Schiavizzata on line: Sono la sua cagna
Dopo quel primo incontro se ne susseguirono altri, lui mi veniva a prendere al lavoro e mi faceva togliere le mutandine in auto, anche nel traffico della città. Mi vergognavo da morire. Il mio Padrone mi riprendeva dicendomi che quando ero con lui la parola vergogna non doveva esistere. Così mi spogliavo e appoggiavo il mio intimo sul cruscotto. La prima punizione che ho ricevuto è stata per una scenata di gelosia. Prima di prendere me come schiava stava valutando altre tre donne e il fatto che non me l’abbia detto mi ha ferita molto. Ho un carattere molto permaloso e mi sono sentita tradita da questo suo gesto, rispondendo in modo irriverente mi sono meritata la prima punizione. Non era nulla di complicato, come ho detto sono alle prime esperienze e il mio Padrone lo sa bene, quindi mi ha fatto semplicemente tenere una spugnetta dal lato abrasivo nelle mutandine per 3 ore mentre stavo lavorando, al termine della punizione avevo la fighetta tutta arrossata ma ero tremendamente eccitata senza potermi toccare. Credo che al Padrone trovare la spugnetta bagnata abbia fatto molto piacere.
Poco dopo questo episodio ha deciso di passare allo step successivo e così ha prenotato una stanza in hotel solo per noi. È venuto a prendermi la mattina, mi aveva dato precise istruzioni su come venire vestita. Dovevo indossare delle autoreggenti sotto i jeans, niente mutandine e reggiseno, niente maglietta, ma solo una giacca per coprire la nudità. In una borsa dovevo portare delle scarpe con il tacco, intimo per dopo e la mia modesta collezione di sex toys che mi erano stati regalati da precedenti relazioni, essa consisteva semplicemente in un ovetto vibrante con il telecomando e un piccolo plug anale di metallo con una pietra rosa a forma di cuore, molto romantico. Sono salita in macchina che avevo già i pantaloni bagnati e i capezzoli dritti, ne approfittavo per muovermi e strusciare il mio clitoride sulla cucitura spessa dei jeans mentre lui mi parlava di come si sarebbe svolta la giornata. Pioveva quel giorno. Arrivati in hotel sentivo tutti gli sguardi addosso, come se le ragazze alla reception sapessero e mi stessero giudicando dietro al bancone. Arrivati in stanza mi fingevo interessata ai quadri appesi alle pareti, ci ho messo 15 minuti per spogliarmi e mettermi a quattro zampe. Nuda, inginocchiata sul pavimento, davanti a quello che sarebbe stato il mio Padrone pensavo che stessi facendo una enorme cazzata eppure mi ripetevo che se ero li un motivo c’era. Lui, seduto sul letto con me nuda inginocchiata davanti, mi ha elencato le 5 regole fondamentali alle quali avrei dovuto sottostare per non essere punita severamente. Regole non negoziabili e non derogabili.
1. Regola numero uno: Il rapporto Padrone-schiava non è un gioco.
2. Regola numero due: mai fare dominazione dal basso.
3. Regola numero tre: gli ordini non si discutono.
4. Regola numero quattro: mai aiutarsi con le mani per fare pompini.
5. Regola numero cinque: mai sprecare lo sperma del mio Padrone.
Dopo avermi chiesto se le avessi accettate e rispettate per sempre, mi ha ordinato di chiedergli di essere la sua schiava, non sapevo come fare e morivo di vergogna, continuavo a chiedergli se fosse proprio necessario quel passaggio. Ovviamente lo era e allora prendendo coraggio ho chiesto la sua dominazione. Ero paralizzata dalla vergogna, lui mi guardava dall’alto, aveva uno sguardo dolce e severo allo stesso tempo. Io percepivo la moquette ruvida sotto il mio corpo, siamo rimasti in silenzio svariati minuti. Lui mi osservava e io mi bagnavo mentre arrossivo. Cercavo di capire se anche lui fosse eccitato ma non notavo nulla, in seguito mi ha spiegato che un buon Padrone ha perfettamente il controllo del suo corpo, se si fosse mostrato subito eccitato a me avrebbe perso di autorevolezza. Mi ha mostrato quindi il mio collare da addestramento, che per i novizi come me è un collare che si porta quando si inizia il percorso di sottomissione che porterà a quello definitivo e che sancisce il legame e l’appartenenza. Il collare che il mio padrone ha scelto per me era esattamente come l’avevo immaginato. Era di cuoio nero alto 2 cm circa con dei piccoli cuoricini rossi incisi e ovviamente uno spesso anello per poter agganciare il guinzaglio. Facendomi tenere il collare fra le mani, mi ha ordinato di prostrarmi ai suoi piedi, fino a tenere il mio visino a terra, allungando le braccia, le mie mani erano protese fino a lui. Mi ha ordinato di divaricare leggermente le gambe. Lui si è quindi alzato, lasciandomi immobile in quella posizione, girandomi attorno mi ha ispezionata scrupolosamente. Con le dita ha voluto verificare lo stato di eccitazione della mia fighetta, che ovviamente era un lago. Dopo di che mi ha delicatamente messo il collare. Stava perfettamente intorno al mio collo. Lo sentivo stretto e caldo come due mani che mi stringevano la gola. Dopo averlo messo mi ha fatta alzare, mi ha baciato la fronte e, conducendomi con il guinzaglio, mi ha fatta guardare allo specchio. Io distoglievo lo sguardo per imbarazzo ma lui voleva che vedessi il nostro riflesso. Mi ha fatta voltare e mi ha accompagnata a letto. Da li è iniziata la nostra sessione. Avevo paura ma mi fidavo di lui. Ha voluto vedere come me la cavassi con i pompini. Non riuscivo a prenderlo tutto in gola e nonostante il suo disappunto mi ha detto comunque di essere stata brava. Mi ha messa sulle sue ginocchia e mi ha tirato qualche sculacciata per vedere la mia reazione. Ero un lago, sentivo i capezzoli premere contro le sue gambe, la fighetta che si bagnava di umori e il culetto che fremeva per ricevere attenzioni. Mi ha accontentato. Ha tirato fuori una confezione di fragole. Ne abbiamo mangiata qualcuna poi, molto lentamente, è sceso tra le mie cosce. Ha bagnato il più grosso dei frutti rossi con i miei umori e dopo aver giocato con il mio clitoride per un po’, senza avvisarmi ha infilato tutta la fragola nella mia fica, spingendola sempre più a fondo, sempre più dentro. Non so bene che movimenti abbia fatto ma avrei voluto che ci infilasse tutta la confezione dentro tanto che era meraviglioso. Il suo sguardo era divertito, il mio incredulo e stupefatto allo stesso tempo. Dopo essersi divertito con la frutta io sentivo sempre di più il culetto che bramava. All’epoca dei fatti ero vergine analmente, così il Padrone decise di infilare solo un dito, ho avuto un orgasmo bellissimo. Lui tastava le pareti per valutare la mia elasticità e io godevo, godevo, godevo, ne avrei voluto ancora e ancora. Giacevo sfinita sul letto ma entrambi avevamo uno sguardo soddisfatto e compiaciuto. E così su un lenzuolo macchiato di fragole e umori ebbe inizio il mio percorso da sottomessa.
Quel giorno feci la conoscenza di tre nuovi “amici”. Il mio Padrone mi aveva comprato dei giocattolini, un simpatico modo per iniziare l’approccio. Il mio primo nuovo amico sono state delle mollettine regolabili per capezzoli, una volta messe ha iniziato a stringere per capire il mio livello di sopportazione e ha tirato leggermente la catenina che univa le due parti. Il secondo amico di cui ho fatto la conoscenza è Luigi. Luigi non è una persona ma un grosso dildo di gomma nera con alle estremità due cappelle, lungo circa 30 cm e largo 3 cm e mezzo. Ho scelto io quel nome perché in un primo momento ero parecchio spaventata da lui e volevo farlo risultare un po’ meno aggressivo. In seguito ho imparato ad apprezzare Luigi per come merita. Questa tradizione dei nomi è continuata e abbiamo deciso di dare un nome ad ogni nuovo amico. Il terzo regalo invece è stata una spatola di metallo, di quelle che si usano per le crèpes, non serve che dica il suo utilizzo, immagino. Però fa un bel suono sulla mia pelle!
Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Briseide
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