Ossessione
Capitolo 12 - Eva si avvicina molto a Marta

Finisco di pulire il cazzo del cliente barbuto con la salvietta e mi alzo in piedi. Nascondo dietro ad un sorriso la pessima scopata che ho appena compiuto. Lui, invece, appare soddisfatto: i lineamenti del volto, quel poco che non è coperto dalla peluria nera, sono rilassati e si stende con le braccia sul divanetto.
«Sei calda come l’inferno, eh…»
Trattengo la caduta di un angolo del mio sorriso. Sembra che nessuno ricordi mai il mio nome, dopo che l’ho fatto sborrare… Di certo, però, quello di Giulia non lo dimenticano, visto che ha tutti quei commenti e un punteggio così alto…
Dovrò chiedere anche a questo di aiutarmi a migliorare la mia situazione. Magari aggiungendo la balla della selezione dei commenti migliori.
Discosto le labbra per parlare ma mi sento mancare il fiato. No, meglio di no, meglio non usare quella bugia. Meglio… meglio non giocare sporco, non voglio usare inganni. Allargo il sorriso e faccio un piccolo inchino. «È stato un piacere essere la sua hostess. Se potesse lasciare un commento nel mio profilo sul sito...»
L’uomo finisce di mettere via il suo uccello tirato a lucido e avvicina a sé il vassoio. Le gocce di caffelatte che non avevo rovesciato io le fa uscire lui dalla tazza. «Certo, appena ho finito di mangiare…»
Figlio di puttana… Spero ti vada di traverso. Ecco di nuovo sul mio viso il sorriso PanAm, come lo chiama la mia amica. «La ringrazio e buon appetito.»
Mi volto, e me ne vado. Vaffanculo, non vedo l’ora di togliermi quella merda bianca dalla fica…
Un uomo poco più in là emette un gemito, davanti a lui è inginocchiata Eva che si sta facendo irrorare il suo splendido viso con il piacere vischioso del cliente. Sospiro: fossero tutte simpatiche come lei, qui dentro…
Raggiungo i bagni destinati a noi hostess del fast food e mi chiudo dentro. Mi appoggio al primo lavandino con le mani, il mio volto mi guarda dallo specchio. Lascio defluire il fiato che ho nei polmoni, il petto mi si sgonfia e una parte della tensione abbandona i miei muscoli.
A quanti sono, oggi? Era il sesto cliente che ho fatto sborrare? O il settimo? Ne mancheranno ancora una decina, se va come ieri… Non ho mai pensato fosse così stancante fare un lavoro simile, essere la puttana dei clienti del bar di un bordello. Certo, di esperienza per i miei racconti erotici ne sto facendo a palate, e spero che anche—
«Ehi, Marta!»
Mi volto verso la voce femminile che mi ha chiamato. Eva è davanti alla porta che si sta chiudendo; sorride, sorride come sa fare solo lei, con gli occhi che le brillano. Ha cinque o sei colate di sborra che le scivolano lungo il volto, sul naso, le efelidi, una ciocca di capelli.
È proprio vero quello che sostengono gli uomini: una ragazza bella diventa bellissima con dello sperma spruzzato sul viso…
Nella mente nasce l’immagine di me che la pulisco con la mia lingua, le mie mani che le accarezzano il collo e una tetta, lei che ringrazia infilando un paio di dita nella… la mia figa inizia a prudere come se ci fossero le formiche al suo interno. Cos’è questa fantasia lesbo? Io non lo sono mai stata…
Ma…
Mi manca il fiato per parlare, la mia voce è solo un sibilo. «Eva… che… che ne pensi se facciamo la doccia insieme?» Il cuore mi balza in gola: ho esagerato? «Se… se, ovvio, non è contro il regolamento, certo…»
Eva mi si avvicina, ancheggia, sembra mettere bene in mostra il suo seno per me. I suoi occhi brillano: c’è una sfumatura di derisione, ma è quel divertimento provocato dal fatto che ho finalmente deciso di fare sesso con lei, e dimostro di non essere esperta nella cosa.
Mi accarezza il viso con una mano. «Il regolamento è fatto per impedire alle infoiate come noi di fare un’ammucchiata continua con Andri e lasciarlo a terra senza forze e sborra, non per vietarci di fare questo…» La punta di un paio di sue dita scivola sulla mia figa, una s’insinua tra le mie grandi labbra e accarezza le piccole…
Una scarica elettrica attraversa il mio corpo. Cazzo, è bellissimo! Sta per succedere: nemmeno con Emma o Lisa ho mai pensato di fare sesso lesbico, e mi ritrovo a desiderare dentro di me le dita di una grigiona che conosco da mezza settimana e che si è fatta scopare davanti a me da almeno una trentina di uomini diversi…
Eva mi cinge la vita con un braccio e mi accompagna ad una doccia. Il calore del suo corpo è meraviglioso, il profumo della sua pelle mi inebria, l’afrore di sborra che ha sul viso e sulle tette le è alieno e, al contempo, qualcosa che mi eccita ancora di più.
Vorrei che nella doccia ad aspettarci ci sia Andri, che ci fotta una alla volta e l’altra faccia sesso lesbo con la fortunata per eccitarla ancora di più… Sto colando tra le cosce, non sono mai stata così eccitata in vita mia.
Eva sposta la tenda della doccia e mi invita ad entrare con un gesto della mano. Non me lo faccio dire una seconda volta, lei mi segue.
Allunga la mano verso il rubinetto dell’acqua, le poso una mano sul braccio. «No, aspetta…»
«Cosa c’è, Marta?»
Le afferro le tette, morbide e calde, sciolgono qualsiasi tensione muscolare nel mio corpo, mi infiammano la figa. Quanto cazzo è bello palpare le bocce di un’altra donna? Quanto hanno ragione i maschi ad amarle?
Appoggio un bacio sulla bocca di Eva, avvicino la mia al suo orecchio. «Sei bellissima, Eva…»
Lei sorride. «Anche tu lo sei, Mar—»
Le lecco la colata di sborra sulla guancia, mi alzo in punta di piedi per arrivare fino alla tempia. Ha un sapore speziato, intenso. Non è più fresca, appena spruzzata da un cazzo spompinato, ma per la prima volta mi accontenterò. Magari la prossima potrebbe passarmi in bocca quella che le è stata appena sborrata in bocca, con un bacio…
Eva sogghigna, un paio di dita mi accarezzano di nuovo la figa, entrano dentro di me. «Non ti facevo così, quando ti ho conosciuta lunedì.»
Le sue dita esplorano la mia vagina, hanno una grazia ed un’esperienza che sembrano provenire da un altro mondo. Sul serio, dobbiamo organizzare una cosa a tre con Andri… e mi chiedo chi tra lui ed Eva mi farebbe godere di più… «Nemmeno io ti facevo così esperta con le dita…»
Lei mi fa l’occhiolino. «Quando abbiamo tempo, ti faccio scoprire come me la cavo con la lingua e con gli strap-on.»
Chiudo le palpebre, le dita di Eva toccano qualcosa dentro la mia figa e un brivido di piacere mi blocca il fiato nei polmoni. Lo lascio uscire dal naso, mi sento svuotare.
L’acqua della doccia piove su di me, le dita della svizzera escono dalla mia vagina.
Apro gli occhi. Eva si sta leccando i polpastrelli. «Hai un buon sapore, anche con la sborra di quel fortunato che ti ha scopata.»
Prende dalla mensola in metallo la confezione di docciaschiuma e se spruzza un po’ su una mano. «Girati, Marta, che ti lavo la schiena.» Si sfrega le mani, il sapone diventa schiuma. «Temo che dovremo tornare al lavoro. Rimanderemo ad un altro momento questa… esperienza tra di noi.»
Già il fatto che non l’abbia chiamata “scopata” la rende ancora più piacevole. Mi volto e le sue mani si appoggiano sui miei dorsali. Una nuova ondata di calore mi invade: esiste un modo per quella bionda di non eccitarmi con il suo tocco?
Scende sui lombari, mi passa sui fianchi. L’acqua mi appiattisce i capelli.
Eva abbassa la voce. «Cosa ne pensi di Giulia?»
Il cuore mi balza nel petto, il piacere che stava covando nel mio sesso si spegne e la tensione nei muscoli mi irrigidisce. «Perché?» Non sembra la mia voce, quella che esce dalla bocca, ma quella di un robot.
Le mani di Eva si fermano appena sopra le mie chiappe, il loro calore si allontana dalla mia pelle. «Fa cose che non ho mai visto, qui dentro.»
L’acqua della doccia scroscia per diversi secondi senza nessun altro suono. Il selettore del calore è quasi al massimo, ma sembra una pioggia d’autunno sulle vigne immerse nella nebbia.
«Hai notato che è la più richiesta, Marta…»
Sono appoggiata alle piastrelle bianche del box doccia. Sono gelide. «Sì…» Ci sta umiliando, quella cagna. Mi sta umiliando…
«Ne stavo parlando prima con Sabine, anche lei è…»
Inorridita. Disgustata. Offesa. Ripugnata…
«…affascinata dalla tecnica di Giulia.»
Gli occhi mi si barrano più della mia bocca. Cosa cazzo…
Muovo le labbra, ne esce solo un sibilo. Deglutisco qualcosa che è polvere di saliva, ritento a parlare. «Volete… volete farvela amica?» Il cuore sembra un tamburo sotto le bacchette di qualche virtuoso del rock.
Le mani di Eva tornano sul mio corpo, scivolano sulle mie chiappe. Passano nello spacco. Si prepara a discostarmele per piantarci dentro uno strap-on, la stronza. Il più grosso cazzo di plastica al mondo, lo sento…
«È una ragazza riservata, tra colleghi, ma siamo certe che una ragazza simpatica: basta solo farla aprire un po’…»
Intanto, mi hai aperto il culo e ci stai spingendo dentro un fallo grosso quanto un tronco d’albero fatto di tradimento e inganno, lurida stronza…
****
Sento ancora le mani di Eva sulla mia pelle, il gelo che lasciavano al loro passaggio, lo stomaco che ribolle per la sborra che le ho leccato via dal volto prima che mi pugnalasse alla schiena. Sollevo lo sguardo dal parquet e la traditrice è seduta alla panchina, accanto a quella stronza di Sabine. Parlottano, si confidano i segreti… si preparano a diventare le amiche di Giulia!
Come possono? Sono idiote a voler stringere amicizia con quella cagna? Ci sta facendo fare la figura di stronze con i suoi pompini, le sue scopate… le sue squirtate! Come puoi anche solo voler parlare con una donna che squirta in faccia ai clienti per farsi dare il punteggio massimo nella valutazione? Non ha un minimo di amor proprio?
Sasha passa accanto a me, diretta alle docce. Si passa una mano sul mento per togliersi una goccia di sborra che le stava colando, si ferma e mi guarda. Scuote la testa e lancia un’occhiata alla sala. La voce di Giulia giunge attraverso grida di piacere.
Che lurida, mormora Sasha muovendo solo le labbra.
Annuisco. Mi si stringe il cuore al pensiero di come ci sta trattando tutti quella cagna bionda…
Sobbalzo, una mano si è posata sulla mia gamba. Mi volto e Andri mi sorride.
«Cos’hai, Marta? Sei triste.»
Mi mordo un labbro, come posso dirlo ad Andri? Lui è il primo a non farsi problemi per Giulia.
Passo un dito sul naso che prude. «Io… mi manca il mio ragazzo. Dario. È… è in Emilia-Romagna. Lavora con suo padre in un… un’azienda agricola.»
Ecco, fantastico, adesso sa che sono fidanzata… Che figura ci faccio?
Il ragazzo abbandona il mio sguardo, si morde le labbra. «Ehm… è un ragazzo fortunato, Marta.»
Oddio, adesso non vorrà più fare sesso con me! Cosa ho fatto?
Appoggio una mano sulla coscia di Andri. Lui sussulta. La alzo e la riappoggio un palmo più lontano dalla sua erezione, forse non è il caso di toccarglielo durante il servizio… «Io… voglio dire… so che tu mi… ehm… terrai compagnia.»
Andri sorride e mi accarezza i capelli. «Non preoccuparti.»
Forse lui è l’unico che posso ancora considerare mio amico, qui dentro. Lui e Sasha, ma lei mi abbandonerà nei prossimi giorni…
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