Sonia & Tommaso

Capitolo 7 - LA SETE INCONFESSABILE

Sonia
19 hours ago

Indossai un bikini verde acqua, un tono delicato che metteva in risalto la mia pelle abbronzata. Il top a triangolo aveva dei laccetti sottili e lo slip a vita bassa era semplice. Sentire la stoffa del costume direttamente sulla mia figa leggermente umida era già un piccolo, perverso piacere che mi faceva fremere. Ai piedi, calzai sandali bassi in cuoio, perfetti per la sabbia.

"Mmmh, che dormita pazzesca, amore! Credo di non aver mai dormito così bene in vita mia," ripeté Tommaso sorridendomi.

Gli sorrisi di rimando, un sorriso dolce, ma con una punta di malizia che lui non avrebbe mai colto. "Davvero, tesoro? Sono contenta! Anche io ho dormito benissimo, per fortuna," gli dissi, e sentii la bugia scivolarmi via dalle labbra con una facilità disarmante. Non mi sentivo in colpa, solo... eccitata dal segreto che condividevo solo con me stessa.

"Andiamo a fare colazione, ho una fame da lupi!" aggiunsi.

Mentre Tommaso si preparava, parlavamo dei programmi per la giornata. Ogni sua parola sulla "normalità" della nostra vacanza mi faceva ribollire dentro. La sua ingenuità era quasi un'offesa alla mia crescente consapevolezza dei miei desideri.

Scesi alla sala colazioni, l'aria era frizzante. Ci dirigemmo al buffet. Ed è lì che li notai: Marco e Luca. Erano in fila per il caffè, e i loro sguardi si incrociarono subito con i miei. Un sorriso cortese, quasi innocente, mi spuntò sulle labbra.

"Ciao ragazzi!" dissi, con una voce che suonava incredibilmente normale.

Marco sorrise. "Ciao Sonia! Dormito bene?"

"Benissimo, grazie!" risposi, e sentii un brivido di malizia passarmi dentro. Loro non sapevano, nessuno sapeva cosa avevo fatto. E quella sensazione di avere un segreto così osceno mi dava un piacere sottile, quasi perverso.

Con Tommaso parlarono della spiaggia, del tempo, delle solite cose da vacanzieri. Io sorridevo, annuivo, ma la mia mente era altrove. I loro corteggiamenti innocenti, adesso, mi sembravano così... insignificanti. La mia sete era diversa, la mia fame era per giochi più pesanti.

Ci salutammo, promettendoci di vederci in spiaggia. Tommaso sembrava contento dell'incontro, io ero solo impaziente di tornare ai miei pensieri.

Dopo la colazione, io e Tommaso ci dirigemmo verso la spiaggia. Mi stesi sul lettino, lasciando che il calore mi avvolgesse. Tommaso si sistemò accanto a me, prendendo il suo libro. Io chiusi gli occhi, sentendo il bikini verde acqua aderire alla mia pelle. La stoffa, sottile, mi sfiorava la fica, ancora leggermente umida, e quel contatto mi provocava un brivido sottile, quasi impercettibile. Era un segreto che portavo addosso, un piacere solo mio.

Dopo un'oretta, la necessità di andare in bagno si fece sentire. Mi alzai con calma. Lui annuì, immerso nella sua lettura.

Mi diressi verso i bagni della spiaggia. L'odore mi avvolse appena varcai la soglia: un misto pungente di urina vecchia, umidità e disinfettante a buon mercato. Non era un ambiente pulito, tutt'altro. Sulle piastrelle, notai macchie scure. Non provavo disgusto, ma una strana, sottile attrazione. Era il mio ambiente, ormai.

Scelsi una delle cabine. La tazza del water non era impeccabile; la trovai bagnata in alcuni punti, forse tracce di urina. Mi sedetti, sentendo quel freddo umido sulla pelle nuda delle cosce.

Mentre facevo pipì, una leggera ebollizione mi pervase. La mano scese lì, tra le mie gambe. Toccai la mia figa, sentendola ancora bagnata, non solo di urina, ma dei miei stessi umori. Sentii il mio culetto dolere un po', una fitta dolce, un ricordo vivido di ogni penetrazione anale della notte.

Lubrificai il dito con il mio umore caldo e lo infilai nel mio buchetto. Era aperto, così flessibile. Quella sensazione mi mandò in estasi. "Mi hanno inculata," pensai, e quelle parole, anche solo nella mia mente, mi eccitarono in modo incredibile. Ero lì, in quel piccolo cesso sporco, con l'odore di pipì e il mio profumo intimo che si mischiavano, e mi sentivo la donna più sfrontata e desiderosa del mondo.

Non resistetti, presi il telefono dalla mia borsa da mare. Aprii la chat con Mario, dettata solo dalla lussuria. Scrissi: "Ciao porco, come sta il mio magnaccia?" Era così liberatorio, così osceno.

Ma Mario non rispose. E subito, dentro di me, salì un'agitazione sottile, un'ansia che mi strinse lo stomaco. La mia dipendenza da quel tipo di brivido era già così forte.

Tornai al mio lettino, con il cuore che batteva un po' più forte per quella mancata risposta. Mi sdraiai di nuovo accanto a Tommaso, cercando di calmarmi, ma la mia mente era un turbine.

Avevo fatto bene a scrivere quel messaggio a Mario? Forse avrei dovuto aspettare. La paura di averlo allontanato, di aver spezzato quel filo perverso che ci univa, mi stringeva un po' lo stomaco.

Poi, i miei pensieri tornarono al bagno. Io, Sonia, di solito così schizzinosa, e ora... mi ero eccitata in un cesso sporco. Potevo ancora sentire l'odore di urina e il freddo di quella tazza. Quel pensiero, così disgustoso e proibito, mi mandava in un'estasi segreta. Sentii la mia fica pulsare leggermente, ancora umida, in risposta a quei ricordi.

Cosa mi stava succedendo? Io, la ragazza borghese, che si eccitava al pensiero di un bagno sporco, che desiderava essere chiamata "puttana". Era come se una parte di me, fino a quel momento addormentata, fosse esplosa. Mi sentivo cambiata, irrimediabilmente. Non c'era pentimento, solo una curiosità bruciante di capire quanto ancora potessi spingermi oltre.

Persa in questo vortice di pensieri contrastanti, sentì un ronzio leggero nella mia borsa. Il mio cuore fece un balzo. Un messaggio. La paura di essere scoperta, ma anche l'eccitazione di quel rischio, mi fece venire un brivido lungo la schiena.

Afferrai il telefono. Era Mario. Un sorriso sfrontato mi spuntò sulle labbra.

Mario: Ciao puttana, ti è piaciuto ieri, eh? Già in calore? 😈🍆

Il suo tono, volgare e arrogante, mi accendeva. Era il suo modo di riconoscermi.

Io: Ciao porco. Come al solito, sempre fine tu. 😉 Un po' di più di quello che mi dà il tuo amico Tommaso, di sicuro. 🙄

Mario: Ah sì? E allora perché non vieni a prendere una bella dose di vero cazzo? Ti aspetto. 🍆💦

Un'ondata di calore mi travolse. La mia figa cominciò a pulsare, sentii una gocciolina scendere tra le cosce. Ero già bagnata, dannazione!

Io: Uhm, e chi ti dice che ho voglia? Magari mi è bastato quello che mi hai fatto, sai. Sono una signorina io! 😇

Mario: La tua figa dice altro, puttana. Scommetto che stai già grondando. Vuoi che ti venga a prendere, li, ora? Ti faccio succhiare il mio cazzo davanti a tutti. 😈

Un gemito mi sfuggì. Le sue proposte, così oscene, mi facevano salire il sangue alla testa. La mia figa era ormai una sorgente. Con un gesto impercettibile, mi tirai il telo da mare più su. Il pensiero di essere scoperta così bagnata mi eccitava ancora di più.

Io: Che volgare che sei! Non dire sciocchezze, sono in spiaggia! Che figure farei... 😳 Però... la tua proposta mi intriga... quando? E dove? 😉

Mario: Brava cagna. Ci vediamo stasera. Ti mando io un messaggio per l'ora e il posto. Preparati a essere scopata come una vera puttana. Non portare mutandine. 🍆🍑

Un fremito mi percorse. Era fatta.

Ero ancora con il telefono in mano, la figa ormai grondante, quando sentii un "ciao". Sobbalzai. Era Luca, con Marco. Luca aveva quel sorriso malizioso che mi faceva sentire… vista. Tommaso si avvicinò, attirato dalla conversazione. Il suo sorriso aperto era la mia perfetta copertura.

Notai che Luca mi lanciava spesso occhiatine cariche di una curiosità che mi stimolava. Era un altro potenziale gioco.

"Ragazzi, che ne dite di una nuotata?" propose Marco. "Sonia, vieni anche tu?" chiese Luca, i suoi occhi già audaci.

"Certo, perché no?" dissi, con un sorriso che celava il mio ardore. Mi alzai, consapevole del mio corpo e di quella leggera umidità tra le gambe. Ci avviammo tutti e quattro verso l'acqua.

Entrai, sentendo il fresco abbraccio del mare. Tommaso iniziò a schizzare, giocoso, ma io avevo gli occhi puntati su Luca. L'acqua ci arrivava al petto. Luca si avvicinò un po'. "Sonia, l'acqua ti sta proprio bene," mormorò, e i suoi occhi scesero un attimo sui miei capezzoli, che sotto il tessuto bagnato si indurirono.

"Dici?" gli risposi, cercando di mantenere un tono casuale.

Tommaso, ignaro di tutto, si avvicinò, ridacchiando. "Ma lo sapete che Sonia non entra mai in mare? Avete compiuto un miracolo!" disse.

"Sì, tesoro, ma l'acqua è così invitante oggi!" risposi, guardando Tommaso con affetto, mentre in realtà il mio pensiero era: Se solo sapessi, amore mio, cosa mi rende davvero così "invitante"....

Iniziammo a scherzare. In mezzo a quella giocosità, i contatti si fecero più frequenti, quasi "involontari". Un ginocchio di Luca mi toccava leggermente sott'acqua. Ogni sfioramento era una scossa. La mia fica era ormai satura di desiderio.

Luca si avvicinò ancora. "Sai Sonia," sussurrò, con una voce bassa che solo io potevo sentire, "hai un modo di muoverti in acqua... è davvero un peccato che tu sia così 'schizzinosa'." Il suo sguardo scese sulle mie labbra, poi sul mio seno.

Un calore mi invase il viso. Mi sentii un po' imbarazzata, ma quella sensazione si mescolava a un piacere osceno. "Non dire sciocchezze," sussurrai di rimando, lanciandogli un sorriso delicato, ma carico di una malizia sottile, invitante.

Ci dirigemmo verso le docce della spiaggia. Tommaso e Marco si avviarono verso un getto d'acqua. Io scelsi una doccia più defilata.

Mentre l'acqua fredda mi cadeva addosso, sentii Luca avvicinarsi, posizionandosi accanto a me, la sua spalla quasi a sfiorare la mia. Mi guardò, con quel sorriso malizioso ormai fin troppo familiare.

"Ti serve una mano, Sonia?" sussurrò, così piano che solo io potevo sentirlo sopra il rumore dell'acqua. I suoi occhi scesero sul mio corpo bagnato, sui capezzoli che si erano irrigiditi.

Un calore mi invase il viso. Sapevo esattamente a cosa si riferiva. "No, grazie," risposi, cercando di mantenere la voce ferma, ma sentii un leggero tremore. Lui sorrise, un sorriso che era pura intesa, e si allontanò. Ero eccitata, il mio corpo fremeva, e il pensiero di quell'offerta proibita in quel momento e il messaggio di Mario per la sera erano troppo per la mia mente.