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Capitolo 18 - Episodio 17
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Luca aveva imparato a detestare quel dannato materasso ad acqua: l’effetto di ogni movimento che compiva lui o Sam sembrava moltiplicarsi, innalzarsi a potenza, pareva quasi che bastasse spostare un piede e si era in un simulatore di terremoto perfetto, adatto a stanare chiunque soffrisse di mal di mare. Lui, per lo meno, aveva scoperto di non esserne vittima.
In ogni caso, mentre era sopra la donna, le mani piantate, sprofondate in realtà, nel letto a fianco dei grossi, maestosi seni, ogni colpo di bacino che usava per muovere il suo cazzo nel sesso di Sam sembrava degenerasse in una tempesta, non solo ormonale, ma anche forza nove. Provò a chiudere gli occhi, concentrando la sua attenzione sull’emozione che la figa di Sam gli provocava, il calore del corpo della donna, il suo profumo speciale… Ma la cosa era difficile perché Sam, oltre che sua amante, aveva deciso di nominarsi anche sua maestra di sesso, e ora lui si sentiva in esame per qualsiasi cosa facesse in quel letto, e anche fuori.
«Luca…» ripeté la donna, «prova a spingere più lentamente e in profondità».
Sam era bellissima, un corpo da sogno, usava battute sagaci che spesso Luca impiegava più di un attimo non solo per capirle, ma anche per rendersi conto che stava scherzando… ma era diventata esigente, molto esigente. Dopo i primi giorni che si era concessa senza troppe seccature, anzi cercando di donargli più piacere possibile, ora sembrava aver cambiato completamente il suo comportamento. Sì, continuava a lasciarlo fare, ma non si risparmiava nell’elargire consigli, trucchi e altre cose che non aveva mai considerato: come baciare al meglio, dove mettere le mani durante i preliminari, quanto durare…. Di buona parte di quanto diceva Sam, Luca nemmeno aveva sospettato fosse mai stato anche solo immaginato dall’essere umano. Iniziò a comprendere cosa intendevano quando sostenevano che il porno non è la realtà ma una semplificazione cinematografica imbarazzante.
Il ragazzo si chiese per l’ennesima volta se ogni donna accampasse tante pretese ogni volta che faceva sesso mentre un senso di vertigine iniziava a serpeggiare nella sua testa, convinto che fosse dovuto più al materasso ad acqua che all’appropinquarsi di un orgasmo, cosa che l’avrebbe fatto vergognare se non avesse fatto come chiesto dalla donna.
Luca abbandonò il tentativo, sedendosi sui propri polpacci, scivolando fuori dalla donna, che lo fissò stupita e confusa.
«Non penso di farcela, Sam…» si lagnò lui, provando a giocare la carta del piagnisteo. «Sei una donna che ha esperienza, e si merita un amante che abbia le tue stesse capacità».
Sul volto di lei comparve una smorfia che poteva essere un sorriso di magnanimità. «Non essere sciocco, Luca. Credi che ci siano tanti uomini della mia età che sappiano fare qualcosa di più di metterlo dentro, spingere finché non vengono e poi illudersi di aver fatto un capolavoro?» disse, rassicurandolo, «E poi, ho sempre sognato un diciottenne da portare sulla strada della perdizione,» aggiunse con un sorriso.
Il ragazzo, però, non ebbe l’anima in pace nonostante quelle parole.
«In più, voglio renderti un ottimo amante, che le ragazze cercheranno di rubarsi una all’altra».
«Ho paura che sarà dura. Non credo di essere molto portato».
La donna non riuscì a trattenere un sospiro, poi si afferrò le tette, sprimacciandole. «Peccato, mi sarebbe piaciuto continuare a fare sesso con un ragazzo bello e capace, ma se è solo bello e basta…»
Luca non ebbe difficoltà a comprendere che lo stava manipolando con la psicologia spicciola, ma non poté ugualmente evitare di cascare con tutti e due i piedi nel tranello fin troppo evidente, nemmeno fosse segnalato da un pannello a led illuminato a giorno.
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La cameriera appoggiò una cioccolata fumante davanti ad Alessio, un tè di fronte a Luca e un mezzo cocco pieno di gelato per Giada.
«Non conosco nessuno che mangi quella roba,» commentò Alessio mentre strappava lo zucchero e contemplava i granelli scintillanti colare lentamente nel denso liquido marrone, «soprattutto a fine febbraio. Scommetto che andava di moda quando non eravamo ancora nemmeno nati».
La ragazza, preso il cucchiaino che si trovava sul piattino che ospitava anche la mezza noce di cocco, scavò un solco nel gelato bianco. «È evidente che non l’hai mai provato,» sostenne, prima di far scomparire il dolce tra le labbra. «E a te, Luca, piace il cocco?»
Luca fece in tempo ad aprire la bocca, ma fu preceduto da Alessio che esclamò, ridacchiando: «Certo che gli piacciono le noci di cocco, basta vedere com’è il davanzale della sua amante».
Dal viso di Giada si dissolsero completamente l’ilarità e la soddisfazione, sostituite dalla rabbia. Il cucchiaino passò involontariamente da un dito all’altro, ritrovandosi impugnato come una lama. «Smettila, pez… Alessio…» sibilò la ragazza con una tale rabbia da scandire le parole. «Lo sai che non voglio che parliate di quella lì!»
Il fidanzato fu sul punto di ribattere, l’espressione che lasciava intuire che quanto stava per dire sarebbe stato come benzina gettata sul fuoco della rabbia della ragazza. Questa volta, fu lui ad essere preceduto da Luca: «Hai ragione, Giada. Siamo qui a cercare di svagarci, non a masticare nervoso». Poi scoccò un’occhiataccia verso l’amico, che annuì con un sospiro, comprendendo.
Sul volto della ragazza non tornò la spensieratezza di prima, ma scomparve comunque l’astio. Il cucchiaino tornò ad essere tenuto come doveva, e un attimo dopo la punta tracciò un altro solco nel gelato. Giada lo sollevò, tenendo l’altra mano sotto per intercettare eventuali gocce o pezzetti di gelato. «Non mi hai ancora detto se ti piace il cocco, Luca,» domandò di nuovo, ruotando verso il ragazzo e ponendogli quasi in bocca il gelato.
«S-sì?» rispose titubante Luca, un attimo prima che la ragazza gli infilasse tra le labbra il cucchiaino gelido.
Luca guardò oltre Giada, verso Alessio furioso, che lo fissava mostrando i denti. Ma Alessio non era affatto furioso, e al posto di mostrare i denti alzava gli occhi al cielo, chiedendosi probabilmente perché dovesse accompagnarsi con una ragazza che aveva sbalzi emotivi simili.
«Spero non ti faccia schifo la mia saliva…» diceva intanto Giada, passando la punta del cucchiaino su uno sbafo di gelato rimasto sulle labbra di Luca e poi rimettendoglielo in bocca quasi con forza.
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