Sonia & Tommaso

Capitolo 9 - La Scommessa Sulla Sabbia

Sonia
a day ago

Ero all'aperitivo con Tommaso, cercando di mantenere la mia impeccabile facciata da brava fidanzata, ma la mia mente era già proiettata alla serata con Mario. Sentivo il mio corpo fremere per il desiderio, la mia fica che pulsava al solo pensiero della sua ultima proposta in chat: "Niente mutandine", che mi ronzava in testa e mi eccitava in modo incredibile.

Poi, la conversazione si spostò. Tommaso, con la sua solita prevedibile innocenza, si stava accordando con Luca e Marco. «Ragazzi, che ne dite se stasera usciamo tutti e quattro? Andiamo in quel locale di cui parlavamo, a bere qualcosa e ballare un po'?»

Un brivido freddo mi percorse la schiena. Un'uscita a quattro? Stasera? No! Questo significava che non avrei potuto andare da Mario. Il panico mi assalì per un istante, ma riuscii a controllarmi, mantenendo il mio sorriso perfettamente calibrato. Luca mi lanciò uno sguardo, un lampo malizioso nei suoi occhi, come a dire: Visto? Ti ho beccata ancora, piccola bugiarda.

Tornati in camera, con la promessa dell'uscita a quattro che mi gravava addosso, la mia mente era già al lavoro. Dovevo avvisare Mario, dovevo convincerlo a rimandare, e dovevo farlo in fretta.

«Amore, aspettami nella hall, scendo tra un attimo,» dissi a Tommaso, con una calma che non provavo affatto. Quell'idiota annuì, ignaro, e uscì dalla camera.

Appena la porta si chiuse alle sue spalle, mi mossi con frenesia. Presi il telefono, il cuore che mi batteva all'impazzata, e le dita volavano sui tasti mentre mi sistemavo i capelli.

Io: Mario! Cazzo, non ci credo! Stasera non posso venire! 😱 Mario: Cosa? Che cazzo dici, zoccola? Mi hai illuso? Ho il cazzo duro per te! 😡 Io: No, no! Non è colpa mia! Tommaso ha organizzato un'uscita a quattro con due amici. Non posso inventarmi niente, è troppo sospettoso! 😭 Mario: Non me ne frega un cazzo del tuo bamboccio. Io ti voglio. Tu sei la mia puttana e vieni quando ti chiamo. 🤬 Io: Ti giuro che non posso. Mi dispiace tanto, ma è impossibile. Mi controllerebbero. Non posso drogarlo di nuovo, si insospettirebbe! 😰 Mario: Sei già una troia completa. E ora? Non mi lasci con il cazzo a mezz'asta. 😠

Le sue parole, così brutalmente dirette, mi colpivano come schiaffi, ma allo stesso tempo mi eccitavano in modo quasi masochistico. Era il mio magnaccia, e io ero la sua puttana, anche se per stasera dovevo tradire la sua "chiamata".

Io: Ti prego, Mario! Rimandiamo! Ci vediamo domani sera, ti giuro! Ti prometto che sarò ancora più brava, farò quello che vuoi! Promesso! 🙏💦

Digitavo freneticamente, sentendo la mia figa bagnarsi sempre di più al pensiero delle sue minacce e delle mie promesse. Volevo disperatamente che accettasse.

Mario: Non ti fidi del tuo magnaccia, eh? Va bene, cagna. Per questa volta ti perdono. Ma domani sera... sarai tutta mia. E non provare a mancare. Ti mando io un messaggio domani. E preparati a strisciare. 😈

Un sospiro di sollievo mi sfuggì. Era fatta. Per quella sera, ero salva. Ma le sue ultime parole, quel "strisciare", mi fecero sentire un brivido intenso di eccitazione e sottomissione. La mia fica era in fiamme.

Con il sospiro di sollievo per la "tregua" con Mario, mi mossi nella stanza, il cuore che ancora mi batteva forte per l'adrenalina della chat. Tommaso mi aspettava nella hall, ignaro del mio piccolo dramma. Questa sera, il mio corpo non sarebbe stato violato dalla passione cruda, ma la mia mente, quella sì, era già pronta a giocare.

Aprii l'armadio, non a caso. Volevo un abito che parlasse, che sussurrasse promesse senza dire una parola. Scelsi un miniabito elasticizzato nero che aderiva al mio corpo come una seconda pelle. Era audace, sì, ma la sua semplicità tagliava al punto giusto, esaltando ogni curva, dalla vita ai fianchi, fino alle cosce, senza essere volgare. Volevo che Luca mi vedesse, che percepisse ogni mia forma con una precisione quasi chirurgica.

Sotto, un tocco di pura provocazione. Infilai un perizoma nero in tulle trasparente. Sottile, quasi invisibile, era una seconda pelle che si posava sulla mia fica, lasciando intravedere i contorni del mio sesso. Era un segreto che avrei portato addosso, un fremito di desiderio costante.

Ai piedi, i tacchi. Non potevo rinunciarci. Scelsi un paio di sandali neri con tacco a spillo, che slanciavano le mie gambe e rendevano la mia andatura ancora più sinuosa, più sensuale. Ogni passo sarebbe stato una provocazione silenziosa.

Infine, il profumo. Non un tocco leggero, ma una nuvola avvolgente, una fragranza dolce e persistente, che prometteva mistero e desiderio. Ogni spruzzo era un incantesimo, un modo per lasciare la mia impronta nell'aria, per farmi sentire ancora prima di essere vista.

Mi guardai nello specchio. Ero perfetta. La mia immagine riflessa mi restituiva una Sonia sfrontata, sicura di sé, con quel tocco di malizia negli occhi che Tommaso non avrebbe mai colto. Ero una dea del piacere, pronta a scendere tra i comuni mortali.

Mi feci attendere, lo feci apposta. Sapevo che Tommaso, Luca e Marco erano lì, nella hall, impazienti. Era parte del gioco, del mio piccolo potere seduttivo. Dopo qualche minuto che sembrò un'eternità, uscii dall'ascensore.

Appena misi piede nella hall, sentii i loro sguardi su di me. I tre si voltarono all'unisono, e un silenzio quasi reverenziale calò per un istante. Gli occhi di Tommaso si spalancarono, un misto di orgoglio e stupore. Marco fece un piccolo fischio, quasi impercettibile. Ma fu lo sguardo di Luca a catturarmi. I suoi occhi si illuminarono, un fuoco che bruciava, e la sua bocca rimase leggermente aperta. Non era solo apprezzamento, era riconoscimento. Era come se vedesse oltre l'abito, percependo la lussuria che mi pulsava dentro.

«Scusate il ritardo, ragazzi!» dissi, con un sorriso innocente, ma sentii la mia voce vibrare leggermente per l'emozione. La loro reazione mi diede un'enorme sferzata di fiducia, e la mia fica si inumidì ancora di più.

La serata al locale fu un susseguirsi di musica, risate e sguardi rubati. Mentre Tommaso parlava e ballava con entusiasmo, io mi muovevo con disinvoltura, consapevole di ogni occhiata che Luca mi lanciava. I nostri occhi si incontravano spesso, un'intesa silenziosa, un linguaggio segreto che solo noi due potevamo capire. Era come se stessimo ballando una danza a parte, invisibile agli occhi innocenti degli altri.

Luca era attento a ogni mio movimento. Quando ballavamo, i suoi sguardi scendevano sulle mie gambe, sul mio miniabito che si alzava leggermente. Sentivo la mia pelle fremere, i capezzoli che si indurivano sotto il tessuto. Era un corteggiamento sottile, fatto di sguardi, di sorrisi che promettevano molto. Sapeva come toccarmi senza sfiorarmi, solo con la sua presenza. La mia fica continuava a essere umida, una risposta costante al suo fascino.

La musica pulsava nel locale, le luci soffuse creavano un'atmosfera perfetta per i nostri giochi. Stavo ballando con Tommaso, ma i miei occhi cercavano quelli di Luca, che si trovava a pochi metri. I nostri sguardi si incrociavano, e in quegli attimi, il mondo intorno a me spariva.

Poi, Tommaso si allontanò per prendere da bere. Era la mia occasione. Luca si avvicinò, quasi senza farsi notare, la sua mano che sfiorava leggermente la mia schiena mentre ballavo, un tocco che mi fece rabbrividire.

«Ti stai divertendo, Sonia?» sussurrò al mio orecchio, la sua voce calda che mi provocava brividi lungo la schiena. Il suo profumo maschile mi inebriava.

«Molto,» risposi, e mi voltai leggermente, i nostri corpi che si sfioravano mentre la musica ci avvolgeva. La mia fica era già in subbuglio, un'umidità traditrice che sentivo sotto il mio abitino.

Fu in quell'istante. Un attimo rubato, nascosto nell'ombra del locale e tra la folla che ballava. Luca si chinò. Le sue labbra si posarono sulle mie, un tocco rapido, un bacio rubato e intenso. Non fu lungo, ma fu bruciante, un lampo di pura lussuria che mi lasciò senza fiato. Sentii la sua lingua sfiorare la mia, una promessa sottintesa che mi fece gemere piano.

Si staccò quasi subito, il suo sorriso malizioso ora ancora più evidente nel buio. «Divertiti, Sonia,» sussurrò, e si allontanò, sparendo nella folla, lasciandomi lì, con le labbra che ancora bruciavano e il cuore che batteva all'impazzata.

Sentii la mia fica inzupparsi ancora di più, un fiume di desiderio che scorreva. Quel bacio, così veloce e inaspettato, era stato mille volte più eccitante di qualsiasi carezza di Tommaso. La mia mente era in fiamme, già a fantasticare su cosa sarebbe potuto succedere se il bacio fosse durato di più, se le sue mani avessero esplorato il mio corpo come in acqua.

Tornai da Tommaso, il mio sorriso impeccabile, la mia maschera di "brava ragazza" perfettamente al suo posto. Ma dentro di me, ero una donna diversa, una donna che aveva appena assaggiato un altro frutto proibito.

L'aria notturna di Rimini mi accarezzava la pelle mentre uscivamo dalla discoteca, un contrasto freddo dopo il calore appiccicoso del locale. Camminavo accanto a Tommaso, le sue mani che sfioravano distrattamente la mia schiena, ma la mia mente era ancora lì, persa nel sapore di Luca, nel bacio che mi aveva rubato tra la folla. Ogni passo verso l'hotel era un'onda che mi riportava a quel momento, al tremore che mi aveva pervaso.

Luca e Marco erano un paio di passi avanti, le loro voci attutite dalla stanchezza della notte. Ma quando siamo arrivati in corridoio, davanti alle nostre camere, i nostri sguardi si sono incrociati. Tommaso e Marco si sono salutati con un'alzata di mano, ma io e Luca... i nostri occhi si sono cercati. Un ammiccamento impercettibile, un sorriso appena accennato che solo io potevo cogliere. Era la nostra promessa silenziosa, il nostro segreto condiviso che mi bruciava dentro. Poi, un rapido «Buonanotte» sussurrato e ognuno nella sua stanza.

Appena ho chiuso la porta alle spalle, mi sono sentita libera. Tommaso si è lasciato cadere sul letto, già mezzo addormentato. Io invece, mi sono diretta in bagno. Ho acceso la luce soffusa, ho guardato la mia immagine nello specchio: il miniabito elasticizzato, con la stoffa quasi incollata alla pelle. L'ho sfilato lentamente, lasciandolo cadere ai miei piedi. Poi è stato il turno del perizoma nero trasparente. L'ho tirato giù con le dita, sentendo il tessuto umido e appiccicoso. Un misto di sudore, sì, ma anche del mio umore vaginale, quel liquido denso e inconfondibile che il bacio di Luca aveva richiamato. Ho annusato la stoffa: un odore acre, di sesso latente, che mi ha fatto venire un brivido. L'ho lasciato cadere, un piccolo mucchietto di tessuto bagnato sulla piastrella fredda. Mi sono passata una mano sulla figa: ancora umida, gonfia, pulsante per il desiderio inappagato. Le labbra gonfie, i capezzoli ancora duri. Non mi sono lavata subito, ho lasciato che l'odore e la sensazione restassero, come un promemoria osceno di quella notte. Ero una troia in calore, e mi piaceva sentirlo.

Il mattino dopo, la luce fioca del sole che filtrava dalle tende mi risvegliò. Tommaso dormiva ancora profondamente. Mi stiracchiai, sentendo ogni muscolo del mio corpo che si distendeva, e con loro, il ricordo del piacere e della trasgressione della notte precedente. Il mio corpo era ancora un po' appiccicoso, e il leggero prurito tra le gambe mi ricordava il perizoma abbandonato in bagno.

Mi alzai, presi un perizoma di pizzo bianco, pulito e falsamente innocente, dal cassetto. Lo indossai, sentendo la seta leggera accarezzarmi la pelle. Sopra, scelsi un top di cotone azzurro cielo e dei pantaloncini di jeans cortissimi, che lasciavano scoperte le gambe abbronzate. Ai piedi, un paio di sandali bassi. Era l'immagine della "brava ragazza" in vacanza, la facciata perfetta per il mondo. Ma sotto, sentivo ancora il pulsare della mia figa, pronta a chiedere di più.

Dopo la colazione, indossai il mio bikini verde acqua, quello che metteva in risalto il mio triangolino pubico scuro, appena visibile sotto il tessuto bagnato. In spiaggia, mi stesi sul lettino, gli occhiali da sole a coprire i miei occhi, ma la mia mente era un turbine di pensieri. Non ero più la Sonia ingenua di qualche giorno prima. Ora ero una che si eccitava in un cesso sporco, una che si lasciava baciare e toccare in mare, una che stringeva patti segreti con uomini rudi.

Luca e Marco arrivarono poco dopo, sistemandosi vicino a noi. Tommaso, come al solito, era nel suo mondo, intento a leggere. Ma io e Luca... tra noi il gioco continuava, sottile e perverso. I suoi sorrisi che mi invitavano, gli ammiccamenti che solo io coglievo, i nostri piedi che si sfioravano sotto la sabbia bollente. Una mano che mi passava la crema solare sulla schiena, le sue dita che si attardavano un attimo di troppo, un lieve pizzico al mio culetto mentre fingeva di aiutarmi ad alzarmi. Ogni piccolo sfioramento, ogni toccatina, faceva fremere la mia pelle, innalzava una tensione silenziosa, una promessa di quello che sarebbe venuto. Niente di più, per ora. Ma era abbastanza per farmi grondare la fica sotto il costume, abbastanza per farmi desiderare il prossimo passo. La giornata in spiaggia continuava, una tortura sotto il sole cocente. Io fingevo di ascoltare le chiacchiere di Tommaso, la voce di Marco che si mescolava a quella di Luca, ma la mia mente era una bolla ribollente di pensieri. Come diavolo avrei fatto a liberarmi per la sera? Sentivo già l'ansia montare, la mia figa pizzicare, in attesa di quella che sapevo sarebbe stata una promessa da mantenere con Mario. E come se mi avesse letto nel pensiero, il mio telefono vibrò. Un fremito mi percorse la schiena, un brivido che non riuscii a controllare. Buttai l'occhio sullo schermo e vidi il nome: Luca meccanico. In quel preciso istante, alzai lo sguardo e incrociai quello di Luca. Era lì, seduto sul lettino accanto, i suoi occhi che mi trafiggevano, aveva colto il mio fremito. Un lampo di imbarazzo mi aveva attraversato, ma si era subito trasformato in una scintilla di eccitazione pura. Mi guardò, un sorriso appena accennato che diceva "ti ho beccata." «Devo chiamare casa, scusate un attimo,» dissi, cercando di essere il più naturale possibile, ma la mia voce mi sembrò un po' troppo acuta. Mi alzai, con la sensazione dei suoi occhi addosso, che mi seguivano mentre mi allontanavo. Tommaso, il solito beato ignorante, non batté ciglio, continuò a parlare di chissà cosa con Marco. E io, con il telefono stretto nella mano, sentii il cuore battere all'impazzata, non solo per Mario, ma per lo sguardo di Luca che mi bruciava la schiena. Aprii il messaggio di Mario e la mia fica diede un sussulto. Mario: 📞 ALLORA PUTTANA, STASERA CI SEI O NO? NON FARMI ASPETTARE. HO LA MINCHIA DURA SOLO A PENSARE A COME TI FARÒ STRISCIARE. 😈 Sonia: ✨ Amore, che fretta! Sai che sono una ragazza di parola. Ma non è così facile come pensi liberarsi. Un attimo di pazienza, per la tua schiavetta... 😉 Mario: 😠 "AMORE"? NON DIRMI "AMORE", ZOCCOLA. ORA SEI MIA. E NON MI PIACE ASPETTARE. SE NON VIENI STASERA, GIURO CHE LA PAGHI DOMANI. TI FARÒ VEDERE IO COS'È LA PAZIENZA, CAGNA. ⛓️ Sonia: 🥵 Uhm, mi piace quando ti arrabbi, orso. Mi fa venire voglia di farti davvero aspettare... ma poi mi sento cattiva. Sto cercando un modo, te lo giuro! La tua cagna è in trappola, per ora. 😈 Mario: 🍆 STRONZA! MI STAI SOLO FACENDO VENIRE PIÙ VOGLIA DI SCOPARTI FORTE FINO A FAR USCIRE GLI OCCHI DALLE ORBITE. SE NON CI SEI, VERRÒ IO A PRENDERTI. CON LE CATTIVE. 💦 Sonia: 💦 Mmmh, le "cattive" mi piacciono. Soprattutto se sei tu a usarle. Ma non vorrai rovinare la sorpresa, vero? Non è più eccitante aspettare un po'? Ti prometto che sarò ancora più bagnata e desiderosa quando mi avrai... La mia figa ti aspetta. 👅 Mario: ⏱️ ULTIMA CHANCE. TI DO UN'ORA. E STAI ATTENTA A QUELLO CHE FAI. HO GLI OCCHI SU DI TE, BITCH. E LA MIA MINCHIA È PRONTA. 🍆 Sonia: 🙏 Ok, ok, capo. Dammi tempo fino all'aperitivo. Poi ti dico come facciamo. Ma tu sii bravo, non farmi piangere... o sì? 😉 Chiusi la chat, il telefono ancora caldo tra le dita. Un misto di paura e un'eccitazione folle mi pervadeva. Sentivo la mia fica grondare, e non era solo per Mario. Lo sguardo di Luca, il bacio rubato, la mia doppia vita... tutto si stava intrecciando in un nodo di piacere e rischio. Avevo appena chiuso la chat con Mario, il telefono ancora caldo in mano, e la testa mi frullava tra l'eccitazione e la fottuta ansia di trovare una scusa. Mi girai per tornare verso il lettino, la mente ancora persa tra le minacce velate di Mario e le mie promesse audaci. E lì, come un'ombra, mi trovai davanti Luca. Era a pochi centimetri da me, con quel suo sorriso ironico che mi leggeva l'anima. I suoi occhi, furbi e penetranti, mi fissavano. «A casa tutto bene?» mi chiese, con una voce bassa che era quasi un sussurro, ma che nascondeva un mondo di domande non dette. Lo guardai. Inutile mentire con lui. Non era Tommaso, il povero Tommaso che non avrebbe capito neanche se gli avessi sventolato le prove sotto il naso. Luca, lui capiva. Sentivo il suo sguardo che mi spogliava, che penetrava oltre la mia facciata. Rimasi in silenzio, gli occhi fissi nei suoi, come ipnotizzata, incapace di rispondere. Sapevo che mi aveva beccata, ma non in un modo che mi mettesse paura. Anzi, era una sensazione eccitante, quella di essere scoperta da uno come lui. Poi, rincarò la dose, con un sorriso ancora più malizioso: «Il tuo amichetto?». La domanda mi colse di sorpresa, ma subito sentii il rossore salirmi al viso. Imbarazzata, certo, ma in un modo che mi faceva anche fremere. Non potevo dirgli di Mario, ovviamente. Ma dovevo dire qualcosa, qualcosa che lo tenesse sul filo del rasoio, che non svelasse troppo ma che lo invogliasse a continuare a indagare. «Il mio... segreto più osceno,» gli risposi, la voce un po' roca, ma con un sorriso che voleva essere enigmatico, ma che in realtà tradiva tutta la mia voglia di essere svelata da lui. Calcai un po' la mano sulla parola "segreto", lasciando che l'aria tra noi si facesse densa di mistero e di promesse implicite. E i miei occhi... beh, i miei occhi gli lanciavano una sfida, una promessa muta di tutto ciò che avremmo potuto scoprire insieme. La tensione tra noi era quasi palpabile, e la mia risposta lo aveva solo infiammato. I suoi occhi si illuminarono di una luce che mi fece fremere. «Mi piaci tantissimo, Sonia,» mi disse, la voce bassa, un sussurro che mi arrivò dritto alla fica. «E non vedo l'ora di fare l'amore con te.» Un brivido mi percorse tutta, dalla testa ai piedi. Le sue parole erano come un unguento caldo che mi si spalmava addosso, e sentivo già la mia figa grondare al solo pensiero. Provai a tirare fuori la mia vocina da "brava ragazza", quella che ogni tanto cercava ancora di farsi sentire, di mettermi un freno. «Anche tu mi piaci, Luca,» sussurrai, la voce un po' rotta, «ma io... io sono fidanzata con Tommaso.» Tentai di allontanarmi, di fare un passo indietro, ma lui fu più veloce. Mi bloccò con un gesto quasi impercettibile, un piccolo movimento del corpo che mi aveva intrappolata. Il suo sguardo era fisso nel mio, intenso, implacabile. «Sarebbe un ulteriore segreto,» disse, con un sorriso malizioso che mi tolse il fiato. «Ma non sarebbe l'unico.» Mi azzittii. Quelle parole mi colpirono nel profondo. Non sarebbe l'unico. Certo che non lo sarebbe stato. Già stringevo un patto perverso con Mario, già portavo il peso di un bacio rubato in discoteca, di un bagno nuda in mare. La mia vita era già un gomitolo di bugie e piaceri proibiti. Che differenza avrebbe fatto uno in più? Anzi, mi eccitava proprio l'idea. Lasciai che il silenzio si prolungasse per un istante, per assaporare appieno il momento, per fargli capire che non ero indifferente. Poi, alzai di nuovo lo sguardo nei suoi occhi, un sorriso sfrontato che mi spuntò sulle labbra. «Dimmi... quanti segreti ci sono nel tuo cassetto, Luca?» gli chiesi, la voce bassa, quasi un invito. E i miei occhi gli lanciavano una sfida, una promessa muta di tutto ciò che avremmo potuto scoprire insieme. I suoi occhi si fissarono nei miei, quel sorriso astuto che gli increspò le labbra. «Che ne dici di una passeggiata? Sai, solo per sgranchirci un po' le gambe,» mi propose, la voce bassa, quasi un invito sussurrato. Esitai un attimo, ma non per paura. Sentivo il mio corpo fremere, la voglia di assecondare quel desiderio che mi stava invadendo. «Ma... e Tommaso?» dissi, fingendo un'ombra di preoccupazione. «Potrebbe insospettirsi.» Luca fece un sorriso ancora più sarcastico, che mi fece sentire una puttana furba e una complice irresistibile. «Lui e Marco sono già al bar a ordinare. Hanno la testa altrove, credimi.» Le sue parole erano una sfida, un'affermazione. Non c'era modo di tirarsi indietro, non ora. Annuii, un piccolo gesto che valeva mille parole. «Va bene,» sussurrai, la mia voce quasi un soffio. Eravamo complici, io e lui, in questo piccolo, segreto tradimento. Ci allontanammo con nonchalance, come se fosse la cosa più normale del mondo. Sentii il calore della sua mano che cercava la mia, un tocco leggero, quasi un suggerimento. E io la lasciai fare, intrecciai le mie dita alle sue, sentendo una scarica elettrica percorrermi il braccio. La sua pelle era calda. Era un contatto proibito, sotto il naso del mio fidanzato, e questo mi rendeva eccitata da morire. Iniziammo a camminare lungo la battigia, le onde che ci accarezzavano i piedi, mentre il sole cominciava a scendere, tingendo il cielo di rosa e arancio. Non parlammo di niente di che, o almeno, non a voce alta. Le nostre parole erano leggere, frivole, sul tempo, sulla gente, sul rumore delle onde. Ma sotto, c'era un dialogo silenzioso, fatto di sguardi, di strette di mano appena più forti, di piccoli sfioramenti di braccia mentre camminavamo troppo vicini. Sotto gli occhiali da sole, sentivo i suoi occhi posarsi sulle mie gambe, sul mio culetto che si muoveva sotto il costume bagnato. E io, con un'innocenza studiata, mi mossi un po' di più, consapevole del suo sguardo. Lasciai che la mia mano stringesse la sua, un po' più forte. A un certo punto, ci trovammo in un tratto di spiaggia meno affollato, dietro una pila di canoe accatastate. Luca rallentò il passo, e mi tirò leggermente verso di sé, come se volesse mostrarmi qualcosa nell'acqua. «Guarda, lì...» mormorò, ma i suoi occhi non erano sul mare. Mentre ero distratta, lui lasciò la mia mano e con una rapidità inaspettata, fece scivolare le dita sulla mia gamba nuda, risalendo lentamente verso l'interno coscia, fino a sfiorare appena l'orlo del mio bikini. Un tocco leggerissimo, ma che fece vibrare ogni fibra del mio corpo. Trattenni il respiro, la mia fica diede un sussulto, sentendo già le prime goccioline di piacere.

Lì, dietro le canoe, il suo tocco caldo sulla mia coscia, il mio respiro corto per l'attesa di quel bacio. Luca si stava chinando, i suoi occhi brillavano di desiderio, le sue labbra quasi sulle mie...

E proprio in quel momento, il mio telefono vibrò. Una scossa, una vera e propria doccia fredda che mi fece sussultare. Sgranai gli occhi, sentendo un misto di frustrazione e un'inquietudine gelida. «Scusa,» mormorai, la voce un filo troppo alta, mentre mi affrettavo a guardare lo schermo. Il nome di copertura di Mario era lì, lampeggiante, come un monito. Il suo messaggio era sbrigativo, diretto, autoritario. Non una domanda, ma un ordine. "DAMMI IL NUMERO DEL VOSTRO BAGNO E RIMANI IN SPIAGGIA CON TOMMASO." La sua voce, anche solo nella chat, mi rimbombava in testa. Digitai la risposta velocissima, il mio cuore che batteva a mille, la paura che mi attanagliava. Alzai lo sguardo su Luca. I suoi occhi erano diventati freddi, il suo sorriso si era spento. La sua espressione era chiaramente contrariata, quasi offesa. «È meglio tornare,» gli dissi, la voce piatta, priva di ogni scintilla. Sentii la sua mano allontanarsi dalla mia, un vuoto improvviso e sgradevole. Camminammo in silenzio verso il nostro ombrellone, l'aria densa di una tensione diversa, fatta di aspettative deluse e di un pericolo imminente. Ogni passo mi portava più vicina al momento in cui avrei dovuto affrontare quello che stava succedendo. Sentivo il suo sguardo arrabbiato su di me, ma non potevo fare altro che andare avanti. E poi, a poche decine di metri dal nostro ombrellone, rimasi di sasso. Il sangue mi si gelò nelle vene, la gola mi si chiuse in un nodo. Lì, seduti accanto a Tommaso, che ridevano e parlavano come se fossero vecchi amici, c'erano Mario ed Enzo. I miei incubi e i miei desideri più perversi, materializzati lì, proprio davanti a me.