Ossessione

Capitolo 10 - L'arma segreta di Giulia

Chiudo gli occhi, svuoto i polmoni. Quali erano gli esercizi di respirazione che mi aveva insegnato la mia coinquilina a Pavia per calmare la mente? Quattro secondi di inspirazione, quattro dentro, quattro di espirazione… O sei secondi?

Il cuore mi batte nelle orecchie, devo essere rossa in volto come un pomodoro. La doccia post chiavata non è servita a molto a calmarmi, anzi… sono più incazzata di prima.

Apro appena le palpebre. Giulia, la dea del sesso, la figa galattica, è di nuovo seduta davanti a me, ha ancora lo sguardo perso, puntato alla sua destra questa volta verso qualche punto del soffitto. È impossibile sia la stessa che dieci minuti prima abbia fatto una spagnoletta con tale partecipazione ad un cliente: adesso sembra prossima ad addormentarsi.

Nessun altro nella stanzetta parla, il rumore degli scatti della lancetta dei secondi dell’orologio a muro rimbombano tra le pareti, i fogli della rivista che Sabine sfoglia sembrano tuoni lontani. Andri sta fissando la stessa pagina del romanzo da quando sono tornata dalle docce.

Elga si affaccia. «Giulia, una colazione al tavolo 2 con anale.»

La bionda non emette un verso: si alza con la sua eleganza felina e si avvia al bancone.

Eva e Sasha le fissano il culo, nello sguardo delle due non c’è traccia di apprezzamento o ammirazione. Sabine si sporge a destra, allungando il collo per seguire i movimenti di Giulia.

Si rimette composta. «È andata.» Mi guarda. «Com’è, Marta? È davvero così brava come dicono?»

Riesco a ridurre al minimo una smorfia di disgusto. Gli unici aggettivi che mi passano per la testa sono offensivi e i sostantivi sono termini volgari per indicare persone che fanno il nostro lavoro. Annuisco appena. «È maledettamente brava…»

Sasha ha le gambe incrociate su cui ha una rivista spiegazzata. «Ed è la quarta volta che è stata chiamata, da quando abbiamo iniziato.» Lei non si è mossa dalla panca in tutta la mattina.

Andri chiude il suo libro. Ci passa in rassegna una per una con lo sguardo, e non per fissarci le tette. «È una nostra collega, non una nemica.» Si ferma sul mio viso. «Non dovete mettervi in competizione con lei: fate il vostro meglio con i clienti, soddisfateli, e soprattutto divertitevi. Se lei ha delle qualità, voi ne avete altre.»

Mi mordo la lingua dal fargli notare che Giulia ne ha un paio che tutti le fissano e che nessun’altra, tra noi, può eguagliare.

Eva sospira, la tensione che l’ha dominata fino a questo momento l’abbandona e abbassa le spalle. «Hai ragione. Non ha senso rovinare il clima di amicizia che abbiamo creato nel nostro turno perché Giulia è tra di noi…»

«Esatto.» Andri annuisce. «Non ruberà il lavoro a nessuno di noi.»

La lingua è ancora in ostaggio dei denti. Lui è un uomo, è quello che meno verrà danneggiato da Giulia, il suo corpo da sogno e la sua—

«Sabine,» Elga compare di nuovo, «tavolo 4, blowjob.»

La mulatta si alza e getta la rivista sul tavolino. «Puoi chiamarlo anche pompino, non mi scandalizzo.»

Elga sogghigna e solleva i palmi delle mani. «Linguaggio imposto dalla direzione, fosse per me... E Marta, colazione al tavolo 1, per te vaginale.»

Sollevo i pollici. «Grazie, Elga.»

Seguo Sabine fuori dalla stanzetta e prendo con entrambe le mani il vassoio. L’aroma di caffè in una tazzona e la fragranza di un toast mi sollazzano l’olfatto. Un giorno devo proprio provare la cucina del fast food in cui lavoro: sembra tutto delizioso.

In mezzo alla sala, Giulia sta facendo sdraiare un uomo muscoloso nudo su un divanetto. Sabine, qualche metro davanti a me, la fissa. Le mani sono strette a pugno e la schiena è eretta.

Il liquido nero fumante nella tazza sciaborda rischiando di uscire, ma appoggio il vassoio sul piano del tavolo senza che una goccia finisca nel piattino. Un uomo di mezza età calvo mi sorride.

Rispondo con un inchino appena accennato. «Buongiorno, sono la sua hostess Marta, sono qui per il suo piacere.»

Lui si alza in piedi, sotto i pantaloncini da trekking grigi si indovina un cazzo già in erezione. Lancia un’occhiata a Giulia, dietro di me. «Mettiti a novanta sul tavolo.»

Annuisco. È ancora la posizione più comoda per farsi scopare, qua dentro. Mi volto, Giulia è davanti a me, cavalca il suo cliente passandosi una mano tra le ciocche d’oro e stringendosi una tetta, ha gli occhi chiusi e geme ad ogni sobbalzo.

Simula bene il piacere. Lo simula maledettamente bene…

Mi appoggio con il ventre al tavolo e afferro il bordo. La cappella scivola tra le labbra della mia figa, l’uomo spinge un paio di volte mancando il buco, al terzo tentativo mi penetra.

Gemo e ansimo, per quanto non sia nulla di particolare.

Mi mette una mano su una spalla e comincia a pompare, il cazzo che entra per qualche dito dentro di me.

Giulia solleva la testa, apre la bocca ed emette un gemito. «Ah… Il tuo grosso cazzo mi fa bagnare tutta, Walter!»

Stringo con forza il bordo del tavolo, i denti ancora di più.

La bionda continua a palparsi una tetta, ma la mano che aveva tra i capelli la porta sulla sua figa, due dita si mettono a passare ai lati del clitoride. Aumenta la velocità della cavalcata, geme e ansima ancora più forte.

Lo stronzo che mi sta fottendo accelera a sua volta, me lo pianta dentro del tutto.

Il cliente di Giulia ride, la incita in tedesco. Appoggia le mani sulle cosce perfette della ragazza e gliele accarezza dalle ginocchia all’inguine.

Lei piega la testa all’indietro, è un ansimare continuo, si tortura il clitoride quasi lo stesse punendo. Le gambe cominciano a tremarle, la schiena le si arcua all’indietro, vibra tutta. Lancia un grido che risuona nella sala, facendo voltare tutti i presenti, che possono ammirarla mentre spruzza un getto di squirto sul suo cliente, bagnandogli il torace e schizzandolo in faccia.

Stringo i denti, gli occhi mi bruciano. «Vaffanculo… spruzza pure, la troia!» La mette facile Andri: anche lui eiacula, a differenza mia!

Giulia sembra svuotarsi da ogni forza, si appoggia sulle mani, i lunghi capelli biondi che le scivolano davanti al petto. Il sorriso che le illumina il volto la rende ancora più bellissima… Le gambe sono scosse da un paio di movimenti involontari.

Dal pubblico si solleva un’acclamazione. L’uomo che Sabine sta spompinando batte le mani, gridando un “brava!”

Il cliente ulula, si scuote fuori di testa per la squirtata in faccia. Le afferra per i fianchi e inizia a muovere il bacino, scopandosi la figa di Giulia senza che lei debba muovere un muscolo.

Il tipo alle mie spalle viene prima di Walter. Mi stringe la spalla e si svuota le palle nella mia figa. Resta dentro qualche secondo, da un altro paio di spinte ed esce. Uno sbocco di sperma sfugge dalla vagina e mi impiastriccia una coscia.

Walter viene a sua volta dentro la fregna di Giulia: s’irrigidisce, emette un ruggito e un sospiro, si rilassa. La bionda si spinge avanti, i suoi grossi seni si appoggiano contro il petto dell’uomo e gli lecca le labbra.

Giulia si passa una mano tra i capelli per toglierseli dal viso. «È stato fantastico, Walter…»

Lui è senza parole e senza fiato. Le afferra le bocce e un sorriso a quarantotto denti compare sul suo volto.

La ragazza geme e chiude gli occhi. Sussurra qualcosa nell’orecchio dell’uomo.

Walter recupera il natel dai pantaloni accanto a lui e si mette a premere sullo schermo. Lo gira e lo mostra a Giulia che gli sta lucidando il cazzo. Lei sorride, abbassa la testa e gli lecca la cappella rossa e lucida. Lui emette un altro ruggito. Dall’altra tasca dei pantaloni estrae il portafogli, ne preleva una banconota azzurra e la consegna alla bionda.

«Un piccolo extra per la tua bellezza.»

Lei sorride e gli fa l’occhiolino. «Grazie, Walter, ma sei stato così bravo che dovrei pagare io te…»

I 100 franchi, però, la cagna non li sgancia. Anzi, scompaiono nel palmo della sua mano.

Finisco di strappare la bustina e ne estraggo la salvietta. Posso provarci anch’io?

Sorrido al mio cliente. «Mi farebbe molto piacere se lasciasse un commento e cinque stelle nel mio profilo.»

Lui mi guarda come se il suo pugno sporco di sborra gli avesse chiesto un favore. «Mhm… sì… ehm…»

Nemmeno si ricorda come si chiama quella che ha chiavato. Domani, se penserà alla scopata di questa mattina a “La fritula”, sarà convinto che si fatto una bionda tettona, invece di me…

Faccio quello che la mia amica che studia psicologia chiama “sorriso PanAm”. «Marta.»

Abbasso la testa sul cazzo e apro le labbra. Il fetore di sborra e… cazzo, è sporco dei miei fluidi sessuali… mi si strizza lo stomaco, la merendina della colazione che ho mangiato a casa sembra prossima a risalire fino in bocca.

Me la tappo con la cappella. Passo la lingua sulla mucosa, il gusto del mio trasudo mi aggredisce… come fa Dario a leccarmi la figa e a piacergli… Deglutisco lo schifo acido che mi sta salendo in gola…

Mi stacco dal cazzo, lucido e pulito. Che schifo…

L’uomo mi accarezza i capelli. «Bel lavoro.» Non mette il minimo entusiasmo nella voce, è come quando hai fatto il minimo per compiere qualcosa e non vogliono essere maleducati.

 

****

 

La cosa migliore dell’avere come uniforme una fettuccia è che basta tirarne un’estremità e ti sei già spogliata. La arrotolo attorno ad una mano e la getto nel mio armadietto, accanto alle scarpe: domani ne indosserò una pulita e questa la lascerò nella cesta dei panni da lavare che mettono nello spogliatoio.

Prendo le mutandine e le infilo. Dopo sei ore senza, è come mettersele attorno al collo e stringere.

Dalla sbarra appendiabiti sfilo il reggiseno.

La voce di Andri giunge dalle mie spalle. «Ti serve una mano per indossarlo?» Il tono non lascia intendere molta felicità.

Sorrido, ma anche le mie emozioni sono stanche quanto me. Anche di più del mio corpo, in effetti. «Pensavo sapessi solo sbottonarlo.»

Le mani del ragazzo prendono le alette del reggiseno e le avvicinano sulla mia schiena. «Mi sembra poco educato spogliare una ragazza prima, e poi non aiutarla a rivestirsi, dopo.»

Il poco umore che mi è rimasto dopo questa mattina si abbatte del tutto. Abbasso lo sguardo e la voce. «Mi spiace, Andri.» Mi volto verso di lui e gli tocco il braccio. È ancora nudo, il cazzo è in erezione. Non approfittarne mi stringe il cuore, ma le gambe mi stanno cedendo… e sto trattenendo qualcosa dentro di me che è uno sbarramento a lacrime e mani sul volto per nasconderle.

Lui mette una mano sulla mia. È il momento di maggior calore umano in tutta la mattinata. «Non preoccuparti, è stato un turno pesante per tutte voi.»

Oltre le sue spalle, Giulia non è al suo armadietto, a cambiarsi. Dopo il termine del turno, è scomparsa.

Sarà a farsi fottere da qualche cliente che ha già soddisfatto questa mattina e vuole fare il bis. Dev’essere la hostess più ricercata de “La fritula”, sia per il suo corpo che per le sue capacità…

Mi sollevo in punta di piedi e appoggio un bacio sulle labbra di Andri. Non fosse che sono prossima a piangere, almeno una sega gliela potrei fare. «Ti prometto che nei prossimi giorni passeremo un bel momento sotto il getto della doccia, insieme…»

Lui mi fa l’occhiolino. «Lo spero, dimostri di essere parecchio brava…»

Gli afferro il cazzo e gli accarezzo la cappella. Lui sorride. Non pensavo potesse essere così dolce, quella frase è meglio che essere scopata da un superdotato come lui, almeno in questo momento.

 

****

 

Abbasso il cavalletto e vi appoggio la moto accanto alla Sedici di mamma nel piazzale a masselli autobloccanti grigi. Mi sfilo il casco e scuoto la testa per sistemare un po’ i capelli. Mi massaggio il culo con i crampi: un’ora passata a salire e scendere per le Retiche è qualcosa di estenuante, e il sellino non è comodissimo.

Entro in casa. Il profumo di bistecca al burro, come piace a papà, e l’aroma di caffè riempiono l’aria. Lo sciabordio dell’acqua nel lavello accompagna le battute di qualche soap opera turca in tv.

«Ciao, sono a casa.»

Mamma mette la testa fuori dalla porta della cucina. Ha in mano un canovaccio e si asciuga le mani. Mi sorride. «Ben tornata, devi ancora mangiare?»

Appoggio il casco sul tavolo del salotto. Oggi ho ingerito parecchio, e non so se più sborra dei clienti o rabbia per colpa di quella cagna di Giulia… «No, ho spizzicato qualcosa al bar, mentre servivo.» Al momento ho lo stomaco troppo chiuso. Al massimo, se mi si apre, mi preparo qualcosa al volo dopo.

Mi sfilo la tuta da motociclista e la getto sul divano. «Mi rilasso un momento e poi finisco di cambiarmi.»

«Sei stanca?»

«Sono a pezzi.» E non tanto fisicamente…

Il suono delle stoviglie che sbattono tra loro nel lavandino ricomincia. «Ricordo che, anch’io, quando avevo cominciato a lavorare al bar a Grosotto, tornavo sempre a casa stanca.»

Mi siedo sul divano e prendo il telecomando. Spero che, almeno tu, ti limitassi a portare bianchini a qualche ubriaco, mamma… Scuoto la testa, allontanando l’insostenibile idea che anche lei abbia servito in un bordello nuda, e che il buco da dove sono uscita fosse sul menù…

Accendo la tv e mi sdraio. Le palpebre si fanno pesanti quanto incudini. Spero di non addormentarmi anche oggi pomeriggio, non mi va di vedere per la terza volta lo stesso episodio perché non riesco a stare sveglia dall’inizio alla fine.

La grossa “N” rossa compare sullo schermo. Premo un paio di tasti e riavvio la puntata che ho visto per i primi dieci minuti, ieri. “Shades of the Heart” presenta dei personaggi poco sviluppati e in certi tratti la trama ha lo spessore delle croste di sborra che mi restano sul pube dopo che ho servito un cliente, ma per l’attenzione che posso dedicare a qualcosa, in questo momento, è il prodotto d’intrattenimento perfetto.

Il telefonino vibra in tasca. Sospiro. Adesso che sono tornata in Italia, sarà una mitragliata di notifiche di tutti i messaggi che non potevo ricevere mentre ero in territorio elvetico. Prendo lo smartphone e controllo i messaggi che compaiono nella sommità del monitor: Paola, zio, la compagna dell’università, la Vodafone, Dario…

«Uff…» Dovrei rispondere al mio fidanzato, ma non ho voglia di inventarmi una balla su cos’ho fatto questa mattina, su quanto Giulia mi abbia…

L’immagine di Giulia che, dopo aver squirtato in faccia al cliente che stava cavalcando, gli sussurrava qualcosa in un orecchio si delinea nella mia mente. Avrà chiesto di mettergli cinque stelle nel suo profilo nel bordello? Quanti lo faranno con lei? Sbatto le palpebre, fisso il cellulare. So che non devo farlo, ma la curiosità di controllare la sua pagina sul sito della “Chesa del piacér” è troppo forte.

Mi alzo in piedi e prendo il tablet dal tavolino dov’è in carica.

Torno a sedere sul divano. Lancio un’occhiata verso la porta per controllare che mia madre non compaia all’improvviso ed accedo a internet in “modalità incognito”: meglio che non restino tracce di una visita al sito di un bordello sul computer di casa.

Non ho capito come funziona al fast food, ma Eva sosteneva che se si usa il wifi gratuito si accede al sito con i nostri profili per poter scegliere la hostess o lo steward preferito e ordinare le nostre prestazioni senza usare gli schermi sparsi per la sala. Da internet la cosa richiede qualche passaggio in più.

Mi ritrovo la mia foto nuda sullo schermo insieme a quella dei miei colleghi di turno e altri che non ho mai visto. Mi fermo dal cliccare sul mio profilo per scoprire se sono stati aggiunti nuovi commenti ma navigo fino a trovare Giulia.

Non è difficile, è quella con le tette più grosse di tutte. è stata ritratta in una posizione lasciva, piegata con la schiena in avanti, la quinta che le pende dal petto, e una mano che si apre le labbra della figa. Mi fermo a pochi millimetri dallo schermo con il dito: voglio davvero scoprire com’è messa a gradimento? Il cuore mi batte nei timpani, un forte fastidio compare nelle mie viscere.

Farà male, lo so. Molto male. Peggio che vederla squirtare su un cliente che si mette ad ululare per la gioia…

Mi faccio male. Sullo schermo compare la pagina di Giulia. Più del suo fisico perfetto ritratto in uno scatto degno del paginone centrale di Playboy, spiccano come un faro nella notte la valutazione di 4,8/5 e 3294 commenti.

Il mio cuore perde un colpo, il fiato mi si mozza.

Il mio 4.5 e i due commenti nel mio profilo sono merda al suo confronto.

La lista di prestazioni che è disponibile ad offrire è molto più lunga della mia, striminzita e da educanda: anal, titsjob, squirting… altra roba che non so nemmeno cosa significa…

Mi sfugge un singulto, gli occhi iniziano a bruciare e lo stomaco mi si contrae. Come porca puttana posso competere con una simile?

Come posso essere la migliore?