Nel parco di notte: cagna per padrone
Alice slave, dal web ci racconta una storia cruda e violenta di stupro e sottomissione. Racconto narrato con maestria dalla vostra Samantha, voce amica.
Ci sono capitata quasi per caso.
Era la prima volta che mi addentravo in quel parco che non è proprio nelle vicinanze di dove abito.
Ne avevo letto qualcosa sui forum e sui classici siti che indicano i luoghi del car sex e ne ero rimasta affascinata dal numero esagerato di recensioni riguardanti un po' tutti i tipi di incontri.
Quello che cercavo io, da buona cagna affamata, era un’esperienza estrema di sottomissione in cui realizzare le più porche fantasie che mi prendono la mente in ogni momento della giornata e mi fanno perdere ogni forma di razionalità.
Erano le 23 passate e la serata non era nemmeno tanto mite, anzi piuttosto umida per la recente pioggia; il freddo si avvertiva pungente, soprattutto dopo essere scesa dall’auto con indosso il collare con guinzaglio, una leggera felpa con cappuccio e degli shorts aderentissimi, praticamente ficcati nel culo.
Ad una certa distanza avrei potuto addirittura sembrare nuda dalla vita in giù.
Prima di aprire la portiera avevo le scarpe da ginnastica ma guardando in terra, avevo visto che nel parco c’era parecchio fango ed acqua stagnante e questo anche sui sentieri. Decisi così di toglierle per non rovinarle e di uscire a piedi nudi, pensando anche che perlomeno qualcuno avrebbe notato lo smalto alle dita dei miei piedi; quel gesto in realtà mi fa ora pensare che inconsciamente mi stavo già preparando a subire chissà quante altre degradazioni e ad entrare nella predisposizione mentale di essere la cagna sottomessa di chi avrei incontrato.
Dal parcheggio cominciai a camminare in direzione di una cascina abbandonata, che avevo notato poco prima e dove avevo letto che avvenivano la maggior parte degli incontri.
Avevo il cuore in gola ed i battiti cardiaci che quasi riuscivo a sentire per l’adrenalina che mi provocava quella situazione.
Nel mentre mi avvicinavo a quell’edificio vedevo diverse figure ed ombre umane camminare tra gli alberi; alcune poi procedevano parallele nella mia stessa direzione.
Il freddo si faceva sentire, soprattutto ai piedi e sulle cosce nude, ma andavo avanti spinta dalla crescente eccitazione di cosa mi sarebbe potuto accadere.
Dopo cinque minuti di cammino nel bosco, arrivai nei pressi di una piccola radura tra gli alberi a pochi passi dal sentiero.
Mi fermai qualche secondo per sistemare gli shorts che camminando erano risaliti ben oltre le chiappe, scoprendo quasi del tutto la parte inferiore del culo.
In quel frangente vidi un Signore, all’apparenza maturo, seduto su una panchina illuminata dalla debole luce di un lampione; era intento a fissarmi mentre fumava una sigaretta ed aveva probabilmente notato tutti i miei spostamenti e le mie manovre sugli shorts.
Sembrava incuriosito dalla mia presenza e certamente dal mio abbigliamento ridottissimo e non perse molto tempo e prendere l’iniziativa.
Dopo alcuni secondi infatti, gettata la sigaretta, si alzò dalla panchina iniziando a camminare con passo deciso nella mia direzione.
L’adrenalina si fece sentire ancora di più, il cuore batteva all’impazzata, ed io cominciavo a pregustare quelle sensazioni che puntualmente mi pervadono in questi momenti d’attesa che precedono l’incontro.
Di conseguenza tutto il corpo, e soprattutto il culo, si prepara a ricevere le attenzioni del padrone e, pian piano si comincia a dilatare, mentre nello stomaco avverto un calore crescente che si diffonde ovunque e che dopo poco mi fa dimenticare tutto il resto, compreso il freddo.
Intanto il Signore maturo continuava risoluto a muoversi verso di me, quasi mi stesse aspettando e, dopo pochi passi, mi raggiunse fermandosi quasi di colpo a pochissima distanza. Io ero impietrita per il mix di eccitazione e paura ed indirizzai lo sguardo verso il terreno, cominciando mentalmente a contare i secondi che sarebbero trascorsi dalla sua prossima mossa.
Percepivo che mi stava fissando in attesa di prendere una decisione; poi senza tanti convenevoli si avvicinò ancor di più alle mie spalle e, con gesto fulmineo e quasi di disprezzo, mi abbassò brutalmente gli shorts aggiungendo con voce decisa: “IL CULO LO DEVI MOSTRARE A TUTTI ! ED ADESSO TOGLILI !”.
Quel gesto e quelle parole brutali mi avevano fatto quasi raggiungere un orgasmo ed ebbi un attimo di titubanza ad eseguire l’ordine, ma non passarono che pochi istanti che mi arrivò una violenta sberla sul culo; “MUOVITI TROIA !” aggiungeva il Signore e con le mani mi spingeva dalle spalle verso il basso fino a farmi accucciare in terra.
Seduta con il culo nudo sull’erba bagnata mi sfilai subito gli shorts e provai a rialzarmi ma il Signore riprese: “SEI UNA CAGNA E DEVI STARE PER TERRA E CAMMINARE A QUATTRO ZAMPE. E ADESSO TOGLITI TUTTO, TI VOGLIO NUDA! DEVONO VEDERE TUTTI QUANTO SEI TROIA ED AFFAMATA DI CAZZI !”.
Mentre mi sbrigavo per eseguire anche quell’ordine il Signore si slacciava la cintura dei pantaloni e me la mostrava dicendo: “MUOVITI TROIA SCHIFOSA O COMINCERO’ AD USARLA SUL TUO CULO !”
Impiegai pochissimo a sfilare anche la felpa e rimasi completamente nuda con il solo collare ed il guinzaglio che il Signore prese a strattonare con forza. Mi disse che mi avrebbe portata in giro così per il parco e mi avrebbe fatta scopare da tutti coloro che avremmo incontrato, per cui dovevo seguirlo a quattro zampe senza protestare.
Feci il cenno di raccogliere i pochi vestiti che avevo indosso ma mi arrivò subito una cinghiata sul culo ed il Signore disse: “QUESTI LI LASCI QUI” e cosi dicendo me li tolse prepotentemente dalle mani.
Dopo averli arrotolati tra loro li introdusse in un cestino della spazzatura presente vicino al lampione posto a lato della panchina dove poco prima era seduto, quindi riprese il guinzaglio e cominciò a tirarmi verso il centro del bosco, proprio come fa un padrone con la sua cagna; io per quanto possibile cercavo di stare al passo muovendomi a quattro zampe e sculettando, mentre in ogni spostamento affondavo le ginocchia nell’erba mista al fango ed alle foglie secche del parco.
Dopo aver percorso una quindicina di metri cominciai ad avere male per la posizione, oltre che a sentire freddo, ed allora il Signore, con cadenza quasi regolare, mi aiutava a superare quei momenti con una decisa cinghiata sulle chiappe o sulla schiena, oppure mi spingeva dal culo, mettendo la punta della scarpa nel solco anale, quasi a volermi inculare con quella. Accompagnava questi gesti con imprecazioni ed insulti del tipo: “MUOVITI SCROFA !, FAI PIU’ IN FRETTA, SEI SOLO UNA SCHIFOSA, AGITA QUEL CULO, SEI UNA LATRINA” ed altro ancora.
Ero ridotta davvero uno schifo, già piena di segni da frustate su tutto il corpo e poi fango ovunque, oltreché infreddolita, ma ero davvero contenta per quanto stavo provando.
Si stava davvero realizzando un’altra delle mie perverse fantasie di essere abusata e degradata in un parco pubblico, in cui mi trovavo completamente nuda e senza le garanzie di ritrovare i vestiti e di avere il modo di tornare a casa, mentre ora tutto era sotto la direzione di un Padrone che chissà quante altre porcate mi avrebbe costretta a fare e subire.
Nell’intensità di quel momento, come per tante altre umiliazioni subite, credo di aver raggiunto il massimo del degrado e di aver ancor più compreso nel profondo la mia vera natura di cagna e troia sottomessa.
Intanto a quattro zampe, anche se lentamente, avevo percorso parecchi metri rispetto alla posizione iniziale.
Durante il tragitto, oltre alla cinghia, ai calci nel culo, agli sputi ed agli insulti, il Padrone mi dava ordini su come avrei dovuto comportarmi se avessimo trovato qualcuno che voleva usarmi, ed in particolare mi ammoniva a fare qualunque cosa mi chiedessero, senza obiettare.
Avrei dovuto soddisfare ogni desiderio delle persone incontrate, dal prendere cazzi in culo ed in bocca al farmi insozzare con sborra e piscio.
In particolare mi ordinava che quando sarebbe accaduto ciò, avrei dovuto assumere una posizione tale da ricevere il getto, oltre che in ogni parte del corpo, anche sul viso e di tenere la bocca sempre aperta.
Eravamo dunque fermi in un’altra radura al centro del bosco ma piuttosto vicini al sentiero. Il Signore mi ordinò: “METTITI IN GINOCCHIO E RESTACI FINO A QUANDO TE LO DICO IO !”,
“SE SEI FORTUNATA C’E’ QUALCUNO CHE VUOLE ROMPERTI IL CULO ED USARTI”.
Dopo alcuni istanti nell’oscurità del bosco notai due figure umane piuttosto robuste, che avanzavano dalla parte del sentiero, sicuramente incuriosite da ciò che vedevano in terra tenuta al guinzaglio dal Signore.
Il mio corpo nudo dalla carnagione chiara aveva richiamato la loro attenzione e avvicinandosi si resero conto della presenza della lurida cagna inginocchiata a terra, con il culo sporgente in fuori poggiato sui talloni, le mani sulle cosce, la bocca aperta, nella posizione di attesa che mi aveva ordinato il Padrone.
Mi guardarono con insistenza e poi guardarono il Padrone quasi a chiedere un consenso.
Questi invece rivoltosi brutalmente a me disse: “DAI CAGNA DI MERDA, FAI VEDERE QUANTO SEI TROIA E COME TI PIACE FARTI USARE !”. Mi rimisi immediatamente a quattro zampe ed agitando il culo, mi avvicinai ai due uomini che erano già con la mano sulla patta dei pantaloni.
Poi mi posizionai in ginocchio tra le loro gambe e tenendo la bocca aperta verso di loro, cominciai a slacciare entrambe le cerniere dei loro pantaloni.
Ne uscirono subito due cazzi vigorosi che al solo ricordo mi fanno ancora impazzire.
Li cominciai a scappellare uno per mano fino quando diventarono ancora più duri e consistenti;
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