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Capitolo 19 - Episodio 18
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Luca continuava a detestare il materasso ad acqua. Insisteva a muoversi senza controllo come un folle ad ogni minimo stimolo, ma sembrava quasi possibile riuscire a impedirgli di cercare di buttarlo fuori dal letto insieme a Sam. Non per questo la stava abbracciando, comunque, sdraiato alla sua destra. Era più di mezz’ora che erano nudi, ma non era ancora successo nulla di quanto sperava lui. In effetti, avevano fatto preliminari, con lei che sosteneva che era un diritto della donna ricevere delle attenzioni così da raggiungere uno stato di eccitazione che le permettesse di godere al meglio durante il rapporto.
Luca, questo, non l’aveva mai immaginato e nemmeno sospettato. Parlando con i suoi amici, molti dei quali sembrava avessero avuto più amanti che peli sul petto e che le ragazze dessero loro la caccia per portarseli a letto per dare loro orgasmi su orgasmi, o semplicemente guardando i porno, aveva avuto l’impressione che i preliminari (termine che aveva odiato da subito per qualche motivo che non riusciva a spiegarsi) si limitassero a strapparsi di dosso i vestiti, un paio di baci e, se proprio, qualche veloce leccata alle labbra della figa, ma niente di più. Dalle testimonianze dei suoi amici, che aveva iniziato a credere fossero scritte dagli stessi sceneggiatori dei filmati porno, sembrava che le donne fossero assetate di sesso come nemmeno i dromedari quando arrivavano in una oasi nel mezzo al deserto, ma da quando aveva cominciato a frequentare Sam le sue certezze in materia avevano cominciato prima a vacillare e poi a crollare a terra, finendo a pezzi.
«Mi piace come stai facendo, Luca,» gli disse la donna, con una voce che sembrava una madre che stesse spiegando qualcosa al figlio senza incrinare troppo la sua già scarsa autostima, «ma non limitarti a simulare l’azione del tuo uccello».
Luca l’ascoltò con attenzione e stupore mentre lei gli spiegava come sfruttare le dita per stimolare punti della vagina che il ragazzo credeva rientrassero nella categoria che vantava membri come lo yeti e gli ufo. Provò a mettere in pratica i consigli, usando due dita invece di una e facendo quello che la donna chiamava il gesto del ”vieni, orgasmo”, premendo con i polpastrelli il punto che, al tatto, sembrava avere una consistenza differente rispetto al resto dell’utero.
La delusione raffreddò l’eccitazione che bruciava nelle vene del giovane quando, dopo diversi minuti di tentativi infruttuosi, abbandonò il tentativo. «È inutile,» disse, abbattuto, mentre estraeva le dita dalla donna in un fiotto di liquido profumato di eccitazione, «non riuscirò mai a concludere nulla».
Sam si voltò verso di lui, passandogli una mano sui capelli biondi. «Non preoccuparti, Luca. Nessuno nasce maestro, e poi la tua generazione è stata riempita di aspettative e idee completamente sbagliate dai filmati che vedete su Internet».
«Credo di essere negato in questo,» aggiunse il ragazzo, calcando un po’ più sul tasto dell’autocommiserazione, sperando che questo avrebbe ammorbidito Sam e spinta a concedersi, nonostante tutto.
La donna sembrò cascare nel tranello, ma non del tutto: strinse in un pugno il cazzo di Luca e lo scappellò lentamente. «Non preoccuparti, ho istruito alcune ragazze prima di te, e stai tranquillo che è difficile farlo con un dildo. Nel tuo caso, siamo più fortunati,» aggiunse, sorridendo sorniona.
Anche Luca sorrise mentre percepiva il lavoro di mano di Sam. Si ripromise che avrebbe fatto comunque del suo meglio per imparare le conoscenze che era disposta a condividere con lui. In fondo, avrebbero potuto tornargli utili anche con altre esponenti del sesso femminile. Magari anche quella che era uscita proprio da dove aveva appena estratto le sue stesse dita bagnate.
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La ragazza che era uscita da Samantha sogghignava, sebbene fosse palese l’imbarazzo che quel fatto le causava. Mise una mano davanti alla bocca, come se questo potesse silenziare le sue risate. «Scusa, mamma,» disse, sebbene la stessa donna non sembrasse affatto offesa per il comportamento della figlia. Anche lei, in realtà, trovava divertente quanto stava raccontando, «non dovrei. Non che quando mi hai insegnato fossi poi così… un’alunna modello».
Flavia si chiese per l’ennesima volta quante madri, o anche padri, insegnassero ai propri figli a fare sesso come si doveva, ma per l’ennesima volta si chiese quanti genitori fossero in grado di preparare i figli a una delle attività più importanti della vita, a partire dall’approcciarsi con una persona di cui si era innamorati. Se fosse stato così, l’allievo di sua madre, anni prima, non si sarebbe beccato in faccia uno “sfigato” ma lei e lui sarebbero stati fidanzati e amanti già da un pezzo.
Quel pensiero smorzò l’allegria della ragazza quanto bastava per farla smettere di ridere. Fu, anzi, con una premura ben riconoscibile nella sua voce, che domandò: «Ma, poi, Luca ce l’ha fatta?»
«A farmi un ditalino come si deve?» chiese Sam. «Dopo che l’ho fatto venire con la sega e ho leccato la sua sborra colata sulla mano, cosa che, non devo dirtelo, ho fatto apposta, ha preso coraggio e ci ha provato di nuovo. Non gli è andata… non ci è andata molto bene, in realtà,» aggiunse, con un pizzico di delusione.
«Povera mamma…» commentò Flavia, dispiaciuta, «hai intenzione di continuare con lui?»
Sam si avvicinò alla figlia e l’abbracciò con calore. «Ma ovvio, per te questo e altro… Se ce l’ho fatta con quella tua baby-sitter tettona a farla diventare una sorta di maga dei pompini, Luca posso farlo diventare un dio del sesso, uno Zeus che scaglia orgasmi al posto delle folgori».
Flavia apprezzò il fatto che Sam non avesse accennato alla difficoltà che aveva trovato lei nell’imparare, preferendo portare l’esempio di Tania che aveva voluto farsi pagare in lezioni e non in soldi, periodo in cui la sua famiglia era molto a corto, prima degli streaming erotici di Sam.
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