l'eccitazione ed il piacere

Capitolo 1 - i miei primi 18 anni

sandra
4 days ago

Milano, 1973, istituto per ragionieri e geometri Carlo Cattaneo, terzo anno di ragioneria, tra poco avrò 17 anni, ho il ragazzo da quando ne avevo 16 ed ero troppo sesso-curiosa, per aspettare, l’anno prima ero ancora a fare seghe e pompini a qualche compagno, poi ho conosciuto Paolo che è dall’altro lato della scuola, dai geometri, e mi ci sono messa insieme anche se ha un paio d’anni più di me, è molto carino e l’abbiamo fatto quasi subito a casa sua, devo dire che la mia curiosità è stata ben ripagata, mi è piaciuto molto anche il fatto che sia prima che dopo sono stata oggetto delle sue attenzioni “orali” come lui delle mie, non si è trattato solo di penetrazione, anche se mi è piaciuto, ma di un pomeriggio passato a coccolarci in camera sua, molto piacevole.

Milano, marzo 1975, io e Paolo ci siamo lasciati da un po’, il fatto che lui si è diplomato l’anno prima ed ha cominciato l’università ci ha allontanato, è stato un bel periodo però, non sono più stata con qualcun altro dopo, con lui non ho avuto remore, neppure quando mi ha chiesto anche il mio culetto, ero un po’ impaurita prima ma è stato dolcissimo e delicato all’inizio, solo dopo, su mia richiesta, è stato più, come dire, deciso, ho realizzato che mi piace essere presa con forza, non con violenza ma con vigore e ho visto che con il sesso anale godo moltissimo senza il rischio di rimanere incinta, anche se ormai da quasi due anni prendo la pillola, comunque, finalmente ho compiuto 18 anni.

Ai tempi non c’era internet, dei compagni portavano  a scuola e si scambiavano giornali pornografici e l’unico modo per vedere certe scene era su quelle riviste oppure andare in qualche cinema dove, però, fino ai 18 anni non potevamo entrare.

Io mi chiamo Licia ed ai tempi, come ho scritto avevo 18 anni, il nome me l’avevamo dato i miei, preso da un libro che papà aveva regatato a mamma durante il fidanzamento “quo vadis”, non l’ho letto e quindi non so se il personaggio del libro aveva i capelli biondi come i miei e gli occhi azzurri io, comunque, ero alta 1 metro e 68 e pesavo 55 chili con una terza abbondante di reggiseno che, a dire la verità, portavo poco.

In classe eravamo ormai diversi diciottenni, la classe era mista e, un giorno alcuni dei maschi sfidarono noi ragazze ad entrare in un cinema porno visto che li trattavamo con sufficienza a causa delle loro riviste.

Mai avuto paura di niente, io e altre due mie compagne accettammo la sfida, chi perdeva pagava la cena per tutti da “Fedele” che era un ristorante a prezzo fisso non lontano dalla darsena del naviglio.

Furono i ragazzi a scegliere il cinema, non lontano da Bajres, il cinema “Impero”, facevano due  spettacoli uno dietro l’altro e ci demmo appuntamento per un sabato pomeriggio, arrivammo  ognuno con mezzi propri io con il mio indistruttibile “Ciao”, i ragazzi, che erano quattro, ci avrebbero aspettato all’entrata del cinema e se fossimo  rimaste dentro per la durata dei due spettacoli avremmo vinto la scommessa.

Il cassiere all’ingresso ci guardò strano, ma gli mostrammo le carte d’identità e ci diede i biglietti, non c’era una maschera per strapparli e lo fece già lui in partenza, oltre la porta che portava alla platea c’era anche una tenda bordeaux probabilmente per non far trapelare la luce, ci sedemmo abbastanza centralmente, la prima fila di una corsia centrale di passaggio, le altre due erano in jeans, io come al solito, con una mini, sempre di jeans, un maglioncino corto in vita e i miei stivali vaqueros comprati da MM. La luce era bassa in sala, davanti a noi ci saranno state una ventina di persone, dietro non lo so, dalla pubblicità che appariva sullo schermo era più che evidente il tipo di film che sarebbe stato trasmesso e c’era anche la pubblicità di un sexy shop non lontano, ad una delle mie compagne bastò quello per desistere ed uscì, all’altra bastarono dieci minuti della proiezione del primo  film per dirmi che doveva andare in bagno e non la vidi più tornare.

La trama del film era praticamente inesistente, solo scopate, bocchini e inculate a tutto spiano, però ero abbastanza eccitata dalle scene e, sicuramente, non avrei ceduto come le altre due, tra un tempo e l’altro non c’era intervallo, ogni tanto mi guardavo in giro, sia davanti che dietro, ma nel buio riuscivo a distinguere poco.

Durante il secondo tempo del primo film qualcuno si sedette vicino a me e, dopo poco, anche un altro sull’altro lato, non passò molto prima che sentissi la pressione di un gomito contro il mio seno, io tenevo le mani in grembo, da tutte e due i lati la pressione aumentò, io mi sforzavo di guardare il film, ma dopo poco furono due mani quelle che mi palpavano il seno attraverso la lana del mio maglioncino, durò qualche minuto e poi sentii le stesse mani cercare di infilarcisi sotto partendo dalla vita, cercai di oppormi con le braccia ma mi presero per i polsi allargandole e dopo poco sentii con le  mie mani la carne di due uccelli che nel buio erano stati sfoderati, al tentativo di alzarmi, qualcuno da dietro passò le sue braccia sulle mie spalle tenendomi attaccata alla poltrona e poi le mani di quelle braccia si infilarono nella scollatura del mio maglioncino raggiungendo il mio seno. Intanto le mie mani erano bloccate e portate ad accarezzare prima ed impugnare poi gli uccelli degli uomini al mio fianco costringendomi a segarli.

Quello dietro di me, sentivo il suo  respiro sul mio collo mi sussurrò

-          Se sei qui vuol dire che sei una giovane troietta che vuole divertirsi

Non credo comprese il mio  negarlo scuotendo la testa, intanto continuavo a fare una sega ai miei vicini e le sue mani stringevano e palpeggiavano il mio seno, si accorse sicuramente dei mie capezzoli gonfi e duri, i suoi amici, intanto, mi avevano messo le mani sulle cosce infilandosi sotto la mini, anche loro, sicuramente, si accorsero dell’umidore delle mie mutandine che avevano scostato infilandoci sotto le dita per raggiungere la mia fighetta.

La proiezione continuava, ad u certo punto mi fecero alzare e mi spinsero contro la fila di poltrone davanti alla mia ed uno dei mie vicini, mentre l’altro mi teneva per le  spalle, scostò le mie mutandine e infilò il suo  cazzo, che avevo segato fino ad un attimo prima, tra le mie cosce prima e nella mia fighetta dopo iniziando a scoparmi da dietro, io con le mani stringevo le spalliere delle poltrone davanti a me e cominciavo a godere di quel cazzo che andava avanti e indietro dentro di me, con lo sguardo vidi che altri uomini ci stavano guardando e si stavano facendo delle seghe. Dopo avermi riempito la vagina con la sua sborra, l’uomo si scostò ed il suo amico prese il suo posto, io continuavo ad orgasmare, avevo un film che andava davanti ai miei occhi, una situazione assurda che stavo vivendo ed un cazzo non disprezzabile che mi stava scopando, e, ancora, il primo film non era finito.

Il terzo amico, quello che mi aveva sussurrato prima all’orecchio, sostituì il socio dopo che anche lui si era scaricato dentro di me, un paio di uomini si erano alzati ed avvicinati per vedere meglio e continuavano a farsi una sega, quando poi anche il terzo mi dette la razione di sperma venni riportata alla mia poltrona, i braccioli si sollevavano realizzando praticamente una seduta quasi continua, i tre uomini, comunque, si misero in piedi davanti a me porgendomi i loro cazzi da succhiare, non ne avevano ancora abbastanza.

Ormai si erano accorti che quel trattamento non mi dispiaceva e intendevano continuare, mi ritrovai in ginocchio sul mio sedile con uno dei tre che sputava sulle mie natiche allargandole con le mani e poi puntando il suo uccello al buchino del mio sfintere, mentre un altro, dall’altra parte mi teneva il suo uccello fisso in bocca, cominciò a spingere e riuscì a fare entrare prima la cappella e poi, lentamente, il resto, poi si fermò un momento e cominciò a scoparmi nel culetto, venni una prima volta quasi subito, ormai non guardavo più lo schermo, mi accorsi molto dopo che eravamo già alla fine del primo tempo del secondo film, comunque tutti e tre fecero la propria parte nel mio culetto, i miei slip non sapevo dove fossero finiti e mi bruciava leggermente il sedere, nonostante tutto lo sperma che aveva invaso il mio sfintere.

Mi ritrovai seduta a guardare la scritta “the End” sullo schermo mentre le luci si riaccendevano e la gente usciva; lentamente andai verso i bagni con la mia borsa e una volta lì, oltre a scaricarmi nel wc usai le salviettine profumate per pulirmi e mi detti una sistemata, presi un altro  paio di slip dalla borsa ringraziando la mia mamma che mi aveva insegnato a portarne sempre un paio di riserva in borsa e poi uscì.

I miei compagni mi accolsero all’uscita con un applauso e andammo tutti da “Fedele” a mangiare, avevo una fame incredibile, noi ragazze avevamo vinto la scommessa anche se le altre due erano uscite prima.

Non sono più tornata al cinema “Impero” anche se devo ammettere che ci avevo pensato. Sono arrivata al diploma, adesso quasi tre mesi di vacanza in Sicilia dai nonni, i miei mi raggiungeranno dopo ferragosto e torneremo a Milano insieme.

Come sempre, i nonni mi accolgono con affetto, passiamo un paio di giorni nella casa in Paese e poi, con un autista, ci trasferiamo in campagna, lì il nonno è nella sua vera dimensione, in mezzo alle sue vigne, con le sue botti in cantina e con la sorella di papà, mia zia, con il marito ed i tre figli di cui il più grande ha 10 anni.

Il mare, per fortuna, è vicino, circa 7 chilometri che faccio tranquillamente con una bicicletta che la zia, per l’occasione, ha portato in campagna, cerco di evitare le strade asfaltate che mi farebbero fare un giro più lungo e percorrendo gli sterrati circondati dai muretti a secco arrivo in spiaggia in pochi minuti, anche se la bici non è proprio velocissima, vado al mare normalmente al mattino verso le 10 e torno per le 14 che è l’orario che ci mettiamo a tavola d’estate, poi anche per il caldo andiamo tutti a riposare e verso le 17 ci alziamo e la nonna ci fa trovare la granita, la cena, se lo zio non ci porta da qualche parte, verso le 21.

In spiaggia, tanti giovani, qualcuno ci prova anche ma non trovo nessuno di particolarmente interessante, anche se comincio ad a avere qualche contrazione al basso ventre, passo il tempo facendo  il bagno e prendendo il sole, forse le mie origini meridionali mi consentono di abbronzarmi presto e cerco sempre qualche angolino nascosto dove poter togliere almeno il reggiseno ed abbassare gli slip per evitare quegli antiestetici segni bianchi del costume.

A nonna i miei bikini non piacciono proprio, quando li guarda stesi ad asciugare scuote continuamente la testa però non mi dice mai niente, solo la zia mi accenna qualcosa ma senza essere pedante, mi chiede solo se per caso non ho anche qualche costume intero, ma io  non ne ho mai comprati negli ultimi tempi, penso che l’ultimo che ho indossato era quando avevo 13 anni.

Comunque, visto che deve sempre succedere qualcosa, dopo una decina di giorni della mia, ormai, routine, mentre vado al mare buco una gomma, forse una delle spine di qualche pala di fico d’india ma, adesso, sono a piedi, allora niente smartphone ed un telefono a gettoni in mezzo alla campagna era impensabile.

A circa trecento metri da dove sono rimasta c’è, salendo leggermente, una piccola masseria, magari lì trovo un telefono per chiamare lo zio che sarà nella sua officina in Paese e con la bici amano mi ci avvio.

Un recinto con dei maiali, l’odore è forte, qualche pollo che razzola, un asino legato ad un gancio nel muro ed un trattore, la costruzione è bassa ed in pietra, busso alla porta ma nessuno risponde, saranno in giro a lavorare, insisto e poi aspetto, da un'altra costruzione escono due uomini, uno con un forcone in mano e l’altro con un cestino pieno  di uova, classici contadini, neppure tanto belli, con la barba lunga e la coppola in testa, non saprei dargli un età, forse quella dello zio o forse di più non so.

Gli spiego il mio problema, credo mi capiscano anche se parlano tra di loro in dialetto ed io, che non lo conosco, in italiano, purtroppo mi dicono “no telefono” e mi invitano a togliermi dal sole indicandomi casa loro. Entro in una stanza molto grande che penso essere sia la  loro cucina che il posto dove dormono, non credevo di trovare tanta pulizia però, mi offrono da bere dell’acqua fresca che ci voleva ma, comunque, sono sempre bloccata, mentre bevo parlottano tra loro ogni tanto lanciandomi uno sguardo.

Mi offrono anche dei fichi d’india freschi che mi sbucciano al momento, sembra che le spine non gli diano fastidio, l’ambiente è fresco e i fichi sono buoni, ma credo non mi resti che, piano piano, tornare vero casa, saranno un tre chilometri sotto il sole e glielo dico mentre ancora mi guardano, in effetti il mio prendisole non è che nasconda molto ma sotto ho il bikini, non credo vedano molte ragazze lì in mezzo al nulla, guardandomi attorno vedo attrezzi da lavoro appesi ad una parete compresi due fucili da caccia con la canna doppia, il nonno ne ha uno simile, faccio per alzarmi ma uno dei due mi mette una mano sulla spalla e mi fa risedere facendomi il cenno di aspettare, l’altro esce, da una delle finestre vedo che prende la mia bici e la porta nel locale da dove sono  usciti, sono un po’ in fibrillazione, cosa vorranno fare?

Dopo un po' lo vedo uscire con una ruota e salire sull’asino con quella ed andare via, ho la gola secca e continuo a bere acqua, il mio orologio segna quasi mezzogiorno quando torna con la ruota e rientra nello stesso fabbricato di prima dal quale dopo pochi minuti esce con la mia bici, che carini, me l’hanno riparata, entra dove siamo noi e dice qualcosa a quello che ho capito essere il fratello che poi mi si avvicina e mi dice

-          Hai piccioli?

-          Piccioli?

-          Si si piccioli, soldi

Mi guardo nella borsa, devo avere un paio di migliaia di lire e glieli faccio vedere ma si mettono a ridere

-          Non bastano

-          Ma io non ho altro, vado a casa e ve li porto

Con la  bocca fanno un suono che so vuol dire no, intanto uno dei due si è messo tra me e la porta, io sono seduta su uno sgabello di legno, l’altro mi viene vicino e mi mette una mano su un seno attraverso il vestito stringendolo forte e costringendomi ad alzarmi, poi mi spinge contro uno dei letti ed io ci casco sopra, arriva subito anche l’altro, il mio vestito mi viene sfilato probabilmente anche strappando qualche bottone, il mio reggiseno sollevato e fatto sfilare dalla testa e le mie mutandine abbassate mentre io cerco di rialzarmi da quel letto ma uno dei due si è già calato i pantaloni e mi viene addosso, sento il suo membro contro le mie cosce w poi spingere nella mia figa, è grosso, mi manca il fiato quando mi penetra e comincia subito a scoparmi con forza, sembra grugnire ad ogni spinta mentre, comunque, con le mai mi strizza i seni, lancio uno sguardo al fratello che ha già il cazzo in mano, così lo avevo visto solo sulle riviste a scuola, me lo fa strisciare sulle labbra mentre l’altro con un grugnito finale mi riempie di sborra, spostandosi poi subito dopo per lasciare il posto al fratello, non sento differenze, sono tutti e due grossi e prepotenti uguali, è automatico che io avvolga le mie lunghe gambe alla sua schiena mentre mi scopa e raggiungo un altro  orgasmo, anche il suo sperma inonda la mia vagina, poi si alza, si ricompongono e come se nulla fosse si siedono al tavolo a mangiare formaggio, salame e pane e a bere vino, io lentamente mi rialzo e mi sistemo costume e prendisole, in qualche modo, non badano a me e faccio per andarmene quando uno si alza, prende in mano unno dei fucili mostrandomelo e poi si mette il dito indice davanti alla bocca, come per dirmi di fare silenzio, con un cenno del capo annuisco ed esco infocando la mia bici e correndo a casa.

Appena arrivata vado in bagno senza dir niente a nessuno, è quasi pronto da mangiare, il prendisole è da buttare, cambio  il costume e mi metto a tavola con gli altri, ma il pensiero di quei due cazzi che mi scopano non mi abbandona.

Il mattino dopo vado via prima, alle nove sono già sulla strada del mare, a mezzogiorno torno indietro e mi fermo dai due contadini, mi fanno entrare stupiti, appena dentro tolgo il nuovo prendisole ed il costume  restando nuda, sono seduti sugli sgabelli, mi inginocchio davanti a loro e gli slaccio i pantaloni tirando fuori con la mano i loro membri che comincio a segare e a leccare, parlano tra di loro, l’unica cosa che capisco è “buttana” ma continuo il mio lavoro di mano e bocca finchè uno dei due non si alza, mi alzo anch’io ma non vado verso il letto, mi metto in piedi appoggiandomi al tavolo perché lui mi venga dietro, sento subito il suo uccellone spingere verso la mia figa, ma azzardo e con la mano lo sposto verso il buchino del mio sfintere, comincio a soffiare mentre spinge per entrare, ci riesce con la cappella poi lentamente con un pezzo del suo cazzo e poi, finalmente, comincia a scoparmi nel culetto, i miei umori si mischiano quasi subito ad un primo orgasmo, devo tenermi forte al tavolo perché è eccitato e spinge forte continua a grugnire per lo sforzo ed io continuo ad orgasmare, impossibile per me resistere, il suo sperma caldo lenisce un po’ il bruciore del mio sederino ma ormai la strada è tracciata ed il fratello ci entra con maggiore facilità e con meno gentilezza, quando anche lui mi riempie di sborra resto chinata in avanti per un po’ a riprendere fiato, poi mi sposto stendendomi sul letto, li voglio ancora e non se lo fanno dire. Arrivo a casa sempre per l’ora di pranzo, un po’ più a fatica perché andare in bicicletta dopo averlo preso nel culetto non è agevolissimo.

Fino a dopo ferragosto, quando arrivano  i miei sono molte le visite che faccio ai due contadini riuscendo anche a farm scopare contemporaneamente da tutti e due, cosa che mi fa impazzire di piacere. Se i miei sapessero di avere una figlia che a 18 anni cerca solo il modo di farsi scopare appena può ………..

Il ritorno a Milano in auto fu molto lungo e papà si dovette fermare a riposare in un area di servizio tra Napoli e  Roma, forse la Casilina, non ricordo bene, mamma che non aveva dormito per fare compagnia a papà si stese anche lei sul sedile, io di dietro avevo sonnecchiato per buona parte del viaggio, e decisi di sgranchirmi un po’ le gambe, l’area era affollata di auto e soprattutto camion con gli autisti che riposavano, c’erano bagni in autogrill e in un corpo separato dove c’erano distributori automatici, presi delle patatine e mi sedetti ad uno dei tavolini con le sedie di plastica per mangiarle in santa pace, conoscendo papà almeno per un paio d’ore saremmo stati fermi, autisti dei camion facevano avanti e indietro dai bagni passandomi davanti, io con le gambe appoggiate ad una fioriera continuavo a mangiare le mie patatine senza pensarci, la mia mini e la mia canottierina mettevano in evidenza il mio corpo abbronzato e ogni tanto un camionista mi salutava passando o diceva qualche parola nella sua lingua che non capivo, si fermarono due tedeschi che però parlavano qualche parola d’italiano perché mi dissero

-          Ciao bella, che fai?

-          Mangio le patatine non vedi?

Intanto mi leccavo le dita dal sale delle  patatine

-          Ti piacciono?

-          Si molto

Uno dei due andò verso  il suo camion che era enorme, almeno per me

-          Mai stata su un camion?

Feci cenno di no scuotendo la testa e continuando a leccarmi le dita

-          Vuoi vedere?

Lasciai il sacchetto ormai vuoto  sul tavolo e mi alzai stirandomi

-          Ok

Uno dei due era già su, l’altro mi fece salire e mentre mi tiravo su mi spinse mettendomi le mani sul sedere

-          È grande vero?

Mi indicò la cabina e poi la parte dietro i sedili dove dormivano, il socio era sdraiato dietro infatti era abbastanza spazioso, accese una luce interna sul tetto della cabina e vidi subito che aveva in mano il suo cazzo in bella vista, l’altro aveva le  mani sotto la mia mini sulle mie mutandine, erano  quindici giorni che io non……….. comunque ero un po’ sbilanciata in avanti e quasi caddi su quello sdraiato trovandomi il suo cazzo praticamente sulle labbra che aprii d’istinto cominciando a fargli un pompino mentre il socio dietro di me armeggiava con le mie mutandine e i suoi pantaloni, lo sentii poco dopo mentre continuavo il mio lavoro di bocca arrivare alla mia figa con le dita prima e con il suo uccello dopo penetrandomi e cominciando a scoparmi da dietro mentre il socio mi teneva le mani sulla testa, li sentivo parlare stavolta nella loro lingua e non capivo nulla di quello che dicevano, però quello dentro di me era bravo, deciso, i suoi colpi erano ritmati e profondi, la mia astinenza era durata anche troppo e l’orgasmo mi raggiunse violento, dopo che quello dietro di me ebbe finito mi fece girare dando il mio sedere al compagno che avevo preparato con la bocca che prese volentieri il suo posto mentre io ripulivo e lucidavo il cazzo di quello che mi aveva appena scopato, una volta che anche il secondo si era scaricato dentro di me passai sui sedili davanti per andarmene, i miei potevano essersi svegliati, mentre stavo scendendo mi misero in mano un biglietto, una volta a terra vidi che erano cinquanta mila lire, mi avevano preso per una puttana, per quello l’approccio era stato così veloce.

Misi in tasca i soldi e andai verso l’auto dei miei che ancora dormivano, allora feci prima di risalire in auto una puntata nei bagni dell’autogrill per ripulirmi e poi tornai ai auto molto più tranquilla.

Ora, tornata a Milano dovevo pensare al mio futuro ed eliminata l’opzione dell’università, rimaneva quella di trovare un lavoro ma volevo trovare qualcosa che mi portasse a viaggiare ed ebbi un colpo di fortuna.