ANTONELLA
Capitolo 5 - Sull'autobus
Capitolo 5
Sull'autobus
Il rumore della porta che si chiudeva sulla segretaria sconvolta sembrò durare un'eternità. Rimasi riversa sulla scrivania d'ebano, il respiro ancora affannoso, le cosce tremanti intrise del seme di Monti che colava caldo sul legno pregiato. Le mie dita si aggrapparono al bordo mentre tentavo di sollevarmi, ma il dolore lancinante all'ano mi fece ricadere in avanti con un gemito. Fuori, nel corridoio, sentivo le voci concitate della segretaria e i passi frettolosi del Consiglio - il loro mormorio ovattato sembrava provenire da un altro universo. Monti si aggiustò la cravatta con gesti metodici, la sua calma glaciale in contrasto col mio tremore. "Alzati, sei stata brava" sibilò guardandomi con dolcezza mentre infilava la camicia nei pantaloni. Mi trascinai giù dalla scrivania, le gambe che cedevano - dovevo appoggiarmi alla poltrona in pelle per non crollare. Ti sei meritata la promozione di mio marito. Più tardi firmerò la lettera e la darò alla segretaria per il protocollo e l'inoltro all'ufficio del personale. Poi ti dirà lei la decorrenza e appena andrà in pensione il condirettore di Roma sarà trasferito in quella sede, per ora resterete qualche altro mese qui, cosi potrò ancora beneficiare dei tuoi favori disse sorridendo."Io vado, voi uscite dopo di me e lascia il tuo numero di cellulare a Ilenia la segretaria cosi potrà chiamarti quando sarà tutto fatto." Poi si avvicinò e mi baciò appassionato sulla bocca mentre mio marito, a due passi, guardava. "Grazie Mauro erano due anni che aspettavo questa promozione" "Non ringraziare me, ringrazia tua moglie e il suo bel culo. "Dopo che lui usci finii di vestirmi e uscii insieme a Ettore. "Tu parla con la segretaria," disse" Io intanto torno in ufficio, ci vediamo a casa. "Mi avvicinai alla scrivania della segretaria, nella stanza accanto a quella di Mauro e attesi che finisse di parlare al telefono. "Buongiorno signora" mi disse non appena ebbe terminato. "Il Direttore mi ha detto di prendere il suo numero di cellulare per informarla personalmente quando la promozione di suo marito sarà operativa. "Non pensi a male per quello che ha visto, la promozione di mio marito era gia stata decisa da giorni." dissi un po' imbarazzata." "Si lo so, ma lei le ha dato una spinta. Cosa non faremmo noi mogli per i nostri mariti, per vederli felici e realizzati." disse sospirando. " Sa, anche io l'ho dovuto fare con il responsabile dell'ufficio di mio marito. Per questo la capisco."
“Anche lei si e fatta scopare sulla scrivania?”
“Si, è ho fatto molto di più. Ho dovuto soddisfare anche le voglie della moglie del suo capo che aveva un debole per me. Non che mi sia dispiaciuto, a me piacciono moto anche le belle signore...come lei. Disse con un sorriso invitante.”
“Spero per lei che le sia piaciuto dissi io.” porgendole il numero di cellulare.
Appena e pronta la chiamo, la invito a casa mia per un caffè e le consegnerò la lettera."
"Grazie lei e molto gentile signora... "
"Ilenia, il mio nome è Ilenia.”
"Allora grazie signora Ilenia.”
"Mi chiami solo Ilenia siamo coetanee."
"D'accordo Ilenia, io sono Antonella e se vuole possiamo darci del tu.”
"Ma certo Antonella e... se mi permetti posso dirti una cosa....?"Certo."
"Quando ti ho vista sulla scrivania in quella posizione sono rimasta molto turbata, hai un culo favoloso."
“Ci stai provando?” dissi sorridendo "Comunque, grazie, detto da una donna è un bel complimento. Magari, quando verrò a prendere il caffe da te, mi mostrerai il tuo. Sono sicura che anche tu hai un bel culo sotto quella gonna. "Il citofono interno suonò. Lei trasalì
"E' il Direttore che mi chiama dalla sala del consiglio devo andare. Ti chiamerò domani o dopodomani ciao. Si alzò in fretta e sparì nei corridoi verso la camera del consiglio. Io uscii e mi incamminai verso mio ufficio. Fuori, l'aria autunnale mi colpì il viso come uno schiaffo mentre attraversavo il cortile interno. Ogni passo risuonava nel silenzio tombale del palazzo, le mie scarpe che scricchiolavano sulla ghiaia sembravano amplificate. Il profumo di tabacco di Monti mi perseguitava ancora nelle narici, mescolato all'odore intenso del suo sperma che sentivo ancora colare lentamene lungo le mie cosce interne. Salii le scale di servizio per evitare incontri, le mani che tremavano mentre cercavo le chiavi. Appena entrata, mi chiusi nella toilette minuscola. Allo specchio incrinato, osservai le tracce viola sulle spalle dove Monti mi aveva morsa, il rossore a forma di mano intorno alla gola. Ma erano i segni sulle natiche che mi ipnotizzavano - le impronte della mattina lasciatemi da Ettore, ancora visibili sulla carne gonfia, sovrapposte alle lividure lasciate dalla cintura di Monti. Con un dito, toccai delicatamente lo sfintere ancora pulsante. Un brivido mi percorse la schiena quando sentii l'anello muscolare contrarsi al contatto, dolorante ma incredibilmente vivo. Nell'intimità di quel cubicolo, mentre l'acqua fredda del lavandino mi scorreva tra le cosce per pulire l'ultima traccia dell'incontro, il mio corpo sembrava ricordare ogni dettaglio con una precisione bruciante. Il telefono sul mio tavolo vibrava quando uscii dalla toilette. Il display mostrava "Ettore". "Hai parlato con la segretaria?" sussurrò lui senza preamboli, la voce roca. Sentii il rumore di una porta che si chiudeva nel suo ufficio. "Ha detto che sicuramente la firmerà oggi e domani sarà protocollata poi me la consegnerà lei stessa". Un sospiro carico di sollievo mi raggiunse attraverso la cornetta. "Bene. Allora stasera festeggiamo". Le sue parole erano normali, ma percepii quel sottofondo elettrico che conoscevo bene - la promessa di cosa sarebbe successo dopo cena. Stava già immaginando i dettagli, lo sentivo dal modo in cui tratteneva il respiro. "Ti amo" aggiunse prima di riagganciare. Rimasi immobile ad ascoltare il ronzio della linea morta, il cuore che batteva forte nel mio petto. Sul tavolo, accanto alla tastiera del computer, trovai una busta con il logo dell'agenzia dove lavoravo come illustratrice. Dentro, la mia ultima bozza per un libro per bambini - un coniglietto sorridente che saltellava in un prato fiorito. La dissonanza tra quelle immagini innocenti e il ricordo della scrivania di Monti mi fece ridere a denti stretti, un suono amaro che echeggiò nella stanza vuota. Fuori dalla finestra, il cielo autunnale stava diventando plumbeo. Le prime gocce di pioggia scivolarono lungo i vetri sporchi mentre preparavo la borsa per uscire. Quando mi chinai a raccogliere una penna caduta, un dolore acuto mi attraversò il bacino. Respirai profondamente, lasciando che la sensazione si trasformasse in un brivido caldo che mi percorse la schiena. Era ancora lì, l'eco delle dita di Ettore che mi affondavano nelle costole durante lo sfregio mattutino sulle piastrelle di cucina. Mentre chiudevo l'ufficio, il mio riflesso nella porta vetrata mi fermò: la gonna troppo corta, le calze strappate al ginocchio destro, lo sguardo opaco. Sembravo una versione sbiadita della donna che aveva incrociato Monti poche ore prima. Nella penombra del corridoio, mentre camminavo verso l'uscita, sentii ancora il sapore del suo sperma in bocca. La porta principale cigolò aprendosi sul vento umido che mi sollevò i capelli. La città odorava di asfalto bagnato e foglie marce. La fermata dell'autobus era deserta. Appoggiata alla pensilina, osservai le gocce che allargavano chiazze scure sul mio tailleur. Un camioncino bianco accelerò attraversando una pozzanghera, schizzandomi le gambe di fango fino alla cintura. Il liquido freddo penetrò attraverso le calze di nylon mentre mi ripetevo che sarebbe stato il mio ultimo giorno con quell'indumento. Quando l'autobus arrivò cigolando, salii barcollando sui gradini bagnati. Il conducente evitò il mio sguardo mentre cercavo il biglietto nella borsa. L'autobus era affollato più del solito, a stento riuscii, tra urti e spintoni, ad arrivare alla macchinetta per obliterare il biglietto. Poi rimasi ferma non riuscendo a trovare un appiglio a cui aggrapparmi. Una brusca frenata mi fece balzare in avanti ma, dietro di me, sentii una mano sulla spalla che mi trattenne impedendomi di sbattere contro la vecchietta davanti a me. "Grazie." dissi voltandomi. Dietro un uomo di colore molto più alto di me. "Di niente, signora." rispose in perfetto Italiano. Nella fermata successiva continuò a salire altra gente. Ero l'orario di punta per il rientro dopo una giornata di lavoro e mancavano ancora una decina di fermate prima che arrivassi a casa mia. Pigiata sino all'inverosimile, comincia a sentire una certa pressione dietro di me. Il nero si era completamente appoggiato al mio culo ed ora riuscivo a distinguere nettamente la sua eccitazione premermi sulle natiche. Fui colta da una vampata di calore. il ricordo del cazzo di Mauro che mi dilaniava il culo, la voglia di sesso che mi era rimasta e l'eccitazione per la serata che mi aspettava con mio marito, mi fece fantasticare. Non avevo mai fatto sesso con un uomo di colore e, se le leggende metropolitane sulla dimensione dei loro membri erano vere, pensai che prima o poi avrei dovuto togliermi quella curiosità. Mi accorsi di essere bagnata e che i miei umori cominciavano a colare lungo le cosce visto che non portavo le mutande. Mi era tornata una voglia irrefrenabile di scopare e volevo scoparmi proprio lui, il negro che me lo stava appoggiando sul culo nell'autobus. Lentamente passai una mano dietro tra il mio culo e la sua patta. Cominciai a massaggiarlo e sentivo il suo cazzo indurirsi sempre più. Mi voltai e gli sorrisi per fargli capire che tutto andava bene e continuai il massaggio. Iniziai a spingere lentamente e impercettibilmente il culo indietro roteandolo un po', facendolo andare in visibilio. Poi lui mi sussurrò all'orecchio. "Io scendo alla prossima fermata, ti va di venire a casa mia?" Feci cenno di si e alla fermata successiva scendemmo. Era uno dei quartieri più in della città. . Durante il tragitto ci presentammo e lui mi disse che dopo la morte della moglie in un incidente d'auto, viveva da solo e non aveva figli. Un importante lavoro in una multinazionale. Abitava in una delle villetta a schiera molto ben arredata e moderna. Gli spiegai che stavo tornando a casa dal lavoro e che mio marito mi stava aspettando a casa per cui non avevo molto tempo a disposizione. Lui non perse tempo, appena entrato in casa mi abbraccio, mi baciò sulle labbra come se per lui fosse una liberazione da trauma vissuto per la perdita della moglie poi, senza staccare le nostre bocche, ci spogliammo a vicenda. "Come mai non porti le mutande?" mi chiese. "E' un discorso lungo, poi, magari un giorno, te lo racconto." Mi inginocchiai gli sbottonai i pantaloni e tirai fuori un mostro di almeno 22 cm. Un brivido mi passò lungo la schiena immaginando quell'affare dentro di me. Cominciai a succhiarlo e a stento riuscivo a prendere la cappella in bocca. "Senti.” mi disse, “Non ho profilattici. Per non rischiare, di va di farlo dietro?" Non ci pensai due volte, rischiare con un nero di restare incinta sarebbe stato il colmo. "Si," dissi io meglio non rischiare, Mettimelo nel culo, ma fai piano o mi spacchi tutta." "Lo hai gia fatto dietro?" disse lui titubante per paura che sentissi dolore. "Si, l'ho gia fatto ma con quell'affare che ti ritrovi sono sicura che mi farà male per cui fai molto piano e se ti dico di fermarti fallo. "Prese un gel dal comodino, si spalmò il cazzo poi ne mise un po' su un dito e cominciò a infilarmelo dentro roteandolo per inumidire le pareti. Io iniziai a fremere ero cosi eccitata che lo volevo subito dentro...tutto. "Mettilo dentro, ora, ne ho voglia ."Mi tenne stratta dai fianchi e iniziò a premere sul mio punto rosa. Lentamente la cappella si fece spazio e iniziò a penetrare. Andava avanti e indietro ed ad ogni spinta entrava qualche centimetro in più. Una immagine irresistibile per la mia eccitazione sempre più pressante. Iniziai a masturbarmi, il clitoride era rigido e sensibile ad ogni mia carezza. Ero sempre più fradicia di umori che colavano lungo le mie cosce. Poi finalmente con un ultima spinta sentii i suoi coglioni sbattermi sulle natiche. Era tutto dentro. Per me una vittoria. "Ora fai veloce, fammi godere. Lo sento tutto dentro, mi stai spaccando ma mi piace. Siii... spingi più veloce fino in fondo,, si così, fammi venire." accelerai la mia masturbazione e ormai ero sul punto di venire e gli dissi " Si amore e favoloso, sborra insieme a me voglio sentire il tuo sperma inondarmi il culo. Iniziai a urlare "Sborra, sborra nel mio culo" e lui iniziò a spingere forte mentre io stavo esplodendo in un orgasmo devastante. Mi sentii riempire tutta dentro. Rimase fermo dentro di me per un po' poi lentamente uscì. Mi alzai e vedemmo che il suo cazzo era sporco di sangue. Mi fece piegare per controllarmi meglio. Era una piccola ferita di un vaso sanguigno niente di preoccupante, mi curò e mi ripulì poi disse "Per un po' ti consiglierei di non usalo ,potrebbe riaprirsi la ferita e bruciarti. "Io pensai a mio marito e a quello che mi sarebbe aspettato fra qualche ora a casa e sorrisi. "Seguirò il tuo consiglio dissi, ora devo andare si è fatto tardi ." Lui si alzo mi diede il suo bigliettino da visita e mi disse " Se hai voglia di rivedermi chiamami. Sei una donna sposata non voglio importunarti io o crearti problemi. ”Presi il bigliettino, lo baciai e andai via dicendogli "Ti chiamerò.
"Feci il resto della strada a piedi, avevo il culo dolorante ma ero felice. Ero stata con due uomini diversi lo stesso giorno, avevo goduto tanto ed ora mi toccava soddisfare mio marito, ma non ne ero dispiaciuta anzi, non vedevo l'ora di farlo anche con lui.
Arrivai a casa verso le sette e mezzo. Entrai in salotto e trovai Ettore sul divano col solito bicchiere di whisky mentre fumava un sigaro.
"Ti sei divertita oggi?" mi disse guardandomi negli occhi.
"Si, mio amore molto."
"Sei tutta sporca cosa ti è successo?"
"Un camioncino mi ha schizzata di fango mentre aspettavo l'autobus.""Levati subito quei vestiti sporchi." mi disse.Mi spogliai completamente davanti a lui."Anche le calze" aggiunse.Mentre le toglievo lui disse "Ti ho preparato un regalo per festeggiare la mia promozione."Si alzò e mi regalò un collare di pelle nero con una targhetta d'argento incisa con la scritta "Troia di Ettore"."Come è bello." gli dissi."Me lo metti subito?"Mi mise il collare al collo e mi disse "Ti sta bene."Mi portò davanti allo specchio di casa a farmi vedere come stavo bene con quel collare al collo."Sei proprio la mia troia.""Si mio amore sono la tua troia e la tua schiava"Mi prese per mano e mi portò in camera da letto."Stanotte ti faccio vedere quanto ti amo." aggiunse poi mi buttò sul letto iniziando a leccarmi la figa con una passione che non aveva mai avuto prima. Mentre mi leccava mi disse "Dopo che ti ho leccata bene tutta voglio che tu mi succhi il cazzo."Io lo guardai e gli dissi "Si mio padrone tutto quello che vuoi."Mentre mi leccava pensavo che questa era la mia vita e mi piaceva così tanto essere la troia di mio marito e di tutti quelli che lui voleva che mi scopassi.Ettore mi girò sul letto e mi mise a pecora. "Ora ti lecco il buco del culo." mi disse mentre mi apriva le chiappe con le mani. Cominciò a leccarmi il buco del culo con una passione incredibile. Io gemevo come una pazza. Poi mi disse "Adesso girati voglio che mi succhi il cazzo." Mi girai e lui mi mise il cazzo in bocca. Io lo succhiai con tutta la passione che avevo. Mi sentivo la sua mano sulla testa che mi spingeva giù mentre io cercavo di prendere tutto il suo cazzo in bocca. Poi lui tirò fuori il cazzo dalla mia bocca e mi disse "Ora rigirati, voglio scoparti il culo." Io gli dissi "Si mio amore scopami il culo." Ettore prese un tubetto di gel dal comodino e me lo spalmò sul buco del culo. Poi si mise dietro di me e cominciò a penetrarmi lentamente. Io sentivo il suo cazzo scivolare dentro di me mentre lui mi teneva stretta per i fianchi. "Sei larga tantissimo oggi." mi disse. Io gli risposi "E' perché oggi oltre che da Mauro, sono stata scopata nel culo da un negro." Lui si fermò di colpo. "Cosa?" disse. "Si" risposi "mi sono fatta scopare da un negro conosciuto sull'autobus." Lui ricominciò a scoparmi più forte. "Raccontami tutto." disse. Io cominciai a raccontargli tutto mentre lui mi scopava il culo. Gli dissi del negro che mi aveva salvata dalla caduta nell'autobus, di come l'avevo toccato sull'autobus e di come poi ero andata a casa sua. Gli raccontai del suo cazzo enorme e di come mi aveva scopato il culo fino a farmi sanguinare. Ettore mi scopava sempre più forte mentre io raccontavo. Poi mi disse "Sei proprio una troia." Io gli risposi "Si sono la tua troia." lui aggiunse "Sto per sborrare.”
"Si sborrami nel culo mio amore." Ettore cominciò a spingere forte e io sentii il suo sperma caldo riempirmi dentro. Rimase fermo dentro di me per un po' poi lentamente uscì. Io mi girai e lo guardai negli occhi felice.
"Dopo che la promozione sarà operativa allontaneremo Mauro da noi, non mi piacciono i suoi modi bruschi con te e poi mi mette a disagio quando mi guarda in ufficio. Troveremo un altro con cui divertirsi.
Io gli sorrisi e gli dissi "Si mio amore come vuoi tu. Possiamo coinvolgere Luis il mio nero di oggi"
Ettore sorrise quando gli dissi il nome di Luis. "Quindi questo negro si chiama Luis?" chiese mentre si alzava dal letto.
"Sì" risposi, guardandolo mentre si avvicinava alla finestra.
"E hai detto che lavora in una multinazionale?" aggiunse, aprendo leggermente la tenda per guardare fuori nella notte. Gli raccontai dei dettagli che Luis mi aveva confidato mentre camminavamo verso casa sua: il lavoro da dirigente, la villa nel quartiere chic, la solitudine dopo la morte della moglie. Ettore annuì pensieroso, il riflesso della luna che gli illuminava il profilo tagliente. "Potrebbe essere utile" mormorò, voltandosi verso di me. "Qualcuno con le sue conoscenze... e con certi gusti particolari." Avvertii un brivido lungo la schiena quando il suo sguardo scivolò sul collare di pelle che ancora stringeva il mio collo. Mi avvicinai a lui, sentendo ancora il suo sperma colarmi lungo le cosce. "Ti piacerebbe vedermi con lui?" sussurrai, sfiorandogli il petto con un dito. Mi afferrò il polso con forza improvvisa. "Più di quanto tu possa immaginare" ringhiò, la voce improvvisamente roca. "Ma ora ora vai a lavarti, sei tutta sporca . Quando accesi la luce, nello specchio vidi il mio riflesso segnato: le labbra gonfie, i fianchi arrossati, e tra le natiche, una sottile striscia rossastra che mescolava il sangue di Luis allo sperma di Ettore. Entrai nella doccia mentre lui preparava un asciugamano. Il primo getto ancora freddo mi colpì la pelle , facendomi trattenere il fiato. Mi pulii lentamente, sentendo ancora il dolore pulsante dello sfintere ferito. Quando uscii, tremante, Ettore mi aspettava con l'asciugamano. Mi avvolse con cura insolita, asciugandomi i capelli bagnati. Poi la sua mano si fermò sulla mia nuca, proprio sotto il collare. Ora andiamo a letto domani spero potremo festeggiare la promozione
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