle bianca che non ha mai goduto dei suoi raggi, mi rilasso lentamente, si sta benone così, poi senza farci quasi caso mi giro, pancia all’aria, tette al vento, la mia passera respira.
Resto così, ferma, gli occhi chiusi, rivolta verso il sole, braccia e gambe larghe a godermi questa luce.
La sensazione è bellissima, libertà, tranquillità.
Resto immobile finché il caldo me lo consente, poi mi alzo e vado verso l’acqua, non mi guardo attorno, non voglio sapere se qualcuno mi sta guardando, non voglio vedere se nei loro occhi c’è stupore, fastidio o meraviglia, mi voglio godere l’acqua.
Faccio due bracciate a dorso poi faccio il morto a galla, si sta benissimo.
Quando esco dall’acqua credo di essermi lavata qualcosa di dosso, esco senza paura, felice di questo sole di questa acqua di questo venticello che mi fa venire la pelle d’oca, guardo la spiaggia con occhi diversi, non vedo più le piccole imperfezioni delle altre persone, vedo solo la loro bellezza, la loro felicità.
I due uomini si stanno baciando ridacchiando come bambini, il gruppetto gioca a pallavolo ridendo, i vecchietti, si tengono teneramente per mano.
Mi stendo sul telo.
Poco dopo vengo colpita dalla palla.
Il ragazzo pelato corre da me scusandosi, ha un bellissimo sorriso.
“Vuoi venire a giocare con noi?!”
Lo guardo, da quanto non sentivo questa frase.
“Oggi no, forse domani”.
Mi sta guardando intensamente, il sorriso si allarga, vedo un guizzo tra le sue gambe, vedo crescere il suo uccello lentamente, segue il mio sguardo, diventa tutto rosso.
“Oh scusami, allora a domani!”.
Si volta imbarazzato e corre dai suoi amici che lo prendono in giro per la sua erezione.
Resto immobile, non sono sicura di aver capito cosa è successo, ma mentre mi rivesto so per certo che domani vengo qua al mare.
Mi rendo conto che sovrappensiero mi sono infilata solo il copricostume, il costume l’ho messo nella borsa assieme alle altre cose, resto un attimo immobile, poi alzo le spalle, l’idea di infilare il costume mi infastidisce.
Percorrendo il sentierino verso la macchina mi vengono in mente le cose che ho letto su questo posto e sul bosco che questo sentiero attraversa, mi guardo attorno, immaginando le cose che ho letto, mi viene in mente il sorriso di quel ragazzo, la sua erezione… sì, domani torno qua al mare.
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