Ammanettato al letto
Capitolo 3 - Treesome con ospite sgradito

La pressione sul mio inguine scompare, il cazzo scivola fuori dalla donna. L’odore speziato della mia sborra riempie l’aria della stanza. L’uccello mi cade sull’inguine, qualche goccia di sperma cola sulla mia pancia.
«Che merda, non vali un cazzo come amante.» Vittoria gattona sul letto accanto a Linda. «Vai, tocca a te fottere questo stronzo.»
La bionda fa scivolare la sua figa sul mio collo e mento un centimetro alla volta. Stringe le labbra e lancia un’occhiata alla mora. «Prima voglio venire in faccia a William…»
Le sopracciglia di Vittoria si stringono, un paio di rughe si formano in mezzo. «Ma stai scherzando?»
«Lui sborra sulle mie foto? E allora io gli vengo in faccia.»
Trattengo un sorriso. «Quanto fai schifo, Linda!» Il profumo del suo sesso eccitato è una droga buonissima che vorrei sniffare in ogni istante.
Lei mi mostra il dito medio e mi fa l’occhiolino. «Così impari, porcellino.»
Vittoria sospira. «Dai, finiscila con queste cazzate…» Le appoggia una mano su un braccio e la spinge. Con un cenno del capo indica il mio inguine. «Fottigli il cazzo, piuttosto. È il tuo turno, adesso.»
La mora si allunga sul letto e apre un cassetto del comodino. Il ravanare il contenuto con la mano fa tintinnare del vetro e qualcosa rotola.
Linda mi lancia uno sguardo e scende dal mio petto. Il suo culo meraviglioso si muove al suo gattonare fino al mio cazzo. Lo stringe con una mano e la solleva, prendendo i liquidi che ci sono rimasti sopra. La porta al viso e annusa. «Mi piace l’odore della tua sborra.» Inspira a fondo, il suo petto si gonfia. «È virile.» La sua lingua si protende sul palmo della mano e dà una leccata. La ragazza sorride.
«Piantala, Linda.» Vittoria si protende ancora un po’ sul cassetto, sposta qualcosa che produce un colpo contro un altro oggetto. «È un bastardo che va punito.»
Il volto di Linda si contrae per un istante in una smorfia contro la donna, mi sorride e afferra il mio cazzo. Lo tiene fermo e – sì, sì! – lo fa entrare dentro il suo corpo.
I miei polmoni si riempiono dell’odore del mio seme che ha riempito la stanza da letto. La cappella scivola dentro la figa della ragazza, il mio uccello bagnato della scopata con Vittoria non trova la minima resistenza. «Cazzo… sì, Linda…» Espiro una molecola d’aria alla volta. La sensazione è ancora migliore di quella che ho sperimentato dentro Vittoria. Le manette alle caviglie tintinnano per le gambe che tremano per l’eccitazione.
Lei socchiude gli occhi assaporando a sua volta la sensazione dei nostri sessi che si uniscono. La punta della lingua le passa tra le labbra. Muove il bacino, come a far entrarmi meglio dentro di lei. Linda appoggia le mani sui miei addominali e inizia a cavalcarmi. A differenza della donna, lei non si muove su e giù, quanto piuttosto avanti e indietro. Chiude gli occhi, solleva la testa e si morde le labbra; i suoi grossi seni dondolano al suo movimento, i suoi capezzoli rossi sono irresistibili.
Se Vittoria si è lamentata che sono venuto troppo presto, con Linda impiegherò ancora meno a sborrare.
La mora si solleva dal cassetto, stringendo in mano un oggetto bianco e lungo. «Finalmente, l’ho trovato.» La stronza si mette sul mio petto, bloccandomi la vista sulla mia dea. Ha tra le dita un vibratore a forma di tubo.
Sgrano gli occhi. «Cosa cazzo hai intenzione di fare con quello?» Il buco del culo mi si serra.
Vittoria accende il sex-toy, che vibra con un suono soffocato nella sua mano. «L’idea della zoccoletta di sborrarti in faccia mi è piaciuta, e voglio farlo io.» Appoggia il vibratore tra le grandi labbra e si lascia sfuggire un gemito e una risatina.
Il movimento dell’inguine di Linda attorno al cazzo cattura tutta la mia attenzione. «Se proprio ci tieni, Vittoria…» Le pareti della figa della dea scivolano sulla cappella e l’asta, è una carezza che aumenta la mia eccitazione come la tensione della corda di un arco che si tende.
Cercherò in ogni modo possibile di non scoccare troppo presto. Voglio godermi un signor orgasmo con la figa di Linda, e voglio che anche lei goda del mio cazzo.
Un paio di dita scivolano ritmicamente sull’asta del pene. Linda si starà masturbando?
Vittoria si alza in ginocchio di fronte alla mia testa. La passera le cola tra le cosce il succo macchiato di seme bianco; si passa avanti e indietro il vibratore sul clitoride, gonfio e rosso. La donna trema, ha il respiro spezzato.
Mi sto eccitando troppo, non voglio sborrare così presto in Linda. «Rallenta, Linda… stai per farmi venire.»
Vittoria si volta verso di lei, è mezza stordita dal piacere che il vibratore le sta affliggendo. «Non… non dargli ascolto. Fai sborrare… ah! …que… quello stronzo.»
La donna è davanti alla ragazza, che non si ferma e continua a scoparmi.
Vittoria si gira verso di me, mi prende la mascella con la mano libera e me la stringe. «Non siamo qui a… a farti divertire…» Stringe i denti e gli occhi in una scudisciata di piacere, è senza fiato, «…pezzo di merda.»
Il movimento della figa di Linda attorno al mio cazzo si ferma. Una sua mano mi accarezza gli addominali, l’altra la usa per masturbarsi.
L’eccitazione cala di qualche punto. Grazie, gioia, voglio godermi la tua scopata meglio di quanto mi abbia permesso Vittoria. Voglio avere il miglior orgasmo della mia vita nella tua fica, amore.
La mora è troppo impegnata con il vibratore, se lo passa da una parte all’altra del clitoride, vibra lei stessa come se avesse i brividi. Si infila due dita nella passera fino alle nocchie, uno sbocco di liquido sporco di sperma cola sul mio petto. Respira a fondo, espira a tratti, ha gli occhi socchiusi. L’odore di eccitazione della sua passera non è paragonabile a quello della ragazza: troppo forte, aggressivo.
Linda riprende a fottermi, il cazzo sprofonda nella sua figa bollente e bagnata. La cappella è coccolata dalle pareti della sua vagina, il frenulo scivola nei suoi umori sessuali, le cosce mi tremano per il piacere. Non ho mai provato nulla di simile nella passera di nessun’altra ragazza…
Le manette mi fermano le mani, o ribalterei Vittoria da una parte, per liberarmi la vista sullo splendido corpo di Linda intenta a scoparmi. I suoi grossi seni che si muovono, il mio cazzo che scompare dentro di lei… il suo viso illuminato dall’avvicinarsi del piacere fisico…
Mi conficco i denti nel labbro inferiore. Il fastidio nell’inguine aumenta ancora, è maggiore di quello che mi ha causato la troia mora davanti a me. Devo… devo trattenermi… devo…
Il viso di Vittoria si storce in una smorfia simile a quando sta sollevando grossi pesi in palestra. Emette un ringhio, le sue cosce vibrano impazzite. «Cazzo… ti vengo in faccia, stronz…» La donna è scossa da spasmi, il vibratore le scivola dalle dita, cade sul mio petto e rotola da una parte. La sua schiena scatta indietro, grida, le sue gambe si spalancano: uno schizzo di liquido caldo mi finisce sul volto, poi un getto simile ad una pisciata mi lava la faccia, mi finisce in bocca e negli occhi. Vittoria geme, si tiene in posizione con una mano appoggiata dietro di lei, trema. Piomba seduta sul mio petto, ansima e abbassa la testa, con i capelli neri che le finiscono sul volto.
Cazzo… mi ha appena squirtato in faccia… La testa mi gira, ho un mancamento: non trattengo l’eiaculazione. Stringo le mani, le catene delle manette tintinnano. Un litro di sborra si pompa nella mia uretra, la attraversa con una forza che ho sperimentato poche volte in passato. La bocca mi si apre, solo il peso di Vittoria sul mio petto impedisce alla mia schiena di arcuarsi, il buco del culo mi si serra. «Sì, Linda! Sì, ti…» Stringo i denti, in un attimo di lucidità nell’uragano dell’orgasmo riesco a fermarmi prima di dire troppo.
È piacere liquido allo stato puro, mi sento mancare. Tutto l’universo si limita alla sborra che schizza fuori di me e il calore della figa di Linda. Il resto è inesistente.
Chiudo gli occhi e sprofondo nel cuscino con un sospiro. I polmoni si svuotano, il fiato che sibila nel naso si porta via anche l’ultimo grammo di forza nei miei muscoli, lasciando dietro di sé solo una pace divina.
Uno schiaffo mi colpisce sul volto. Apro gli occhi. La faccia di Vittoria è una maschera di rabbia. Ha la mano alzata per colpirmi di dorso.
«Non siamo qui a farti godere, figlio di puttana.»
La fulmino con lo sguardo. «Stai iniziando a essere un po’ noiosa, Vittoria. A questo punto, sono quasi tentato di smettere di guardarti il culo.»
La donna solleva più in alto la mano, ha uno spasmo per colpirmi ma si ferma dopo un paio di centimetri. Mi fissa con rabbia. «Linda, facciamo il cambio.» Scende dal mio petto.
La ragazza compare dietro di lei. Ha un sorriso e gli occhi socchiusi. Una gran quantità di liquidi cola lungo il mio cazzo dalle sue grandi labbra.
Si scuote, gli angoli delle labbra calano di un pollice, il tono della sua voce è piatto. «Sì, eccomi.» Solleva il culo, il mio uccello scivola fuori da lei e cade sul mio addome, gettando i fluidi sessuali di entrambi sulla pancia.
Vittoria prende dal copriletto il suo vibratore e lo solleva davanti a me. «Adesso questo te lo metto nel culo, bastardo!»
L’ano mi si chiude. «Non pensarci nemmeno!»
Linda glielo prende dalle dita e le sorride. «Lo uso io. Sono l’unica che non ha ancora goduto.»
Lo sguardo della donna lascia intendere che non è molto d’accordo, ma non dice nulla. Si sposta sul mio inguine e afferra il cazzo barzotto. «Stai già perdendo il tuo vigore, mezza sega?»
La bionda accende il vibratore, ronza tra le sue dita. «Ci penso io a farglielo tornare duro, Vittoria, non preoccuparti.» Mette il sex toy sul mio addome, trema tra i miei addominali. Linda ci si posiziona sopra con la figa. «Ah!»
Lei mi sorride, gli occhi le brillano. Un altro gemito le sfugge dalle labbra.
Le mando un bacio. “Sei un amore” formo con le labbra.
Si abbassa su di me, i suoi seni riempiono la mia visuale fino a scendere sulla mia faccia, il mio volto che s’insinua tra le sue tette. Cazzo, sì… Le manette bloccano le mie mani dall’afferrare quelle meraviglie.
Mi stringe la testa con le braccia contro il suo petto, il suo cuore batte in una tetta contro una mia guancia. Il profumo della sua pelle sostituisce quello della mia sborra e mi inebria. Linda geme ancora, il vibratore trema sulla mia pancia che si sta bagnando di liquidi sessuali.
Una mano mi scappella il cazzo ormai viscido. La voce di Vittoria è attenuata dalle tette sulle mie orecchie. «Quello ti sembra molestarlo?»
Le bacio il petto. Linda muove il suo busto, le sue tette si scuotono sulla mia faccia. È la migliore tortura al mondo.
«Ce l’ha di nuovo in tiro, o no?» La voce della dea rimbomba nelle mie orecchie.
Vittoria non risponde. La sua figa inghiotte di nuovo il mio uccello, le sue pareti vaginali intrise di umori non oppongono la minima resistenza. Inizia a sobbalzare sul mio inguine, la rete fa da eco ai gemiti di Linda.
Le braccia mi pesano come se fossero fatte di metallo, le gambe di mattoni. Essere scopato da una donna e una ragazza è più faticoso di quanto immaginassi… a meno che non sia il sedativo che Vittoria mi ha messo nel tè. La tipa è figa ma ha qualche problema…
Deglutisco. Forse non è stata una grande idea venire qui.
La troia continua a cavalcarmi, spinge il bacino verso il basso fino a farmi entrare tutto il cazzo nella sua figa. I colpi sono veloci, violenti. Per fortuna è bagnata o sarebbe davvero doloroso.
Linda mi stringe la testa, mugugna qualcosa. Il cuore le batte nella tetta al punto da scuoterla. Inspira fino a riempirsi i polmoni, trattiene il fiato, espira come se stesse piangendo o tremasse. Il mio ventre è bagnato dei suoi succhi, le gocce scivolano lungo i fianchi e colano sul copriletto. Le sue gambe tremano, sbattono contro il mio busto.
Le bacio una boccia, calda e profumata di sesso. Volto la testa da una parte, allungo la lingua e le lecco un capezzolo un paio di volte. Lei si muove un po’ e me lo mette tra le labbra. Succhio a occhi chiusi. L’eccitazione cresce.
Linda ansima, emette un gemito e trema come se un brivido infinito l’attraversi. «Ah… Wi— William…»
La ragazza viene sopra di me, ha un orgasmo ma non posso contemplare il suo viso angelico mentre gode… Le manette tintinnano e mordono i miei polsi a ricordarmi che non posso muovermi e abbracciarla. Cazzo…
Lei si accascia su di me, il suo dolce, caldo peso grava sul mio corpo bagnato dal suo piacere sessuale.
«Sei stata fantastica, Linda,» sussurro.
Mi bacia sulla fronte. «Voglio ancora il tuo cazzo…»
Chiudo gli occhi e non mi trattengo più. La sborra scivola fuori dal meato nella figa di Vittoria, il piacere è quello di una sega che mi faccio quando sono stressato, roba che mi ricordo di essermi sparato solo perché vedo il fazzolettino lercio accartocciato sul letto.
La donna si ferma con la sua cavalcata. «Pezzo di merda! Per lei ti trattieni e con me ti lasci andare così?» Vittoria si alza dal mio cazzo, l’aria lo circonda e mi rinfresca la cappella. L’odore acido dello sperma sta diventando asfissiante.
«Ehi, Linda! Prendi il mio posto.»
Le grosse tette si sollevano dal mio viso sudato. Linda lancia un’occhiata dietro di sé, una mano di Vittoria è sulla sua spalla. «Ok.» Raggiunge gattonando il mio inguine, afferra il mio cazzo e lo solleva con una mano. Mi scappella, il glande inizia a farmi male e l’uretra a bruciarmi.
Però, un’ultima scopata con Linda voglio concedermela lo stesso, potrebbe essere l’ultima tra noi due.
Poi, spero che la sceneggiata abbia termine. Va bene che volevo scoparvi, ma così è un po’ troppo…
Linda posiziona il mio uccello, si abbassa e se lo fa scivolare nel buco del culo. Sorride nel farselo scivolare dentro, mi fa l’occhiolino.
Ti amo, gioia. Le mando un bacio.
Vittoria mi scorge e fissa Linda. Stringe i pugni e li pianta nel copriletto. «Cosa cazzo stai facendo?»
Il sorriso della ragazza si contrae in una “O”, gli occhi perdono il luccichio. Si è seduta sul mio inguine con i glutei, il cazzo è scivolato per tutta la lunghezza nel suo retto, tra le cosce aperte la figa rossa gronda umori trasparenti screziati di bianco. Il vibratore esce per un palmo dalla sua vagina. «Io… io pensavo di… volevo prenderlo in culo.»
Le labbra di Vittoria si sollevano come quelle di un gorilla pronto ad attaccare mostrando i denti sopra. «Ma non…» Fulmina con lo sguardo Linda, si gira dandole le spalle. «Vai a cagare, troietta…»
Il petto mi avvampa. «Ehi! Non permetterti di parlarle così!» Le manette mi segnano i polsi e un crampo scorre lungo le braccia. Il letto si inclina da una parte per un istante e torna dritto. La roba che ho nello stomaco si ferma un attimo dopo.
Vittoria mi fissa. «Tu non devi parlare, stronzo.»
«Stai superando il segno, Vittoria.»
Lei mi afferra di nuovo la mascella. «Cosa c’è? Non ti piace essere dominato?»
«Da te? No. Preferirei sbatterti sul letto, bloccarti e sfondarti il culo. O, meglio ancora, passare un paio di ore con Linda.»
La ragazza sorride e inizia a cavalcarmi. A stento percepisco il suo retto muoversi attorno al mio cazzo, il tremolio del vibratore riverbera sulla mia cappella come una vibrazione appena riconoscibile… Merda, sto iniziando ad essere insensibile…
Vittoria sale sul mio petto, di nuovo. Il suo sguardo incazzato inizia a stancarmi.
«Adesso cosa vuoi farmi, Vittoria? Prendermi a sberle?»
Lei sogghigna con un’espressione sarcastica. L’idea che mi segassi pensando al suo culo mi sta disgustando, e non perché mi sta scopando troppo lei.
«Ho un’idea migliore, non preoccuparti.» Si alza sulle ginocchia e torreggia con la sua figa sul mio volto. Il suo inguine odora come se non avesse mai fatto la conoscenza con un bidet, sporco di sperma e trasudo vaginale.
Il mio non deve profumare di più, comunque.
Trattengo una smorfia. «Non ti aspetterai che te la lecchi, spero…»
La donna si mette una mano sull’inguine e discosta le labbra. «Non ti meriti la mia figa.»
«Non è la mia sborra quella che ti cola dalla figa, o sbaglio?»
Si protende verso di me, si appoggia con la mano libera alla testiera del letto. Mi sovrasta con il suo sesso. «Esatto, e ho intenzione di restituirtela.» Una goccia bianca cola dall’imbocco della vagina, resta attaccata con un filo e si abbassa dondolando. Lo sfintere si apre, un flusso colloso di sperma ne fuoriesce.
Discosto la testa con una smorfia. «Ah, che cazzo fai?»
«Non hai mai sognato di svuotarti le palle sul mio viso, stronzo?»
La sborra mi cola in faccia, sulla guancia, sul collo. «Dai!»
Vittoria si mette un paio di dita in figa. «Pensi che a noi donne piaccia quando ce lo fate?» Le tira fuori e mi spruzza in viso le ultime gocce che le sono rimaste dentro.
«A me sì.» Linda fa affondare il mio cazzo per tutta la lunghezza nel suo culo.
Vittoria si volta di scatto verso di lei. «Chiudi quella cazzo di bocca, zoccola!» strilla.
Le manette bloccano le mie mani. «Non permetterti di parlarle in quel modo, troia!»
Vittoria mi prende il mento e prova a muovermi la testa, ma blocco i muscoli del collo e glielo impedisco. «Tu sbrigati a sborrarle dentro, che voglio scoparti ancora.»
Linda si ferma con il suo movimento di bacino. «Dai, smettila di trattarlo così, pover—»
La troia si gira, il braccio che si solleva. Il suo corpo copre la ragazza, ma lo schiaffo rimbomba nella stanza. «Finiscila, zoccola! Pensi di essere qui a divertirti?»
Linda cade su un fianco, le sue grosse tette rimbalzano tra di loro. Si tiene le mani su una guancia, i suoi splendidi occhi si stanno bagnando. Il vibratore le scivola fuori dalla figa, rotola sul copriletto macchiandolo con gli umori della ragazza. Il mio cazzo ondeggia all’aria, crolla sfinito sull’addome.
La testiera del letto geme nel trattenere le manette al mio tentativo di balzare addosso a Vittoria. «Brutta troia! Non metterle le mani addosso!»
Linda scivola via dalla donna, cade dal letto e si rialza tenendosi ancora la guancia. Le lacrime le solcano il viso. «Sei scema? Avevi detto che ci saremmo divertite con lui, non che l’avremmo trattato in questo modo!»
La donna solleva di nuovo il braccio, ma si limita a muoverlo per scacciare Linda. «Vattene fuori dai coglioni, zoccoletta. Non mi servi a nulla.»
La ragazza è sul punto di scoppiare a piangere. Fissa Vittoria, le sue labbra si muovono ma non esce nessuna parola. Il suo sguardo saetta verso di me, come a chiedermi soccorso e a confessare che lei non ha potuto aiutare me.
Le catene si tendono, le manette mi entrano nella pelle dei polsi e delle caviglie. «Chiedile perdono, Vittoria! Non permetterti di trattarla così!»
La donna non mi guarda nemmeno. «Forza,» indica la porta dietro Linda, «fuori dai coglioni. E non farti più vedere!»
Linda si porta una mano al naso gocciolante, si volta ed esce sbattendo la testa.
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