La sveltina nei cessi
Settembre 2011.
Scendo dall’autobus e ti vedo venirmi incontro. È la prima volta che ci vediamo dopo mesi di chat. Non mi dici nemmeno ‘ciao’ che mi divori le labbra. Mi spingi la lingua dentro la bocca, e mi scompigli i capelli con una mano, mentre con l’altra mi stringi il fianco. Non mi interessa se ci guardano, ti voglio da così tanto tempo che mi lascio travolgere da te. Ti allontani, lasciandomi senza fiato e vogliosa di averti ancora sulle mie labbra. Mi guardi, mi sorridi:
“Ciao, come stai?”.
“Sconvolta, ma ne voglio ancora” sorrido e arrossisco. Ti vedo ammirare il mio seno e scendere sui miei fianchi. Sono eccitata, sento i capezzoli inturgidirsi e spingere sul tessuto del reggiseno e della maglietta. Mi prendi per mano e mi porti in centro. Mi fai da Cicerone, passeggiamo per mezza mattinata parlando e scherzando. Mi accarezzi, mi baci dolcemente, ma la passione prende il sopravvento. Ci vogliamo entrambi, ma nessuno dei due ha un posto dove andare. Sulla via del ritorno passiamo davanti la stazione centrale, vicino i bagni non c’è nessuno, la tabaccheria è anche chiusa. Ci guardiamo, mi sorridi e mi conduci in uno di essi.
Chiudi la porta a chiave, mi ci sbatti contro e mi baci con violenza. Non riesco a trattenere i gemiti, amo come lo fai. Continui a baciarmi passando le mani sotto la maglietta facendomi sentire il freddo della tua pelle. Mi palpi le tettone con ardore, mi stuzzichi i capezzoli duri, me lo stringi, mi mungi. Gemo ancora ma questa volta mi metti una mano sulla bocca, perché è appena entrato qualcuno.
Spalanco gli occhi, ho paura che ci scoprano. Mi guardi eccitato, felice. Mi giri, tenendomi la mano sulla bocca, mi abbassi i jeans e con un piede mi divarichi le gambe. Sento la tua mano accarezzarmi il culo, mi vengono i brividi, sei così delicato. Fuori non si sentono rumori, non dovrebbe esserci nessuno.
Sbam, uno schiaffo sul culo. Gemo, sorpresa ed eccitata.
Sbam. Un altro schiaffo.
Sbam. Sbam. Ho il culo così rosso che è diventato ultrasensibile, tremo di piacere anche se me lo sfiori. Ti sento toccare il mio piacere. Ti avvicini al mio orecchio sussurrandomi: “Quanto ti piace così? Oh non rispondere, lo sento. Sei fradicia”.
Non aspetti la mia risposta, sento la tua zip abbassarsi e di colpo mi entri dentro. Mi riempi, mi scopi lì, nei bagni della stazione con la gente che entra ed esce, ignari di noi due mezzi nudi che facciamo l’amore. Continui a scoparmi, tirandomi la testa all’indietro premendo dalla bocca, baciandomi il collo e le spalle. I miei gemiti strozzati risuonano in quel bagno sempre più forte fino a raggiungere l’orgasmo. Comincio a tremare, in piedi. Sento i muscoli della vagina pulsare intorno al tuo cazzo. Mi stringo e mi rilasso sempre più frequentemente.
Mi sussurri: “Smettila, altrimenti mi fai venire”.
Sorrido, è proprio quello che voglio. Mi giro di scatto, ti sorrido e mi inginocchio continuando a guardarti. Apro la bocca in attesa di riceverti e gustare ogni tua singola goccia. I miei occhioni lucidi e vogliosi ti eccitano. Non resisti, mi afferri la testa con le mani e ti avvicini facendolo entrare fino alle tonsille. Dopo poco comincio a lacrimare, gemo, sbavo e….. tu esplodi nella mia gola. Sento ogni schizzo scendermi nella trachea scaldandomi la gola. Sei così buono, sai di menta!
Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Cassy Lu
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