High Utility

Capitolo 67 - Episodio 66

Giada stentava a credere che stava pedinando Luca lungo le strade di Caregan la domenica mattina, quando lui avrebbe dovuto esserle accanto e amarla. Appoggiata al muro di un edificio, sbirciava il suo fidanzato camminare con le mani in tasca, deciso a raggiungere qualche luogo o qualche persona, ignorando di essere seguito. Un paio di uomini di passaggio le scoccarono un’occhiata, probabilmente contemplando il suo corpo meraviglioso e immaginandola nuda, sotto o sopra di loro, e lei ricambiò con uno sguardo truce ormai perfezionato per la lunga esperienza, scacciando il loro laido desiderio e facendoli accelerare lungo la loro strada. Tornò a controllare Luca e, quando lo vide svoltare ad un incrocio, dopo un paio di secondi ridusse la distanza, nascondendosi dietro l’angolo che il ragazzo aveva appena superato.

Nemmeno un’ora prima, lei aveva provato di nuovo a dimostrare la sua magnanimità nei confronti del suo ragazzo, chiamandolo al telefono, cercando di appianare l’astio che lui aveva iniziato a dimostrare nei suoi confronti. La voce di lui era suonata, già dal saluto poco caloroso, carica di un risentimento che non era riuscito, o non aveva voluto, nascondere; colpita al cuore da quella mancanza di entusiasmo nei suoi confronti, Giada aveva proposto una delle sue attività preferite, qualcosa che rinsaldava sempre i rapporti con le sue amiche, ma, si era accorta subito, con Luca non sortiva il medesimo effetto.

“Guarda, Giada… non mi va di andare per negozi. Forse è meglio se non ci vediamo, oggi”, aveva risposto, senza aggiungere altro. Per qualche motivo, la ragazza avrebbe giurato che sul volto di Luca si era formata una smorfia all’idea di stare con lei.

Giada aveva sollevato lo sguardo dal tavolino del bar davanti alla casa di Luca, dove si era fermata prima di chiamarlo e aveva ordinato un tè, che nelle sue intenzioni avrebbe pagato lui quando l’avesse raggiunta per accompagnarla a fare shopping. Il fiato le si era mozzato all’idea che il suo bellissimo ragazzo non solo non volesse uscire con lei, ma che, in realtà, stava per incontrare un’altra ragazza. Gli occhi le si erano sgranati quando si era convinta che sarebbe stata di sicuro quella troia di Flavia.

Il dubbio se sarebbe stato lui ad andare da lei, lei da lui, o se si sarebbero incontrati da qualche parte le era sorto nella mente mentre chiudeva la comunicazione e poi pagava la sua bevanda. Uscita dal bar, aveva raggiunto l’androne di un condominio a qualche metro di distanza sempre aperto e da cui poteva tenere d’occhio l’ingresso di quello dove abitava Luca. Un paio di minuti erano trascorsi prima che il suo fidanzato, o per lo meno quello che lei si ostinava a considerare tale, facesse la sua comparsa in strada. Non era la prima volta che Giada lo pedinava, avendolo fatto anche in passato, quando non si era ancora messa nemmeno con Alessio e Luca non era ancora stato plagiato dal sesso volgare e disgustoso di Samantha e Flavia, per scoprire dove abitava e chi frequentava, e non ebbe difficoltà a seguirlo senza essere scoperta.

Per fortuna della ragazza, come lo stesso Luca aveva confessato in passato, quando gli era stato proposto l’acquisto del motorino da parte dei suoi genitori, lui aveva preferito un computer abbastanza potente per elaborare le foto ed una macchina sufficientemente avanzata per scattarle in modo quasi professionale, e per muoversi aveva a disposizione solo le gambe, quindi non poteva sfuggirgli, e non era nemmeno un amante dei mezzi pubblici se non nelle occasioni in cui era costretto ad andare all’esterno dell’abitato: a quanto pareva, dopo aver superato la fermata dell’autobus, la sua destinazione non sembrava fuori Caregan. E, effettivamente, una volta raggiunto il parco degli olmi, dopo nemmeno un quarto d’ora di viaggio, si sedette ad una panchina, aspettando palesemente qualcuno.

Giada, alle sue spalle, chiuse maggiormente la distanza che lo separava e, trovati un paio di cespugli su cui stavano spuntando dei boccioli, si fermò, celandosi alla vista del ragazzo. Provò a sbirciare attraverso i rami, scoprendo di avere una visuale perfetta, sebbene la distanza tra loro fosse tale da impedirle di sentire parlare se il ragazzo non si fosse messo ad urlare. In ogni caso, avrebbe potuto avvicinarsi, passando dietro ad una siepe, sebbene temesse che lì sarebbe stata più visibile.

Si sedette a terra, infastidita all’idea di sporcare i suoi pantaloni, sperando che nessuno di passaggio fosse attratto dalla sua bellezza e venisse ad attaccare bottone, pronta comunque ad aspettare anche tutta la giornata per scoprire chi fosse la puttana che ci stava provando con il suo fidanzato.

****

Luca si era scoperto agitato come poche volte nella sua vita mentre attendeva sulla panchina sotto uno degli olmi. Il sole era appena sopra le montagne e gli uccelli che cantavano erano ancora pochi, ma quel senso di pace che gli infondeva sempre il parco, quella mattina, sembrava non fosse sufficiente. Riconosceva che non era quel senso di irrequietezza che aveva annodato le sue viscere quando aveva abbandonato ogni sicurezza e aveva accettato di finire nel turbine di sesso che Sam gli aveva promesso, e nemmeno quello che gli aveva martellato il petto quando a farlo era stata Giada, alla festa: questa volta era peggio, questa volta non era come se gli mancasse il fiato.

Per sua fortuna, la cosa ebbe termine in pochi minuti.

«Ciao, Luca,» disse una voce che conosceva ma che, quasi fosse al tempo stesso quella di un estraneo, non possedeva più quella sfumatura di complicità che la colorava fino ad un mese prima.

Il ragazzo quasi balzò in piedi, ma riuscì a limitarsi a mettersi in una posizione più eretta, quasi avesse la sensazione che a breve avrebbe dovuto combattere, se non fisicamente almeno a parole. Ma, dopo quanto gli aveva già fatto, non aveva intenzione di litigare con lui.

«Ciao, Alessio…» rispose, e si accorse che, nonostante l’impegno che vi aveva profuso, nemmeno il suo saluto sembrò molto più caloroso di quanto lo fosse stato quello del suo ex migliore amico.

Un attimo di silenzio calò tra i due, come se fossero stati due pessimi attori che non ricordassero alla perfezione le proprie battute, poi, consapevole che era il suo compito, fu Luca a parlare.

«Alessio… il mio comportamento è stato riprovevole…» mormorò, e non ebbe bisogno di impegnarsi per riempire quelle parole di tutto il rammarico che aveva vissuto fino a quel momento. «Andare a letto con Giada… è stata una cazzata. Mi spiace».

Alessio lo fissava, l’espressione di chi è stato ferito. «Ammetto che quando mi avete scoperto con Sofia mi sono trovato in un profondo imbarazzo, e non tanto per il fatto che stavo facendo sesso con… beh, è Sofia… voglio dire…»

Luca non annuì, ma in quel momento, quando lui e Giada avevano trovato Sofia con la testa tra le gambe di Alessio, lui aveva pensato che dovesse essere davvero pazzo per tradire un pezzo di figa come Giada con un essere grigio e ignobile come Sofia. Poi, conoscendo meglio Giada, Luca aveva compreso molte cose e mutato opinione.

«…e quell’imbarazzo si era tramutato in un attimo in aggressività perché non volevo apparire come un disperato ai tuoi occhi,» continuò il ragazzo. «E Giada… Cazzo, quanto riusciva a farmi incazzare in ogni modo, anche solo con lo sguardo o con il suo atteggiamento: mi faceva sentire sempre una merda, e nonostante questo continuava a restare con me, a darmela come se fosse costretta e a fare in modo che non mi divertissi mai. Sembrava che mi odiasse e, confesso, ci stavo assieme solo per farmi vedere con una meraviglia come lei, sebbene non provassi nulla nei suoi confronti». Alessio fece una smorfia di disprezzo. «Cazzo, speravo davvero mi lasciasse, andasse a rompere i coglioni a qualcun altro. Ma non pensavo fossi tu».

«Mi spiace,» disse Luca, gli occhi abbassati sul tratto di prato tra di loro, consunto da centinaia di piedi che erano passati di lì.

«Lo ammetto, ci sono rimasto male quando lei ha confessato di aver fatto sesso con te,» confessò Alessio, accalorandosi, «mi sono sentito davvero tradito, e all’inizio non so maggiormente da chi di voi due. Voglio dire, l’idea di te che facevi godere la mia ragazza, e la rompicoglioni che sopportavo a stento che concedeva il proprio corpo al mio migliore amico in modi che non mi permetteva nemmeno di proporre mi aveva fatto infuriare». Le spalle del ragazzo, che fino a quel momento erano state sollevate dall’emozione delle sue parole, scesero al pari della malinconia che stava riempiendo la sua anima.

«Giada mi è sempre piaciuta, per lo meno a livello fisico e per come si comportava con me,» confidò Luca. «È una ragazza bellissima e, sotto sotto, sono sempre stato invidioso di te che te la portavi a letto». Sollevò una mano per fermare le proteste di Alessio. «Lo so, non era affatto idilliaco, ma prima di Sam e Flavia ero disperato, avrei voluto anche una ragazza che mi trattasse male pur di fare sesso. Lei, poi, con me era tanto gentile che, in alcuni casi, mi imbarazzava perfino che si comportasse così davanti a te. Quando Flavia mi ha lasciato sono caduto in un pozzo di disperazione e, beh, è inutile negarlo: Giada ne ha approfittato e io sono stato un coglione a cedere al suo corpo».

«E…» disse Alessio, senza finire la frase ma lasciando comprendere a Luca cosa volesse domandargli.

«E continua ad essere una rompicoglioni…» rispose Luca, scuotendo la testa. «Peggio di una rompicoglioni».

Un’espressione di delusione si disegnò sul volto dell’amico. «Speravo che almeno con te si comportasse come una persona decente. Comunque, devo confessarti una cosa anch’io, che credo non ti piacerà…»

Luca sgranò gli occhi. «Non dirmi che hai abbandonato il parapendio!»

«Cosa? No!» esclamò il ragazzo, sorpreso. «Io… questa notte ho fatto sesso con Flavia. Credo di essere innamorato di lei,» aggiunse, quasi temendo la stessa reazione che lui aveva avuto nello scoprire che Luca aveva scopato con Giada.

Luca, però, era già a conoscenza dell’attrazione che provava Alessio nei confronti della sua ex. Nonostante ciò, provò una serie di emozioni turbinare dentro di sé, ma si accorse che nessuna di questa era la gelosia; scoprì, piuttosto di essere felice per entrambi: Alessio era riuscito a passare una notte di sesso con la ragazza che amava, mentre Flavia, forse, era riuscita a trovare un ragazzo con la sua stessa energia che l’avrebbe aiutata a terminare la frequentazione delle orge e, magari, mettere finalmente la testa a posto. Sogghignò. «Vorrà dire che ti spiegherò come fare per renderla davvero felice».

Uno sguardo d’intesa scattò tra i due, come ai bei, vecchi tempi. Luca non si era mai accorto di quanto quella sensazione di complicità lo facesse sentire vivo e felice.

Alessio fece un paio di passi in avanti, mettendo una mano davanti alla bocca come per impedire ad altri di sentire. «Ho visto anche Sam». Non usò aggettivi per descriverla, ma il tono trasognante della sua voce bastò per lasciar comprendere quali emozioni avesse suscitato in lui. «Era completamente nuda».

Luca scoppiò in una risata. «Fidati, se continuerai a frequentare la loro casa mi confesserai stupito di averla vista con indosso anche solo un paio di mutande!»

«Cazzo... e te la scopavi!» esplose Alessio, ormai incapace di trattenersi, come se avesse di fronte il suo calciatore del cuore.

Visibilmente imbarazzato, il ragazzo provò a ribattere, quando un fruscio di foglie si sollevò da una siepe, dalla quale emerse Giada, incollerita come mai Luca l’aveva vista. «Brutto pezzo di merda!» ruggì, avvicinandosi a passo deciso a loro. «Pensavo volessi tradirmi con qualche lurida troia e invece metti a repentaglio la nostra felicità con questo stronzo che ti ho detto che non devi mai più vedere».

Luca sentì ogni momento di disagio, rabbia e frustrazione vissuto a causa di Giada prendere vita nella sua mente e ardere nel suo petto. L’eccitazione del pensiero di Sam nuda e del piacere che quella dea le aveva fatto provare scomparvero. Solo l’educazione gli impedì di prendere a schiaffi la ragazza o insultarla. «Smettila di urlare, e non osare più rivolgerti in quel modo al mio migliore amico!»

Giada parve boccheggiare per un istante, come se la contrarietà di Luca avesse tolto l’ossigeno dall’atmosfera. «Ma come… Io ho dovuto sopportarlo per dei mesi per poterti avere, e tu preferisci passare del tempo con lui che con me?»

Luca si concesse un secondo per cercare una logica nell’affermazione di Giada ma, come in occasioni passate, non ne trovò nessuna. «Sì,» rispose, lapidario.

L’atteggiamento della ragazza, che per un istante, inutilmente, era diventato commiserevole, tornò ad essere aggressivo. «Luca! Io mi concedo a te, io ti do il mio corpo per il tuo divertimento! Lui cosa fa?»

Il ragazzo la fissò, poi fece un cenno con il capo verso Alessio. «Lui è il mio migliore amico, con lui mi diverto e posso condividere le mie passioni, per quanto lui non capisca di fotografia più di quanto io m’intenda di parapendio. Con te, invece? Si fa solo come dici tu, piagnucoli ogni volta che dissento e… e osi anche tirare fuori il sesso? Lasciatelo dire, Giada: sei la ragazza più noiosa che conosca».

Giada impallidì, sgranando gli occhi. Se le avessero tirato un pugno sotto il grosso seno, probabilmente, avrebbe incassato un colpo meno violento. «Cosa?»

Alessio non disse nulla, ma annuì con l’aria di chi la sa lunga a riguardo.

«Sei insopportabile,» continuò Luca, allargando le braccia «sembra che tu debba comandare chiunque. “Questo non lo devi fare”, “quello non mi piace”, “e se fai così mi manchi di rispetto…”. Mi sembra piuttosto che sia tu a mancare di rispetto nei miei confronti. E lasciatelo dire: la tua figa non è d’oro, ma il tuo carattere è davvero di merda!»

Giada lo guardò con rabbia, quasi fosse pronta a passare lei da un piano verbale ad uno fisico, ma poi il suo viso si contrasse in un’espressione di rabbia e, dopo aver sputato un “vaffanculo” rotto dal pianto prossimo a scoppiare, si voltò di scatto e fuggì letteralmente.

Il rimorso prese repentinamente il posto della rabbia nel petto di Luca e, non volendo far piangere una ragazza, per quanto, in quel momento, la stesse detestando, fece un passo per raggiungerla. Una mano su una spalla lo bloccò: quando si voltò verso Alessio, lui stava scuotendo la testa.

«Era ora che qualcuno glielo dicesse. Forse capirà che non può controllare la vita delle persone grazie alla bellezza del suo corpo e alla promessa di sesso».

Luca annuì, sebbene non fosse così fiducioso.