Cronache dalla spiaggia

Capitolo 1 - Laura

Il nome, una fascia di età autocertificata e un leggero accento emiliano: non so nient’altro di lei. L’ho conosciuta qualche giorno fa, a una festa del paese. Stavo ballando da solo e lei si è avvicinata, iniziando poco dopo a strusciarsi su di me. Su due piedi, ho pensato che fosse ubriaca o sotto stupefacenti e l’ho allontanata con cortesia per evitare guai. Lei, però, ha perseverato, e dopo mezz’ora di chiacchiere e un paio di drink mi ha chiesto di seguirla. Ci siamo appartati dietro a un capanno e lei ha iniziato a baciarmi mettendo a dura prova il mio autocontrollo. A quel punto le ho preso le mani che stavano frugando sotto la camicia e le ho bloccate al muro su cui era appoggiata, poi le ho detto.

«Ragazzina, fermati o quando gli effetti di quello che hai in corpo passeranno, te ne pentirai. Stai facendo una cazzata.»

Mi ha guardato e ha sorriso.

«Non sono fatta. Mi piaci. Mi piacciono gli uomini veri, maturi. Come te.»

Poi si è liberata dalla presa e ha sfilato il perizoma, sventolandolo sotto il mio naso. A quel punto ho fatto un passo indietro.

«Meglio di no. Non voglio problemi.»

Lei ha alzato gli occhi al cielo, poi si è inginocchiata e me l’ha tirato fuori. A quel punto non ho saputo resistere: l’ho lasciata fare, rimanendo immobile.

La ragazzina ci sa fare. Dopo aver deglutito lo sperma, ho restituito le mutandine che nel frattempo mi aveva affidato e, anche a causa dei postumi del pompino, ho rivalutato la mia posizione.

«Magari domani, quando sarai lucida, ci possiamo rivedere. Ti lascio il mio numero.»

 

Il giorno dopo, ripensando a posteriori a quell’episodio, un poco mi ero pentito per la mia ritrosia. Era stato tanto rapido quanto eccitante, un bellissimo inizio della mia prima vacanza da single. Mentre camminavo verso la mia spiaggia preferita, riflettevo sull’accaduto e pensavo di chiamare i miei amici per sapere quando mi avrebbero raggiunto. All’improvviso, il mio telefono ha iniziato a squillare: era una chiamata da un numero sconosciuto.

«Ciao, sono Laura.»

Ho capito subito che era la ragazza col ciuffo blu e ho avuto paura che volesse mettermi nei guai, a causa di quello che avevamo fatto la notte prima. Per questo, ho risposto in modo freddo: «Hai sbagliato numero.»

Mentre stavo per attaccare e bloccare il numero, lei ha esordito dicendo con una naturalezza disarmante, con il piglio di una vecchia amica: «Laura, ricordi? Ieri sera mi hai tenuto le mutande mentre ti facevo un pompino.»

 Quell’uscita, pur così grezza, mi ha sollevato: se non altro ricordava quello che aveva fatto, non avevo niente da temere. Quindi, ho abbassato la guardia.

«Ah, sei tu! Non ricordavo il tuo nome.»

Lei ha iniziato a sommergermi di parole che io non ho ascoltato, preso com’ero a pensare il da farsi. Soggiorno in un bungalow di un villaggio turistico child free. In qualche modo, nei successivi due minuti di conversazione telefonica, è riuscita a strapparmi il nome del posto e a invitarsi per bere qualcosa insieme. La sua determinazione mi ha spiazzato, impedendomi di rifiutare la proposta. Viviana non rispondeva ai miei messaggi, a quel punto tanto valeva attrezzarsi in qualche modo per passare il tempo fino al suo arrivo.

Venti minuti dopo, mi aspettava all’ingresso del villaggio. Mentre mi avvicinavo per accoglierla, mi è sembrata ancora più giovane di quanto ricordavo, e ho avuto paura. Avrebbe potuto essere tranquillamente mia figlia, la cosa più giusta che avrei dovuto fare era quella di salutarla e poi andare avanti per la mia strada. La curiosità di scoprire cosa frullava dentro quella magnifica testolina e una discreta attrazione sessuale nei suoi confronti mi hanno invece spinto a darle corda. Abbiamo fatto due passi, parlando di tutto e niente, poi si è fatta invitare nel bungalow, si è spogliata e l’ha fatto di nuovo. Quando poi si è alzata in piedi, ha preso una mia camicia di lino e ha chiesto:

«Posso metterla?»

Ho annuito senza sapere bene il significato di quel gesto.

Poi ci siamo seduti fuori, nella veranda, rimanendo in silenzio ad ammirare il tramonto sul mare, sorseggiando una birra dalla stessa bottiglia. Quando le passavo la bottiglia, indugiavo con lo sguardo sotto la camicia aperta, e lei, prima di restituirmela, apriva un bottone in più. È veramente bella, oltre che giovane e disponibile. Sono occasioni che capitano di rado agli uomini della mia età, e, proprio per questo, ho deciso di sfruttarla fino in fondo.

«Rimani stanotte?»

Lei mi ha sorriso.

«Volentieri.»

«Bene. Preparo qualcosa da mangiare.»

«Non ho fame.»

Si è alzata, lasciando cadere la camicia sulla soglia dell’ingresso, e si è diretta in punta di piedi alla stanza da letto.

L’ho scopata, poi abbiamo dormito insieme, nudi, abbracciati come due innamorati. Durante la notte mi sono svegliato un paio di volte per bere e, prima di riaddormentarmi, mi sono soffermato a guardarla. Ho respirato il profumo della sua pelle, sfiorando con una mano il profilo del suo corpo giovane e liscio. Ero certo che, l’indomani, se ne sarebbe andata appagata, soddisfatta di aver ceduto alla sua voglia, qualunque essa fosse.

La mattina dopo, invece, prima di uscire, mi ha sorpreso ancora una volta: «Alloggio in città con delle amiche, ma mi piacerebbe stare con te, solo per la notte.»

A quel punto eravamo rimasti insieme venti ore. Ho quindi considerato superato il "test antidoping" e le ho risposto: «Perché no?»

Così, senza esitare, ha preso la valigia dal suo appartamento in centro e si è trasferita nel mio bungalow.

Sono stato felice per la sua scelta. Iniziavo a perdere le speranze di rivedere Viviana. Continuavo a scambiare messaggi con lei e Mario, suo marito, loro davano la loro partenza come imminente, ma, di fatto, erano ancora inchiodati a Bologna. Nel frattempo, la mia vacanza stava quasi arrivando al giro di boa, e l’idea di trascorrere quel tempo da solo mi pesava più di quanto volessi ammettere. Soprattutto con un’allettante alternativa a portata di mano.

Nei giorni successivi, sono stato bene ed è filato tutto liscio: lei usciva la mattina presto e passava la giornata con le altre. Ci trovavamo nel villaggio la sera; una cena leggera, una passeggiata sul lungomare affollato tenendoci per mano, e poi facevamo sesso sfrenato per tutta la notte. Ho continuato a cogliere quel che mi era offerto senza farmi tante domande. Ben presto, però, ho iniziato a manifestare segni di cedimento, soprattutto fisici: ho superato i quaranta da qualche tempo, e faccio ormai fatica a tenere i ritmi di una ventenne che sprizza energia da tutti i pori. A letto ormai mi ero tolto tutte le voglie con lei, ho deciso quindi di proporle qualcosa di più, e se a quel punto se ne fosse andata, sarei tornato a casa comunque felice della vacanza trascorsa, sebbene diversa da come me la fossi immaginata prima di partire.

«Io passo le giornate in una spiaggetta nudista isolata, hai voglia di venire con me, domani?»

Lei ha capito al volo che stavo alzando l’asticella del nostro rapporto, ma non è sembrata titubante a lasciare la compagnia delle amiche per trascorrere una giornata intera insieme a me, anche se ha chiesto con prudenza: «È quella dove vai sempre?» Ho annuito, lei ha commentato. «Non ho mai preso il sole integrale. Se mi vergogno, posso tenere il costume?»

«Certo. Puoi fare quello che vuoi. Intendo proprio tutto.»

Non è una stupida e, nonostante le schermaglie, neanche inibita, anzi … ho deciso così di rincarare la dose.

«Così potrò capire quanto sei esibizionista.»

Lei si è avvicinata in modo felino, ha appoggiato una mano sul mio petto e ha giocato con i peli folti usando le dita.

«Vuoi presentarmi a qualche tuo amico?»

«Sì. Li voglio far morire di invidia.»

Le ho dato un bacio leggero sulle labbra.

«E se poi ci provano con me?»

Ha aperto le braccia indicando con le mani il suo corpo, cosciente di essere bella e attraente. Sono rimasto stupito per il modo con cui lei ha travisato la mia richiesta, caricandola con delle aspettative nei suoi confronti che non avevo. Nel dubbio di dove volesse arrivare, ho risposto fornendo la mia interpretazione di quel nostro rapporto così atipico.

«Tra noi non c’è alcun vincolo, sei una donna libera. Io non sono geloso, e di certo non ti impedirò di fare quello che ti pare.» Le ho mordicchiato il lobo dell'orecchio e poi ho sussurrato, con un tono di sfida: «Ma non penso che lo farai.»

A quel punto mi ha stupito di nuovo.

«Secondo te non so fare la troietta?». Ho fatto un cenno di no con il capo, anche se qualche dubbio l’ho sempre avuto. Lei ha continuato a tenere il punto: «Scommettiamo?»

L’ho guardata, lei mi ha sorriso con la sua aria sbarazzina. Poi ho teso una mano per siglare l’accordo.

«Te ne pentirai.»

L’ha stretta.

«Lo vedremo.»