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Capitolo 75 - Episodio 74

Alessio sollevò lo sguardo dal cellulare quando notò Luca tornare. «Flavia ha detto che sta arr…» iniziò, ma si interruppe quando notò la ragazza accanto al suo amico. «O-Olivia?» domandò stupito, per poi cercare di riprendere un’espressione meno sorpresa. «Ciao, come stai?»

Luca serrò leggermente l’abbraccio che stringeva le spalle della mora mentre lei salutava a sua volta Alessio, allontanando la sua timidezza con il suo calore. «Bene, grazie, e tu?»

L’amico rimase un attimo interdetto, decisamente incapace di trovare qualcosa da dire alla ragazza, per poi esclamare, guardando il suo compagno: «Diavolo di un Luca!»

Luca aprì il braccio libero. «Eh…» si limitò a dire, come se la cosa gli fosse sfuggita di mano e... Per quanto chiunque altro avrebbe trovato quel paio di battute insensato, per loro due valse uno scambio di informazioni, commenti e spiegazioni maggiore di quanto avrebbe permesso un simposio di un’ora.

Luca indicò ad Alessio la panchina accanto alla sua. «Mettiamo…» e pose le mani una a fianco all’altro.

L’amico annuì, si alzò e si pose ad un lato del sedile di ferro, mentre Luca si poneva dall’altro capo. Sollevarono e spostarono la panchina ponendola davanti all’altra, in modo che chi si sedesse potesse vedere chi era sull’altra.

«Non sprecate molto fiato in chiacchiere, voi due…» commentò Olivia, sommessamente.

I due ragazzi alzarono le spalle allo stesso tempo, poi Luca indicò alla ragazza la panchina ricollocata. «Prego, accomodati».

Lei ringraziò e, appoggiata la sacca con la fotocamera sul sedile, si sedette con la grazia caratteristica di una persona timida. Il ragazzo le si sedette accanto e Olivia, dopo un istante, mise la sua mano sinistra tra le sue, che strinse a sua volta.

«Viene con noi a prendere il gelato,» comunicò Luca ad Alessio, come se la cosa fosse stata predisposta in precedenza e glielo volesse solo ricordare.  L’altro schioccò le dita di una mano, indicandoli. «Mi sembra ovvio,» ribatté.

«Se la cosa non è un problema…» aggiunse la ragazza, abbassando lo sguardo. La stretta delle mani di Luca si fece più calorosa.

Alessio osservò per un istante la ragazza, poi lanciò uno sguardo duro all’amico. «E pensare che una volta eri timido quanto lei,» esclamò, «e adesso sei un mezzo criminale che…» Luca sogghignò e gli mostrò il medio, «…va’, Olivia, quello ti porterà sulla strada della perdizione! Salvati finché sei in tempo».

La ragazza sorrise divertita, sebbene non alzasse lo sguardo. Quando, però, il braccio di Luca le cinse una spalla si rilassò visibilmente, e appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Lui sentì la tensione dei muscoli di lei diminuire sensibilmente.

«Vedrai che starai bene con noi,» le sussurrò Luca nell’orecchio.

Lei non rispose, ma chiuse tranquilla gli occhi. Li riaprì un istante dopo, quando una voce femminile parlò alle sue spalle.

 

****

 

Flavia aveva corso, non proprio a perdifiato, ma comunque alla massima velocità che le scarpe ben poco indicate e una notte di sesso le avevano permesso, attraverso prima le boscaglie, poi lungo una carrareccia e infine i prati più o meno curati del parco per raggiungere il prima possibile il luogo che le aveva indicato Alessio. In realtà, nell’ultimo quarto di chilometro aveva rallentato, riducendo la corsa ad una camminata, per non arrivare sudata e puzzolente; forse, aveva pensato ormai a poche centinaia di metri dalla destinazione, avrebbe potuto controllare se un pullman avesse fatto scalo davanti al bar “Il Griso” diretto al centro di Caregan, ma quell’idea non le era mai passata per la mente nemmeno quando frequentava tre volte alla settimana il capannone e non aveva voglia di farsi vedere per caso dagli altri quattro o da Giada nel piazzale, sotto il cartello del trasporto pubblico, con il rischio che le proponessero un passaggio, mandando all’aria la drammaticità della scena in cui abbandonava le orge (a parte Giada, che, ne era certa, avrebbe cercato di tirarla sotto con il motorino).

Si fermò, controllò la sua posizione sulla mappa della app del cellulare rispetto al punto di incontro e, poco prima di capire da che parte andare, sentì distintamente la voce del ragazzo con cui aveva piacevolmente condiviso la sera e la notte appena passate. Rimise in tasca il telefono, si diede una veloce ripulita alla maglia, per quanto avesse già controllato che non vi fosse rimasta polvere, o peggio, già diverse volte da quando era partita, e poi superò il muretto che la nascondeva.

«Alessio!» esclamò, felice di vederlo, per poi accorgersi di altre due persone che le davano le spalle, sedute su una panchina, una bionda e una mora, con i capelli lunghi, il capo appoggiato su una spalla dell’altra. La curiosità di scoprire chi fossero, oltre ad un vago senso di inquietudine, durò solo il tempo che la prima si voltasse verso di lei.

«Ciao, Flavia!» la salutò Luca. Il sorriso che illuminava il suo viso non aveva alcunché che lasciasse immaginare che provasse verso di lei nulla che non fosse il sincero piacere di rivederla: niente rabbia per la rottura del loro rapporto, per il dolore che aveva vissuto quando lei era scappata come un coniglio davanti alla sua incapacità di vivere con un ragazzo troppo tranquillo per lei. E, cosa che forse la colpì ancora di più, non c’era traccia di desiderio sessuale nel suo sguardo, quel bisogno che, fino ad un mese prima, sembrava lo costringesse a fare più sesso possibile con lei.

Flavia ebbe l’impressione che la risposta fosse rappresentata da chi si nascondeva dietro a quella cascata di capelli castani quando lo stesso si sollevò dalla spalla dal suo ex amante e la guardò con un sorriso intimorito. «Olivia?»

«Ciao,» rispose la ragazza, dimostrando un certo imbarazzo, che la rossa scoprì anche dentro di sé. “Ecco cosa succede quando ti trovi davanti al tipo che ti metteva a novanta a letto, insieme a quella che mette a novanta a letto adesso e sembra esserne entusiasta quanto te”, pensò, indecisa se essere divertita o sconcertata, sicura che quei due avessero già consumato e con soddisfazione di entrambi.

Non le fu possibile evitare di domandarsi se Olivia fosse bisognosa di sesso grezzo e volgare quanto lei o, piuttosto, un’algida figa di legno al pari della bionda che aveva abbandonato, sporca di sborra, in mezzo ad un capannone dopo che in cinque se l’erano scopata senza ritegno. Flavia sperò fosse meglio di entrambe, ma che sapesse comunque soddisfare Luca come voleva e meritava.

La rossa sentì le gambe portarla quasi di loro volontà attorno alle due panchine e ritrovarsi in piedi dietro Alessio, quasi che Luca e Olivia, ora insieme, la intimidissero. Sorrise imbarazzata, e non quell’imbarazzo sano della mora. Poi, però, superato il momento in cui gli ormoni scatenati dalla vista del suo ex fidanzato si quietarono un po’, una questione ben più importante comparve finalmente nella sua mente. Sbattè gli occhi, confusa, guardò i due ragazzi, ed esclamò: «Ma… siete di nuovo amici!» e solo in quel momento una morsa al petto le fece comprendere che quanto aveva afflitto a Giada era stata una punizione irrazionale e decisamente esagerata.

Luca e Alessio, ignari della sorte della bionda, la fissarono come se avesse appena espresso una stupidaggine colossale.

«Siamo sempre stati amici,» disse il primo, con il tono di voce di chi stesse illustrando la cosa più banale al mondo «una donna non può impedire a due uomini di essere fratelli di genitori diversi».

«I Pooh ci hanno fatto una canzone, e preferisco non dire cosa ne pensavano gli antichi greci a riguardo perché ho scoperto che parlarne con la propria partner causa spiacevoli fastidi a livello di vita sessuale,» aggiunse il secondo, strappando una risata ad Olivia, la quale si portò una mano sulla bocca per nascondere il sorriso.

«Scusate…» disse, sebbene gli occhi non riuscissero a celare l’ilarità che le aveva illuminato il volto.

Flavia le lanciò uno sguardo, scuotendo la testa come a dirle che doveva rassegnarsi. «Ormai ci sei dentro anche tu, impara a non aspettarti nulla di serio da questi due…»

Sempre con la mano a occultare la gioia, la mora annuì.

«Ti porteranno alla perdizione,» aggiunse Flavia, fingendosi seria, poi indicò Alessio: «Lui, ad esempio, mi ha fatto venire voglia di imparare a fare parapendio».

Il ragazzo si voltò verso di lei. L’affettata gravità con cui aveva parlato prima era stata sostituita da una viva eccitazione. «Davvero! Mitica Flavia! Lo hai detto a Samantha? Lei cosa ti ha risposto?»

Flavia finse di grattarsi le labbra. «Ne ho… solo accennato… ma credo che, se iniziassi a fare lanci, farei meglio a trovarmi una casa nuova… Non sembrava molto… uhm, entusiasta, diciamo».

Il ragazzo si alzò in piedi, balzò dietro la panchina e la abbracciò. «Oh, è fantastico! Sarà meraviglioso!»

Luca si alzò a sua volta, guardando l’orologio. «Proporrei di andare a prendere il famoso gelato, prima che si faccia la coda davanti al negozio». Si voltò verso Olivia e le pose la mano per alzarsi. Lei accettò con un sorriso di apprezzamento.

«Mi sembra una buona idea,» ribatté Alessio, prendendo sottobraccio Flavia. «Andiamo».

Luca cinse con un braccio la vita di Olivia e si avviarono ma, dopo pochi passi, domandò: «Non che sia mia intenzione invitare anche lei ma, Flavia, hai magari visto Giada? Si è allontanata nel parco qualche ora fa, e mi chiedo che fine abbia fatto».

La rossa si trattenne appena dal fare un balzo a quella domanda. Comprese che il suo volto era sbiancato a quella domanda e il “no” con cui rispose suonò alle sue orecchie il più monocorde possibile. Guardò gli altri tre, ma i due ragazzi sembrarono non accorgersene nemmeno, mentre Olivia, ricambiando lo sguardo, parve riconoscere una buona dose di menzogna nel comportamento della rossa. Ebbe comunque la creanza di non dire nulla a riguardo. In quel momento, e Flavia non seppe nemmeno lei come, scoprì che loro due, in realtà erano diventate amiche, e se avesse lavorato per bene quel rapporto avrebbe potuto crescere e diventare saldo e speciale come quello che viveva tra i due ragazzi.

 «Non importa,» concluse Luca, interrompendo i pensieri della rossa, «sono sicuro che troverà qualcosa di meglio».