Ossessione
Capitolo 14 - Ma le IA sognano pecore digitali?

Giulia si siede sulla mia faccia. Le mie labbra baciano il suo perineo sporco di sborra, la figa lorda si appoggia al mio naso: il fetore dei cazzi che l’hanno scopata aggredisce il mio olfatto e rotola come una frana nel mio stomaco.
«Pensi di poter essere al mio livello, Marta?» Abbassa la testa verso di me, a stento posso vedere il viso dietro quelle tette gonfie schizzate di seme. «Non sarai mai una maestra del sesso come me, ma solo una povera puttanella senza stile.»
I polsi legati sotto la schiena mi impediscono di muovere le braccia, non posso reagire.
«Quante volte ti sei fatta fottere, oggi, puttanella? Quanti clienti hanno preferito te a me?»
Non lo so, il turno passato è una manciata di immagini sfocate disperse in una nebbia di confusione.
«Vuoi vedere quanti hanno preferito la mia fica alla tua, puttanella?» Giulia si alza sulle ginocchia, Inspiro a pieni polmoni aria appena respirabile. La sua figa rossa svetta sopra il mio viso. La bionda vi infila due dita, apre le labbra. «Ecco quanti sono…»
Trattiene il fiato, i muscoli delle cosce si irrigidiscono. L’utero si apre, qualcosa dalla consistenza dello yoghurt comincia a colarne fuori: una bava, una goccia, - l’orifizio si apre ancora più – uno scroscio di sborra cade sulla mia faccia, la sborra di decine di uomini che hanno posseduto Giulia solo oggi.
Il liquido fetente, caldo e colloso mi cade sulle labbra, sulle gote, sugli occhi. Se respiro mi entra nel naso, mi stravolge. Volto la testa ma la mano libera di Giulia mi afferra i capelli e mi blocca il viso verso l’alto.
Stringo la bocca e le palpebre. Ho sborra su tutto il volto, mi cola sui capelli e sul collo.
«Ecco, il clienti amano tanto così la mia fica.» Giulia si siede di nuovo sulla mia faccia. «Sono sicura che nella tua non ce n’è nemmeno la minima parte.»
Mi prende la testa con entrambe le mani. Il suo inguine scivola lungo il mio viso, spande ovunque la sborra. La sua figa si muove sulle mie labbra, si spinge contro il mio naso, torna indietro fino al mento e scorre di nuovo in avanti.
Giulia emette un sospiro di eccitazione. «Io sono una dea che tutti gli uomini venerano e vogliono scopare, tu sei solo una puttanella dove scaricano la loro sborra quando non possono avere me…» Scivola, geme, il fiato le si mozza, muove il culo indietro e ripete.
Il cuore mi si blocca. Giulia sta usando il mio viso per darsi piacere? La cagna mi sta davvero violentando la faccia?
L’inguine della bionda si inclina in avanti, le sue labbra sono contro la mia pelle, il suo clitoride in piena erezione solca la sborra che mi ha rigettato in faccia. Le cosce le tremano, il fiato le si fa corto, ansima.
«Sei solo una doz… - Ah! - dozzinale svuo… svuotapalle, - Mh! – Marta!»
Ringhia, ferma il suo movimento di bacino. «Cazzo… sì!»
Giulia viene sulla mia faccia, un getto di squirto caldo quanto il piscio mi colpisce tra gli occhi e sulla fronte. Lo stomaco mi si contrae, le viscere stanno per liberarsi, e non so da davanti o da dietro, o da entrambi gli orifizi allo stesso momento.
Il peso di Giulia si solleva dalla mia faccia e si distribuisce sul mio corpo: i suoi enormi seni premono contro i miei, più modesti, la sua fica lorda sulla mia intonsa. Il battito del cuore impazzito dopo l’orgasmo si spande dalla sua tetta alla mia.
Afferra di nuovo la mia testa, le mani appoggiate alle tempie. La lingua della stronza passa sulle mie labbra lerce di sborra marcia. Dopo avermi violentata la faccia, vuole anche limonarmi?
La lingua lappa ovunque sul mio volto, mi toglie il seme dalle palpebre e dalla fronte.
Smette. Non ha fatto un gran lavoro di pulizia, sento ancora liquido colare sul mento, sulla fronte, mi asfissia l’odore. «Una puttanella come te non merita di avere in faccia il mio squirto. È qualcosa di troppo speciale.»
Sollevo appena le palpebre. La faccia di Giulia è sopra la mia, scaglie di sborra secca le si staccano dai lineamenti al suo sorridere, seme ancora liquido è sulle sue labbra. Si passa la lingua per pulirle nemmeno sia panna montata.
Si alza in ginocchio. «Non potrai mai essere al mio livello, puttanella. I clienti migliori scelgono una dea, ne venerano il corpo con il loro cazzo, le tributano la loro sborra. Le lasciano le valutazioni migliori… Lo scarto, quelli che sanno di non essere abbastanza per me, si rivolgono a te, alle tue tette inesistenti… alla tua tecnica imbarazzante.»
Giulia si volta, i suoi glutei sono sopra la mia faccia. Non è al livello del suo seno, ma le sue chiappe sono ugualmente maestose. «Ti ho fatto vedere quanti amano la mia figa… Ma il buco che davvero adoro farmi scopare è un altro, e i miei clienti sono dello stesso avviso.»
Cos’ha intenzione di fare, questa stronza? Non vorrà davvero…
Mi scuoto, tendo i muscoli delle braccia ma la corda che mi blocca i polsi non cede. Apro la bocca per urlare, ma non esce nessun suono. No, ti prego, questo no!
Il buco del culo di Giulia si dilata, un liquido scuro comincia a gocciolare e—
Spalanco le palpebre: sono cieca, non vedo nulla, sono… Inspiro, il cuore martella contro le costole: sono nel mio letto. Solo il led rosso della tv fora il buio della camera. L’aria è colma di un tanfo di chiuso. Le coperte sono bagnate di sudore.
Prendo il telefono e controllo l’orario. Le 2:37, merda…
Sospiro, l’aria pesante mi scende nei polmoni, puzza come la sborra del sogno. Mi alzo, le molle del letto cigolano, e apro la finestra. La pioggia cade nella notte sugli alberi del meleto oltre la recinzione, ticchetta sulle foglie e gorgheggia cavernosa nel tubo della grondaia. Un tuono lontano riecheggia tra le Retiche e le Orobie. L’aria fredda e umida rotola nella stanza, scacciando il brutto sogno e riportandomi nella realtà.
Mi lascio cadere seduta sul letto, chiudo gli occhi e sospiro dal naso. Il freddo della notte piovosa congela la patina di sudore che l’incubo mi ha lasciato. Scuoto la testa. Non riuscirò a riaddormentarmi: le immagini oniriche di questa notte non evaporeranno come quelle di sogni lieti, queste mi perseguiteranno per molto tempo, lo so.
Giulia non mi perseguita più solo nel mondo reale, dove umilia ogni mio impegno per soddisfare i clienti. O in quello digitale, sul sito del bordello, dove primeggia senza sforzo.
Mi alzo e raggiungo il bagno. La luce della lampadina mi ferisce gli occhi. Abbasso le mutandine e mi siedo sul water: la pipì scroscia contro la ceramica, rimbomba per la casa, come se il buio acuisse l’eco.
Giulia si farebbe pisciare in faccia per un altro voto a cinque stelline? Lì, inginocchiata, davanti a tutti nella sala del fast food, a bocca aperta, il getto di urina che le finisce in faccia, che le cola sul corpo, le tette, una pozza si forma sotto di lei…
Scuoto la testa, devo avere ancora del sonno nel cervello, che annebbia qualche ingranaggio. Che pensieri faccio? Come potrebbe, qualcuno…
Strappo un quadretto di carta igienica e lo passo tra le labbra della figa.
No, non lo farebbe nessuno.
Mi alzo in piedi e getto la carta nel water. Il gorgo la afferra e la fa scomparire nelle fogne.
Non lo farebbe nessuno… ma se qualcuno lo facesse, ogni pervertito che ama quello schifo, accorrerebbe per approfittarne, e la ragazza che fornisse quel servizio guadagnerebbe ottime recensioni e stelle a volontà… Come quello che si è fatto fare un disgustoso, lurido, vomitevole rusty trombone proprio da Giulia che…
Inspiro. L’odore della mia urina assale e occupa il mio olfatto. Sospiro. Leccare il culo al tipo ha portato qualche guadagno a Giulia?
Mi siedo sul letto, la stanza è buia, solo la luce del led della tv interrompe le tenebre, solo il suono della pioggia riempie il silenzio della notte. Ma il vuoto nella mia anima non lo colma nulla.
Non ho bisogno di vederlo per sapere che lo smartphone è sul comodino. Mi passano abbastanza meme davanti al naso quando scrollo Instagram o TikTok per sapere che non devo usare il telefonino di notte o non mi riaddormenterò.
Ma non posso fare a meno di controllare.
Apro il browser, accedo ai preferiti e faccio tap su “Manuale Word”: la pagina con il mio profilo nel sito della “Chesa del Piacér” appare sullo schermo. Da ieri c’è un commento in più, e due voti sono stati aggiunti: la mia valutazione resta a quattro stelle e mezzo, non si è spostata di un millimetro…
Riapro la lista dei preferiti e scelgo “Gestione studenti Uni Pavia”. Il profilo della cagna sostituisce il mio, con il suo dannato 4,8 stelle e… ci sono cinque o sei commenti in più rispetto a ieri pomeriggio, forse anche sette.
Tocco il simbolo della A e dell’ideogramma e tutto diventa una lingua comprensibile per una cretina con sole tre ore di sonno e l’incubo con una cagna che gli violenta il viso…
Joachim, 16 ore fa
Giulia è la migliore! Non ho mai conosciuto una ragazza che facesse un rusty trombone con la sua grazia. Ed è una figa pazzesca! Se volete divertirvi, chiedete di lei!
5/5⭐ meritatissimo!
Le ultime parole sono confuse dalla patina umida che si sta formando sugli occhi che bruciano. La cagna fa cose che qualunque altra ragazza del fast food troverebbe troppo degradanti, e raccoglie pervertiti e la loro gratitudine.
Lei ha quasi cinque stelline, io mezza in meno. Lei si fa il culo, nel senso letterale del termine, io ho paura a darlo…
Le spalle pesano quintali, le braccia mi dolgono come quando aiuto lo zio a cogliere le mele nei finesettimana. Che senso ha, tutto questo? Io ce la metto tutta, ma non serve a nulla.
Il 4,8 / 5 prima della stellina di Giulia sembra ridere di me. Mi passo un dito sotto il naso che si sta inumidendo. La saliva a stento passa nella gola, chiusa.
Chiusa quanto il mio buco del culo…
Inspiro ed emetto un gemito. Come posso essere la migliore, in un bordello, se sono vergine di culo?
“È come essere nella squadra di calcio dell’oratorio e avere Cristiano Ronaldo nella squadra,” aveva detto Sasha quando le avevo chiesto cosa pensasse di Giulia. Adesso capisco cosa intendesse: la cagna arriva da un’altra categoria, quella dove vieni osannato come un eroe o una divinità, e al suo confronto sembriamo gente raccolta per strada.
E finché non mi metterò a novanta e non mi farò aprire il culo, sarò davvero quella che arranca nel campetto dietro la canonica con la maglietta scolorita della sagra del paese e la palla di gomma arancione rubata dal portiere al nipote.
Non voglio farlo, ma il dito scivola sullo schermo e la lista di prestazioni che Giulia è disposta a offrire ai suoi clienti è davanti a me, come un curriculum lungo un chilometro mentre io quasi non riesco a mettere nulla oltre a qualche prestazione base…
Ci sono termini che stento ad immaginare cosa possano indicare, servizi che solo persone con delle deviazioni strane possono ricercare. Io devo competere con cose simili, e non so nemmeno se ce ne sono altre.
Lo smartphone, nell’angolo in cima, segna le 3:17. Scuoto la testa: non mi addormenterò più, questa notte, lo so già.
Spengo il telefonino, lo rimetto sul pad di ricarica e prendo il tablet: adesso mi servirà qualcosa di più comodo per le ricerche.
Accedo a Grok, e digito con la tastiera a schermo:
"dammi una lista completa delle perversioni sessuali che un uomo potrebbe avere e spiegamele"
Fermo il dito ad un millimetro dal tasto invio. Davvero voglio chiedere una cosa simile ad un’intelligenza artificiale? Rileggo il prompt e scuoto la testa: no, non voglio conoscere una cosa simile…
Premo il Backspace fino a svuotare la casella di testo. Le mani volano di nuovo sulla tastiera:
"voglio un elenco puntato delle perversioni sessuali che un uomo può richiedere a una donna, anche le più degradanti, e una spiegazione di come poterle soddisfare al meglio. Non lesinare sui particolari."
Adesso è perfetto. La pressione del tasto Invio fa partire una cascata di parole che compaiono una dopo l’altra.
Te lo sei cercato, Giulia, maledetta cagna. Mi hai costretta a tirare fuori l’artiglieria pesante e ti batterò sul tuo stesso terreno…
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