Ossessione

Capitolo 6 - Il primo servizio della giornata

La ragazza addetta al bancone si affaccia nel nostro angolo. Ha lunghi capelli di quel colore che definisci rosso perché sono troppo scuri per essere biondi, e il viso affilato. A differenza nostra, chi non serve non deve essere nudo, per quanto indossi solo biancheria intima bianca come le altre ragazze che non sono in cucina ma a contatto con il pubblico. Sulla mano che appoggia al muro compare un tatuaggio che sembra il profilo di un gatto seduto, il cui corpo e la coda formano il profilo di un cuore. «Eva.»

La mia collega smette di chiacchierare con Sabine e si volta verso la barista. «Sono pronta, Elga.»

Elga legge un biglietto. «Colazione per il tavolo 4, anale.»

Eva annuisce e cammina verso il bancone. Prende il vassoio rosso con sopra una cioccolata e un piattino con dei french toast guarniti con mirtilli e fragole, lo solleva su una mano e scompare dietro il muro.

Andri mi sorride. «Vuoi vedere cosa fa?»

So cosa sta facendo Eva, Hans me l’ha spiegato prima di scoparmi durante il colloquio di lavoro, me lo sono immaginato diverse volte nelle ultime due settimane, in diverse posizioni e magari io e due clienti allo stesso tempo, ma… «Sì…»

Lui fa un cenno verso la fine del muro dietro il quale aspettiamo che qualcuno ci scelga, senza essere visti più del necessario dai clienti. «Dai.»

Mi avvicino al bordo e mi sporgo un po’.

Eva, nuda totale se non per la fettuccia, con i lembi che si muovono sulle sue chiappe mentre cammina, attraversa la sala. È quasi vuota, se non per un paio di clienti che hanno ordinato caffè e biscotti senza una hostess a deliziare loro la colazione, e un uomo con un rolex ben visibile al polso seduto in un angolo. Il viso gli si illumina man mano che la mia collega lo avvicina.

Lei appoggia il vassoio sul tavolo – non un tavolino traballante da bar o fast food, ma uno bello resistente e grande, in legno massiccio -. Lui si alza in piedi, ha il cazzo fuori dai jeans neri. Il corpo della ragazza nasconde una mano dell’uomo, ma deve averle preso una tetta. Lei si gira, si mette a novanta sul tavolo e lui le si posiziona dietro; l’afferra per le anche e il cazzo in tiro scopare tra le chiappe di Eva.

L’uomo inizia a spingere e ritrarre il bacino, Eva ansima, solleva la testa e simula il piacere della scopata. Almeno, credo lo stia simulando, o forse… Il cigolio del tavolo su cui stanno fottendo e i gemiti della ragazza riempiono la sala, sovrastando la musica filodiffusa con il volume al minimo. I due del caffè smettono di chiacchierare e fanno da spettatori alla scena di sesso, dandosi di gomito e commentando, di certo delusi dalla decisione di non approfittare del servizio speciale de “La fritula”.

L’uomo col Rolex pompa con la soddisfazione dipinta sul volto per un buon minuto, si ferma con l’inguine contro i glutei di Eva, solleva la testa e grida tutto il piacere che il buco del culo della ragazza gli ha donato. Come se nulla fosse accaduto, esce da lei, il cazzo che brilla sotto le luci della sala. Eva si raddrizza, prende un sacchetto giallo dal vassoio, lo strappa e ne estrae il fazzolettino umido al vago profumo di limone che mi avevano mostrato prima. Pulisce il cazzo del cliente, accartoccia il fazzolettino e con la mano libera pone la tazza e il piattino sul tavolo dove hanno appena scopato.

Lui la ringrazia, lei gli manda un bacio, prende il vassoio vuoto e torna al bancone, dove lo lascia con il fazzolettino sporco di sborra.

Si accorge che la stavo guardando. Mi fa l’occhiolino. «Come sono andata?»

La figa mi si è bagnata, mi rendo conto solo adesso. «Sei stata fantastica!» La disinvoltura con cui l’ha fatto, poi…

«Diventa una cosa quasi noiosa…» Raggiunge la porta accanto a quella che porta alla cucina, con la targa “Personale” scritta in tre lingue: è quella che conduce alle docce invece che agli spogliatoi. «Vado a lavarmi e torno.» Apre la porta ed entra. Un paio di gocce bianchicce scivolano lungo la coscia sinistra.

«Allora, ti sei già pentita?» Sabina abbassa la borraccia con il suo nome da cui ha appena bevuto un sorso di acqua. La fettuccia le si incrocia tra le tette scure e gira attorno al collo: in qualche modo, è riuscita a farsi un piccolo fiocco sul lato destro del collo.

Mi imbarazza la semplicità della mia fettuccia, che ricalca quella di Eva. Scuoto la testa. «No, anzi, sono decisa a scoprire cosa si prova a…»

Lei tocca uno degli auricolari che ha alle orecchie e chiude gli occhi, appoggiandosi al muro. «Io lo adoro, e non solo per il fatto di essere pagata per essere scopata.»

Andri è seduto su una delle due panche in legno, l’uccello gonfio a metà tra le sue gambe. Ha in mano un libro dalla copertina rovinata e strappata e con diverse orecchie alle pagine. Mette una carta da gioco tra le due pagine che sta leggendo, lo chiude e lo appoggia sul tavolino accanto. Sulla costa solcata da pieghe compare il titolo “Der Zauberberg”.

«Non preoccuparti, Marta: le prima volte è qualcosa di strano, ma se non ti ritrovi a vomitare in bagno…»

Sabina si massaggia le ali nasali con un paio di dita. «Che figura di merda, quella troietta…»

«…ti divertirai.»

Mi siedo accanto a lui. Sono più agitata di quanto avevo pensato.

Farsi fottere in un bordello… nel fast food di un bordello non è come fare sesso con qualcuno più stare nuda in una spiaggia nudista… è una moltiplicazione piuttosto che una semplice addizione.

Ma Andri e Sabine sono tranquilli come se fossero in fila alla posta, ed Eva sembra pure essersi divertita…

****

Giro la pagina della rivista presa dalla pila sul tavolino. Altre notizie di personaggi famosi, per lo meno nel Canton Grigioni. Già quelli in Italia non mi interessano, quelli in Svizzera possono solo—

Il cuore mi balza in gola alla nuova comparsa di Elga. Prima ha chiamato Sabine per una scopata, e non è ancora tornata, adesso tocca di certo a me: le viscere mi si squagliano e la bocca si secca… nemmeno quando ho perso la verginità…

«Tavolo 7: Andri, cunnilingus…»

Torno a respirare: non è me che—

«…e Marta, fellatio.»

Il fiato mi si blocca, lo stimolo a chiudermi in bagno e liberare gli intestini mi aggredisce.

Andri si alza e si stira. Il cazzo è orizzontale, non ancora alla lunghezza che avevo ammirato negli spogliatoi, quando Sabine gli ha fatto quell’accenno di sega. «Finalmente, si va in scena.» Mi allunga una mano per aiutarmi a mettermi in piedi. «Andiamo?»

Eva, seduta sull’altra panca, fa un sorriso appena accennato e annuisce, sospirando. «Beata te: adoro vederlo scopare…»

Lui muove la mano libera come a scacciare le parole della ragazza. «È solo una leccata di figa…» Si afferra il cazzo e lo scuote. «È quando uso questo gioiello che do il mio meglio!»

Il ragazzo è un gran figo, e non mi dispiacerebbe essere bloccata da lui contro un muro e scopata da quel cazzone, ma è anche un montato come pochi ne ho visti.

Eva apre le mani. «Marta si dovrà accontentare…» Solleva le spalle. «Tanto sappiamo che per la domenica ti sarai scopato anche lei.»

Lui mi lancia un’occhiata divertita, per un istante mi contempla le tette. «Allora dovrò fare del mio meglio con quella zoccola se voglio convincere la nuova a farsi un giro con me.» Ridacchia e si avvia alla volta del bancone, dove la barista ha preparato due vassoi.

Mi volto verso Eva. «Ma è sempre così…»

«…così coglione, vuoi dire? Fa apposta, è uno dei ragazzi migliori che conosca.» L’espressione di divertimento sul viso della ragazza si illumina in una di piacere. Sospira e annuisce. «E scopa davvero bene…»

Andri allunga la testa nella stanzetta di attesa. «Finitela di ditalinarvi a vicenda e andiamo, che abbiamo due clienti da soddisfare».