Schiavizzata on line: le punizioni
Pochi giorni dopo il nostro primo incontro in hotel, o sessioni come le chiama lui, mi ha portata in un sexy shop. Voleva che scegliessimo insieme i nostri prossimi amici. Mi vergognavo da morire ma una cosa che voleva che imparassi era l’inibizione del pudore, soprattutto in sua presenza. Ci siamo quindi recati in un negozio fuori città, verso l’ora di pranzo. L’esercizio era gestito da una simpatica signora dallo sguardo dolce, capace di metterti a tuo agio. Pensavamo che a quell’ora non ci sarebbe stato nessuno dentro, evidentemente avevamo avuto tutti la stessa idea perché nel negozio c’erano diversi clienti. Abbiamo iniziato a girare tra le vetrine ad indicare oggetti e fare battute un po’ per smorzare la tensione un po’ per imbarazzo, almeno da parte mia. Come primo compagno di viaggio abbiamo scelto un piccolo plug azzurro in silicone con una pietra a renderlo un po’ più prezioso, abbiamo deciso di chiamarlo Fritz. Il secondo arrivato è stato Roberto, un altro plug anale di 4,3 cm di diametro in silicone molto morbido con la ventosa sul fondo e 11 cm circa di lunghezza. L’ultimo scelto invece è stato il Principe Ambrogio, così chiamato per la sua imponenza. Un grosso dildo di circa 5 cm di diametro e lungo 20 cm, rosa accesso con parecchie modalità di vibrazione. Ero terrorizzata e ammaliata allo stesso tempo.
Ognuno di loro aveva un compito specifico e di conseguenza anche io. Fritz è stato preso per iniziare ad allargare il mio buchetto del culo, era della misura più piccola in modo che potesse entrare senza troppo sforzo e io potessi tenerlo e portarlo in giro. Anche Roberto serviva per il culetto ma l’abbiamo usato più avanti quando iniziavo ad essere più malleabile. Ambrogio invece è nato per la fighetta, serviva a dilatarla in modo che potessi abituarmi anche a ricevere qualcosa di più grosso. No, non un cazzo vero, più grosso di quello sarebbe il cazzo di un cavallo praticamente. Il mio Padrone però ha una passione per il fisting. Quindi Ambrogio serviva per prepararmi ad una futura dilazione massiva con le mani del mio Padrone.
L’occasione per utilizzare i nostri nuovi amici non è tardata e poco dopo abbiamo prenotato una nuova stanza in hotel diverso. Quando è venuto a prendermi l’abbigliamento era sempre lo stesso, autoreggenti, niente mutandine, niente reggiseno e ovviamente niente maglia ma solo la giacca. Appena arrivati in hotel mi ha fatta spogliare, io avevo già il collare che ho indossato a casa, e mi ha portata al letto. Ha voluto che glielo facessi diventare duro con un pompino, ma non mi ha permesso di terminarlo. Quel giorno aveva deciso di dedicarsi al culetto vergine. Come sempre paura ed emozione si fondevano in me. Rispondevo bene agli stimoli delle dita e mentre mi masturbavo il clitoride con l’ovetto vibrante il mio Padrone ha inserito tutto Fritz nel mio culetto. E’ entrato abbastanza facilmente e in quel momento mi sembrava enorme, colavo umori in modo copioso e ho capito subito che avrei voluto di più. Ma non bisogna avere fretta e, per quanto mi piaccia il dolore, non volevo di certo spaccarmi il primo giorno. Siamo andati a mangiare fuori, io ho tenuto il collare per tutto il pranzo e non era l’unica cosa a ricordarmi della mia condizione di schiava. Il Padrone ha deciso di farmi affrontare una prova e mi ha fatta andare a pranzo con Fritz inserito. Un misto di dolore e piacere unito ad imbarazzo e voglia mi hanno accompagnata per buona parte del pasto. Mentre stavo seduta sentivo la punta del piccolo plug azzurro premere contro le pareti e il mio sfintere anale che pulsava bramoso mentre la mia fighetta inzuppava i jeans perché non avevo le mutandine.
Durante il pasto il mio Padrone mi guardava divertito contorcermi sulla sedia, cercava di avere conversazioni normali ma stava ridendo sotto i baffi e io non riuscivo veramente a seguire il discorso. Dopo un’ora e trenta minuti purtroppo non riuscivo più a stare seduta dal dolore e il Padrone ha acconsentito a farmi rimuovere il plug. Mi ha detto che è stato molto soddisfatto di me. Tornati in hotel con la pancia piena, ha voluto controllare i miei buchetti e ha ripreso a giocare. Questa volta voleva divertirsi con la fighetta. Ha iniziato con le dita per valutare la mia elasticità, poi abbiamo iniziato ad inserire Ambrogio. Mi sentivo dilaniare, già solo per far entrare la cappella ci sono voluti svariati minuti e molti lamenti. Mi sembrava impossibile prenderlo. A poco a poco invece è riuscito a farsi strada nel mio piccolo fiore zuppo di umori. Una volta dentro pensavo di poter prendere fiato ma il mio Padrone ha deciso di accenderlo facendomi volare dritta in paradiso. Il dolore per la dilatazione si mischiava al piacere della vibrazione, ma non riuscivo più a tenerlo e così l’ha tolto. Non sono rimasta vuota a lungo però perché a quel punto a riempire lo spazio lasciato da Ambrogio c’era il cazzo del mio Padrone che ha iniziato a pomparmi senza sosta. Le mie tette sbattevano sotto i suoi colpi, le mie gambe oscenamente aperte tentavano di chiudersi per istinto ma erano bloccate dalle sue mani vigorose che mi stringevano. Io gemevo senza ritegno e guardandomi negli occhi il mio Padrone è venuto. Non si è tolto subito, ha continuato a spingere affinché lo sentissi tutto, lo sentivo fino allo stomaco ed essere piena di lui era una sensazione bellissima. Poi è uscito e si è sdraiato accanto a me. Io esausta e con i buchetti aperti mi sono messa a pancia sotto accarezzandogli il petto e disegnando cerchi con le dita. Ha voluto fotografarmi, diceva che ero bellissima in quella posizione e ha immortalato il mio sedere che come due colline si affacciavano ai primi raggi del mattino.
Qualche giorno dopo il nostro incontro mi ha ordinato di inserire Ambrogio nella fighetta. Io però ero in casa con le mie coinquiline e, un po’ avevo paura che mi disturbassero essendo persone molto invadenti, un po’ non avevo molta voglia perché avevo paura non entrasse e di farmi male. Più mi agitavo e meno mi bagnavo. Così non ho eseguito l’ordine. Questa è stata la causa della prima vera punizione. Non solo non avevo eseguito l’ordine ma non avevo neppure tentato di rimediare la mattina dopo. Un disastro su tutti i fronti. Non sapevo cosa mi aspettasse. Il giorno seguente mi ha portata nel suo ufficio, terrorizzata che potesse entrare qualcuno e anche per la punizione che mi attendeva ero tesissima. Il suo ufficio è molto grande con tante stanze illuminate e una piccola palestra personale. È proprio qui che abbiamo iniziato. Prima mi ha fatto vedere un video sul computer di una ragazza che eseguiva un pompino magistrale affinché io imparassi. Nel mentre che guardavo il video ha iniziato ad abbassarmi i pantaloni e a toccarmi le fighetta. Mi ha portata poi nella palestra, mi ha fatta spogliare ed inginocchiare. Ero completamente nuda ad eccezione del collare nero intorno al mio collo. Ho iniziato a fargli un pompino, voleva che provassi come faceva la ragazza nel video. Ho provato a spingerlo più in gola che potevo, ovviamente è entrato poco meno di metà ma il mio Padrone era soddisfatto. Dopodiché mi ha fatta mettere a pecorina e mi ha dato 10 sculacciate con la paletta per punirmi. Ad ogni colpo, secco e doloroso, dovevo contare e ringraziare il mio Padrone per quella punizione meritata, dato che avevo disatteso le sue aspettative. Finita la punizione mi ha baciato la fronte e detto che ero stata brava. Poi senza troppi preamboli mi ha inserito Fritz nel culo. Io ero un lago, lui aveva il cazzo che svettava verso l’alto e presi dalla voglia ha iniziato a scoparmi a pecora dando colpi decisi. Io mi aiutavo sempre con l’ovetto sul clitoride e mentre ero nel pieno del piacere ha tolto Fritz e inserito il tubetto del gel al silicone che aveva lo stesso diametro, con punta arrotondata e più lungo. Quella pseudo doppia penetrazione mi ha fatto godere come mai. Non avevo mai provato sensazioni simili. I miei capezzoli duri strusciavano contro il tappetino su cui ero sdraiata e mentre lui mi spingeva il cazzo dritto in figa muoveva il tubetto del gel ben piantato nel culo. L’orgasmo è arrivato come una scarica elettrica. Il mi culo era aperto, la mia figa era piena e io non riuscivo nemmeno a urlare dal piacere. Un fulmine di brividi mi ha sconquassato il corpo e mentre io venivo e contraevo le pareti dei miei buchetti anche il mio Padrone stava avendo il suo orgasmo dentro di me. È stato bellissimo. Ci sono voluti svariati minuti per riprendermi. In quel momento ho capito che il sesso anale è la mia strada. Il mio Padrone era molto soddisfatto per il mio orgasmo così repentino e ovviamente per il suo. La punizione però doveva ancora arrivare. Approfittando del mio culo aperto e leggermente spaccato mentre ero ancora a pecora ha inserito un pezzo di zenzero fresco, una radice sapientemente da lui sagomata come un plug nel mio orifizio. In un primo mento pensavo fosse gel intorno al suo dito e che bruciasse per lo sforzo di prima. Poi il dolore ha iniziato ad aumentare, e ancora e ancora. Io mi dimenavo cercando di sottrarmi e il mio Padrone mi teneva ferma sfregando la radice dentro e intorno al mio culetto. Pensavo di prendere fuoco. Dopo qualche minuto che mi sembrava una eternità ha smesso. E il dolore e il bruciore non facevano che aumentare. Dopo un’ora era rimasto un lieve bruciore che non faceva altro che eccitarmi di più e più che mi eccitavo più i miei umori colavano e il bruciore ritornava più forte. Avevo imparato la lezione, forse.
Dedicato al mio Padrone, Master Fisting, scritto originariamente da: Briseide
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