Ossessione
Capitolo 20 - La cruda verità su Giulia

Scosto la tenda in plastica coperta da schizzi di acqua del box. A quante docce sono, questa mattina… Nove? Dieci? Appoggio i piedi sul tappetino drenante e afferro dalla pila uno asciugamano e mi ci avvolgo.
Sospiro. Le braccia sembrano di metallo e le gambe di pastasciutta stracotta. Chiudo gli occhi. L’aria calda e umida priva del profumo tipico di bagnoschiuma delle docce comuni mi si deposita nei polmoni come una nebbia.
«Che giornata di merda…»
Ho passato turni più pesanti, con richieste molto più degradanti di quanto abbia ricevuto oggi, ma non mi sono mai sentita così… Scuoto la testa, le energie sembrano essere defluite fuori dal mio corpo ad ogni sborrata che l’ha riempito. Mi viene quasi da piangere.
Apro le palpebre e torno nello spogliatoio. La lancetta rossa del grosso orologio sopra la porta scivola senza scatti per coprire gli ultimi venti secondi del turno: non vale nemmeno la pena tornare di là, il mio profilo dev’essere stato disattivato almeno dieci minuti fa sugli schermi di prenotazione e attivati quelli delle hostess e lo steward del turno successivo. Li ho sentiti prima, mentre ero sotto la doccia, e devono essere già nella saletta di attesa.
Mi siedo sulla panca e mi godo la sensazione di morbidezza dell’asciugamano. Non avrei mai pensato trattassero così bene le prostitute in un bordello.
Chiudo di nuovo gli occhi, qualcosa di simile al mal di testa mi accompagna da diverse ore, un bruciore di gola gli fa compagnia. Spero di non essermi ammalata…
Ma chi sto prendendo in giro? Non è malattia: tutto sta andando a rotoli… Quella cagna di Giulia, che pensa al proprio piacere al posto di quello dei clienti, gli piscia in faccia e quelli le danno voti a cinque stelle e la riempiono di complimenti nei commenti… Voglio vedere se quello di oggi a cui ho fatto un rusty trombone su quel culo peloso e mi ha sborrato sulle tette mi scrive le stesse lodi sperticate che riceve la cagna…
E poi, quella cagnetta a stelle e strisce, che si fa mezzo mondo per venire a provarci con Andri… Come dire che non bastavano tutte le altre a cercare di portarmelo via…
La porta si apre, la musica filodiffusa del fast food entra nello spogliatoio. Mi ritrovo in piedi, l’asciugamano mi scivola di dosso e lo riafferro d’istinto, come se mi vergognassi a farmi vedere nuda in un bordello.
Andri compare sulla porta. Mi fa un cenno di saluto, gli angoli della bocca si sollevano appena, ma l’espressione non sale fino agli occhi.
Il fiato mi si mozza a metà di un respiro. Andri è a due metri da me ma è come se fosse dall’altra parte della Svizzera. Mi passa accanto, il suo sguardo libidinoso non accarezza più il mio corpo, mi supera.
La mia gola è secca, il petto mi duole. «Andri, io…»
Lui si volta, mi lancia un’occhiata, subito sposta la sua attenzione ad un suono alle mie spalle. Un sorriso ben maggiore di quello che aveva rivolto a me solleva le sue palpebre inferiori.
Briana gli balza addosso, lui la cinge all’altezza dei fianchi. L’americana è la metà di Andri. Ha la dimensione perfetta per essere la cucciola da coccolare e proteggere per uno come lui.
«Andri!» La cagnetta saltella anche tra le sue braccia. «It was amazing!»
Il ragazzo le accarezza i capelli. I loro volti sono così vicini che basterebbe che lei si mettesse in punta di piedi e lui si piegasse appena perché le loro labbra si tocchino.
La gola mi si stringe, il petto sta per collassarmi. Il respiro è quello che preannuncia il pianto.
Andri coccola la cagnetta come non ha mai fatto con me. «Sei stata fantastica, Bri.»
«Tu sei awesome!» Lei riprende a saltellare. «Io… come tu ha fatto scream quella ragazza!»
La porta si chiude, il silenzio cala nello spogliatoio. Loro due non pronunciano una parola, i loro sguardi bastano e avanzano.
Sono ancora in piedi, in mano il telo come una pudica statua greca. Il nome del ragazzo si forma solo sulle mie labbra ma non esce dalla bocca.
Lui mi guarda, la sua espressione perde per un istante parte della sua gioia, mi guarda come se fossimo davvero a due metri di distanza ma non sono stata in grado di coprirli nel tempo che ho passato qui. Abbassa lo sguardo su Briana, le sorride: lei quella distanza l’ha azzerata il primo giorno.
Il loro abbraccio si scioglie, lui le mette una mano sulle spalle, lei gli tocca il culo e si avviano verso il locale delle docce.
L’asciugamano mi scivola dalle dita, si accascia sul pavimento. Il fiato entra per un tratto, si blocca, balza per un altro tratto, fatica a passare per la gola stretta e dolorante. Mi mordo le labbra, gli occhi mi bruciano e lo spogliatoio si fa confuso, come visto attraverso un vetro appannato.
Una lacrima straborda dall’occhio e lascia una scia umida sulla gota.
La porta si apre di nuovo, la musica filodiffusa della sala accompagna delle voci femminili che chiacchierano.
Stringo le palpebre per togliervi l’umidità. Mi passo una mano sul viso e mi levo la lacrima. Tiro su con il naso.
Eva mi passa accanto, si ferma dov’erano prima Andri e la cagnetta. «…ancora crederci di esserci riuscita! È…» Stringe le mani a pugno, il suo sguardo rimbalza tra Sabine e la cagna come se stesse assistendo a una partita di ping pong. Gli occhi le brillano, ma a differenza mia i suoi non lo fanno per il dolore. Anzi…
La mulatta la abbraccia. Da amiche che erano prima sono diventate sorelle nell’imparare a pisciare mentre vengono. «Tu che credevi di non riuscirci! Sciocca!»
«Ti ho vista con quel cliente biondo.» Giulia le appoggia una mano su una spalla. Nessuna mia insegnante è mai apparsa così fiera di me… «Sei stata fantastica, Eva. Sono orgogliosa di te!» Il volto della bionda è raggiante, nemmeno quando viene cavalcando è così luminoso. «Sono orgogliosa di tutte voi!»
Qualcosa mi afferra per le braccia, mi spinge indietro. Mi manca il fiato, volo a una distanza di milioni di chilometri da loro, l’aria sibila attorno a me, sono sola, mi gira la testa, non c’è nessuno vicino a—
«Marta!» Eva mi sta guardando, ha la stessa espressione che doveva avere a otto anni la mattina di Natale quando correva sotto l’albero per aprire i regali.
Sbatto gli occhi. Eva, Sabine e Giulia – chi sono queste persone? le tre hanno sempre avuto quei volti, sono sempre state… così? – mi guardano con sguardi gentili. Sono traditrici, si sono messe con quella cagna, mi hanno voltato le spalle.
Cosa vogliono?
«Cosa?» La gola è ancora stretta, il naso è chiuso, la voce che mi esce è quella di un automa.
Eva si porta una mano sul cuore. «Marta, devi imparare anche tu!»
Sabine annuisce. Giulia abbozza un sorriso imbarazzato e allontana lo sguardo da me.
È come quando andavo alle superiori e quelle due stronze mi volevano costringere a iniziare a fumare. “Se non fumi non sarai più nostra amica!”, dicevano quelle due.
“Se non squirti non sarai più nostra amica!”, dicono queste tre.
Mi irrigidisco. Le parole che dissi a quelle due risuonano nella mia mente. «Non ne ho bisogno!»
È come se avessi gettato un secchio di acqua fredda in faccia a quelle tre. Eva e Sabine sussultano, la cagna abbassa la testa e si afferra un braccio.
Eva mi guarda a bocca aperta. Le ci vuole un attimo a ribattere. «Ma… perché, Marta? È fantastico saper squir—»
Sono stanca di tutta questa ipocrisia, di loro due che cercano di fottermi – cazzo, ho baciato Eva e siamo quasi arrivate ad un rapporto lesbo sotto una doccia, un mese fa… -, di tutta questa merda!
Punto il dito contro Eva. Mi trattengo dal fare di peggio, ho i muscoli in fiamme. «Lo so che lo fate solo perché pensate che quella cagna sia più brava di tutte noi. Avete visto che ha il punteggio più alto nel sito del bordello, è quasi cinque stelle su cinque!» Il cuore mi batte in gola, fatico a respirare con il naso otturato. «Allora vi siete messe in mente che è a quel livello perché spruzza come una fontana quando si fa fottere dai clienti, e a quelli piace talmente tanto che le danno i voti migliori.»
Eva e Sabine si guardano. La cagna è inutile che si metta in faccia l’espressione da cerbiatto spaventato, la sputtanerò comunque!
Punto il dito verso di lei, la mano mi si stringe a pugno. «Lei ha i voti più alti perché è l’amante di Hans e se li fa aumentare! Se la fa leccare quando è sporca di sborra, e poi lo tratta come uno stronzo! L’ho vista di nascosto un giorno. Lui le diceva che è la migliore, che nessuna vale come lei!»
Mi sembra di avere il fumo che mi esce di bocca come ad una pistola che ha appena sparato. Il silenzio che riempie lo spogliatoio è sovrastato dal mio cuore che batte come il martello di un carpentiere.
Giulia ha alzato lo sguardo verso di me, ha le labbra aperte, è rossa in volto. Il suo segreto è oramai pubblico, non può nascondere più nulla!
Ti ho fregata, cagna!
Sabine mi guarda confusa, Eva è allibita, non si aspettava una cosa simile dalla loro nuova amicona.
«Marta…» Eva è senza fiato. Mi guarda come se non sapesse cosa dire. L’ho spiazzata, mi ha tradita per quella cagna, ma adesso sa la verità, la mia vendetta è stata serv— «…lo facciamo tutte.»
L’aria è gelida, una mano di ghiaccio mi accarezza la spina dorsale e mi blocca il respiro. Il culo mi si serra e le viscere sono liquide. Il fiato che trovo in fondo ai polmoni mi basta per una sola parola in un sibilo. «Cosa?»
Le labbra di Sabine si sollevano quanto basta per mostrare i denti. Mi azzanna e mi schiaffeggia con lo sguardo. «Non hai sentito, pendaja? Tutte quante facciamo sesso con Hans: io, Giulia, Eva, le ragazze degli altri turni… Anche la tua amica Sasha: non hai idea di quante volte si è fatta dare una giornata di ferie, così.»
Eva riesce a mantenere il controllo un po’ meglio. «Hans ha una sua perversione. Gli piace essere sottomesso da una donna, ma vuole tenerlo nascosto al padre. È uno alla vecchia maniera, non vede bene queste cose. Di solito, l’ultima di noi ad essere scopata, se non c’è la segretaria, invece di andare a farsi la doccia, va a divertire Hans…»
La testa si sta riempiendo di cotone, un ronzio suona nelle orecchie. Tutto ondeggia come una nave in mezzo al mare.
Sabine abbraccia Giulia. Lei la guarda con tenerezza, come un cucciolo bagnato raccolto per strada contemplerebbe il suo salvatore, e le appoggia il capo su una spalla.
L’espressione della mulatta nei miei confronti è ben più dura. «Credi che a qualcuna di noi freghi minimamente i punteggi che riceviamo? Pensi che una di noi tre abbia imparato a squirtare per avere commenti o voti dai clienti, o perché lo facciamo per il nostro piacere?»
Non so cosa mi impedisce di scappare piangendo. Se mi bastonassero soffrirei meno.
«Cosa succede?» Andri compare oltre la porta delle docce. Ha i capelli bagnati che gocciolano. Dietro di lui si affaccia Briana.
Eva solleva una mano nella sua direzione, la scuote come a cancellare qualcosa. «Niente, niente.»
L’occhiata indagatrice che Andri mi lancia mi stringe il petto, ancora più di quanto non sia già contratto. Intuisce qualcosa che io stessa non riesco ad immaginare? Fa un cenno poco convinto e si ritira, con la cagnetta che sorride all’idea di tornare sotto la doccia con lui e lo segue.
Ho paura a spostare lo sguardo sulle tre che mi sono accanto. Mi sento alta la metà di loro, e potrebbero schiacciarmi sotto un piede se solo lo volessero. Apro la bocca, è secca come il deserto, il respiro che vi passa sibila come il vento tra le vette. «Voi… voi volevate imparare da lei come… come squirtare… io pensavo che…»
Eva appoggia una mano sulla schiena di Giulia. «Volevamo essere sue amiche, Marta. È una ragazza dolce e simpatica, si nasconde dietro ad un po’ di riservatezza quando non lavora.»
Sabine solleva il mento della cagna, i loro sguardi si incontrano, e così anche le loro labbra. Le sorride. «Vieni,» sussurra, «andiamo a lavarti la schiena.»
La cinge alla vita e si dirigono alla volta del locale delle docce.
Sono sola con Eva. Voglio vestirmi e andarmene. Ce l’hanno tutte con me.
Si sono unite per impedirmi di raggiungere il mio vero valore, sono state incantate dalla cagna dalle tette grosse, che le ha catturate con la capacità di spruzzare…
Eva segue con lo sguardo le due allontanarsi, e una volta scomparse oltre l’angolo si volta verso di me. È la prima volta che non mi sorride da quando la conosco. «Marta… mi spiace dirlo, ma da qualche tempo il tuo atteggiamento sta rovinando il clima che c’era in questo turno. Giulia ha scombinato un po’ tutto, lo so, ma…» Scuote la testa, serra le labbra come a non volersi far sfuggire quanto stava per aggiungere.
Si gira, giunge al suo armadietto e lo apre. Senza pronunciare una parola si sfila la fettuccia e recupera il suo intimo.
Sono sul punto di ribattere, ma non so cosa dire. Mi scuso? Mi difendo? Le faccio capire che Giulia le sta usando per il suo obiettivo di essere la migliore?
Sospiro e apro a mia volta l’armadietto.
Un risolino di piacere femminile arriva dalle docce, ma non riesco a riconoscere il tono di voce.
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