l'eccitazione ed il piacere
Capitolo 2 - apprendistato

Una sera conobbi in discoteca un autista di autobus, di quelli turistici che giravano Italia ed Europa con comitive e, dopo avermi scopato contro il muro di uno dei bagni mi disse, davanti ad una vodka ghiacciata, che forse, nella sua azienda cercavano delle hostess per i pullman e che, se volevo, mi avrebbe presentato, lo ringraziai facendomi scopare ancora nella sua macchina quando uscimmo e gli promisi il mio culetto se mi avessero preso, rispettai la promessa con mio sommo piacere, visto il suo cazzo.
Anche se per loro ero ancora un po’ giovane mi presero lo stesso, stavo bene con la divisa della società, il mio handicap erano le lingue, il mio inglese era scolastico e, nel tempo libero cercai di migliorarlo, però all’inizio mi relegarono alle gite ed ai viaggi in Italia. Lo stipendio non era altissimo, però era tutto pagato, per cui a me andava benissimo.
Ormai, a marzo, compii 19 anni, i miei erano contenti del mio nuovo lavoro anche se mi portava fuori casa, ed io cominciai a conoscere l’Italia, poi, nei posti dove arrivavamo c’erano sempre delle guide che spiegavano ai turisti i luoghi e la storia, io li affiancavo soltanto.
In alcuni casi si parlava di solo un paio di giorni, in altri casi qualcosa di più ma mai più di una settimana.
Per fortuna, la sera, quando non avevamo eventi, ero libera, finivo dopo cena ed iniziavo con la colazione del mattino. A meno che nel programma non ci fosse qualcosa che prevedeva anche un’attività serale come concerti o altro.
All’inizio era, praticamente, un impiego a chiamata ma mi impiegarono quasi tutte le settimane, anche se non era proprio nel mio carattere essere cortese e gentile con le persone cominciai a fare pratica, molti dei nostri ospiti erano anziani o coppie, nessuna famigliola, almeno non per i viaggi in Italia, niente giovani, neppure gli autisti, probabilmente quelli, come il mio amico, venivano usati per l’estero, però arrivavano anche le mance.
I primi tre mesi furono abbastanza noiosi ma mi servirono per ambientarmi, a giugno facemmo una gita di tre giorni a Roma che comprendeva la domenica mattina in Piazza San Pietro, il Papa era Paolo VI, il nostro era un pullman di bresciani della stessa zona di origine del Papa, il venerdì, giorno del nostro arrivo era stata la giornata della visita al Vaticano, la sera ero impegnata con la cena a Trastevere, il sabato in giro per la città ed un paio di musei, ma la sera ero libera, la domenica, dopo San Pietro saremmo ripartiti per tornare a casa. Il sabato, dopo aver cenato in albergo e salutato gli ospiti salii in camera per fare una doccia e cambiarmi per uscire. Ero a Roma, come non andare al Piper che ormai era un locale famoso, presi in taxi e mi feci accompagnare in Via Tagliamento, c’era un po’ di selezione all’ingresso ma mi fecero entrare, l’insegna luminosa all’ingresso diceva “Piper club”, passato un cancello bianco si entrava scendendo una scala, non s’era paragone con la discoteca dove andavo a Milano, “il Safari”, qui suonavano anche dal vivo.
Il locale era già pieno, soprattutto giovani, ero euforica per essere nel famoso Piper, la musica era ad alto volume, e tutti ballavano, mi sfogai, era da molto che non andavo a ballare, uscii alle due, fuori dal locale moto ed auto dove i clienti salivano per tornare a casa, gruppi erano ancora fermi all’esterno del locale, all’angolo un’auto della polizia parcheggiata, andai da loro per chiedere dove avrei potuto trovare un taxi e furono carinissimi, rientrata in albergo avevo decisamente bisogno di una doccia, mentre indossavo l’accappatoio bussarono alla mia porta, il mio orologio segnava le tre e mezza, era l’autista del pullman, avevano svegliato lui perchè io non rispondevo, una delle nostre turiste si era sentita male, presa la chiave della mia stanza lo seguii al piano inferiore, in una camera la signora era a letto, il fratello ci fece entrare, era già stato chiamato un dottore dal receptionist ed arrivò 5 minuti dopo, l’autista, visto che c’ero io se ne tornò a letto, intanto la signora, una bella donna che ricordavo, si era calmata grazie anche ad un calmante che le aveva somministrato il medico che diagnosticò un attacco di panico, forse innescato da un brutto sogno, avrei trovato il conto in reception il girono dopo. Per farmi perdonare il fatto di non esserci stata mi proposi per fare un po’ di compagnia alla signora ed il fratello, tranquillizzato, tornò in camera sua, la signora in uno dei suoi momenti da sveglia mi disse di sdraiarmi al suo fianco almeno avrei riposato un po’, in effetti erano già passate le quattro, almeno un paio d’ore dovevo dormire, mi sdraiai avvolta nel mio accappatoio al suo fianco e mi addormentai quasi subito, faceva caldo e anche la signora al mio fianco ad un certo punto si liberò del lenzuolo, io avevo l’accappatoio slacciato, lei solo una sottoveste, nel sonno si era spostata verso di me quasi abbracciandomi, mi svegliai perché ni stavano baciando, mi ero liberata dell’accappatoio e la signora della sottoveste, eravamo abbracciate ed era lei che mi stava baciando, anche lei si svegliò staccando subito le sua labbra dalle mie ma non spostando le sue mani che stavano stringendo i miei seni
- Oddio, scusami stavo sognando
- Probabilmente anch’io ma stavi baciando una donna oppure…..
- Per me è lo stesso
Il suo corpo era morbido e caldo, continuammo a parlare però senza scostarci, il mio orologio segnava le sei, stavolta fui io a baciare lei che rispose subito, le nostre mani corsero alle rispettive fighe scambiandosele, i nostri seni si schiacciavano tra di loro, ci trovammo impegnate in un sessantanove dove le dita e la lingua di ognuna esplorava la figa dell’altra cercando l’orgasmo che arrivò improvviso, riabbracciate ricominciammo a baciarci mischiando il sapore di ognuna a quello dell’altra, poi prendemmo fiato e lei continuò a raccontarmi di lei e del fratello che era rimasto vedovo e adesso vivevano insieme, in tutti i sensi.
Due colpi alla porta e poi, proprio lui entrò nella stanza
- Ah beh vedo che stai meglio
- Si si, decisamente meglio
- Vabbè vi lascio e vado a prepararmi, alle 8 si fa colazione
- Mah sono ancora solo le 7, se Licia è d’accordo perché non ti fermi?
- In effetti dovrei prepararmi anch’io ma per un po’ posso ancora fermarmi
Venne vicino al letto e la sorella gli tirò fuori dai pantaloni del pigiama un uccello notevole che stava cominciando ad irrigidirsi, cominciando lei a segarlo e succhiarlo, non potevo lasciarla fare da sola ed io mi dedicai a succhiargli le palle, era davvero una verga interessante, svettava verso l’alto con la punta orientata verso sinistra, mi spostai al bordo del letto lasciando le mie gambe penzolare verso terra e lui, ancora in piedi, mi prese per il bacino sollevandolo e mi penetrò lentamente ma inesorabilmente guardandomi negli occhi mentre lo faceva e poi cominciò a scoparmi mentre la sorella continuava a baciarmi e a titillarmi i capezzoli, quando tornai in camera feci appena in tempo a fare una doccia e a prepararmi per la colazione, era stata una scopata sensazionale, anche questo lavoro poteva darmi delle soddisfazioni.
A Brescia ci scambiammo i numeri di telefono, loro due, ogni tanto, andavano in un locale di scambisti che mi descrissero, sarei potuta andare con loro qualche volta.
L’estate le gite in Italia erano ridotte come numero ma sempre di una settimana e sempre con diverso tempo libero a disposizione sia per i clienti che per noi dell’organizzazione, la settimana in costiera amalfitana fu una bella sorpresa, posti bellissimi e la conoscenza con un pescatore di Procida che conobbi a Pozzuoli, decisamente valido.
Poi ci fu la settimana in Sicilia, dove andammo in aereo fino a Catania e poi in pullman a Taormina e Siracusa, nel mio giorno libero andai a trovare i miei due amici contadini che non si aspettavano certo una mia visita e ne furono felici, come me.
Poi arrivò l’inverno con un paio di gite ai mercatini di Natale e dopo le feste con le settimane bianche in Val d’Aosta e Trentino, festeggiai i mie 20 anni a Madonna di Campiglio con due ragazzi giocatori di hockey molto bravi a mandare il disco in porta, mi mancavano però le situazioni per me più eccitanti, al limite del rischio e completamente inattese. Comunque il mio primo anno di apprendistato era passato, pronta ed in attesa di quello che mi avrebbe riservato il futuro.
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