Non pensavo mi entrasse così

sesso italiano
5 months ago

L’avevo conosciuto su una delle tante chat di uomini che commentano foto delle proprie mogli, mi aveva colpito per la sua educazione, merce rara in quegli ambienti…

Dalla chat pubblica eravamo passati rapidamente a quella privata, ci raccontavamo le nostre esperienze, più le sue delle mie in effetti, io a parte avere una moglie molto bella e piena di curve non ho avuto tantissime storie, lui invece mi raccontava di triangoli e tradimenti.

La mia immaginazione volava.

Con il tempo mi accorsi che le sue attenzioni si stavano spostando dal corpo voluttuoso di mia  moglie al mio, non ero abituato a queste attenzioni.

Nessun uomo mi aveva detto che avevo un bel cazzo, nessun uomo mi aveva fatto capire di essere interessato a me.

Io mi resi conto che i complimenti di un uomo, valgono come quelli delle donne, l’eccitazione di mostrarsi non è diversa.

Le nostre chat si fecero sempre più spinte sempre più forti, lui voleva il mio uccello, voleva giocarci prenderlo in bocca e io pensavo… sì, perché no? In fondo potrebbe essere divertente e mi eccitavo con lui.

Poi ha iniziato a parlare del mio culo… non ero pronto, non ci avevo mai pensato.

Sparii per un po’, la scusa era il lavoro, la famiglia, gli impegni… ma poi mi ritrovai a soppesare qualsiasi cosa mi passasse tra le mani… questa spazzola sarebbe troppo grossa? Questo evidenziatore troppo squadrato? Questo pennarello?

Un giorno che ero da solo a casa e mi stavo segando con calma, mi resi conto che una mano era scesa e con le dita mi stavo stuzzicando il culo mentre l’altra mi segava con forza, non ci pensai due volte e feci sparire subito un dito al mio interno, che sensazione nuova, intensa, piacevole… ma volevo di più.

Aggiunsi un po’ d’olio e con qualche difficoltà feci sparire un secondo dito, venni all’istante con dei fiotti densi e potenti che mi riempirono il petto, la pancia, lasciandomi spossato, un po’ stranito.

Dopo una settimana gli mandai un messaggio, una foto, una fila di oggetti di varie lunghezze, larghezze, forme.

La sua risposta fu a dir poco entusiasta, aveva capito benissimo cosa volevo fare.

Pochi secondi ed eravamo entrambi nudi con il telefono in mano, mi guidava, mi diceva cosa fare, ad ogni passaggio ad ogni ordine io ubbidivo e gli mandavo una foto come prova, foto del mio uccello duro ed eccitato, foto del primo pennarello che sparisce senza problemi nel mio culetto, mentre lui mi parla di pompini, foto del pennarello più grande, foto di oggetti sempre un pochino più larghi, sempre un pochino lunghi, fino ad arrivare alla spazzola…

La spazzola ha un manico poco più piccolo del mio uccello, farlo entrare non è stato facile, nello sforzo il mio uccello ha perso la sua baldanza, ma l’eccitazione, l’idea che lui mi stesse guardando, il godimento che sentivo… il manico della spazzola è sparito all’interno del mio incredibilmente capiente culo.

Ero più eccitato io o lui? Ero più stupito io o lui?

Venni urlando il mio piacere e sparando fuori quella ingombrante spazzola, feci in tempo a fare un video del momento esatto, glielo speddii e uscii dalla chat.

Mi prese una stanchezza fisica e mentale che non mi riuscivo a spiegare.

Solo il giorno dopo riaprii la chat, mi aveva mandato un sacco di foto di lui che si segava guardando le mie foto, il video in cui venivo. Mi faceva strano guardare quelle foto, quei video, non mi riconoscevo, non ero io eppure… eppure sentivo ancora il culetto che mi pulsava un po’ infastidito dall’intrusione.

Lui era completamente partito, parlava sempre più spesso, sempre più apertamente di volermi inculare, di voler sostituire quella spazzola mentre io ero sempre più spaventato.

Mi era piaciuto, molto, moltissimo, avevo goduto in maniera sconvolgente con una spazzola nel culo, una pezzo di plastica dura, fredda, senza vita… se al suo posto ci fosse stato un pezzo di carne?

Non ci volevo pensare, non volevo neanche pensarci.

Eppure lo facevo in continuazione, non facevo altro e lui non mi aiutava con i suoi discorsi, le sue fantasie, i suoi sogni.

Poi un giorno mi arriva quel messaggio.

“Domani sera sono in zona da te per lavoro”

Ci metto un giorno intero per dirgli che ho un impegno.

Un impegno che ho davvero, una serata con gli amici organizzata da tempo, non è una scusa.

Ma lui mi risponde con un messaggio con solo il nome dell’hotel e il numero della camera.

Il messaggio che sto guardando ora, dopo diverse birre, dopo aver salutato gli amici, messaggio che mi ha portato qua, davanti a questo albergo, un tre stelle dignitoso e pulito.

È un po’ che sono qui, non ho il coraggio di entrare ne quello di andarmene a dormire.

Poi arriva un gruppo di tedeschi vistosamente alticci che affolla la reception dove una ragazza in difficoltà con la lingua cerca di capire cosa vogliano.

Faccio un sospirone e mi infilo nella hall e veloce imbocco la scala che va alle camere.

Mi ritrovo nel corridoio, il corridoio illuminato da luci soffuse, i numeri delle stanze disegnati con caratteri scuri ed eleganti, il tappeto morbido ad attutire i rumori, la sua camera è davanti a me.

Il cuore mi batte nel petto come un mantice, non sento neppure il rumore delle mie nocche contro la porta.

Quando la porta si apre si ferma tutto, mi ritrovo davanti un ragazzo poco più giovane di me, in accappatoio che si sta asciugando i capelli ancora bagnati. “Entra!”

Entro come in trance. “Siediti!” mi guardo in giro oltre al letto c’è solo una sedia con i suoi vestiti e la valigia aperta sopra, resto in piedi impalato.

Continua ad asciugarsi i capelli mentre mi guarda attentissimo. In effetti non ci siamo mai visti davvero.

Poi lancia a terra l’asciugamano e mi si avvicina, molto, troppo, faccio un passo in dietro, ma dietro ho il muro, non ho vie di scampo in questa camera così piccola.

Si ferma ad una spanna da me.

Allunga una mano e io faccio uno scatto “Rilassati!”

Mi sbottona la camicia, studiando ogni pezzo di pelle che scopre, quando finisce i bottoni me la sfila dai pantaloni e la fa cadere a terra.

Mi accarezza il petto, la pancia e piano piano mi rilasso, ma quando fa un passo indietro e si toglie l’accappatoio, non posso dire di essere tranquillissimo.

Ha il corpo asciutto di chi pratica sport senza essere esageratamente muscoloso, abbronzato, senza alcun segno del costume ed è eccitato, ha un uccello duro e grosso puntato contro di me.

È grosso? È largo? Non lo so non sono un esperto, non gioco neppure a calcetto… è più o meno come il mio diciamo.

Si sta godendo il mio sguardo su di lui con un sorrisino compiaciuto.

Poi torna da me e strattonandomi un po’ mi sfila la cintura per poi farla cadere a terra.

Mi guarda negli occhi poi si siede sul bordo del letto, mi guarda negli occhi mentre slaccia i pantaloni e me li fa scivolare giù, mi guarda negli occhi quando con una mano mi accarezza sopra gli slip, una semplice carezza che mi fa tremare le gambe mi fa chiudere gli occhi.

Quando li riapro sono completamente nudo davanti a lui e la sua attenzione è tutta per il mio uccello.

Lo accarezza, lo tasta, lo pesa, lo sega, lo annusa, lo lecca… lo ingoia.

“Stenditi!”

Mi risveglio dalle mille sensazioni che sto provando e mi stendo sul letto, mi fa mettere a gambe e braccia larghe, mi guarda dall’alto, lo sguardo carico di eccitazione e quell’uccello teso e minaccioso.

“Chiudi gli occhi!”

Eseguo senza fiatare.

Sento le sue mani sul mio corpo, mani che sanno il fatto loro, mani che sanno dove toccare, come toccare, mi sta facendo eccitare e rilassare allo stesso tempo.

Poi lo sento accomodarsi tra le mie gambe, sento il suo fiato sul mio uccello, la sua lingua, la sua bocca.

Sta giocando con le mie palle, con l’asta, non mi vuole far venire, vuole solo godersi il mio uccello, gli piace, gli piace davvero.

Poi mi allarga un pochino le gambe e sento la sua lingua scivolare sotto le mie palle, la sento intrufolarsi tra le mie chiappe, nel buchetto. Mentre una mano mi sega lentamente.

Mi viene naturale prendermi le ginocchia ed allargare le gambe più che posso, spingendo il culo in su.

Sento la sua lingua che si insinua che spinge, le sue mani mi allargano le chiappe, le sue dita così vicine al mio buchetto, che mi allargano mentre la lingua entra più che può.

Poi la lingua viene sostituita da un indice che affonda bagnato della sua saliva mentre la sua bocca risale lungo le palle e l’asta.

Il mio uccello sparisce nella sua gola come il suo dito affonda in me.

Non apro gli occhi ho paura di quello che vedrei, ho paura che mi piaccia, voglio fare finta di nulla voglio solo pensare a godere.

Le dita diventano due, il culo mi pulsa mentre il mio uccello è marmo nella sua gola.

Poi la bocca si stacca, le dita si sfilano.

Lo sento cambiare posizione, sento il suo uccello contro le mie cosce, lo sento spingere tra le mie chiappe, poi scivola un po’ più su, mi massaggia le palle con la cappella, poi la struscia contro il mio uccello.

È stranissimo, una sensazione che non riesco a descrivere, uccello contro uccello in una sega lenta mentre fa cadere dell’olio che unge le nostre verghe assieme.

Mi piace è rilassante, eccitante, ma poi lo sento scivolare giù, lo sento puntare contro il culo.

Altro olio cola sulle mie palle e giù tra le chiappe, mentre la sua cappella scorre nel solco spingendo sempre un po’ di più.

Lo voglio.

“Lo voglio!”

Mi spalanca le cosce con le mani e spinge finalmente.

Spinge e sento la cappella farsi strada, costante, senza pietà, grossa e dura, inesorabile.

Quando è dentro butto fuori l’aria che avevo trattenuto fino ad ora, non mi ero reso conto di aver smesso di respirare.

Ha solo la cappella dentro, ma mi sento pieno, aperto, ma non fa male, anzi..

Inizia lentamente a segarmi, l’uccello mi si era ammosciato, forse per la tensione non so, aspetta che abbia riacquistato la sua migliore forma ed inizia a spingere di nuovo, andando a ritmo con la sega lenta che mi sta facendo spinge dentro di me, nessuna fretta fino in fondo.

Ora sono davvero pieno, lui è immobile.

“Ora ti scopo!”

Inizia letteralmente a scoparmi, ad incularmi, lo fa prima lentamente ma poi prende il ritmo e mi scopa con forza sempre più velocemente, il mio uccello è sbatocchiato dai colpi, nessuno lo sta toccando ma inizia a gocciolare, sto godendo in una maniera che non immaginavo.

Poi improvvisamente lui urla, lo tira fuori e mi scarica addosso tutto il suo piacere, mi riempie l’uccello che a questo punto esplode davvero, spruzzando ovunque il mio seme.

Sono sfinito, ma lui non ancora finito, mi lecca e mi pulisce tutto il corpo, non lascia neppure una goccia di seme, mio o suo…

Quando va in bagno per lavarsi io ne approfitto per vestirmi di fretta e scappare.

Esco passando dal garage come un ladro, un po’ mi vergogno, un po’ sono felice.


Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Pollo Ollop

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