Ossessione
Capitolo 19 - Tutte tranne Marta

Briana siede sulla panca davanti a me. Vestita mi sembrava avere un corpo meraviglioso, ma nuda è come guardare una cometa e rendersi conto che si è solo un asteroide. Non può una ragazza avere un fisico simile senza essere stato modificato con Photoshop, ma è qui davanti a me, dal vivo.
Il suo busto ridefinisce il concetto di corpo a clessidra, sei addominali appena troppo pronunciati sono racchiusi da due… “cosi” a forma di parentesi tonde. Il seno è gonfio, perfetto. Non è grosso, volgare come quello della cagna, ma… Il mio sguardo scende sulla mia seconda… Dio, ti prego, fa che quello di Briana sia pieno di silicone, almeno il suo…
Sorride ad Andri, le sue labbra sono color corallo. È da quando abbiamo iniziato il turno che non toglie gli occhi dal ragazzo, e lui è da quindici minuti che ha “Der Zauberberg” aperto sulla stessa pagina, appoggiato sulle cosce, e non lo degna di uno sguardo.
Giulia torna dalla sala, dirigendosi alla porta dello spogliatoio. Gocce bianche e trasparenti brillano tra le sue cosce, ha uno sguardo soddisfatto, il suo solito quando è venuta in faccia al suo cliente. Le grida che avevano risuonato dalla sala, sia maschili che femminili, avevano lasciato intuire che aveva fatto di nuovo il suo spettacolino.
Briana stacca lo sguardo da Andri per seguire il culo di Giulia fino a quando la porta dei bagni si chiude dietro di lei. L’americana si volta verso di noi. «Lei very… brava?»
Il fiato mi si ferma e una vampata di calore proveniente dal petto mi scalda il volto. L’aria mi esce dalle narici in un soffio appena percettibile.
Eva si protende in avanti, comparendo oltre Andri, e annuisce. «Sì, è la migliore.»
Le scocco un’occhiataccia senza muovere la testa. Se solo sapesse che la sua amicona si scopa il capo, vorrei vedere come la penserebbe, dopo…
«Ci ha insegnato a squirtare, sai?» Lo sguardo di Eva si perde in qualche ricordo, le labbra si tendono per la felicità di quanto sta rivivendo.
Briana annuisce con un sorriso complice, si porta una mano sopra i seni. «Io adora squirting!»
I muscoli che formano la maschera che nasconde il mio disgusto crollano. Ma sono l’unica che non sa pisciare a comando, qui dentro? Anche la cagnetta a stelle e strisce è in grado?
Elga fa capolino oltre l’angolo, sul polso della mano che ha appoggiato sul muro divisorio il tatuaggio di un paio di zampine da cane fanno compagnia al gatto a forma di cuore. «Marta, ti vogliono al tavolo 2, colazione e anale.»
Mi alzo in piedi. «Grazie, Elga.» Adesso faccio vedere io a questo branco di troiette cosa sa fare una davvero capace.
****
Il vassoio rimane in equilibrio sulla mano destra come se fosse un’estensione del mio braccio. Se va male come scrittrice erotica, un futuro come cameriera sono sicura di averlo. Giro attorno al bancone e mi avvio tra i tavoli.
Ci sono parecchi clienti nella sala del fast food, più del solito per essere un lunedì, ma diversi appaiono mezzi addormentati, bevono tazze di caffè fumanti per riprendersi dai bagordi del primo agosto. Parecchi di loro devono aver scaricato la loro libidine questa notte con le nostre colleghe nelle stanze private.
Sabine ne sta soddisfacendo uno che non ha terminato la sua scorta di libidine, cavalcandolo su uno dei divanetti. La mulatta sobbalza, geme più forte del cliente, che sta comunque godendosi la ragazza sia con il cazzo che con gli occhi. Lei lo fissa con uno sguardo aggressivo, le labbra dischiuse e il fiato corto. Due dita stanno massacrando il suo clitoride…
Da quando frequenta Giulia e le sue lezioni da attrice porno, è passata dallo scopare i clienti come una ragazza eccitata ad una troia infoiata: dà l’impressione che voglia ucciderli facendo venire loro un infarto con un orgasmo troppo violento.
Due uomini sono seduti al tavolo dove sono attesa: uno ha la barba ben curata e l’espressione di chi ha fatto una maratona – senza mutande, ma comunque una maratona – e l’altro ha due occhi azzurri e lo sguardo di chi la figa se la sparerebbe anche in vena. Dev’essere un triatleta del sesso.
Il barbuto mi passa da capo a piedi con un sorriso sulle labbra e dà di gomito all’amico. «Va’ che bella figa, questa.»
Sorrido, più per senso del dovere che per voglia. «Alegra, sono l’hostess di…» Faccio rimbalzare lo sguardo da uno all’altro per farmi dire chi deve fottermi. Odio quando sono più di uno e non so mai chi è il mio cliente… Meglio, a questo punto, quando mi scopano tutti quelli al tavolo: è meno imbarazzante e più divertente.
Il triatleta si alza in piedi e tira fuori il cazzo dai pantaloni. Il mio sorriso di orgoglio per averglielo fatto venire duro, invece, è autentico.
Annuisco. «Mi chiamo Marta, e sono felice di essere la sua hostess.» Non è messo nemmeno male, il ragazzo: se non fa qualche sciocchezza, magari mi diverto un po’ anch’io.
«Brava. Adesso girati, che voglio incularti in piedi.»
Il sorriso torna ad essere quello di servizio. Che posizione idiota, ce ne sono di ben migliori. Mi volto, nascondendo un sospiro di delusione.
Sabine è ancora sul suo amante, un tipo che deve avere una resistenza ragguardevole o qualche grave problema per non essere ancora venuto sotto i colpi di figa della cubana. Diversi clienti degnano la ragazza e le sue forme di più attenzione di quanta ne rivolgano al loro caffè.
Una mano scivola sotto un mio braccio e afferra una tetta, l’altra si posa sotto il mio mento… Cazzo, un altro stronzo che vuole emulare le puttanate che vede nei porno hardcore… Si renderanno conto di quanto sono ridicoli?
Mi spinge la testa all’indietro, contro la sua spalla. «Brava, troietta. Adesso ti faccio godere…» La cappella scivola tra le mie chiappe, imbocca l’ano e fa il suo ingresso nel retto.
Emetto un gemito di dolore strozzato. Oramai sono diventata brava a simularlo, clienti come questo si aspettano che la sua puttana soffra durante l’anale. Quasi mi sembra impossibile che solo un mese fa un cazzo mi abbia fatta dormire per due notti sulla pancia, quelle poche ore che riuscivo a chiudere occhio nonostante il male al culo, e adesso devo trattenere la metà delle volte gli sbadigli…
Stringo i denti. «È… è grosso…»
Il tipo usa la mano sulla mia tetta come se non ne avesse mai stretta una in vita sua. «Ti apro il culo!»
Converto lo sbuffo di noia in qualcosa che potrebbe passare per dolore. Spero sia uno di quelli veloci, così posso sperare di farmi scegliere da uno che mi faccia sentire qualcosa di meglio dell’impressione di avere una supposta che non vuole stare al suo posto.
La mulatta sobbalza ancora sul suo cliente. Da settimane prova a emulare la cagna: ha abbracciato la sua filosofia balorda che per soddisfare davvero il cliente devono essere le prime a godere, ma continua a piagnucolare che a lei lo squirting proprio non ries—
Sabine lancia un grido, si inarca indietro appoggiando la mano libera su una gamba del cliente. Trema come se fosse colpita da spasmi di qualche malattia, urla come se soffrisse di qualche atroce dolore; il suo inguine si solleva da quello dell’uomo, il cazzo che le scivola fuori, spargendo sborra come un tubo dell’acqua; uno spruzzo trasparente esplode dalla figa, con una pressione tale da colpire in viso il suo cliente e, con qualche goccia, raggiungere il pavimento a mezzo metro oltre.
Il fiato si blocca nei miei polmoni. Sollevo la testa dalla spalla dello stronzo per guardare meglio, la mano del coglione che mi sta scopando mi blocca in posizione.
I clienti fissano Sabine a occhi sgranati, qualcuno ha la tazza del caffè sospesa a mezz’aria, uno con i baffi a manubrio ce l’ha appoggiata alla bocca ma ha smesso da un momento di bere. Qualcuno si sveglia e batte le mani, urlando: "Großartig!"
Il petto della mulatta si alza e abbassa al ritmo di un respiro profondo e lento, lei ha gli occhi chiusi e scuote la testa come a schiarirsela. L’abbassa, boccheggia per prendere più aria. È come se avesse appena fatto uno sforzo immane.
Diversi clienti appoggiano le tazze e cominciano a battere le mani, lanciando grida di apprezzamento. Il tipo sotto Sabine, lavato come se fosse stato vittima di un incidente con il getto ad alta pressione di un rubinetto, l’aiuta a non perdere l’equilibrio e ad alzarsi.
Il tipo dietro di me dimentica di avere il suo uccello piantato tutto nel mio intestino. «Cazzo, quella sì che è una brava!» Inspira a fondo in un paio di colpi, emette un gemito che sento solo perché ce l’ho accanto all’orecchio e tutto il vigore che stava usando per dominarmi scompare.
Dell’umido caldo inonda il mio retto. Cosa… Lo stronzo mi ha sborrato in culo eccitato dalla squirtata di Sabine? Davvero? Che… che figlio di puttana!
Fa un passo indietro, il suo uccello scivola fuori di me, qualche goccia collosa fuoriesce dall’ano e scivola fino al perineo, lasciandosi dietro una bava simile a quella delle lumache rosse che infestavano l’orto di nonna. Cazzo, devo andare a farmi un bidè…
Prendo la bustina dal vassoio, la strappo e sfilo la salvietta umidificata. La appoggio sulla cappella lurida del bastardo e inizio a pulire.
Lui non mi degna di uno sguardo, si volta verso il suo amico. «Hai visto la troia caffelatte?»
«Minchia, quella sì che ci sa fare! Se torniamo qui a pranzo, la ordino più che volentieri.»
Il bastardo sogghigna. «Tu come antipasto, io come dessert! Spruzzare dovrebbe essere qualcosa che ognuna di queste zoccole dovrebbe fare quando uno se la scopa.»
I denti si serrano più di quanto vorrei fare con le dita sul cazzo dello stronzo. Vaffanculo a voi due, e vaffanculo anche a Sabine e quella cagna di Giulia!
****
Esco dal bagno, finalmente libera dalla sborra di quel pezzo di merda. Ho lavato le cosce due volte, la sensazione del suo lurido seme mi stava dando il voltastomaco.
Quella bastarda di Sabine ha il volto illuminato da un sorriso, gli occhi le brillano. Manca solo che si metta con le mani intrecciate e sollevi lo sguardo al cielo e sembrerebbe una di quelle svampite dei cartoni animati giapponesi che guardavo su Bim Bum Bam quando pensano al loro amato.
Eva le tiene una mano sul braccio, sorride a sua volta. «E com’è stato? Racconta, Sabine!»
Ci sono solo loro due: Giulia passa più tempo nella sala a scopare che seduta ad attendere che qualcuno la chiami, Andri e la nuova non ci sono nemmeno loro. Il pensiero che lui e l’americana stiano facendo sesso allo stesso tavolo – che meraviglia vederlo far godere e scopare quella tizia, il mio primo giorno di lavoro, mentre mi facevo il marito… - mi stringe lo stomaco.
Le parole di Sabine mi riportano alla realtà. Ha ancora gli occhi sollevati al cielo. «¡Candela! Voglio dire… è stato fantastico!» Sospira. «È qualcosa di indescrivibile… è come quando lo facciamo con Giulia, ma ancora meglio. È…»
Mi siedo sulla panchina di fronte alla loro, nell’angolo più lontano. Afferro la prima rivista che trovo, “La voce del Bernina”, la apro a caso e la appoggio sulle gambe. Concentro la mia attenzione sulla pubblicità del Trenino Rosso e l’articolo sulla nuova legge per la raccolta dei funghi, mi alieno dai discorsi delle due traditrici.
«Voglio provarci anch’io!» La voce di Eva sovrasta il mio impegno. «Adoro la sensazione che si prova quando il liquido spruzza fuori, quel—»
Stringo gli occhi, non esiste nulla nell’universo che la pagina davanti a me.
“…Canton Grigioni è una tradizione amata da molti, ma con l’entrata in vigore delle nuove normative, i cercatori dovranno prestare maggiore attenzione alle regole. La legge stabilisce che la raccolta—”
«Io ho pensato intensamente alla sforbiciata di questa notte con Giulia, quando mi ha—»
“…che la raccolta è vietata dal primo al decimo giorno di ogni mese e impone un limite di 2 kg di funghi a persona al giorno. Inoltre, non è consentito raccogliere funghi in gruppi di oltre tre persone, salvo per…”
La voce di Eva è uno stridio nelle mie orecchie. «Ma dici si può fare spesso o siamo come gli uomini che hanno il loro periodo di—»
Afferro l’angolo della pagina, la strattono e la carta si tende, a momenti si strappa. La foto di un camion che ha preso larga una curva nei pressi della stazione di valle del Diavolezza ed è finita con un paio di ruote in un pascolo riempie mezzo foglio.
Eva mi fa balzare il cuore in gola. «Cosa succede, Marta?»
Muovo solo gli occhi. Le due stronze mi guardano, hanno smesso di cianciare del magico insegnamento della cagna e mi fissano. Mi stanno prendendo per il culo?
«Niente.» La parola è piatta, priva di qualsiasi inflessione. «Sto bene.»
«Mi sembri…» Eva tentenna. «È da qualche tempo che sei un po’… agitata.» Voleva dire “scontrosa”, è ovvio, ma non ha avuto il coraggio.
Sabine annuisce appena. Lei è la pubblicità della gioia, ha spruzzato in faccia ad un suo cliente, si sente la regina del mondo. Guardatemi, squirto! Scopatemi e vi piscio addosso!
Lei ed Eva sono l’equivalente delle due bambine del film di Kubrick, si tengono per mano in mezzo alla sala del fast food, nude. “Vieni a squirtare con noi, Marta!” Un brivido mi corre lungo la schiena, si schianta contro le mie viscere.
Da oltre l’angolo compare Andri, seguito dall’americana. Lei fa uno scatto, un paio di gocce di sborra le brillano sulle tette, e colpisce il ragazzo su una chiappa. Lui sobbalza e si volta verso la nuova arrivata.
Lei si morde le labbra. È una testa più bassa di lui. «Mi è… I enjoyed come hai fatto sesso con quella donna…» Mette bene in mostra le bocce, la zoccola, se fosse più alta gliele picchierebbe in faccia, ad Andri.
Il ragazzo la guarda dritta negli occhi. «Nemmeno tu scherzi, Briana, devo dire.»
L’attenzione dell’americana cade sulla cappella bagnata di umori sessuali, ritorna sul volto di Andri. «Tu pensa che mio style va ok?» Si sposta una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. «Forse io ha bisogno a little practice…»
Andri ridacchia e si volta. Apre la porta del bagno e lascia passare Briana. Le fissa il culo e un angolo delle labbra gli si solleva, così come il cazzo di qualche pollice dallo stato di semi-riposo. Ha almeno la decenza di non restituirle la pacca.
Il cuore mi batte nei timpani, un senso di vuoto riempie il mio petto. Quella cagnetta a stelle e strisce non può scoparsi Andri prima di me! Non può sedurlo in due ore e ritrovarsi il suo cazzo dentro di lei se io in un mese non ce l’ho fatta!
Elga si affaccia. «Eva, tavolo 3: colazione e vaginal.»
La ragazza stringe i pugni e li scuote davanti al seno. «Tocca a me! Voglio riuscirci!»
Sabine la abbraccia. «Vai Eva! Lavalo!»
Eva balza in piedi e scatta verso il bancone del bar, aggirando la barista.
Elga la osserva, scuote la testa e si volta verso la mulatta. «Ma vi siete messe tutte a squirtare?»
Sabine annuisce. È raggiante. «Devi imparare anche tu, Elga! È fantastico!»
La barista socchiude gli occhi, un sorriso accennato si forma sulle labbra. «È difficile imparare?»
«Giulia è brava a insegn…» Sabine si blocca nel vedere la cagna, impiastricciata di sborra in faccia, che passa dirigendosi alle docce. «Giulia!»
La tettona si volta verso la collega. Solleva le sopracciglia in un’espressione interrogativa.
«Anche Elga vuole iscriversi all’Accademia dello Squirto.»
«Benvenuta, Elga!» Apre le braccia, i suoi osceni seni si scuotono, si ferma un’istante prima di stringersi alla barista, che ha un’espressione allibita. La bionda fa un passo indietro. Abbassa lo sguardo, ma non riesce a smettere di essere raggiante. «Magari ti abbraccio dopo, quando mi sono lavata.»
Elga sogghigna, passa un dito su una colata bianca sul volto di Giulia, ne raccoglie una goccia e se la mette in bocca. «Quando servivo io, le sborrate erano più saporite. Adesso vai a lavarti, ragazza, che ne hai già un paio che ti hanno richiesta.»
«Ci divertiremo.» Giulia le fa l’occhiolino e si volta.
Elga le dà uno schiaffo sul sedere. «Penso proprio di sì…»
Abbasso lo sguardo e inghiotto qualcosa con la consistenza del catrame. Ma cosa sta succedendo?
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