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Capitolo 49 - Episodio 48

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Luca trovò Alessio e Giada che lo aspettavano ad un tavolino all’esterno del bar accanto al condominio dove viveva, con la ragazza che parlava di qualcosa mentre aveva in mano una tazzina del caffè che doveva essere ormai freddo e il suo amico che guardava lo schermo del suo cellulare, emettendo un “mhm-m” o un “certo” a caso di tanto in tanto, probabilmente senza sapere quale fosse il soggetto delle chiacchiere della fidanzata.
Non aveva intenzione di andare alla festa che Lorenzo aveva organizzato quella sera, ma i due, specialmente Giada, che quando si metteva in mente qualcosa era inamovibile, e si avevano meno problemi ad accettare qualsiasi sua proposta che a muovere obiezioni, l’avevano convinto, o, più esattamente, lui aveva acconsentito solo per non far loro un torto. Avrebbe preferito restarsene chiuso in casa, a piangersi addosso l’abbandono di Flavia, ma l’idea che sua madre aprisse di nuovo bocca per infamare la ragazza, definendola di nuovo come “la degna figlia di sua madre”, lo avrebbe fatto infuriare. Forse, a spingerlo davvero nel recarsi alla festa, era quasi certamente l’idea di trovare una nuova fidanzata, anche solo per chiudere la boccaccia di Viola…
«Ciao, gente,» salutò, senza riuscire a mettere troppo entusiasmo.
Giada tranciò il suo discorso all’improvviso, voltandosi verso il ragazzo. «Luca! Finalmente!»
«Oh, pensavo non ti presentassi più,» ribatté Alessio, prendendo la sua giacca dalla sedia accanto e indossandola. «Andiamo?»
Come se si fosse appostato nel caso i due avessero tentato di darsela a gambe senza pagare, il cameriere apparve e consegnò il conto, che Alessio pagò senza dire una parola. Subito dopo, partirono alla volta della festa.
Il cielo stava cominciando a scurirsi a oriente, con le nuvole più alte ancora infiammate dagli ultimi raggi del tramonto, quando giunsero alla casa dei Favaro, una villetta alla periferia di Caregan con un grande giardino, più ascrivibile a parco data l’estensione, ed una piscina. Girava voce che i Favaro avessero anche uno di quei labirinti di siepi in quell’appezzamento di terra, e pure qualche frutteto, ma nessuno l’aveva mai visto e chi aveva cercato risposta con Google Earth sosteneva fossero solo fandonie, ma assicuravano comunque che di spazio ce n’era ugualmente.
«Se la campa mica male, il nostro Lorenzo!» commentò Alessio, quando giunsero in vista della casa, illuminata a giorno da decine di lampioni.
Luca sapeva che i Favaro avevano un’attività di trasporto su gomma, con una flotta di camion composta da una dozzina di mezzi e, sebbene sua madre non avesse idea di quanto guadagnassero, e per quanto la casa non fosse paragonabile a quella dei Tadini, i loro diretti concorrenti, edificata nella campagna dall’altra parte del comune, era evidente che i problemi economici non togliessero il sonno ai componenti della famiglia. Lorenzo, il figlio minore, organizzava un paio di feste o tre all’anno, quando i suoi genitori decidevano che ne avevano avuto abbastanza della provincia e andavano in vacanza per un paio di settimane da qualche parte ai tropici, o a vedere le aurore boreali su un’isola dal nome strano, lasciando il ragazzo a casa con i domestici, decisi a non fargli perdere giorni di scuola; lui ne approfittava, e faceva una festa aperta a chiunque andasse a scuola o avesse un bel paio di tette.
«Pensate che vedremo la Tadini…» domandò Alessio, sorridendo. «Francesca, intendo».
«Ecco che ricomincia con questa storia,» sbuffò Giada. «Pensi davvero che quella zoccola vada ad una festa della concorrenza?»
Luca non disse una parola, ma pensò alla ragazza dai capelli neri. L’ultima volta che l’aveva vista dal vivo, lei era al quinto anno delle superiori, famosa per essere una figa galattica e, al contempo, la bulla ufficiale della scuola; aveva anche partecipato alla gara di pompini e aveva vinto la competizione, sebbene molti sostenessero che ciò fosse avvenuto solo grazie all’abbandono di una ragazza bionda che lui nemmeno ricordava, ma che aveva fatto scintille alle semifinali. O, per essere precisi, l’avrebbe vinta se non fosse accaduto che, durante la finale, c’era stato un vero e proprio assalto dei professori e del preside alla vecchia segheria, bloccando a metà l’incontro: tutti gli studenti che erano stati trovati in loco, indifferentemente che avessero i pantaloni alzati o abbassati, in ginocchio o meno, erano stati bocciati e costretti a ripetere l’anno scolastico... Da quanto aveva sentito dire, pareva che, senza la maturità e senza la voglia di lavorare nell’azienda di famiglia, la Tadini Transport, Francesca avesse tentato di sbarcare in tv, addirittura cercando di soffiare il posto come conduttrice alla Mazzoleni nel programma sportivo “Calcio d’angolo” grazie al suo seno e al calendario che sembrava sarebbe uscito con qualche rivista maschile a novembre. In effetti, si disse Luca, non gli sarebbe dispiaciuto conoscere Francesca…
Pensò a sua madre che, un giorno, aveva sostenuto che i comuni attorno a Caregan potevano vantare personalità della cultura, scienza e medicina, in alcuni casi anche premiati con riconoscimenti internazionali più o meno famosi ma ugualmente importanti, mentre il loro paese era sempre riuscito a donare al mondo solo zoccole poco vestite. Per quanto gli causasse fastidio darle ragione, non poteva comunque contraddirla.
Se a giudicare dalla strada sembrava ci fossero ancora pochi ragazzi, già facendo ingresso nel giardino l’impressione cambiava completamente, con diverse decine di loro compagni che chiacchieravano, ridevano e bevevano, anche se la festa, nelle ore successive, si sarebbe spostata all’interno della casa a causa del freddo della sera, per quanto, in quel momento, l’aria fosse ancora tiepida e il semplice camminare permettesse di non provare troppo disagio.
«Adesso andiamo a cercarti una nuova fidanzata». promise Alessio, guardandosi attorno senza nascondere un certo interesse per quanto vedeva attorno a sé, soprattutto per le ragazze che vestivano con un paio di mesi di anticipo sul clima.
Luca provò a riconoscere qualcuno, e si rese conto che buona parte dei presenti erano loro compagni o comunque loro coetanei che frequentavano altre scuole della zona, ma c’era anche qualcuno con un’età minore e altri con qualche anno in più. Effettivamente, se non fosse stato per il senso di depressione che lo stava demoralizzando, avrebbe provato ad attaccare bottone con qualcuna delle presenti. Un paio che vedeva non gli sarebbe dispiaciuto portarsele a letto per una notte, e qualcun'altra avrebbe anche voluto frequentarla e conoscerla meglio per valutare una più duratura compagnia.
Alessio gli diede un colpo con un gomito, indicando una bionda e una mora accanto ad un tavolo con degli stuzzichini. «Che ne dici?»
«Delle tipe o delle pizzette?»
L’amico lo guardò come se avesse appena detto una stupidaggine. «Tutti e due. Andiamo lì, facciamo finta di prendere una pizzetta, diciamo qualcosa di intelligente come “la situazione economica dell’Uganda è problematica ma ho deciso ugualmente di investire in aziende del Paese” o “per quest’estate sto valutando se andare in Sardegna o risparmiare per le ferie di Natale a Courmayeur”…»
«…o “mangio la pizzetta con la mosca morta che sono proteine senza grassi”…» aggiunse poco convinto Luca della strategia dell’amico.
«Vedo che hai già afferrato il concetto! Così le tipe pensano che siamo più intelligenti e istruiti di questa manica di segaioli che passano il tempo a rincoglionirsi sui social e i videogiochi e le seduciamo».
«Certo…» ribatté Luca, poco convinto, seguendo l’amico verso il tavolo. «Ma questa storia dell’Uganda?»
Alessio sollevò una mano come a scacciare il discorso. «Passo troppo tempo con Giada a sentirla parlare delle sue cazzate sugli investimenti che le mette in mente una sua amica in chat. Ma comunque, meglio di quando parla di “Uomini e donne” e altre idiozie simili…»
Luca percorse il prato con lo sguardo, cercando la ragazza che, silenziosamente, era scomparsa. «E Giada che fine ha fatto?»
L’altro sollevò le spalle, liquidando la questione con un tono di voce che lasciava intuire che non volesse nemmeno pensarci. «Sarà andata a farsi scopare da qualcuno che gliela fa bagnare. O a ubriacarsi. Spero a farsi scopare: l’ultima volta che si è ubriacata era conciata come una merda e… bah, sarà figa finché vuoi, ma non ci sono tette che valgono quando devo tenerle la testa mentre dà di stomaco. E quello che rimette puzza a tal punto che credo si ubriachi con il kerosene».
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