l'eccitazione ed il piacere

Capitolo 3 - il temporale

sandra
9 days ago

Per i miei vent’anni a Milano la sera non c’era moltissimo da fare, andavi a ballare al Nepentha o al Plastic, di giorno c’erano ancora manifestazioni, tanto che era più pericoloso uscire di giorno che di notte, i miei erano sempre in apprensione per me, cercavo di tranquillizzarli, frequentare i miei coetanei voleva dire sentir parlare sempre di politica e la cosa mi annoiava parecchio, al lavoro ero ancora alle gite in Italia ma mi andava bene e non era pesante, ero andata a trovare i miei amici a Brescia, ma l’esperienza del locale dove andavano era stata abbastanza deludente, se non fosse stato per la notte passata a casa loro sarebbe stato un viaggio da dimenticare, per fortuna, Giulia e Alberto, mi avevano coccolato da loro  e soprattutto lui si era speso senza sosta, tanto che in treno al ritorno a Milano facevo un po’ di fatica a rimanere seduta, il sederino, che aveva visitato più volte, mi bruciava un po’, nonostante  l’unguento che Giulia ci aveva spalmato abbondantemente.

Un giorno di Maggio ero a spasso in centro e mi incuriosì un insegna in Piazza Sempione, “sexy shop”, la curiosità è femmina ed entrai, era gestito da una coppia, marito e moglie, avevano un sacco di cose carine, comprai due paia di slip molto sexy, uno bianco ed uno nero, forse era l’unico negozio del genere che avevo mai visto. Poi presi il tram per andare dalla sarta che stava facendomi un completo pigiama palazzo che avevo visto su una rivista, i pantaloni molto ampi che alla fine sembravano una gonna lunga con una casacca molto scollata davanti, la sarta era la stessa che usava da tempo anche mamma, non era in una zona bellissima, ai tempi Giambellino non lo era, comunque dovevo andarci per forza per l’ultima prova.

Volli mettere anche uno dei due paia di slip che avevo appena comprato per vedere come mi stavano addosso, decisamente bene e sì, molto sexy. Ci mettemmo a chiacchierare ed uscii da casa sua verso le 19, neanche a farlo apposta un temporale incredibile, ero senza ombrello, ormai ero alla fermata del tram che non arrivava, per fortuna al coperto o quasi cercai di fermare un paio di taxi ma neppure mi videro, quando piove a Milano non si capisce più niente, dall’altra parte della strada un bar/biliardo, avrei aspettato che spiovesse e mentre attraversavo il solito imbecille a tutta velocità mi bagnò da capo a piedi, entrai nel bar fradicia. Il barista, gentilmente, mi diede un paio di asciugamani mentre cercavo di sedermi su uno sgabello al banco per bere un the caldo, non era proprio l’orario ma visto com’ero conciata…….. e intanto fuori diluviava, provò a chiamare il posteggio dei taxi ma non ottenne risposta, provai anche a chiamare casa ma anche papà non era ancora rientrato, non rimaneva che aspettare spiovesse e poi andare alla ricerca di un taxi.

Il barista mi consigliò di mettere nel the un goccio di cognac, non ero abituata ma mi avrebbe fatto senz’altro bene.

-          Signorina, qui c’è aria se vuole giù dove ci sono i biliardi fa più caldo, non c’è ancora nessuno a quest’ora

-          Grazie si, forse è meglio, mi porterebbe un altro the?

-          Certo, glielo correggo sempre?

-          Si va bene grazie

Mai stata in una sala  biliardi, c’erano tre tavoli coperti da dei panni, un paio di tavolini con le sedie intorno ed un divanetto, mi sedetti su quello aspettando il the, l’ideale sarebbe stato togliere il vestito bagnato ma non potevo certo farlo lì, poi sotto avevo solo i miei nuovi slip, però le scarpe bagnate le tolsi asciugandomi i piedi con gli asciugamani che mi aveva dato il barista, quando scese e mi vide così mi disse che se volevo poteva darmi un panno come quelli che erano sui biliardi così potevo far asciugare un po’ il vestito e appenderlo in bagno, era una buona idea, mi sarei drappeggiata con quello, era abbastanza grande e, devo dire, anche caldo, il tessuto era una specie di pile, comunque mi misi addosso quello e poi mi risiedetti sul divanetto tirando su i piedi, scese di nuovo poco dopo con un altro the e mi disse che quello lo offriva la casa.

Lo bevvi quasi di un fiato, la testa mi girava un po’ ma ci stava, il the mi scaldò e mi appisolai.

Mi svegliai forse per il rumore, davanti a me quattro uomini, due con delle stecche in mano

-          Ehi, non c’è stato bisogno di baciarla per svegliarla

-          Ciao bella, giochi con noi?

Il  barista dalla scala

-          Ragazzi lasciatela stare era tutta bagnata

-          Tu pensa al tuo bar e non rompere i coglioni, non ti conviene

-          Allora signorina, ci vuoi fare un po’ di compagnia?

-          Ma io…. (non ero ancora sveglia completamente)

Tutti e quattro tra i trenta e i quarant’anni, non erano certo gente per bene, si vedeva anche dall’atteggiamento, mi alzai dal divanetto, devo dire un po’ a fatica, sarò stato il cognac e feci per andare verso il bagno, ma uno di loro prese un lembo della stoffa e mi ritrovai senza nulla addosso se non i miei slip nuovi

-          Wow, una fata, e con quegli slip anche un po’ porcellina che dite voi?

Una spinta mi fece risedere sul divano

-          Cosa dici, allora, vuoi giocare? Le stecche le abbiamo, il biliardo è libero

Non risposi, uno dei quattro urlò al barista

-          Angelo, la sala è prenotata, non scende nessuno, chiaro?, anzi chiudi addirittura il cancelletto.

Sempre lui si era aperto la patta dei pantaloni tirandone fuori l’uccello

-          Con quella boccuccia sai sicuramente cosa farne vero?

E me lo spinse contro le labbra mentre un altro mi pizzicava un capezzolo, aprii la bocca d’istinto

-          Visto? È pratica la ragazza,

anche gli altri si erano tirato fuori l’uccello, chi se lo menava e chi me lo faceva strisciare sulla pelle, ad un certo punto mi fecero alzare ad andare verso un biliardo, mi ci appoggiai con le mani e quello che me lo aveva messo in bocca si mise dietro di me

-          Queste togliamole, non vogliamo rovinarle no?

Mi prese gli slip per l’elastico e me li sfilò, poi si posizionò dietro di me in piedi e mi spinse il suo cazzo nella figa, così a freddo cominciando subito a scoparmi

-          Ragazzi è una fighetta calda e umida

Uno degli altri salì sul biliardo e si inginocchiò davanti a me dandomi il suo cazzo da succhiare mentre il socio mi scopava, più che l’atto in se mi stava eccitando la situazione, quello dentro di me si scaricò dopo cinque minuti

-          Scusa piccola ma i goldoni non li abbiamo

Capii dopo che parlava di preservativi, quello sul biliardo scese a prenderne il posto e così fece un altro salendo a sua volta sul biliardo, venni scopata così in piedi da tutti e quattro, ebbi un paio di orgasmi ma loro finirono tutto in una mezz’ora, poi mi issarono sul biliardo, probabilmente volevano scoparmi ancora più comodamente.

-          Secondo me a questa piace prenderlo anche nel culo

-          Si anche secondo me, dai che ci facciamo un giro anche con quello

Mi ritrovai in ginocchio sul biliardo, qualcuno mi sputò sul culetto poi mettendomi un dito nel buchino dello sfintere e poi ci puntò il cazzo, nessuno di loro era particolarmente grosso, però prendere 4 cazzi nel culetto uno dietro l’altro e in un lasso di tempo di neanche un ora, nonostante i miei orgasmi che stavolta si moltiplicarono ed il loro sperma che leniva il bruciore fu una cosa impegnativa, anche se piacevole, ormai l’effetto del cognac era sparito, ero presente a me stessa e mi godevo la situazione.

Fui io a sedermi, praticamente penetrandomi da sola nel culo, sul cazzo di uno dei quattro che era steso sul biliardo, invitando poi con le mani un altro a infilarmi il suo cazzo nella figa per farmi scopare da due di loro insieme, il gioco piacque e la sarabanda continuò, alla fine loro sazi ed io anche stravolta ed un po’ dolorante, forse avevo ecceduto un po’ troppo ma avevo goduto come non mai, mi aiutarono a scendere dal biliardo e ad andare in bagno, per fortuna c’era anche l’acqua calda, ci volle almeno una mezz’ora perché ne riuscissi con addosso il mio vestito ancora un po’ umido, salii la scala verso il bar lentamente, nessuno mi disse niente, passai davanti al barista senza guardarlo ed uscii, dopo 50 metri trovai un taxi e tornai a casa che era quasi mezzanotte, dissi ai miei che mi ero fermata fuori a mangiare qualcosa ma mi infilai subito  nel mio bagno ed immediatamente prima sotto la doccia e poi nella vasca che intanto si era riempita, quasi mi ci addormentai e il giorno dopo non mi alzai dal letto prima del pomeriggio.

Mi sarei ricordata di quel giorno di maggio.

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