Il cliché del corriere espresso
Capitolo 1 - Mio marito è in Svizzera
La moretta si inginocchia davanti all’uomo muscoloso uscito dalla doccia. I suoi occhi brillano alla vista del grosso cazzo in erezione che gocciola ancora acqua. Lui sorride, pregusta cosa sta per succedere, come se potesse accadere qualcos’altro quando una ragazza afferra un grosso uccello in tiro e lo scappella.
Lui le accarezza i capelli, spostando una ciocca che nasconde il viso della ragazza alla telecamera. «Yes, bitch, suck my huge dick!»
Mi mordo le labbra e stringo le gambe. Il profumo della mia passera bagnata riempie il mio olfatto, rendendomi ancora più eccitata. Faccio scivolare avanti il culo sul divano, sbottono i jeans e le mie dita scendono sotto l’elastico delle mutandine.
La pornostar sullo schermo del mio portatile bacia la cappella dell’attore superdotato, che mugugna di piacere. Quanto vorrei avere il cazzo di Giorgio accanto a me, in questo momento. Lo afferrerei, lo leccherei, mi ci impalerei fino a farlo entrare tutto nella mia figa…
Le dita mi scivolano nell’utero per la lunghezza di una nocchia, il desiderio cola e impregna il tessuto delle mutandine. Avrei dovuto toglierle e masturbarmi nuda: dopo mi toccherà cambiarle.
L’attore appoggia una mano sulla testa della moretta e la spinge verso il suo inguine. Il grosso cazzo scompare tra le labbra rosse – chi si sveglia la mattina con il rossetto già applicato e non sbavato? Il cuscino sembrerebbe vittima di un omicidio… - e il collo della ragazza si gonfia quando la cappella le arriva in gola.
Chiudo gli occhi, inspirando, assaporando le dita che si muovono nella mia fica. Il ricordo di Giorgio che mi fotte in quel modo, che mi tratta come una puttana senza dignità, si scopa la mia bocca e mi strozza con la sua sborra mi infiamma l’inguine e il petto. Non ha il cazzo così grosso, ma lo sa usare bene. Questa e la prossima settimana non potrò godere di lui, essere la sua puttana, è in Svizzera a lavorare nelle…
Apro gli occhi, un sospiro sfugge dalle mie narici e mi svuota. Un tizio con il cazzo troppo grosso sta scopando una ragazza cretina pagata per fare la puttana davanti ad una telecamera, e io sono qui a ditalinarmi guardando queste cagate mentre mio marito è sotto una montagna, in un posto dove parlano tedesco, in mezzo a mine e polvere. Le dita nella figa sembrano infilate nella mia gola, un senso di repulsione mi stringe il petto.
Le estraggo, il liquido che cosparge le nocchie e le unghie curate quasi mi sembra alieno. Pulisco la mano sui pantaloni e blocco il film. Che diamine sto facendo?
Torna, Giorgio, senza di te impazzisco, dieci giorni da sola, a casa, sono una tortura. Voglio ripagare il tuo sacrificio, i quattro giorni di pausa che i crucchi ti concedono devi passarli dentro di me, devi goderti ogni istante libero con la tua puttana devota…
Mi abbandono sul divano. I dieci giorni che non passano mai sono un continuo languorino che non posso soddisfare. Sospiro… Torna presto, Giorgio, finisci quel dannato tunnel a Berna e torna da me… Pagherai la banca, la casa sarà nostra e passerai ogni notte a fottermi.
Abbottono i jeans, prendo il portatile dal tavolino e lo appoggio sulle gambe. Chiudo la scheda con la scopata mattutina dei due e ne apro un’altra. Il puntatore del mouse finisce per caso sull’icona del collegamento ad Amazon, il dito sfiora il touchpad e sono sul sito di e-commerce quasi senza volerlo.
I miei recenti acquisti – abiti, scarpe, intimo, qualche gioiello – scorrono come una processione sotto il banner di qualche film in esclusiva. La maglia bordeaux arrivata la settimana scorsa potrei ricomprarla anche rossa, starebbe meglio con i miei pantaloni di Prada.
Sposto il puntatore sulla barra di ricerca, la barretta lampeggia, le mie dita si fermano ad un soffio dalla tastiera. È da tempo che me lo chiedo, ma non ho il coraggio di controllare…
Che problemi mi faccio? Nessuno ne verrà a conoscenza: le mie dita volteggiano sui tasti, e la scritta “Vibratori donna” compare nella tendina del completamento del testo. Mi mordo di nuovo le labbra: ma allora Amazon li vende davvero, Sara non scherzava!
Il mio indice si appoggia sul tasto invio ma non lo preme. Come posso comprare un vibratore? Sarebbe come tradire Giorgio… Mi si mozza il fiato: e se, frugando tra i vestiti nei cassetti, se lo trovasse davanti, un cazzo di plastica, con un motorino per dare maggiore piacere, cosa penserebbe di me? Della sua virilità? Il mio cuore perde un battito… mi fotterebbe ancora?
No… no, lasciamo perdere. Meglio pensare a qualcosa di meglio.
Il banner delle offerte top lampeggia, afferra la mia attenzione e la lancia verso le nuove scarpe… Quelle sono davvero gli stivali della Stuart Weitzman con lo sconto del 50% a soli 210 €?
Uscire il sabato a mangiare la pizza con Giorgio, che figura faremmo se le indossassi? Tutte ci… tutti ci guarderebbero con ammirazione, di fronte ad un’eleganza simile. Magari potremmo passare alla Decathlon a prendere una giacca un po’ decente per lui, che si veste sempre come un barbone…
Il puntatore si sposta su “Acquista con un click”. Mi merito quegli stivaletti, sono una moglie devota che ama il suo marito ed è in pensiero per lui. E poi, non ho nulla da abbinare al Valentino che mi è arrivato due mesi fa: lasciarlo nell’armadio sarebbero soldi buttati via.
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