Ossessione
Capitolo 27 - Dove hai lasciato il cuore
Andri
Spengo il phon e lo ripongo nell’anello a parete. Mi passo le dita nei capelli biondi: sono ancora incredulo all’idea che questa è l’ultima volta che mi lavo nei bagni del fast fuck della "Chesa dal Piacér"… Nel riflesso dello specchio, scuoto la testa. Dopo sei anni, la mia carriera di steward… di puttano… finisce tra dieci minuti.
La porta che congiunge le docce alla sala de “La fritula” si apre e lascia entrare il suono del fast food. Sulla soglia c’è Giulia. Mi sorride, ha perso quella timidezza che aveva con i colleghi, mesi fa: Sabine ed Eva hanno fatto un ottimo lavoro nel farle scoprire che la accettiamo anche se è bellissima e ninfomane.
Stento a staccarle lo sguardo di dosso. Il seno è qualcosa di divino, e quella sborrata in faccia… Il cazzo mi si inturgidisce, e gli angoli della bocca si sollevano quanto lui.
Le cosce brillano nella luce delle docce: ha di nuovo squirtato per il piacere del suo cliente e soprattutto suo. Ormai sono diventate delle maestre anche Eva e Sabine, e pure Camille sta imparando in fretta. Sembra che anche Elga delizi suo marito con spruzzi abbondanti quando sono nell’intimità. Giulia ha portato il segreto per il piacere, e sono tutti contenti. Tranne gli addetti alle pulizie, che devono togliere lo squirto dai pavimenti la notte. Possono insegnarlo anche a loro, per pareggiare i conti.
Lei si avvicina, sorridendo. C’è della tristezza nei suoi occhi? «Andri…» Mi prende una mano tra le sue. «Sono dispiaciuta che tu te ne vada.»
Sotto l’odore pesante di sperma una nota delicata, quella della sua pelle, solletica il mio olfatto. Stringo a mia volta le sue mani con le mie. «Grazie, Giulia. Ma domani ho il volo per l’America.»
«Briana è una ragazza fortunata ad averti trovato. È stato bello lavorare con te…»
Nella mente mi passano le lunghe chiacchierate con Giulia mentre eravamo in attesa nella saletta. Ha una cultura che non mi sarei mai aspettato. Ha idee diverse dalle mie, ma abbiamo imparato l’uno dall’altra qualcosa.
I suoi occhi luccicano, le sue labbra si stringono. Apre le braccia e fa un passo verso di me, ma si blocca a una spanna. «Scusa, sono sporca…»
L’abbraccio io, la stringo al petto, non mi importa se un cliente le ha appena sborrato in faccia. Il mio fiato entra a strappi nei miei polmoni, la saliva fatica a passare nel groppo che ho nella gola. Il suo grosso seno si appoggia e si schiaccia contro di me, è la prima volta che il mio cazzo e la sua figa si toccano.
Giulia è una delle due ragazze con cui ho lavorato a “La fritula” con cui non abbia mai fatto l’amore, me ne rendo conto solo adesso…
Ci stacchiamo dopo diversi secondi senza dire nulla. Lei sembra sul punto di piangere, la barriera che trattiene le mie emozioni è appena più resistente, ma non troppo.
La sua voce è rotta dai singulti. «Spero troverai la fortuna in America…»
Le accarezzo il viso. Una colata di sborra di spande sulla sua guancia. «Se vieni a trovarmi, possiamo fare un porno insieme.»
Sorride, si formano delle fossette nelle sue gote, un singulto che sembra annunciare il pianto diventa un gemito che vuole passare per una risata. Perché non ho mai fatto l’amore con lei? Per rispetto verso Sabine, la sua fidanzata? Perché è troppo intelligente per essere scopata in una doccia dopo il lavoro? Mi trattengo dallo scuotere il capo al pensiero che avrei avuto il dovere, oltre a conversare con lei di filosofia e letteratura, anche farle passare delle ore di puro piacere fisico, ma a questo ci pensa già da sola, anche sul lavoro.
Giulia abbassa lo sguardo, gli occhi le brillano, ma non come quando gode. Si morde le labbra. «Mi spiace lasciarti, Andri, ma devo lavarmi che ho ancora un paio di clienti prima di finire il turno.» Mi stringe la mano. «Addio.»
Una profonda crepa si forma nella mia barriera, devo ricacciare le lacrime negli occhi. «È stato un onore conoscerti, Giulia.»
Non aggiungiamo altro. Lei si avvia verso le docce, io mi godo per l’ultima volta lo spettacolo del suo culo. Una ragazza così intelligente e istruita in un corpo da dea… Sospiro.
Esco dagli spogliatoi, la sala de “La fritula” mi accoglie con schiamazzi e grida di piacere, il profumo del cibo è una cappa simile al fumo nelle scene di poker dei film americani. Camille è seduta nella sala d’aspetto, solleva lo sguardo dalla rivista che sta sfogliando e mi sorride. Si passa una mano sui capelli rossi e se ne sposta una ciocca dietro a un orecchio. La ragazza abbassa lo sguardo sul mio cazzo e si passa la lingua tra i denti. Vuole farsi un giro anche quest’oggi in doccia con me?
«Andri, scusami…» La voce di Elga alle mie spalle mi distoglie dai miei pensieri. «Hai un’ordinazione al tavolo 5.»
Il fiato mi esce dal naso, mi passo una mano sugli occhi. «Ancora? Pensavo di aver finito.»
Elga solleva il vassoio rosso dal bancone e me lo porge. Sopra ci sono una fritula sola e un bicchiere di acqua. «Ti assicuro, Andri, che non vorrai perderti questo cliente.»
Prendo il vassoio e lo alzo su una mano. «Se lo dici tu…»
Mi fermo dopo due passi. «Non mi hai detto cosa vuole come prestazione.»
Elga sorride. «Vai, Andri.»
Scuoto la testa e mi avvio tra la folla nella sala. Oggi è pieno, come sempre il venerdì sera, una baraonda di voci e gemiti. Sabine sta cavalcando un uomo che ha il doppio dei suoi anni, con un pubblico che non riesce a toglierle gli occhi di dosso, Eva è sdraiata su un tavolo e si sta facendo scopare da due gemelli. Squirterà su di loro? Camille si avvia tenendo a due mani un vassoio verso un tavolo dove siedono quattro uomini vestiti bene. È brava, e molto bella: tutti la vogliono, per quanto non abbia ancora raggiunto il livello delle altre tre.
Chi prenderà il mio posto, dalle prossime settimane? I miei amici che sostengono che questo sia il migliore al mondo e che lo farebbero più che volentieri, non hanno idea di cosa—
Un uomo si siede al suo posto, il tavolo 5 mi appare davanti, il cuore mi balza in gola, mi fermo. Il vassoio mi trema sulla mano. Il petto mi si stringe, gli occhi si infiammano per l’emozione.
Non posso crederci… «M… Marta?»
****
Marta
Stento a pronunciare il suo nome, le labbra si muovono allo stesso tempo in un sorriso e nel pianto più disperato. «Andri…» Una lacrima scivola lungo la gota.
Lui appoggia la mia cena sul tavolo. «Marta! Io…» Ha gli occhi sgranati, mi abbraccia.
Le sue grosse braccia mi avvolgono, mi infondono un calore che non ho mai provato prima, appoggio le mani sui suoi pettorali, la mia testa alla sua mascella con un velo di barba.
Perché me ne sono andata?
Una mano scivola sul suo cazzo, di nuovo in erezione per me.
La mia figa è già un lago, i miei capezzoli sono turgidi come mai prima di adesso, la trama della stoffa del reggiseno è come carta vetrata.
«Marta… non ho più saputo nulla di te,» sussurra lui. «Non mi hai mai scritto o telefonato.»
Accarezzo il suo petto. Dario non ha nulla a che spartire con l’uomo che stringo in questo momento. Non possono essere della stessa specie. «Adesso sono qui, Andri. Non voglio andarmene presto.»
Il suo cuore batte ancora più forte. Mi appoggia le mani sulle spalle e mi stacca da sé, mi guarda negli occhi. «Marta… questo è il mio ultimo giorno. Domani partirò per l’America.»
Un groppo mi annoda la gola, fatico a respirare. Gli occhi mi si inumidiscono più di quanto lo sia la mia figa.
«Tu sei la mia ultima…» Andri si interrompe. «Non voglio definirti “cliente”, sei troppo speciale per essere solo tale.»
Ho preso una stanza nell’albergo accanto alla "Chesa dal Piacér" per poter essere qui a pranzo e a cena ed essere scopata da Andri per tutto il finesettimana, e questa è la mia unica occasione? «Io…»
Lui mi prende il viso e appoggia la sua bocca alla mia. Ogni forza nei muscoli mi abbandona, un senso di benessere riempie la mia anima. Se non indossassi ancora i vestiti, uno schizzo di eccitazione bagnerebbe l’inguine del mio amato.
La sua lingua scivola tra le mie labbra, penetra nella mia bocca. L’accolgo con la mia, la strofino, la coccolo. Il profumo della sua pelle mi inebria, il calore del suo corpo ricarica il mio di un’energia che non ho mai conosciuto prima. Una sua mano si posa sul cavallo dei pantaloni.
Li sbottono e li lascio calare. Ho tolto l’intimo quando sono andata nella mia stanza d’albergo, non volevo perdere tempo qui, con lui. La mano di Andri mi accarezza le grandi labbra, due dita discostano le piccole, orbitano attorno all’imbocco della vagina, vi entrano. Una colata di desiderio sbocca dalla mia figa e mi cola tra le cosce.
La mia testa si stacca dal suo viso e boccheggio, un brivido di piacere scuote il mio petto. «Fammi godere, Andri, ti prego…» Voglio impazzire come quella troia di Chloé, voglio essere incapace di mangiare per i tremori di un orgasmo devastante come quello che le avevi inflitto.
Lui mi bacia sul collo, le sue labbra succhiano la mia pelle, sono stilettate di piacere, la sua saliva che si asciuga tormenti di passione.
I sogni di essere posseduta da Andri in ogni posizione, di godere fino a perdere la voce che accompagnavano il mio lungo viaggio in treno attraverso la Lombardia e l’Engadina si dissolvono alla luce del suo abbandono del lavoro. Essere inculata, sborrata in faccia, in bocca, scoprire cosa si prova a farsela leccare da uno davvero capace sono solo illusioni… ma se devo scegliere solo una cosa…
«Andri…» Il cuore mi batte a mille. Le sue mani sono scivolate sotto la maglia e mi stringono le tette. L’eccitazione è come un liquido che mi riempie il cervello, fatico a pensare. «Scopami, ti scongiuro.»
«Pensavo volessi iniziare con un cunnilingus.»
Il mio sorriso nasconde il dolore che provo al petto. Chloe che gode per l’effetto della lingua di Andri è come un pugno nello stomaco. «No.» È la parola più afona che abbia mai pronunciato.
Mi slaccio i pantaloni, li lascio cadere, non indosso le mutandine. Andri, nonostante ciò che ho detto, si inginocchia davanti a me e mi bacia la figa, passa la lingua di piatto tra le mie labbra. Una boccata d’aria riempie i miei polmoni e resta per tutto il tempo che lui impiega a passare da una commensura all’altra del mio sesso.
Una goccia di eccitazione schizza fuori dall’imbocco della vagina.
Andri si solleva in piedi, si passa la lingua sulla bocca. «Hai un buon sapore, Marta…»
Stringo le labbra, ci pianto i denti, trattengo a stento il pianto. Perché ho perso il mio tempo a cercare di raggiungere Giulia invece di farmi sbattere da lui ogni giorno, andarmene a casa il pomeriggio più tardi o arrivare prima la mattina per essere la sua troia? Passare la notte nel suo letto a fare pratica come Eva?
Mi appoggio con il culo al tavolo, mi spingo con le mani e mi sdraio. Quante volte sono stata in questa posizione, quest’estate? Quanti mi hanno scopata così? Ne mancava uno, e questa sera soddisferò la mancanza. Metto le dita sulla mia figa e la apro. «Fammi tua, Andri!»
Il suo cazzo non è mai stato così lungo e grosso, lo eccito come nessun’altra donna. Non Eva, Sabine, la cagnetta a stelle e strisce, Giovanna… Io sono la sua donna, quella che lo farà godere come mai prima e mai dopo.
Appoggia la cappella nell’imbocco della mia figa, il suo sguardo mi penetra nell’anima e mi accarezza il cuore. Non mi guarda come guardava le puttane che venivano a farsi scopare da lui. Andri mi ama, ma non può dirlo.
«Andri…» nel petto ho una grancassa, un martello pneumatico, il calore dell’eccitazione mi fa scottare le orecchie, il desiderio di lui mi secca la gola. Ansimo. «…sono tua!»
Non ce la faccio più: una tempesta di emozioni mi sta sconvolgendo, l’eccitazione sta raggiungendo un livello che non ho mai sperimentato dentro qui nemmeno quando erano in due a possedermi allo stesso tempo. «Scopami, Andri, ti prego…»
La bocca del ragazzo si avvicina al mio orecchio. «Era da tempo che aspettavo di sentirti dire queste parole…»
E non sai da quanto tempo volevo pronunciarle…
Andri sorride, un sorriso pieno di dolcezza come non gliel’avevo mai visto. I suoi occhi brillano. Mi accarezza il volto. Le sue labbra hanno un tremito, come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma non pronuncia una parola. Il suo pomo di Adamo si muove per la deglutizione.
La cappella scalda l’imbocco della mia figa, le sue mani mi afferrano i fianchi. Si morde le labbra.
Gli accarezzo il sedere muscoloso. Dio, quando vorrei dargli anche quello, ma…
Spinge con dolcezza, il glande scivola con educazione nel mio sesso, discosta le pareti come se fossero i petali di una rosa. Chiudo gli occhi, voglio godermi ogni centimetro di lui, del suo cazzo. Del suo grosso cazzo.
Inalo a fondo, il profumo del cibo e l’afrore del sesso che è stato consumato tutto il giorno qui dentro mi colma i polmoni. Blocco una gamba che si muove per il piacere della penetrazione che sta riempiendo la mia mente.
Non è ancora finito, non è ancora dentro del tutto.
«Fammi godere come quella troia di Chloe, Andri…»
Una sua mano si stacca dai miei fianchi, la trovo ad accarezzarmi il collo. Vi struscio contro una mano, sono come un gatto che vuole le coccole oltre ogni cosa.
Le sue dita sfiorano il mio viso. «Non ho intenzione di scoparti come una troia, Marta, ma come la ragazza che mi ha preso il cuore.»
Chiudo gli occhi. Quanto sono stata stupida: avrei potuto essere la donna di un uomo così fantastico, e invece… ho perso il mio tempo lottando contro la bravura di…
Non devo pensarci. L’unica cosa che conta è Andri, le sue mani sul mio corpo, il suo cazzo dentro di me, le emozioni mi sta donando.
Sospiro, lascio defluire la tensione che mi stava crescendo dentro, la tensione che mi stava causando… Sospiro di nuovo. Non devo pensarci.
La mano di Andri torna sul mio inguine, il pollice si muove sul mio clitoride, ci gira attorno, lo sfiora, lo stuzzica.
Una scossa attraversa la mia spina vertebrale, si increspa la mia pelle in uno stato di calda eccitazione, i muscoli della schiena si contraggono senza il mio permesso, i polmoni si riempiono fino a scoppiare, si svuotano con un gemito lungo e profondo. Un capogiro mi prende, mi sembra di cadere in un letto di piume, il tavolo sotto di me non esiste più.
Non esiste più nulla se non il calore del cazzo di Andri, le sue mani, il mio cuore che batte per lui.
Perché te ne devi andare in America con quella? Resta con me per sempre. Non esistono altre persone oltre a noi due. Nessuna Briana con le sue tettacce grosse, nessun Dario incapace di darmi anche solo una briciola di quello che sto provando adesso, niente se non noi due in tutto l’universo.
Il mio uomo si porta una mano al viso, si lecca il polpastrello del pollice. L’abbassa, appoggia la mano sul mio inguine e il pollice sulla mia commensura. Muove il pollice sul mio clitoride. Un fulmine di godimento esplode. Boccheggio.
Ondate di piacere arrivano sempre più calde, sempre più roventi dal mio inguine, si spargono nel mio corpo come lingue di fuoco, bruciano ogni mio pensiero, consumano ogni mia energia. Riempiono la mia mente, ardono come un incendio.
Avrei potuto vivere questo il primo giorno che sono stata qui! Avrei potuto godere nella doccia, invece di andare a casa a buttarmi sul letto. I cazzi dei clienti non valevano niente, la loro sborra nulla in confronto a quello che Andri spruzzerà dentro di me.
«Non…» Ansimo. Cosa… cosa stavo dicendo… Non fermarti, amore…
Appoggio la testa sul tavolo. I muscoli sono in fiamme, la figa è un ruscello, la mente è vuota. Le labbra si tendono in un sorriso.
Andri si spinge in avanti, appoggia le labbra su una mia tetta, lecca il capezzolo.
La mia voce è un gracchiare, è roca, proviene da qualche altro luogo. «Fammi godere, Andri, ti prego!»
Apro gli occhi. I suoi mi fissano come se fossi un’apparizione, come se il suo sguardo stesse facendo l’amore con la mia anima. Mi sorride. Non mi sta scopando come quella troia di Chloe, come la zoccoletta che era stata portata qui dalle sue amiche per il suo compleanno… mi sta amando!
Nella sala qualcuno viene, grida di piacere si alzano dagli avventori. La voce di Eva ringrazia il suo cliente.
Gli occhi di Andri si socchiudono, il suo sorriso si allarga. Sta per sborrare dentro di me?
Appoggio una mano sulla sua. «Aspetta, amore… fammi venire con te…»
Lui si abbassa, mi bacia sulla bocca. «Sarà bellissimo condividere l’orgasmo con te, Marta…» Nel suo respiro sento un “amore mio” che non pronuncia e che mi fa balzare il cuore nel petto.
Esce da me, uno sbocco di desiderio cola tra le mie cosce. Andri scompare oltre il mio corpo, apre ancora di più le mie gambe, la sua lingua si appoggia sulle mie labbra, due dita entrano nella mia figa.
Inalo a fondo, il mio fiato entra a strappi, ho i brividi per il piacere. Mi sollevo sui gomiti e metto una mano sulla testa di Andri. «Leccamela, amore…»
Le due dita sono grosse quasi quanto il cazzo che mi ha scopata fino ad un istante fa, ma si muovono con più libertà: entrano, escono, girano, premono… Una scossa investe i miei muscoli, la testa mi si piega all’indietro in uno spasmo di libidine. Lancio un grido di piacere.
Dagli avventori si solleva un mormorio indistinto di eccitazione. «Sei bellissima!» urla qualcuno, «voglio scoparti!» risponde qualcun altro.
Sospiro e sorrido. Mi guardano godere, si stanno eccitando a vedermi nuda e scopata. Quanto mi mancava tutto questo, quanto mi mancava usare il mio corpo per arrapare le persone attorno a me…
Eccitare gli altri mi accende un fuoco dentro di me. Stringo i capelli di Andri nel pugno. «Torna a fottermi, sto per venire!»
Il viso del ragazzo è bagnato dei miei umori sessuali, si lecca le labbra, le due dita che mi stavano scopando gocciolano. «Mi piace il tuo sapore, Marta.»
Lo stringo a me abbracciandolo con le gambe, lo spingo inguine contro inguine. «E a me piace il tuo cazzo, amore… Lo voglio ancora dentro di me!»
Andri ridacchia, afferra il suo grosso, meraviglioso uccello in tiro. La cappella è scoperta, rossa. Devo deglutire un bicchiere di acquolina al pensiero di spompinarlo… Scompare dalla mia vista, la mia figa si apre al suo ingresso.
Gli afferro i polsi, gli appoggio le mani sulle mie tette, lui sorride e me le stringe.
Ogni colpo di inguine dentro di me è come soffiare su un fuoco che mi sta bruciando nelle viscere, come riempire di piacere la mia mente: quando sarà piena avrò un orgasmo! Ansimo, i muscoli si contraggono, si rilassano, fatico a respirare… «Non fermarti… Andri!» Mi gira la testa…
Lui si morde le labbra, ha la stessa smorfia che mostrava quando stava per venire dentro Chloe o la troietta diciottenne portata qui dalle amiche. Sta per venirmi dentro…
…e io voglio venire con lui. Accarezzo un suo braccio, chiudo gli occhi e…
Dalla folla si solleva un urlo di acclamazione.
Stanno applaudendo per me, stanno godendo nel vedermi scopa—
«Vienimi in faccia, Giulia!»
Stringo il braccio di Andri, apro gli occhi e guardo dietro di me.
La cagna – la fottutissima, maledetta, lurida cagna! – sta cavalcando un uomo su un divanetto. È piegata all’indietro, si sta massacrando il clitoride con una mano. Lancia un grido di piacere, ha una smorfia che sembra di dolore, le gambe le tremano…
No! Lurida puttana! Non mentre mi sto facendo scopare davanti a tutti da Andri! No!
…viene scossa dagli spasmi. Un getto di squirto colpisce l’uomo sotto di lei. Lui resta sorpreso, la folla esplode in un boato da stadio.
Stringo i denti, un ringhio esce dalla mia gola. Brutta cagna schif—
Il movimento di Andri si ferma, il suo cazzo piantato nella mia figa. Lui ansima, chiude gli occhi. «Marta… Marta!»
«No…» Il cuore mi si blocca, le mani afferrano i polsi del ragazzo. «No, Andri…»
Lui sospira, le spalle si rilassano, sorride. Mi accarezza il volto. «Marta, è stato fantastico.»
Mi sento mancare. «Andri, io…»
Lui esce da me, la mia figa che collassa dove non c’è più il suo grosso cazzo.
Ansima, gli manca il fiato, gocce di sudore gli brillano sulla fronte. «È stato bello fare l’amore con te, Marta.» Mi bacia la bocca. «È stato speciale. Ma ora devo andare assolutamente.»
Gli occhi mi bruciano. Singulti sempre più forti mi scuotono il petto.
Lui se ne va, la sua sborra cola dal mio sesso giù nel perineo, gocciola sul pavimento. Le mie lacrime, invece, sul tavolo.
Giulia si alza in piedi, fa un inchino davanti al suo cliente, gli altri le battono le mani.
Hai rovinato la mia vita, maledetta cagna…
FINE
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