Ossessione

Capitolo 8 - Ottimi voti e tette grosse

I capelli strepitano per l’energia statica nel togliere il caso. Scuoto la testa per sistemarli un po’.

Da Via Mengiots, una bicicletta da escursionismo entra nel parcheggio della Chesa dal Piacér e si ferma accanto a me di colpo: la ruota posteriore si solleva e la bici resta su quella anteriore per un istante. Atterra su quella dietro con un tintinnio. Andri si toglie il caschetto, gli occhiali a specchio e contempla la mia CFMOTO. «Alegra, Marta. Non ti facevo una da moto.»

«Alegra, Andri.» Scavalco il sellino. «Non farti strane idee: è di mio zio che ne ha comprata una nuova. Mi torna comoda per farmi i cento chilometri per arrivare al lavoro senza impiegare una giornata intera.» Soprattutto considerando che a metà strada tra casa mia e il luogo di lavoro c’è il Bernina da risalire e discendere.

Metto il cavalletto e appoggio il casco al manubrio. Sono certa che posso tornare tra un anno e trovarlo ancora qui, appeso: il bello della Svizzera.

Il ragazzo infila la ruota della bici in una rastrelliera senza usare la catena per bloccarla. La sua bicicletta costa sicuramente più della mia moto di seconda mano.

«Ti sei riposata?» Andri mi si avvicina. Vestito sembra meno… pericoloso, ma non riesco a togliermi dalla mente l’immagine del suo cazzo in erezione. Ancora meno le scene in cui possedeva e faceva godere le clienti che l’avevano scelto. Chloe… lei se lo ricorderà di sicuro per tutta la vita.

Se non fossi stata stremata, ieri, per tutti gli uomini che mi avevano scopata, mi sarei ridotta allo stesso modo da sola, con il vibratore che ho sotto le maglie in camera da letto, pensando a lui.

Lui mi muove la mano davanti agli occhi per riportarmi alla realtà. «Ci sei, Marta?»

Sbatto le palpebre, scaccio l’immagine di lui che mi scopa, io che godo come una cagna… «Sì, scusami… io…»

«Non preoccuparti, all’inizio è pesante: ci siamo passati tutti.» Mi apre la porta che conduce agli spogliatoi. «Parecchie… e parecchi… non si sono presentati il secondo giorno.»

Lo ringrazio con un cenno della testa e lo precedo nel corridoio. «Dev’essere un casino quando suc—» Mi blocco e mi volto. «Ti aspettavi che non sarei tornata, oggi?»

Andri mi fissa, sorpreso. «Confesso che mi sarebbe dispiaciuto. Sei molto brava con i clienti. Hai talento e un corpo stupendo.» Mi guarda meglio, sorride nel vedere la mia seconda, ma non aggiunge altro. Come dire che non abbia comunque capito già ieri che mi voleva scopare.

E io non gliel’ho permesso perché ero distrutta.

Apro l’armadietto, la fettuccia che deve coprirmi mi aspetta appesa alla barra porta abiti. Qualcuno ne ha messe dentro altre cinque: i cambi di uniforme per un paio di giorni. Mi sembra il minimo: ieri, Sabine ed Eva hanno dovuto cambiare la loro per la sborra che ci era finita sopra per dei clienti molto focosi.

Abbasso la zip della giacca da motociclista. «Oggi sarà come ieri?»

Andri si toglie la seconda scarpa con l’altro piede che indossa solo la calza. «Ieri era una giornata fiacca, ma oggi saremo qualcuno in più per turno: non preoccuparti, probabilmente vedrai qualche cazzo in meno.» Abbassa i pantaloni e le mutande: il suo cazzo è già mezzo in erezione. «Così magari hai spazio per questo.»

Sollevo il pugno con il dito medio alzato verso di lui. «Continua a sognare.» Lo faccio solo per non mettermelo in figa e ditalinarmi, quel medio, perché mi sto bagnando. Il senso di eccitazione che mi solleticava da quando mi sono svegliata si sta acuendo: diventerà un martellare di cuore continuo come ieri?

Lui ridacchia. Sa già che tra sei ore sarò io nella doccia insieme a lui, a “farmi lavare la schiena”, come aveva detto ieri Eva, prima lui la scopasse sotto il getto dell’acqua.

La porta che conduce agli uffici si apre e compare Hans. Dopo il nostro giro di presentazione del fast food, non l’ho più visto. Lui mi guarda nuda, accenna un sorriso. Gli ci vuole un istante per smetterla di fissarmi. E sì che di figa ne vede a palate tutti i giorni.

Ieri mi ha scopato una decina di uomini che non conosco, ma il mio superiore mi mette a disagio. «Uhm… Buongiorno, signor Rigonalli.»

«Hans, come va?» Andri getta la maglietta nell’armadietto.

Hans saluta con un cenno. «Marta, volevo farti i complimenti: un paio di clienti, clienti di vecchia data, mi hanno detto che la ragazza castana è davvero un’ottima hostess. Hanno riferito che hai una gran tecnica nel blowjob e nel cavalcare.»

Un senso di orgoglio sboccia nel mio petto. «Oh!»

Andri appoggia una mano sulla mia spalla. «Visto cosa ti dicevo?»

Il capo annuisce. «Alcuni di loro hanno anche lasciato dei voti molto alti sul tuo profilo nel sito della Chesa dal Piacér.»

«Cosa?» Mi sembra di svegliarmi da un sogno. «Esiste un mio profilo… una pagina su di me nel sito del bordello?» Cosa cazzo… qualcuno che conosco potrebbe scoprire che lavoro qui?

«Non lo sapevi?» Andri prende il suo natel dall’armadietto, preme un paio di volte sullo schermo rigato e me lo allunga. «Questa è la mia: ce l’abbiamo tutti.»

Prendo il telefono. Sul monitor appare il ragazzo nudo, il cazzo in tiro, il volto sfocato abbastanza da non renderlo riconoscibile. Accanto sono presenti una bio e le prestazioni che è disposto a fornire alla clientela femminile e maschile.

Sotto il nome, una valutazione con le stelline. Andri è a 4,8 su cinque.

Mi tremano le mani. La sensazione di eccitazione è sfumata. «Come raggiungo la mia pagina?»

Senza togliermi di mano il cellulare, il ragazzo preme su un paio di menù.

Compare la mia pagina: come nel caso di Andri, c’è solo il mio nome, la foto è una di quelle che mi sono state scattate qualche giorno fa e il mio volto è irriconoscibile grazie alla sfocatura. Leggo la bio: è qualcosa di completamente inventato, parla di una mia infanzia in una fattoria, una sorella che lavora nelle sfilate, la perdita della mia verginità a 15 anni con un collega di mia sorella. Non sono io nemmeno per scherzo, non c’è un solo fatto che coincida con la mia vita.

Se papà vedesse il mio profilo di lavoro non mi riconoscerebbe nemmeno se gli giurassi che sono davvero io. I muscoli mi si rilassano, un sospiro di sollievo esce dalle mie labbra.

Hans apre la porta. «Non preoccuparti, Marta, ci teniamo alla privacy delle nostre hostess. E dei nostri steward, ovviamente. Siamo consci che questo è pur sempre un night club.» Mi guarda, questa volta in viso. «Siamo felici che tu sia con noi, Marta.» Saluta con un movimento della mano ed esce.

Andri solleva le spalle. «Io, in realtà, lo dico a chiunque che lavoro in un bordello. È pieno di donne che impazziscono nel saperlo.»

Sotto il mio nome, la valutazione è 4,5/5. La mostro al ragazzo. «Secondo te, è buona?»

Lui fa un fischio di ammirazione. «Stai scherzando? Non conosco nessuna che il primo giorno fosse già a questi livelli.» Andri sorride. «Dovrei provare ad essere io un tuo cliente per scoprire se sei davvero a quei livelli.»

Gli assesto una pacca sull’addome scolpito. «Scemo…» L’idea che lui mi paghi per farsi scopare da me, però, un senso di soddisfazione me la dà…

Accanto alle stelline, compare la scritta “Due commenti”. Andri ne ha più di 320, ma è da parecchi anni che lavora qui. Dopo il primo giorno, due devono essere comunque un buon risultato. Tocco il link e la pagina scorre fino in fondo, dove sono presenti le valutazioni dei clienti.

 

Matthias, un giorno fa
Eine fantastische kleine Schlampe mit einem fabelhaften Körper.
Ich glaube nicht, dass ich jemals meinen Schwanz in eine feuchtere Muschi gesteckt habe. Einer der besten Ficks überhaupt. 6/5

Lario, un giorno fa
Un vero angelo, gentile, bellissima, succhia e inghiotte come dovrebbero fare tutte le donne. Tornerò per lei. 💗

 

Andri è sopra la mia spalla. «Devo decisamente passare un giorno che non sono in servizio e ordinare un caffè, una brioche e il tuo culetto…» Posa una mano su un mio gluteo e lo palpa. La punta del suo cazzo tocca poco più in là.

Sorrido, ma il petto mi si stringe, così come i glutei. «Non… non è disponibile il mio… culetto».

Il suo sorriso è spruzzato di rammarico.

«Ehi, voi due: niente sesso durante il turno…» Eva compare da dietro l’angolo del corridoio, puntandoci contro un dito, «…se non ci sono anch’io.»

Andri non toglie la mano dal mio culo. Può lasciarcela quanto vuole. Ma solo quella… «Hai sentito? La ragazza qui ha quattro stelline e mezzo.»

Gli occhi azzurri di Eva si spalancano. «Dopo un giorno? A me sono serviti due mesi per superare le tre e qualcosa.»

«Gìà,» il ragazzo annuisce, «due mesi passati in estenuanti allenamenti con me…»

La ragazza si affianca a me, mette una mano sul petto nudo di Andri, si solleva sulla punta dei piedi e lo bacia. Lo abbraccia e gli mette la lingua in bocca. Se non fosse che lei indossa un paio di pantaloncini di jeans, lui sarebbe dentro di lei per buona lunghezza del suo cazzo.

Faccio un passo indietro per lasciare loro un po’ di intimità. Ho visto entrambi scopare con estranei in varie posizioni senza farmi troppi problemi, e mi imbarazzo a vederli limonare? O è invidia per la loro intimità?

La luce del corridoio si accende, la porta d’ingresso si chiude. I due smettono di baciarsi e si staccano, voltandosi verso la nostra collega dalla pelle scura.

Eva alza la mano. «Alegra, Sabine, come v—». La ragazza si interrompe all’improvviso, grana gli occhi.

Sabine avanza guardandosi appena oltre la spalla sinistra, trattiene un sorriso. Muove il suo sguardo su di noi, muove le labbra in un silenzioso: “Avete visto che figa?”. Dietro di lei c’è una ragazza bionda, alta. Passa lo sguardo su di noi, ma è come se non ci riconoscesse in quanto esseri umani. Fa appena un cenno con la testa, poi si dirige ad un armadietto all’inizio della fila.

Andri lancia un’occhiata a me e a Eva, controllando la nostra reazione. Si schiarisce la gola. «Ciao, Giulia.»

La ragazza si volta con la testa. Ha gli occhi azzurri, il viso lungo. Guarda Andri, accenna un sorriso e fa un cenno. «Ciao.»

Le mani afferrano il fondo della sua maglietta bianca deformata da un seno gigantesco. Le solleva, sotto il tessuto compare una pancia piatta e due tette maestose. Mostruosamente maestose. Il reggiseno dev’essere fatto di qualche materiale di origine spaziale per riuscire a contenerle senza esplodere.

Eva non muove un muscolo, fissa la nuova ragazza come se fosse apparso un alieno.. Anche Sabine la guarda, non nasconde la sua attrazione sessuale, le fissa le bocce come il più pervertito degli uomini.

Giulia sgancia il ferretto del reggiseno, le coppe balzano in avanti sotto la spinta dei seni. Si toglie l’intimo: una quinta - voglio sperare sia solo una quinta - fa la sua apparizione. Non sono quelle tette perfette da ottimo lavoro del chirurgo estetico con del silicone di qualità che hanno i capezzoli che puntano verso l’alto: la gravità ha effetto su quelle meraviglie, ma restano due semisfere fantastiche, che su un torace stretto come il suo sembrano ancora più grandi.

La ragazza si abbassa i pantaloni fuseaux, tanto stretti che lasciavano vedere il contorno dell’intimo sotto. Le mutandine passano in mezzo alle chiappe, dividendole. Sono grosse quanto il seno, il risultato di centinaia di ore di palestra – non di corsa, non voglio credere che con quelle tette possa correre! Non so se fissarla sotto o sopra, gli uomini devono strisciare ai suoi piedi per avere anche solo la possibilità di baciare la sua ombra.

Come dev’essere palparla? Il cuore fa un balzo: le mie mutandine si stanno bagnando! Quando toglierò i pantaloni si vedrà una macchia di umido.

Giulia mette i pantaloni ripiegati e intimo sul ripiano dell’armadietto con sopra il suo natel, mette un appendino nella maglietta e la aggancia alla barra. Prende la fettuccia, la lega attorno alla vita come Eva e come me, ieri, ma a lei sta molto meglio.

Chiude la portina e si avvia verso la porta che dà nel fast food. Ha una grazia, il sobbalzare dei suoi seni, i muscoli delle sue gambe che si contraggono e si allungano, il movimento delle chiappe, l’ancheggiare, che anche un gatto invidierebbe.

Non ci degna di uno sguardo, nessuno di noi le ha tolto gli occhi di dosso. Sabine l’ha mangiata con gli occhi, Andri sembra abbia visto un’apparizione, ma dallo sguardo non ha ancora compreso se è un angelo o un demone, Eva ha il volto smorto – lei ha davvero visto un demone.

La porta si è chiusa dietro a Giulia, ma non oso alzare comunque la voce. «Chi è?»

Andri fissa la porta, quasi abbia paura che si riapra all’improvviso. Mi guarda di sbieco. «Giulia. Giulia Gardinelli.» Scuote la testa. «Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.» Il suo cazzo ha un’opinione differente, un’opinione lunga più di una spanna.

«Che. Grandissimo. Pezzo. Di. Figa!» Sabine sembra quasi disgustata da tanta bellezza. «Averla nel nostro turno…» Si passa la lingua tra le labbra. «Per lei potrei mettere un momento da parte la mia passione per i cazzi…»

«Di solito è in un altro turno.» Eva lo dice quasi fosse stata una maledizione capitata ad altri. «Sapevo che Diana aveva chiesto un cambio di turno per suo padre che sta poco bene, e che ci avrebbero dato qualcun’altra al suo posto, ma…» arriccia il labbro superiore, «…speravo Heidi, o Pamela.»

Alzo le mani. «Ok, ma a parte essere la perfezione fatta donna, cos’ha? É…»

Eva sospira. Sbottona i pantaloncini di jeans. «La conosco poco, ma non posso sopportarla.» Si siede e si slaccia le scarpe. «É… è una che se la tira.»

Andri getta i pantaloni nell’armadietto. «Non se la tira affatto. È riservata.»

Eva gli scocca un’occhiata, torna a togliersi le calze. «”Riservata”, certo…»

Tocco il braccio di Andri. «La conosci?» Te la sei fatta?

«Ci ho parlato qualche volta insieme, quando ci sono i cambi di turno.»

Lo incalzo. «E…»

Lui scuote la testa. «E “cosa”?»

Accenno con il capo alla porta che la figona bionda ha appena varcato, alzo un pugno e lo muovo come se stessi bussando.

«No, con lei no.»

Davvero? «Pensavo che te le fossi fatte tutte, qui dentro.» A parte me, ma a questo metteremo presto soluzione.

«Giulia, no. Voglio dire: non ho nulla contro di lei. È una ragazza intelligente, ma… poco espansiva. Fuori dal lavoro, intendo..»

«Vuoi dire che quando lavora non sembra una che ha fatto il voto di silenzio?»

Sabine è a seno nudo, il tatuaggio spicca sulla pelle scura, «Ho sentito dire da Chris, che è nel turno dov’era prima Giulia, che è uno spettacolo quando scopa.» La ragazza non riesce a trattenere un sorriso di eccitazione. Andri batte le mani per richiamare la nostra attenzione. «Adesso andiamo là fuori a fare il nostro lavoro, fare felici i clienti, e se a qualcuno Giulia dà fastidio, si comporti lo stesso da professionista, ok? Non morde e non graffia.» Ci fissa uno per uno, come ad aspettarsi una risposta.

Eva abbassa il capo. «Sì…»

Io lancio un’occhiata alla porta d’ingresso della sala del fast food. «Ok…»