La mia bocca è sua

sesso italiano
4 months ago

È notte. Sono seduto su un autobus, indosso solo un perizoma, delle autoreggenti nere, dei tacchi plateau e un trench da donna. Mauro, il vicino di casa, mi ha convinto a raggiungerlo dall’altra parte della città. Ha preteso che indossassi solo la lingerie. Sul bus cittadino, un gruppo di adolescenti magrebini mi prende in giro per il troppo trucco, ridacchiano, ho paura ma sono contenta che Mauro voglia vedermi.

Clak. La portiera del BMW si chiude. L’aria calda mi avvolge. Mi lascio spalle il freddo invernale. «Brava la mia troietta, hai eseguito il mio ordine» dice Mauro, mangiandomi con gli occhi. Poi, mi afferra per il bavero del trench, mi tira a sé e mi conficca con prepotenza la lingua in bocca.

«La cena di lavoro è stata di una noia mortale – mi racconta dopo aver staccato la sua bocca dalla mia – ormai riesco a tradire mia moglie solo più coi finocchietti come te. Ho letto su internet che vi chiamate “sissy”. Da ora in avanti ti chiamerò così».

Non rispondo, perché già sento la sua manona accarezzarmi la gamba sinistra, spingersi verso l’interno coscia stretto nel nylon nero. «Apri le gambe puttanella», mi ordina con la sua voce autoritaria. Mauro mi accarezza il cazzetto, quello che ridendo chiama «clitoride», e io ansimo per il piacere. Mi assesta una serie di schiaffetti ai genitali dicendo: «Come maschio, è il caso di dirlo, non vali proprio un cazzo».

«Ho solo l’intimo e le autoreggenti, come mi hai detto», gli dico sforzandomi di far uscire una vocetta adorante.
«Sapevo che non mi sarei dovuto preoccupare. Sei la mia fedele troietta», mi risponde, mentre un sorriso sconcio e sornione gli dipinge la faccia.

Mi maltratta, mi insulta, mi umilia, è un porco e uno stronzo, ma non mi importa. In fondo tutto quello che voglio è sentirmi dominata, sia fisicamente che psicologicamente. Mauro mette in moto, non ho idea di dove voglia condurmi, spero solo non a casa. Sono agitata, ma scoppio di desiderio. Vorrei solo essere presa, non da uno, ma da più cazzi duri e venosi. Di fronte a questi pensieri provo vergogna, mi volto verso il finestrino, penso che non dovrei concedermi così facilmente a un uomo sposato, ma poi il suo profumo maschile raggiunge le mie narici e torno a fissare la patta gonfia dei suoi pantaloni.

Mauro accosta l’automobile e spegne il motore, ma non la musica da discoteca che aveva messo durante il tragitto, e rimaniamo al buio. Il suo comando arriva secco e deciso: «Spogliati e scendi, sissy».

Apro la portiera, metto un tacco a terra ma subito mi sento strattonare il braccio per immobilizzarmi. «Ho detto spogliati e poi scendi. Sei sorda oltre che troia?» mi chiede con un tono minaccioso, «Levati quel cazzo di soprabito».

Faccio scivolare il trench sul sedile, riapro lo sportello e scendo. Vengo travolto subito dall’aria gelida. Percorro il profilo della macchina e mi fermo davanti al cofano. Realizzo che siamo in un parcheggio di periferia. Tutt’intorno ci sono preservativi usati, calze di nylon rotte, bottiglie di plastica.

Lui mi dice cosa devo fare: «Sculetta a ritmo per me» e accende di colpo gli abbaglianti. Posso avvertire il suo sguardo, percepisco la sua eccitazione perversa e anche io ho una gran voglia di lui. Mi muovo sinuosamente, faccio scorrere le mie braccia sui fianchi, cerco di non pensare al freddo pungente, agito il culo, mi lancio in un twerking. Scuoto le mie chiappe sode senza vergogna. Con la coda dell’occhio lo vedo scattarmi delle fotografie col cellulare. All’immproviso spegne le luci e la musica e mi viene incontro. So cosa sta accadendo.

«Ahi!», mi afferra per i capelli, corti ma prensili.
«Taci troia», mi dice, spingendomi a terra, in ginocchio, «apri quella cazzo di bocca».

Mi infila il cazzo tra le labbra prima di terminare la frase. Mi tengo con le mani alle sue gambe, ma lui si scosta e per non perdere l’equilibrio devo appoggiarle a terra. «Ecco, devi stare a quattro zampe, in fondo sei una cagna, no?», mi domanda ridendo.

Me lo spinge nella gola senza pietà, me lo fa entrare e uscire energeticamente dalla bocca. Non posso toccarmi. Mi usa come un buco per svuotarsi le palle enfie. Non posso far altro che leccare quel suo cazzo con assoluta devozione, e nel farlo lo guardo negli occhi dal basso.

Ho accettato di essere la sua sissy. Sono la sua troietta fedele e la mia priorità è quella di soddisfare ogni suo desiderio. È un uomo a differenza mia, con mascolinità da vendere, così tanta che accanto a lui ho l’impressione di essere una donna a tutti gli effetti.

Mauro mi dice unire le mani sotto al mento. Lo sento ansimare sempre più forte, mentre si mena l’uccello sbavato con una mano; allontano il viso e mi ritrovo le mani piene della sua sborra.

«Spalmatela sulla faccia» mi dice.
«Cosa?»
«Spalmati la mia sborra su quella faccia da bocchinara».
Eseguo il suo ordine. Mentre mi passo il suo sperma caldo sul viso mi dice: 
«Sei una troia senza speranze, sei un preservativo umano. Alzati adesso, sgualdrina, andiamo a casa».

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Lorenza

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