Cugine e parenti in calore

Capitolo 1 - Non c'è cosa più divina...

Eddy Lanotte
3 months ago

Fin da quando ero piccolo, sono sempre stato attratto dalla mia cuginetta Melissa. Non è mai stata particolarmente bella, anzi, direi che è bruttina a dire il vero. Tuttavia, mi ha sempre eccitato. Ricordo che quando eravamo bambini, eravamo a casa sua e di punto in bianco mi disse "vieni, devo farti vedere una cosa". Mi portò in bagno e si abbassò le mutandine. Lo ricordo come fosse ieri anche se eravamo piccolissimi. Il bambino ingenuo e timido che era in me a quei tempi non reagì. Forse chinai il capo, piacevolmente turbato e andai via senza dire nulla. Ma da allora l'ho desiderata per tutta la vita. Mia madre e sua madre erano delle sorelle molto legate e quindi stavamo spesso insieme, succedeva spesso che dormissimo insieme, o con Melissa o con sua sorella Melania, oppure con suo fratello Gregorio, di cui però non mi interessa, perché sono etero. Le due cuginette mi hanno sempre attratto e ho sempre desiderato chiavarmele. Stranamente, sebbene Melania fosse stupenda, Melissa mi attraeva di più. Non so perché. Sapeva di sporco e di ingenuità. Tutta quella casa in realtà sapeva di sporco, a cominciare da mia zia, cioè la loro mamma.  Mi bastava vedere delle calze e una lieve puzza di piede femminile e in me si accendevano fantasie erotiche. Ricordo che una volta, mentre eravamo a casa mia, ci chiudemmo nel soggiorno, lasciando le nostre mamme che parlavano in cucina. Il soggiorno era bello spazioso, grande. Lì ci giocavo con tutti i miei cugini o da solo. C'era un bel divano piuttosto grande, o almeno, a me che ero piccolo, così sembrava. Ordinai a Melissa di stendervisi sopra perché dovevamo giocare a non so che. Uno di quei giochi furbetti in cui i bambini si fingono ingenui: "giochiamo a fare i fidanzati" o "marito e meglio", devo averle detto o qualcosa del genere. Lei obbedì, io mi stesi accanto a lei e le infilai la mano nelle mutandine toccandole la fichetta, le presi la mano e mi feci toccare il cazzetto. Non sapevamo esattamente che cosa si dovesse fare, eppure già toccarci in quel modo ci procurava un certo piacere. Lei me lo tirava un po' e io le tenevo la mano lì sopra, avvertendo una piacevole sensazione di caldo. La porta si spalancò ed entrò mia madre, io feci finta di cadere dal divano e mi giustificai in qualche modo. Non so se mia madre finse di non vedere ciò che era successo un attimo prima oppure davvero riuscii a farla franca. Può anche darsi che gli adulti sapessero già che in fondo non stavamo facendo nulla di male.Mi sentii però molto imbarazzato quando, il giorno dopo, dalla nonna, incontrai Melissa che, con un ghigno da bambina pestifera, mi disse all'orecchio "adesso siamo fidanzati!"Io sgranai gli occhi, arrossii per la vergogna "no" sussurrai e lei insistette con la stessa espressione "sì, perché ti ho tirato il pisello!"Ero imbarazzatissimo e impaurito. Cercai di fingere di nulla. Mia cugina oltre a essere brutta è sempre stata anche stupida e non sa tenere la bocca chiusa. Ma non poteva far finta di nulla? Noi fidanzati? Volevo solo farci cose sconce!Passavano gli anni e crescevamo. Io ci provavo con lei in tutti i modi. Se eravamo in macchina insieme, sul sedile posteriore, le toccavo una coscia quando indossava gonna e calze o le sfioravo i piedini con i miei e le sussurravo all'orecchio che era bona. Lei mi scacciava, ma senza convinzione. O se sua madre veniva a casa e io lei eravamo in un'altra stanza, le tiravo fuori il cazzo insieme a un altro nostro cugino, ma lei niente. Ma come? Ero convinto sarebbe diventata una puttana, perché invece faceva la santerella? Perché non facevamo una bella orgetta? Perché non lo prendeva in bocca? Perché non lo toccava a me e nostro cugino?Qualche giorno dopo sua mamma ci prese in giro, rivolgendosi alla figlia davanti a noi, disse: "è vero che i cuginetti ti hanno tirato fuori il pistolino?" Lo diceva senza malizia, bonariamente, come se sapesse che non c'era nulla di male, ma io mi sentii imbarazzato. Volevo che certe cose rimanessero tra noi. Stupida! Ma io non mi arresi. Quando la incontravo e stavamo da soli, le sussurravo all'orecchio frasi del tipo "te lo hanno mai detto che sei bona?" "Non lo dire mai più" rispondeva lei, ma ogni volta che mi respingeva o mi rimproverava, celava sempre un sorrisetto malizioso dietro una finta severità, una finta pudicizia. Ricordo una volta in cui stavamo giocando e lei prese il pallone. Io per sottrarglielo, andrai dietro di lei e con la scusa di prendere il pallone le feci sentire il mio cazzo sul suo culo. Un'altra volta ero su a casa sua e le dissi, fingendo di scherzare "qualche volta te lo vuoi far mettere nel culo?"

Poiché era piccola e ingenua mi diede una risposta molto sciocca "No" disse ridendo "poi esco incinta!"

"Ma quando mai!" risposi io, ma lei ridendo mi sbatté la porta in faccia ed io andai via. Purtroppo mentre dall'infanzia passavamo all'adolescenza, le nostre madri ebbero dei pesanti litigi e si allontanarono. Di conseguenza ci allontanammo anche io e mia cugina. Ci rimasi malissimo. Non saremmo più stati insieme come fino ad allora, e non avrei avuto più la possibilità di chiavarmela. Fu proprio in quel periodo che compresi una cosa: sebbene nella mia maniera malata, in un certo senso la amavo. Cuginetta mia! Maledetti i litigi dei grandi! Un po' alla volta purtroppo, l'odio delle nostre madri contagiò anche noi e finimmo anche noi per odiarci. Capitò che eravamo andati insieme a qualche evento con tutta la famiglia e inevitabilmente c'erano anche lei, sua madre, sua sorella e tutto il resto. Il caso volle che, non entrando tutti in macchina, sul sedile posteriore, noi cugini ci dovemmo stringere un po'. La nonna, che era davanti, pensando che questo avrebbe anche messo fine al nostro odio, ordinò a Melissa di sedersi sulle mie gambe. Io dissi che per me non c'era problema, per farle capire che non la odiavo. Ne fui felice, perché appena si appoggiò imbarazzata su di me, il mio cazzo si drizzò divenendo durissimo e lei lo sentì sul suo bel culetto, tanto che si spostò un po' in avanti. Che meraviglia! Cuginetta mia, non odiarmi perché io ti amo e ti ho sempre amata e ti amerò per sempre. Mentre scrivo, mi ritorna in mente un altro momento. Era il matrimonio di una nostra cugina. Melissa indossava un vestitino bianco trasparente e corto. Io le guardai le cosce e le mutande, sia da sotto l'apertura del vestitino sia dalla trasparenza. Lei si sedette, forse sulle gambe di sua madre e, accorgendosi che la guardavo, mi guardò anche lei malinconica. Non so se fosse uno sguardo di accusa come per dire "sei il solito pervertito" oppure di nostalgia perché avrebbe voluto che rappacificassimo. In entrambi i casi, mi si strinse il cuore in petto. Dovettero passare anni e anni prima che le nostre madri si riappacificassero, ma nel frattempo ognuno di noi aveva intrapreso la sua strada, eravamo cresciuti, non eravamo più né bambini né adolescenti. Rimpiangerò per sempre di non aver trascorso l'adolescenza con lei quando eravamo ancora ingenui e senza malizia e i giochi erotici si sarebbero potuti ancora fare. Io avevo trent'anni quando lei si sposò, lei ventotto. Ho detto che non è mai stata bella, ma al giorno del suo matrimonio era davvero incantevole con quel suo abito bianco, quel rossetto rosso, i suoi capelli biondi e lisci legati in un'acconciatura semplice e sobria. Amavo vedere le sue spallucce nude e lisce. Le avrei dato tanti baci! Avrei voluto portarla via davanti al marito, oppure di nascosto, baciandola e scopandomela nel bagno, sporcandole il vestito di sborra. Il cuore mi batteva all'impazzata e avevo voglia di piangere. Non per la commozione, ma perché avrei voluto che fosse mia, non di quello sconosciuto, quell'idiota che se l'era portata all'altare. Eppure la sentivo ancora mia. Durante il matrimonio, stetti con Monica un'altra mia cugina, una di secondo grado, molto più giovane di me e molto attraente. Bevemmo vino per tutto il tempo e ridemmo tantissimo insieme. Le domandai se volessimo uscire dal ristorante, giacché ero stanco di stare seduto al tavolo. Monica accettò. I nostri genitori erano compiaciuti del fatto che stessimo legando così tanto. Qui a Napoli è così: persino i parenti di settimo grado, sono considerati parenti stretti. Io invece la vedo in modo diverso: mi chiaverei tutte le mie cugine, dal primo all'ultimo grado. Credo non ci sia nulla di male e personalmente, non lo considero nemmeno un vero incesto. La afferrai per il braccio e uscimmo, allontanandoci dal ristorante. Chiacchierammo del più e del meno, qualche pettegolezzo sulla famiglia, qualche battutina e raccontammo qualche aneddoto della nostra vita privata, ci chiedevamo chi fosse la ragazza che era insieme a Melania, dato che nessuno la conosceva e che Melania aveva presentato come una sua amica. Mentre parlava, mi incantai a guardare i suoi bellissimi occhioni color nocciola, le sue labbra rosse e carnose, il suo viso giovane e candido da ventenne. Un ciuffo dei suoi capelli tinti rosso prugna le cadde sulla fronte e io glielo spostai delicatamente. Indossava un bellissimo vestitino corto bianco a pois blu, grazie al quale si potevano ammirare le sue bellissime gambe lisce e dritte.  Mentre ero in piedi davanti a lei, cambiai posizione, mettendomi di fianco e abbracciandola. Cominciai ad accarezzarle una coscia e a stringerla sempre di più a me, mentre il cuore mi batteva forte. La guardai ancora un po' negli occhi leggermente lucidi per il vino, poi il mio sguardo finì sulle sue labbra, le afferrai delicatamente il mento tra le dita e avvicinai il mio volto al suo baciandola sulla bocca. Lei non oppose resistenza e il mio cazzo si indurì all'istante. La afferrai per il bacino e le feci sentire quanto lo avevo duro, presi la sua mano e me lo feci toccare, infilando la mia mano sotto la sua gonna e tra le mutande. Aveva la fichetta pelosa, le toccai il clitore e cominciai a masturbarla. Sentivo la sua fica inumidirsi sempre di più.Mi fermai e la guardai in volto: le sue labbra erano umide, aveva la bocca aperta e gli occhi socchiusi "ti aspetto in bagno, Monica" le dissi. Lei si morse le labbra e si aggiustò il vestitino, fece un finto colpo di tosse per schiarirsi la gola e la lasciai lì, avviandomi verso la porta dei servizi igienici. Arrivò lentamente, camminando con classe e indifferenza sui suoi tacchi delle scarpe bianche abbinate perfettamente al vestito. Entrò nell'anticamera dei bagni. Io la afferrai immediatamente e ci rinchiudemmo nel bagno delle donne. La presi per i fianchi e la baciai intenstamente, mentre il cazzo diventava sempre più duro. Le alzai la gonna e vidi che anche le sue mutandine erano bianche, osservai meglio e notai con piacere che si trattava di un perizoma. Le toccai il culo stringendoglielo e inginocchiandomi sul pavimento, le baciai il suo bellissimo sederino sodo. Cercavamo di non ansimare per non fare rumore. Qualcuno bussò alla porta e lei dovette rispondere "occupato", cercando di non far percepire alla voce la sua eccitazione e non far insospettire nessuno. Poi le sfilai il perizoma, lei alzò una gamba per aiutarmi a toglierglielo completamente. Le sfilai anche le scarpe e le baciai e leccai i piedini, che non puzzavano per niente. Dai piedi cominciai a percorrere tutto il corpo, baciandole le gambe, le cosce, la fica e il culo. Rimanendo in ginocchio, le feci allargare le gambe e con le mie dita le dilatai la fica, leccandogliela. Lei spinse la mia testa verso la sua fica e io le infilai la lingua dentro, muovendomi come se la stessi chiavando con il mio cazzo.  La sentii ansimare e io, incuriosito, alzai lo sguardo verso di lei: aveva gli occhi chiusi e la testa reclinata all'indietro, segno che stava godendo tantissimo, e ciò mi faceva eccitare ancora di più. La feci girare e le baciai di nuovo le natiche, le leccai il buchetto del culo, cosa che dovette provocarle un lieve solletichio perché vidi il suo corpo scuotersi e lei ridacchiare leggermente. Ritornai verso la fica e ora la masturbavo stimolandole il clitoride e, alternando, le succhiavo e leccavo tutta la fica. Aveva un sapore buonissimo e dolcissimo. L'avrei tenuta in bocca tutto il tempo. Sarei uscito dal bagno tenendo la sua fica in bocca fino alla fine del matrimonio, tanto era buona. Io ora mi alzai, con le ginocchia arrossate e le mostrai la mia erezione "guarda qua" le dissi.

Si vedeva la forma del mio cazzo durissimo nei miei pantaloni. Lei ridacchiò, compiaciuta "che bello però" disse. Mi sbottonò i pantaloni e mi tirò giù la zip, infilando la sua mano nelle mie mutande, estrasse il mio cazzo durissimo e allungato e, inginocchiandosi, lo prese immediatamente in bocca, facendo su e giù con la testa. Qualche volta metteva i denti, ma leggermente, senza farmi male. Sapeva fare i bocchini abbastanza bene, mi faceva godere molto. Alternava masturbandomi, tirava il mio cazzo fuori dalla sua bocca leccandomi solo la cappella e poi succhiandomelo di nuovo. Decisi di fermarla, perché altrimenti avrei sborrato troppo presto. Così, la misi "a pecorina", mentre lei si manteneva con le mani sulla porta e da dietro le infilai il cazzo dentro la fica già bella bagnata, chiavandola per un quarto d'ora. Per fortuna sono molto resistente e avrei potuto continuare a chiavarla per ore, ma purtroppo non potevamo dilungarci troppo per non destare sospetti. Così tolsi il mio cazzo dalla sua fica e mi inginocchiai di nuovo, masturbandola per farla venire. Siccome ci metteva tempo a venire e il mio braccio cominciava a stancarsi, decisi di farla venire con la bocca. Iniziai a succhiargliela senza sosta. Di tanto in tanto, lei mi faceva segno di non fare rumore quando succhiavo e leccavo. A un tratto, la sentii irrigidirsi mentre la sua fica diventava più calda e umida e il suo liquido vaginale finiva nella mia bocca. Continuai ancora a leccarla perché non ne volevo perdere nemmeno una goccia. La guardai e mi sorrise, alzando scherzosamente un pollice.  Ora, mi alzai, facendola girare ed inginocchiare e glielo misi di nuovo in bocca: adesso ero pronto a sborrare. Succhiò, leccò e mi masturbò con maestria, finché io non allargai le mie gambe e prendendole la testa, le spingevo il cazzo in bocca facendo avanti e indietro come se la stessi chiavando nella fica. "Dimmi quando stai per venire" disse lei a un tratto, togliendosi il cazzo dalla bocca. Io annuii, e lei lo riprese in bocca. "Sto venendo" la avvisai. Spostò il mio cazzo puntandolo verso il cesso, masturbandomi con delicatezza fino a farmi sborrare. Il liquido finì tutto nella tazza e lei rallentò ancora di più facendomi uscire lo sperma fino all'ultima goccia. Mi pulii con la carta igienica, rimanendoci male per il fatto che non si era voluta far sborrare in bocca, ma soddisfatto per la scopata. Uscendo dal bagno, vedemmo contemporaneamente Melania e l'altra ragazza uscire dalla  porta di un altro bagno delle donne. Ci guardammo e impallidimmo, tutti e quattro. Mi guardai intorno e vidi che dal suo tavolo, Melissa ci guardava severamente, senza sorridere, con un'aria quasi cattiva e sospettosa, pronta a cogliere la palla al balzo per creare i suoi intrighi. 

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