Una coppia felice

Capitolo 1 - Un nuovo corso

metzenbaum
a month ago

CAPITOLO 1

un nuovo corso

a pace fatta, dopo esserci abbracciati, spiegati, baciati, accusati, abbracciati di nuovo e infine perdonato eravamo finiti a letto, insieme, nudi, ma senza… senza lasciarci andare.

per quello ci sarebbe voluto ancora un po’, era normale che fosse così.

“siamo sempre stati una bella coppia, ricordi?” mi disse, “ce lo dicevano tutti, anche quando tu facevi finta di niente!”

c’era qualcosa di accusatorio in quelle sue parole, ed io sapevo bene che cosa voleva dire ma ovviamente sapevo anche che era meglio non tirare fuori certi discorsi.

Cristina era ancora una presenza ingombrante tra noi anche se erano passati quasi venticinque anni!!!

che spettacolo Cristina, ricordava un po’ Stella… molto più giovane, ovviamente…

chissà che fine avrà fatto… chissà se vede ancora Simone… chissà se si sono sposati, se hanno avuto figli, chissà se fa ancora quei bocchini…

“a cosa pensi?” mi chiese improvvisamente.

“mh?” mugugnai sovrappensiero, “...no, no, stavo solo… riflettendo…”

sospirò e si avvicinò ancora di più, e con la mano che aveva sul mio petto scese sulla pancia irradiando di calore.

“pensi a lei?” mi chiese.

sorrisi.

“no… penso a lui…” sussurrai, “a lui e a te…”

sospirò anche lei.

“amore… è stato… così, sul momento… e poi io non… ero proprio… io…” provò a dire ma la bloccai.

“quello l’ho capito…” le risposi, non volevo proprio ricordare i dettagli, “e ne abbiamo già parlato, ok?”

annuì.

“sto pensando… a quello che gli ho fatto…” continuai, “forse non avrei dovuto…”

“vi siete parlati dopo, no?” sussurrò, “ti ha già detto che va tutto bene, vero?”

mi venne da ridere.

setto nasale probabilmente rotto, due incisivi inferiori saltati (a quelli ci avrei pensato io, comunque), tre punti di sutura al labbro superiore e varie ecchimosi ed escoriazioni da caduta: hai voglia a dire che va tutto benissimo…

e io con un polso dolorante per la distorsione, mai stato capace a dare pugni, neanche da ragazzo quando in palestra si usava il sacco!

“comunque… si è preso la colpa, giusto?” continuò, “ha detto che ha esagerato e che se l’è meritato…”

“non è quello il punto, Gioia” le risposi, “la domanda è ‘se lo meritava davvero’? in fondo… che cosa ha fatto di così sbagliato?” continuai, “stavamo… giocando, giusto?”

“no, non stavamo più giocando” rispose secca, “non erano quelli i patti e tu lo sai! e lo sapeva anche lui, anzi, lo sapevano anche loro! tutti e due, cazzo!”

“perché secondo te se ne sono andati senza neanche salutarci?” continuò, “te lo dico io? si vergognavano di farsi vedere!”

“te lo hanno detto loro, non me lo sono inventata che mi hanno fatto bere di proposito, e anche te, e poi hanno… esagerato, tutti e due, lo sai bene anche tu, e hanno avuto quello che si meritavano!”

wow…

“qualsiasi… uomo avrebbe reagito come te in quella situazione…” continuò, ma con toni meno accesi rispetto ad un istante prima, “non doveva farlo, lui, e lei non doveva permetterglielo! l’ha fatto e ne ha subito le conseguenze, sono fatti suoi! per conto mio, è finita così come doveva finire!”

era una cosa… sottilissima quella che mi stava dicendo, potevamo fare sesso con estranei alla coppia ma non in luogo pubblico e non davanti ai nostri rispettivi partner: il resto… caccia libera!

“e io?” le chiesi, “e io che… che parte avevo in questo gioco?”

sospirò ancora.

“la stessa che avevo io…” mugugnò, “siamo diventati i loro… giocattoli, i loro burattini, e non ce ne siamo neanche accorti, ci hanno fatto vedere qualcosa che non esiste, e ci siamo… caduti dentro”

avrei avuto qualcosa in proposito da dire, ma tenni la bocca chiusa.

“io… io sono quella che ha più colpe di tutti, quello lo so da sola” continuò, “se non cominciavo quella cosa… quella cosa che ho fatto… con quella… schifosa idea di diventare chissà che cosa…” sospirò di nuovo, “adesso non ci troveremmo in questo cavolo di casino…”

escort non lo voleva pronunciare.

“Enrico avrebbe ancora i suoi denti…” sussurrai per sdrammatizzare e strappandole una risatina, “e io non avrei il polso che mi fa male!”

“...e Stella continuerebbe a fare la mignotta qui in hotel…” sussurrò lei strappandola a me stavolta la risatina.

no, Stella non era e non è mai stata una ‘mignotta’, Stella è vittima di sé stessa e delle sue passioni, per me Stella è un cartello di avvertimento che dice ‘occhio a non esagerare o diventi così’...

“...e noi… e noi che cosa continueremo a fare?” le chiesi.

“non lo so…” sussurrò.

scese il silenzio, si sentivano solo i nostri respiri e il vociare della gente che veniva da fuori, in quel posto… maledetto non si poteva dormire in pace!

“io… io lo so che non… non vuoi parlarne” ricominciò, “ma… io voglio sapere… cosa… come vuoi fare… quando torneremo a casa…”

tanto lo sapevo che la dovevamo affrontare quella cosa, presto o tardi, non si poteva lasciar cadere così e fare finta di nulla.

ormai era una vera dipendenza la sua, in pochi mesi aveva vissuto tutte le emozioni “mancate” degli ultimi vent’anni e quel ‘baco’ che aveva dentro ormai non lo poteva più fermare, si sarebbe fermato da solo quando lo avrebbe voluto lei, e questo sarebbe accaduto solo una volta placata la sua sete di vita e di trasgressione.

già, proprio la trasgressione: quel desiderio irrefrenabile di sovvertire le regole, cambiare le carte in tavola, stravolgere i preconcetti e mandare affanculo la morale!

cancellare tutto quello che c’era stato prima, brava mamma, brava moglie, donna irreprensibile e di sani principi e di virtù cristiana. via tutto, e ricominciare a vivere.  

“Gioia, quello… dipende da te” le risposi, “io… che vuoi che ti dica? io… io mi adeguo, penso che questo ormai sia chiaro, no?”

sbuffò, non le bastava questo.

“tu non devi adeguarti e accettare e basta, questo non lo posso permettere” disse, “ti ho sempre chiesto se eri d’accordo con me e… e mi hai sempre detto di sì, per quello sono andata avanti”

“e… se non lo fossi?” le buttai lì, ma non rispose.

ma era meglio non insistere.

“io voglio continuare a giocare” mugugnò, “ormai… lo sai che… non ne posso più fare a meno!”

verissimo, ma anche io ormai avevo sviluppato una certa dipendenza, non così avanti come era lei ma poco ci mancava.

“però senza… loro che ci guidavano… non saprei che cosa fare…” disse, “serve un po’ di esperienza e noi non ne abbiamo tanta…”

“comunque” ripresi, “tu mi hai chiesto che cosa faremo una volta rientrati a casa, giusto?”

“sì…”

“penso che faremo come prima, magari aspettando la serata giusta per… per giocare” le dissi, “...e comunque… visto che hai chiesto il mio parere posso dartelo…” aggiunsi, lanciandole l’esca.

“sì, lo voglio il tuo parere!” rispose pronta, stava aspettando solo il via!

“penso che… se vuoi continuare a giocare a quel gioco… lo puoi fare anche senza di loro, e anche senza tornare in quel posto…” le dissi, “il club, intendo dire…”

ascoltava soltanto, non commentava.

“ormai… ormai sai che ci sono locali e altri posti dove si può fare, posti puliti, con gente seria e… pulita” continuai, “quello che non voglio trovarmi a fare è qualcosa di… squallido, quando non sai chi hai davanti… e ”

“neanche nei locali o nei club più belli sai chi hai davanti” mugugnò, “abbiamo avuto la nostra bella esperienza, no?”

“già…” dovetti ammettere, “però non ti voglio dare in pasto al primo che incontro in un parco pieno di tossici!” sbottai.

“no?” mugolò maliziosa, “e perché no?”

“perché? perché ricordati che puoi anche andare con altri uomini, ma resti mia…”

si strinse ancora più forte a me e sussurrò “tu non sai come mi fa stare bene sentirtelo dire…”

“e tu?” mi chiese ancora, “tu… tu sei d’accordo?”

sbuffai, a lungo.

“lo sai che ormai ho cambiato idea” le dissi, “non sono più quello di… qualche settimana fa, ormai ci ho fatto l’abitudine…”

“e… ti piace?” mi incalzò.

“eh, devo ammettere che ha i suoi lati piacevoli…” le confessai, “anche se a volte… lo detesto!”

“lo detesti perché ti scopano la moglie?” mi chiese ridacchiando, giocando con il fuoco.

“eh, credo che sia normale, non trovi?” le risposi.

“però tu… tu fai lo stesso con quell’altra… è uno scambio alla pari!” buttò lì, “come si dice, win-win?”

‘win-win un cazzo…’

“la puoi vedere anche così, se vuoi” replicai, “ma ad esempio a te non da fastidio che tuo marito si scopa un’altra?”

“no…” rispose sensuale, “anzi, lo trovo… eccitante, se sto facendo la stessa cosa anch’io!”

ormai era fuori controllo, per soddisfare le sue brame era disposta a cedermi a qualcuna.

sorrisi.

“sai cosa non voglio fare a tutti i costi?” mi disse ancora, “i paragoni…”

“sarebbe poco elegante, è vero…”

“non mi interessa se non mi vuoi raccontare com’è andata o se vuoi darmi i particolari” continuò, “l’importante è che non mi dici che lei fa questo e io non lo faccio, o che fa qualcosa meglio di quello che faccio io con te, quello mi farebbe incazzare!”

“forse a questo punto è meglio non parlarne affatto, che ne dici?”

“già, forse è meglio…” ammise, “anche se tu con… con lei mi hai fatto dei paragoni…”

non le risposi, c’erano di mezzo molte altre implicazioni e non era il momento giusto, quello.

restammo qualche minuto in silenzio, poi… poi decisi di dirglielo.

“e comunque… Stella mi ha detto che in questo hotel scambiano, se sei interessata…” sussurrai.

“sì, lo so…” rispose, “ho visto che ci sono coppie che si guardano in giro e che provano qualche approccio…”

“non credo che quei due l’abbiamo scelto per la simpatia del personale…” ridacchiai, davvero pessima.

dovetti farmi forza, ma poi glielo dissi.

“vuoi… che ci buttiamo nella mischia?” le chiesi.

Gioia era appoggiata sul mio petto, ma nel sentire la mia proposta si tirò su e si mise in ginocchio sul letto, con le sue belle tette che penzolavano.

“dici… dici davvero?” mi chiese, al limite dell’esaltazione.

avevo dei dubbi sulla sua tenuta mentale, era davvero diventata schiava del sesso “condiviso”!

ma per tenerla… e per soddisfarla… ero disposto anche ad accettare questa sua nuova versione, una Gioia 2.0 che non era poi così male…

“facciamo così” le proposi, “la prima volta la coppia la scegli tu, la prossima scelgo io…”

la sua espressione era come quella di una bambina alla quale viene detto che domani si va a Disneyland e il giorno dopo… ancora!

“s-sicuro?” mi chiese, esitante, “non è che dopo… spacchi il muso anche a quell’altro?”

“se non mi fate assistere alle vostre cose, no” le dissi, “come io non vi farò assistere alle mie, tutto qui…”

parlammo ancora, ridendo, di assistere e guardare, e ovviamente (come potevo dubitare del contrario) Gioia mi confessò che le sarebbe piaciuto assistere al sesso tra me e Stella.

“no” le risposi, “è escluso, non… non ci sarei riuscito!”

“mmm…” mugolò, “io… io sì…”

si stava aprendo un altro mondo la la fermai, bruscamente, mi bastava (e avanzava) quello che avevo già!

“ok, scusa…” sghignazzò, mi posò un bacio sulle labbra e poi tornò a mettersi su di me, con un sospiro.

era l’una e mezza del mattino, dovevamo dormire un po’, anche perché la notte precedente, quando loro se n’erano già andati, era stata abbastanza convulsa: infatti era arrivato l’ultimo colpo di coda di quel pezzo di stronza di Stella, una donna nel pieno della frustrazione, che per tentare di mandare in vacca il rapporto tra me e Gioia, che a quel punto delle nostre vite sembrava un vaso rotto incollato con il Vinavil, aveva mandato ad entrambi le foto di quella notte incriminata.

Gioia era diventata una furia, aveva cancellato tutto rimuovendo foto, chat e altri documenti scambiati con lei bloccando definitivamente il suo contatto e anche quello di Enrico obbligandomi a fare altrettanto, ma l’avevo fermata.

“no, Gioia, non è giusto” le avevo detto lasciandola interdetta.

“dobbiamo… vederle” le avevo detto ancora, cercando di calmarla, “se non lo facciamo ci porteremo a vita il dubbio, lo sai anche tu, e prima o poi salterà fuori!”

aveva detto no, ma dopo tante insistenze mi aveva concesso di guardarle ma lei non ne voleva sapere, e infatti si era rifugiata sul terrazzino per non vedere né sentire, perché c’era anche un filmato.

erano una ventina, alcune sfocate e alcune praticamente duplicati di quella che mi aveva mostrato in anteprima Stella giorni prima sul suo telefono, nel mio studio, ma proseguendo… c’erano quelle davvero incriminate.

ce n’era una presa da dietro, Gioia con le cosce aperte e la figa spalancata, con uno dei ragazzi che la sditalinava e in quella successiva che le passava il cazzo da sotto a sopra, si vedeva bene perché le foto erano state scattate ad intervallo ravvicinatissimo uno dall’altra, quasi fosse uno slow motion.

e poi ne arrivò una, del tutto… esplicativa, la cappella del ragazzo era tra le grandi labbra, immersa nella vagina di Gioia quasi per intero: ma… potevamo parlare di penetrazione? sì, forse sì.

e tra le foto era quella più esplicita, poi c’erano quelle altre in cui gioia spompinava (e non solo in punta di cappella, ce l’aveva in gola…) e infine il video, di ventiquattro secondi.

inspirai profondamente quando partì, era preso dal davanti quando Gioia appunto spompinava, poi passava dietro, sul suo culone aperto e… con il cazzo dell’altro ragazzo ben piantato dentro la figa.

non c’erano più dubbi, ormai… non a quel punto.

il video proseguiva, tornava davanti facendomi vedere Gioia che leccava la cappella al primo ragazzo e si vide bene che le sue spalle si muovevano, avanti e indietro, perché veniva sbattuta.

avevo lo stomaco stretto in una morsa, ora era tutto chiaro: altro che ‘una donna se lo sente se viene penetrata’...

il video tornò sul suo posteriore e vidi che ormai il ragazzo aveva le sue cosce contro le chiappe di Gioia, praticamente le era dentro fino alle palle, poi tutto si confuse e sentii delle voci concitate e tutto si bloccò.

ero… provato, ma non come immaginavo.

ormai ne avevo passate a sufficienza per scandalizzarmi o incazzarmi o chissà cos’altro, l’unica cosa che mi lasciava ancora “incattivito” era una domanda, molto semplice: Gioia sapeva o era inconsapevole? questo suo rifiuto nel vedere le sua… prestazione, era dovuto alla paura perché era conscia di quel che aveva fatto o ne era sinceramente all’oscuro, e preferiva andare avanti senza saperlo e provare a dimenticarlo?

non volevo metterla in difficoltà, e decisi che… avrei mentito, per il bene nostro e suo in particolare.

copiai foto e video in una cartella nascosta e poi le feci sparire dai messaggi, ma a differenza di Gioia non bloccai i contatti né di Stella né di Enrico e poi ero andato da lei.

era sul terrazzino a guardare verso il mare affacciata alla balaustra, completamente nuda a parte una camicia da notte aperta sul davanti, completamente trasparente e svolazzante nella brezza della notte, con le persone che passeggiavano (la maggior parte ubriachi, comunque) ad una decina di metri sotto di noi, risultando quindi visibilissima.

ma non gliene importava più molto delle apparenze, non dopo lo show della sera prima quando eravamo rientrati in hotel in condizioni pietose, una coppia furiosa nei confronti dell’altra: uno che si teneva il naso con la camicia imbrattata di sangue e l’altro che si teneva il polso dolorante e anche lui sporco di sangue, una donna (Stella) che inveiva contro quest’ultimo per aver picchiato il marito per aver fatto il coglione e aver rovinato tutto, e la stessa Gioia che invece rideva mezza sbronza e allegrotta, con le sue mutandine in mano con il qui presente coglione che a fatica la faceva camminare senza doverle far strisciare i piedi.

quella era stata l’entrata che avevamo fatto il giorno stesso dell’arrivo in hotel, gran bella figura davvero… gran bella carta d’identità!

la donna alla reception voleva chiamare la Gendarmeria ma sia io che Enrico avevamo provato a convincerla a non farlo assicurando che era stato solo un… un incidente, ma la donna non ne aveva voluto sapere e per mettere a posto le cose Enrico aveva deciso di andarsene insieme a Stella il mattino successivo, furibonda, che invece prentendeva che fossimo Gioia ed io a levare le tende salvo poi zittirsi quando Enrico aveva alzato la voce.

anche per quello ci aveva mandato le foto, solo per vendetta, e per ripicca… ma le era andata male.

e chissà quanto altro aveva ancora in serbo per noi, dovevamo solo aspettare, vigili, e non farci trovare impreparati.

le ero arrivato da dietro e l’avevo abbracciata baciandole il collo, poi l’avevo stretta a me sentendo che aveva la pelle gelata.

“dai, entra adesso…” le sussurrai nell’orecchio, ma scosse la testa.

“dai… non ti dico niente se non vuoi…” le dissi ancora, e per cercare di convincerla inventai.

“e comunque quella stronza deve impegnarsi un po’ di più se vuole impensierirci…” le dissi, “le ho viste e… ‘tutto qui?’ ho pensato, poi le ho cancellate”

sembrò confortata, e si girò verso di me.

“d-davvero?” mi chiese.

la risposta era ‘no, no di certo, ti ho visto mentre ti facevi sbattere’ ma le sorrisi.

“sì, te lo giuro” le dissi, “niente di particolare, davvero…”

mi guardò negli occhi e poi mi abbracciò, forte.

“non è stata colpa tua, lo sai…” le sussurrai, “eri drogata, non potevi… opporti…”

“non è che non potevo… non… non volevo!” rispose, estremamente sincera, “più lo… facevano e più io lo volevo fare! volevo continuare!”

ero riuscito a riportarla dentro e a farla rimettere a letto, aveva dormito e il mattino successivo era finalmente di buon umore anche perché gli altri due se n’erano già andati.

ed era stata una bella giornata, un po’ di diffidenza era rimasta ma tutto sommato ci eravamo divertiti e rilassati tra piscine e passeggiate sul mare e alla sera ci eravamo concessi una passeggiata romantica, quando ci avevano detto che eravamo una coppia bellissima.

ma il gradino superiore doveva essere il divenire “una coppia felice”, e non solo bella o moderna.

ci dovevamo lavorare.

e quelli erano i ricordi delle prime due giornate, caotiche e convulse, e arrivarono le due quando la sentii finalmente addormentata, allora scivolai fuori dal letto e in preda ad un’attrazione morbosa guardai ancora il video.

e con più lo guardavo con più mi incazzavo, ma al tempo stesso ne ero attratto, masochisticamente.

vedevo mia moglie penetrata da uno sconosciuto e poche ore prima l’avevo vista penetrata dal vivo.

ma che mi stava succedendo? era una deriva cuckold la mia? scacciai quel pensiero e tornai a letto e anche se a fatica mi addormentai, svegliato il mattino successivo da Gioia che ridendo mi dava i pizzicotti perché per fortuna era di buonumore.

nella sala delle colazioni incrociammo gli sguardi con un paio di coppie che potevano tranquillamente essere scambisti, la prima di mezza età, diciamo sette o otto anni più di noi, mentre la seconda era molto, ma molto più giovane, sicuramente non superavano i cinquanta in due!

ma come fai a quell’età… anche solo a pensare di scambiare?

“che ne dici?” mi chiese notando che ci stavano guardando, “ci… ci proviamo?”

“come preferisci…” le risposi.

“e… con quali?” mi chiese, “quelli giovani?”

sorrisi.

“ti piace la carne fresca, eh?” sussurrai strappandole una risatina.

consumammo la nostra colazione estremamente salutista (...) e purtroppo per noi i due ragazzi si alzarono prima di noi e se ne andarono senza nemmeno salutarci facendoci dubitare della nostra intuizione, e a noi non restò altro da fare che iniziare una giornata da vacanzieri.

dopo due passi nel borgo per fare foto e acquistare qualche cianfrusaglia andammo in spiaggia, noleggiammo due lettini con l’ombrellone (pieno di buchi!) e ci piazzammo in disparte, lontani dagli schiamazzi dei più giovani, e appena sistemate le nostre cose Gioia si mise in topless e si distese a crogiolarsi al sole.

restai un po’ con lei a leggerle le email che mi arrivavano dallo studio, con pazienti che pretendevano appuntamenti in pieno agosto, ma il caldo era talmente elevato che le proposi di andare a fare il bagno.

“no…” mugolò, “sto bene qui…”

allora ci andai da solo, l’acqua era fantastica a livelli di Sardegna e così limpida che anche facendo delle piccolissime immersioni fino a quattro o cinque metri guardando verso l’alto si vedeva tutto con una nitidezza incredibile, ma non ero allenato a sufficienza (il brevetto sub l’avevo fatto scadere e per mancanza di tempo non l’avevo più rinnovato) e allora dovetti tornare all’asciutto, e quando feci qualche passo in spiaggia… vidi che Gioia aveva compagnia.

non li misi a fuoco subito, erano un uomo e una donna, ma quando mi avvicinai scoprii che erano i due ragazzi, quelli delle colazioni.

“amore” mi disse subito Gioia quando fui abbastanza vicino, tra l’altro si era coperta il seno, “loro sono Lucia e Roberto, li abbiamo visti prima a colazione…”

“sì, certo, ciao, io sono Mauro…” risposi presentandomi dopo lo scambio di strette di mano, e sedendomi sullo stesso lettino di Gioia li invitai ad accomodarsi sull’altro, cosa che ovviamente fecero.

erano italiani e venivano dalla provincia di Verona ma erano originari del Salento, Lucia era una ragazza biondina con gli occhi azzurri (tipici tratti somatici che i Normanni hanno lasciato laggiù dopo secoli di dominazione), non proprio… bellissima ma con dei tratti interessanti, leggermente sovrappeso ma con tutte le cose al suo posto e giudicai che poteva avere ventitré o ventiquattro anni, Roberto tre o quattro di più, anche lui sovrappeso ma nei limiti del decente per la sua età, e invece scoprimmo che ne avevano ventisette lei e ventinove lui, sembravano molto più giovani.

si erano sposati da un anno e quella era la loro prima vera vacanza insieme dopo il viaggio di nozze, lei era infermiera ausiliaria mentre lui lavorava alle poste, due bravi ragazzi come tanti.

parlammo dell’hotel, dell’isola incantevole anche se piuttosto “cruda” e acerba dal punto di vista turistico, e tra risate e promesse di andare a bere qualcosa quella sera e nelle successive e sul fatto che quasi potevano quasi essere nostri figli… finimmo a parlare di quello che era successo due sere prima.

“possiamo essere… maleducati e chiedere che cosa è successo?” domandò lui, “vi abbiamo visti e ci siamo un po’ spaventati… vi siete picchiati?”.

sorrisi e scambiai un’occhiata con Gioia che annuì dandomi il via libera.

“è stato uno scontro con una coppia con la quale siamo venuti qui” raccontai, “abbiamo avuto un diverbio per via dello scambio…” aggiunsi, ma mi fermai lì.

e vedemmo che i due si erano lanciati uno sguardo… particolare, quasi avessero scoperto che quello che pensavano di noi era proprio vero.

“e… vi siete… picchiati… per quello?” ci aveva chiesto Lucia, e allora la risposta era arrivata da Gioia.

“no, è stato Mauro che ha messo le cose in chiaro con l’altro” disse, “e l’ha anche rimesso al suo posto dopo che era uscito dalle righe…”

i due sembravano colpiti, ma allora Gioia sdrammatizzò.

“avevamo bevuto…” disse, “cose che capitano… anche in vacanza!”

“e… da quanto… scambiate?” aveva chiesto ancora Lucia, molto timidamente.

inventai.

“sono anni, ormai…” risposi.

“e voi?” chiesi, domanda del secolo.

“è la nostra… seconda volta…” rispose lei ridendo nervosa, “cioè, la settimana scorsa è stata la seconda volta”.

il ghiaccio era rotto, ormai, così le chiesi cosa aveva spinto due ragazzi così giovani ad entrare nel mondo dello scambio e la risposta fu semplice, esattamente la stessa che mi dava sempre Gioia, provare qualcosa di nuovo e sentirsi vivi, trasgredire.

“ma… voi, come fate a… scambiarvi?” mi chiese la ragazza, “cioè vi trovate… in auto e poi… andate via o che cosa?”

“be’ dipende” le rispose “Gioia, usciamo a cena, andiamo in qualche locale e troviamo l’altra coppia e ci dividiamo, oppure… be’, sì, anche in auto, io scendo e salgo dall’altra parte e l’altra fa la stessa cosa e poi ce ne andiamo…”

“ma… lo… fate in macchina?” ci chiese, e allora risposi io.

“no, no, troppo scomodo…” risposi, “il sesso in auto è per voi giovani, a noi servono le comodità!”

ridemmo tutti quanti.

parlai di hotel e di case private, mai nelle abitazioni personali, comunque, troppo transfert emozionale e ambientale, ed erano d’accordo anche loro.

“e…. qui?” mi chiese ancora lei, ormai focalizzata su di me, “e qui come… come si fa?”

“bè, tesoro” le rispose Gioia, “qui non hai molte possibilità…”

ridemmo tutti, ed ormai tutti avevamo capito che cosa avremmo fatto quella sera, c’era solo da stabilire come…

“allora ragazzi” buttò lì Gioia, con il suo sorriso disarmante, “vogliamo scambiarci stasera?”

la ragazzina fece un sorrisone, Roberto esitò un istante ma poi (dopo aver guardato bene le tette di Gioia) annuì, anche se un po’ imbarazzato.

e per un istante, nel vedere Gioia così padrona della situazione, mi ricordò di Stella: forse è proprio così che si comincia…

“ma come… come facciamo?” ci chiese ancora lei, evidentemente vogliosa ma poco esperta mentre lui… lui sembrava me, si adeguava.

“che ne dite di uscire a cena?” proposi.

“insieme…?” chiese Lucia ma Gioia le accarezzò la guancia.

“no, tesoro” le rispose, “tu esci con Mauro e io con Roberto”

“ah, ok…” rispose, “e… e poi?”

“poi… poi tu e Mauro nella nostra camera e noi nella vostra…” le spiegò, “e una volta finito ci diamo appuntamento alla stessa ora da qualche parte e poi ognuno se ne torna in camera sua, tutto qui…”

sembravano d’accordo, parlammo ancora di regole e di remore e di morale, e con il caldo che faceva li invitammo a fare il bagno insieme, e lì… lì scoprii che c’era anche di più del solo scambio, per lo meno nella testa delle nuove leve.

Gioia non adorava nuotare e così anche Roberto, e infatti si fermarono praticamente a riva, in mezzo alla gente, Lucia ed io invece nuotammo per un bel pezzo raggiungendo una piattaforma che c’era un centinaio di metri più in fuori e dopo esserci ancorati la ragazza mi si avvicinò, e quasi senza che me ne rendessi conto cominciò a sbaciucchiarmi.

“lo sai che questo negli scambisti è considerato… scorretto?” le dissi, divertito ma anche eccitato.

“davvero?” mi chiese ingenuamente.

‘questa me la scopo alla grande senza che neanche se ne accorge…’ mi venne da dire.

“m-m”, risposi, e ancora mi sentii una specie di Stella ma al maschile, “lo scambio è fiducia e onestà, fai le stesse cose che fa il tuo partner, non devi fare qualcosa a tradimento, qualcosa che lui non può fare".

“neanche questo?” mi chiese, infilandomi una mano nel costume e agguantando il mollaccione.

“be’, poi dipende sempre…” gongolai facendola ridere, e allora perdemmo il controllo, cominciammo a limonare furiosamente e mentre lei me lo menava io le infilai una mano negli slip penetrandole la fighetta senza il minimo sforzo.

ma non era quello che dovevamo fare…

“e… se invece di stasera lo facciamo oggi?” mi chiese eccitatissima e incapace di controllarsi.

sorrisi.

“come vuoi, principessa…” le risposi.

ci sbaciucchiammo ancora un paio di minuti e poi tornammo a riva, trovando gli altri due ancora intenti a parlare di chissà che cosa, seduti nell’acqua bassa con le gambe allungate e le braccia puntellate dietro la schiena per non rovesciarsi all’indietro.

“la nostra Lucia ha lanciato un’idea, che vi propongo” dissi, “e… se invece di aspettare stasera lo facciamo già oggi?”

“m-m” rispose subito Gioia, ingolosita, “giusto, perché aspettare?”

e fu tutto deciso, tornammo all’asciutto, ci separammo per poi ritrovarci davanti all’hotel, parlammo ancora per qualche minuto e poi… arrivò il momento.

e ci pensò Gioia a sbloccare la situazione, prese sottobraccio Roberto e lo schiodò da terra portandolo verso l’ascensore, lo tenne distratto per evitare che i due sposini si guardassero negli occhi e quando finalmente l’ascensore si chiuse toccò a me e Lucia.

“sei nervosa?” le chiesi, e lei annuì.

“è normale, non credi?” mi chiese, sforzandosi di essere forte.

“assolutamente” le risposi, “pensa che la mia prima volta è stata quando ero molto più grande di te, e non ci sono quasi riuscito…”

la feci ridere e distrarre, poi finalmente arrivammo in camera mia, aprii e la lasciai entrare.

“che bella…” disse guardandosi attorno, “è più grande della nostra e c’è anche il…” cercò di dire ma la abbracciai da dietro e stringendole le tettine le baciai il collo.

la sentii respirare affannosamente, e quando scendendo con le mani le passai due dita sulla fighetta allora cominciò a gemere.

le slacciai gli slip che avevano il fiocco sui fianchi e glieli lasciai cadere a terra, e con le mani libere cominciai subito a fare la conoscenza della sua cosina, completamente liscia e imberbe, gliela aprii con due dita e la sentii sospirare.

non c’era tempo da perdere, la portai sul letto e dopo averle tolto anche il reggiseno lasciandola nuda (era più bella con il costume che senza) la feci stendere a pancia in su e le aprii le cosce trovandomi davanti uno spettacolo che non vedevo da almeno vent’anni, una fighetta ancora quasi del tutto sigillata.

usai ancora due dita a forbice per aprirla e dopo averle fatto uscire il grilletto ci passai sopra la lingua facendole inarcare la schiena, e con il suo via libera ci diedi dentro slappandole la giovane vagina che sbrodolava come se non peggio quella di Stella e il bel buchetto grinzoso e scuro che all’apparenza stretto e inviolato si dimostrò aperto e permissivo, tanto che la ragazza mi permise di metterci dentro un dito mentre la leccavo e la masturbavo.

aveva un sapore… non proprio piacevole, che mescolato al sapore di salsedine non creava un mix proprio gradevole, ecco…

era pronta a prenderlo ma ovviamente le dissi che dovevamo mettere il preservativo, ne prese uno da un cassettino e me lo mise, con buona padronanza di tecnica, si rimise giù pronta a ricevermi ma la fermai, perché c’era altro da fare: la misi in ginocchio e lasciandoglielo in mano le sussurrai “adesso fammi un bel pompino, dai…”

non si fece pregare e cominciò a pompare e a succhiare anche se con quella gomma di mezzo, e allora…

“tesoro, se vuoi lo possiamo togliere” le dissi, lei mi guardò negli occhi e me lo levò, ricominciando a ciucciare a pelle, che era tutta un’altra cosa.

le guidai la testa avanti e indietro scopandole la faccia, e visto che ero in arretrato e che la situazione era assolutamente arrapante arrivai molto più velocemente del solito.

“lo fai l’ingoio tesoro?” le chiesi sotto sforzo, annuì, e felice come un orsacchiotto accelerai muovendole più velocemente la testa sentendo che ciucciava a fatica e quasi si strozzava perché ce l’aveva praticamente in gola, e le sborrai dentro.

ma non in bocca, le sborrai direttamente nell’esofago, quasi giù per lo stomaco!

non si scompose, mi lasciò fare quello che volevo e una volta finito si tirò su tutta eccitata, prese un altro preservativo e me lo fece indossare, e poi si mise in tutta autonomia alla pecorina aprendo le cosce per invitarmi ad entrare.

e fu un attimo, le entrai dentro come un treno in galleria da tanto era larga e lubrificata, la presi per i fianchi e me la scopai lentamente mentre lei gemeva e mugolava qualcosa che sembrava “sì, così ancora, ancora…” ma che non capivo bene, le diedi una bella ripassata da dietro e poi le andai sopra facendola mettere a pancia in su, portandole le ginocchia al petto: e anche così cominciai a pomparla facendo cigolare il letto con la testata che picchiava contro la parete con un pum pum pum ritmico che lasciava ben poco all’immaginazione di chi stava dall’altra parte del muro.

la ragazza gemeva e godeva e mi incitava a sbatterla, mi metteva le mani sulle chiappe per stringermi di più a lei e ovviamente le diedi quello che voleva, ma in debito di energie mi fermai e me la feci venire sopra, impalandosi, e guidandola su e giù con le mani sulle chiappe la feci saltellare allegramente con le sue belle tettine che ballavano impazzite.

quella sì che era vita…

ripassammo altre posizioni, me la feci venire sopra a sessantanove e la vidi scatenata in un pompino folle perché le stimolavo la figa con la lingua sul grilletto e due dita dentro, con il pollice nel buco del culo, raggiunse uno o due orgasmi (non erano ben definiti, non la capivo bene) e poi la feci smontare, la misi sul fianco e le andai dietro, le puntai ancora la fessurina ma… non ci potevo credere, se lo guidò al buco del culo e si lasciò inculare!

le entrai dentro con la sola cappella, quello riusciva a tenere dentro senza sentire troppo dolore, e allora me la scopai così, facendole tenere una gamba alzata sulla verticale mentre la pompavo da dietro usando la mano libera per sditalinarla.

godeva come un animale ma sentiva anche dolore, tutto mescolato insieme, mi faceva fermare ma poi mi diceva che potevo andare avanti, ci slinguazzammo “sbausciandoci” dappertutto e quando sentii arrivare l’onda travolgente feci quello che era naturale fare, mi lasciai andare sborrandole (protetto, chiaramente) nel culo mentre Lucia gemeva dolorante.

e fu in quella posizione che ci trovò suo marito, aprendo la porta della camera…

fine capitolo 1