La stanza chiusa

Capitolo 15 - La stanza chiusa

L’ultima luce del pomeriggio filtrava attraverso le veneziane dello studio di Andrea. La stanza era cambiata da quella prima volta. Più sobria, più raccolta. Ma l’atmosfera… era la stessa.

Natasha sedeva sulla poltrona in pelle, le mani intrecciate in grembo. Lo guardava. Lui, in piedi davanti a lei, in silenzio.

Era successo di nuovo. Ma non serviva raccontarlo, né ripercorrerlo.

Quello che importava era il dopo.

Lei inspirò lentamente.

«So chi amo. E non sei tu.»

Andrea annuì, senza alcun tremore. Non c’era traccia di ferita in lui. Solo un’intelligenza calma, fredda, che la osservava in profondità.

«Eppure sei qui.»

«Lo so.»

Abbassò gli occhi. Poi li rialzò. «Quello che c’è tra noi… non assomiglia a nulla. Non è amore. Ma nemmeno solo desiderio. È più vicino a un bisogno. Un bisogno che non mi spiego.»

Andrea si avvicinò, senza toccarla. Le rimase davanti. «Non devi spiegartelo. Devi accettarlo.»

Lei deglutì. «Salidù ha il mio cuore. Mi conosce, mi ama. È la mia casa. Con lui sono serena.»

 

«Ma con me sei viva.»

Quelle parole tagliarono l’aria come un coltello. Natasha sentì le spalle irrigidirsi. Perché erano vere. E lei non era pronta a negarlo.

«Sì.» sussurrò. «Con te è come se smettessi di ragionare. Mi sento… libera. Ma non nel senso dolce. Nel senso più oscuro. Come se mi liberassi da ogni controllo. Anche da me stessa.»

Andrea si chinò leggermente, come per cercarle gli occhi.

«Allora sai già qual è la verità.»

Silenzio.

Poi, lentamente, Natasha si alzò in piedi. Lo guardò da vicino, da pari. Non come prima. Non come vittima. Non come dipendente.

Ma come chi ha scelto.

«Tu non avrai mai il mio cuore, Andrea. Ma una parte di me — quella che nessuno conosce — sarà tua. Lo sarà sempre. Non lo dirò mai a nessuno. Neppure a me stessa, quando tornerò a casa. Ma lo sai. E lo so anch’io.»

Andrea non sorrise. Ma i suoi occhi si fecero più caldi. O forse solo più consapevoli.

«E va bene così. Tu appartieni a un altro. Ma io ti possiedo lo stesso. Senza catene. Senza promesse. Solo per ciò che sei quando chiudi la porta al resto del mondo.»

Lei annuì.

Poi voltò le spalle e uscì.

Fuori, l’aria sapeva di pioggia.

Natasha inspirò a fondo, lasciando che il vento le portasse via il peso.

Quella notte, tornando da Salidù, lo baciò con dolcezza sulle labbra e gli sussurrò parole sincere.

Lo amava. Lo avrebbe scelto ogni giorno. E nel suo cuore, non c’era più dubbio.

Ma in fondo all’anima, c’era una stanza chiusa.

Una stanza senza finestre.

E in quella stanza, nascosta… Andrea l’avrebbe posseduta. Sempre.