La supplente di matematica
Capitolo 8 - La filosofia del Re Leone

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«Allora, che succede?»
Daniele non attende che chiuda la portiera e fa schizzare in avanti la sua Ka, immettendosi nel poco traffico che passa lungo la strada che costeggia il Piave. Una Volvo dietro di noi strombazza, a cui mio fratello risponde sollevando un braccio tra i sedili con il pugno chiuso e il dito medio esteso.
Lancio un’occhiata nello specchietto retrovisore, cercando di capire chi ci sia a bordo del suv alle nostre spalle, nella speranza di non vederci qualcuno che mi conosca. Traggo un sospiro di sollievo nello scoprire che non è un professore.
«Allora, cose volevi dirmi?»
Allaccio la cintura di sicurezza, trovando ancora problemi con il sistema di bloccaggio. Continuo ad essere convinto che abbiano fregato mio fratello con quella macchina di seconda mano. «Non lavori, oggi?»
Daniele mette la freccia e svolta lungo il ponte. «No, questa mattina Noemi mi ha chiamato per dirmi se gli tenevo quello stronzetto di Kevin che stava poco bene. Quel bastardo odia la scuola quanto la odiavo io…»
«E sei andato a tenere Kevin invece di lavorare?»
«Già. L’ho detto a Noemi, e quella, per scusarsi, mi ha portato in bagno e mi ha fatto una pompa. Dovrebbe imparare un paio di trucchi…» Fa una smorfia, poi sorride. «Una ragazza che ho conosciuto ne sa un paio di interessanti».
La fibbia ha finalmente la bontà di entrare nel blocco. «Carina, la ragazza nuova?»
La Ka rallenta al semaforo rosso. Un suono di ferro che stride si alza da un freno, direi uno davanti. Daniele mi guarda. «Mi hai scritto che volevi parlarmi, nanetto. Che succede? Spero sia qualche rogna con le fighe, perché il resto della scuola non l’ho mai capito».
Mi passo una mano sul volto. Porta puttana, mi tocca parlargliene davvero… perché non sono stato zitto?
«È quella troia della Nobili che ti rompe ancora il cazzo?» Scuote la testa, un angolo della bocca che si solleva mentre qualche ricordo passa per la sua testa. «Anche a quei tempi era figa quanto odiosa… Quanto me la sarei scopata quella troia…»
Mi trovo con la bocca impastata. «Beh, ecco… sì, mi tratta male. E in continuazione, porca puttana…»
Daniele scoppia in una risata mentre riparte con la macchina. «Devi scopartela. Quella vuole il tuo cazzo, con tu che la riempi di sborra fino a farla scoppiare. Devi fargliela bere, è come quando domi un cavallo imbizzarrito, poi diventa docile».
Ma ci crede davvero o mi sta solo prendendo per il culo? «É Isabella… Ieri abbiamo… no, in realtà non abbiamo litigato. Lei ha… non lo so, è saltata fuori dicendo che da quando c’è la Nobili siamo diventati dei pervertiti, vogliamo scoparcela e allora trattiamo male anche lei. E allora, dopo che gliel’ho leccata, ieri, sembrava dare fuori di matto e se n’è andata, incolpandomi di essere un maniaco e lasciandomi incazzato».
La macchina svolta nel parcheggio del nostro condominio. Ci vogliono due minuti, invece di venti a piedi: dovrei prendere anch’io un’auto di seconda mano, magari meno scassata della Ka di Daniele.
Scendiamo dalla macchina e ci incamminiamo verso l’ingresso dell’edificio.
Daniele entra prima di me, tenendomi aperta la porta a vetri. «Però ti piacerebbe fotterla, ammettilo».
Mi sistemo meglio lo zaino in spalla. «Che domande: è la mia fidanzata, certo che voglio…» Abbasso la voce, sentendo i passi di qualcun altro lungo le scale. «Certo che voglio fottere Isabella».
Mio fratello mi dà una snacchera su un orecchio, come faceva quand’eravamo piccoli e mi comportavo male. Male per il suo modo di vedere, ovviamente. «Intendevo la Nobili, pirla. Non vorresti fotterti quella figa stratosferica?» Si mette le mani a coppa davanti al petto, fingendo di stringersi un paio di tette abnormi.
«Che cazzo di domanda! Ovvio che vorrei farlo: fino a due settimane fa mi segavo sulle foto della Tadini, adesso lo faccio su quelle di Instagram di Sandra! E non riesco a smettere». Mi si mozza il fiato: ho appena confessato a mio fratello di smanettarmi su una che lui stesso non solo si è scopato un paio di volte, ma ne è ancora follemente innamorato.
Lui pare non farci nemmeno caso. Probabilmente, il fatto che Francesca abbia fatto un calendario erotico e lavori in tv in un programma sul calcio e sia diventata uno dei momentanei sogni erotici italiani lo avrà preparato alla confessione che il suo fratellino sborri sulle foto di nudo della sua ex. O forse, lo sa nel profondo da sempre.
Chissà se lui si sega immaginando Isabella? Preferisco non pensarci.
Raggiungiamo il piano con l’appartamento dei nostri genitori. Prendo la chiave dalla tasca e apro la porta. Entriamo.
Appoggio lo zaino su una sedia del tavolo in salotto, dove passerò il pomeriggio a rompermi le palle con i compiti.
Daniele stringe le braccia al petto. «Vedi, nanetto: un Pierobon deve fottersi quella troia per come ha insultato la nostra famiglia, e con troia intendo la Nobili, visto che sembra che non riesci a seguire un discorso quando si parla di figa…»
«Vai a cagare…»
Lui sogghigna, poi torna serio. «Io Francesca me la sono scopata e tu ti ci zangoli…»
«Pensavo che quel termine idiota fosse passato di moda un paio di anni fa».
«…io mi zangolavo sulla sorella di Anna, e a te allora tocca scoparti la Nobili». Solleva le sopracciglia, soddisfatto. «È il ciclo della vita, nanetto. Com’è che dicevano in quel cartone animato? “Akuna Matata”».
Faccio una smorfia. «Non credo che Timon e Pumbaa intendessero questo…»
Mio fratello si dirige in cucina. Sento lo sportello del frigorifero aprirsi. «E poi te l’ho detto: se non ti scopi una che ti piace, poi non te la togli dalla testa. Continui a pensarci per anni, te la immagini quando stai scopando con un’altra e non riesci a godertela».
Alzo la voce per farmi sentire. «E comunque, questa mattina, dopo che la stronza mi ha fatto fare una figura di merda davanti alla classe, ho chiamato Isabella per fare sesso nel gabinetto dell’infermeria».
«Ah! Ci andate ancora a chiavare? A nessuno è venuto in mente di chiudere la serratura?»
«Isabella mi ha detto di volermi fare una pompa per scusarsi per ieri pomeriggio…»
Lo sportello del frigorifero cigola di nuovo, poi sbatte. Sono curioso di sapere cos’ha depredato questa volta mio fratello. «Sei fortunato ad avere una bella figa come lei come fidanzata». Non noto nemmeno un accenno di sarcasmo nel suo tono di voce.
Le mie spalle si abbassano al ricordo di quanto si sia incazzata per come si è concluso il suo pompino, con lei coperta del mio seme come se le avessi fatto un gavettone di sborra. «Già, ma ho fatto un casino… Io… io pensavo alla Nobili, immaginavo di vendicarmi venendole addosso e… porca puttana, sono davvero venuto addosso, ma a Isabella e non a Sandra».
«Visto? È quello che ti ho detto: se non te la fai tua, la Nobili non te le togli più dalla mente». Daniele compare sulla porta della cucina. Ha in mano una lattina azzurra. «Ma non preoccuparti, alla tua ragazza passerà. Ti ama».
«E tu come lo sai?»
Mio fratello porta alle labbra la lattina. É la Monster che Isabella mi ha portato il giorno prima e che ho riposto, per mettergliela davanti quando fosse tornata, come un piccolo ricordo di come si era comportata con me. «Lo so». Daniele solleva la lattina e inghiotte la bevanda in un sorso. Si passa la lingua sulle labbra, soddisfatto. «Ottima, davvero ottima… Ho iniziato a berla anch’io, qualche giorno fa, e non riesco più a smettere».
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