É tornata mia sorella

Capitolo 1 - É tornata mia sorella

William Kasanova
24 days ago

«Ma allora è vero che la mia gemellina si sposa?»

Levo gli occhi dal monitor del portatile, puntandoli verso la donna davanti a me. Da quanto tempo non sento quella voce? Mi sembra impossibile! Eppure, quella dall’altra parte del tavolino del bar, è la precisa copia di me stessa.

Patrizia sorride, quel suo sorriso da gatta sorniona che ammalia chiunque la veda. Me compresa.

«Co-cosa ci fai, qui?» La mia voce trema. Quanto sono? Cinque anni che non la vedo, che non chiama e non scrive né a me né ai nostri genitori? Temevamo addirittura fosse morta…

La mia gemella sposta la sedia accanto a lei e si siede. «Sei sorpresa di vedermi, Alessia?» Il suo sorriso si allarga ulteriormente. Ora anche le sue palpebre inferiori si sollevano leggermente. «Mi pare proprio di sì».

«Sei… sì…» Ho troppe cose da dirle e non so da che parte cominciare. «Sei… hai tinto i capelli».

Patrizia scoppia in una risata. Si passa una mano tra le ciocche ramate, come a sottolineare quanto ho appena detto, l’unica cosa che sono riuscita a tirare fuori dalla mia bocca. «Volevo fare finta di aver abbandonato la mia vecchia vita, qui a Caregan, e ho pensato di pitturarmeli. Era solo una scemenza da diciannovenne, come dire che potesse fare qualche differenza, ma la cosa mi è piaciuta e gli uomini apprezzano».

Non posso fare a meno di paragonarli con i miei capelli biondi che cadono davanti all’occhio destro. Chissà come starebbero rossi anche a me…

[Chissà se Patrizia si tinge anche i peli del pube…]

Il fiato mi si mozza a quel pensiero. Ancora… ancora a pensare a lei in quel modo? No, ti prego…

Patrizia schiocca le dita di una mano davanti a me, riportandomi alla realtà. «Cosa c’è? Non sono mica tornata dal mondo dei morti, ero solo in Austria».

«Cosa hai fatto, in Austria, Patty?» Ho controllato tempo fa se la prostituzione in Austria è regolamentata? Non ricordo, forse… Perché sto pensando a mia sorella come una che la dà via per arrivare alla fine del mese?

[Perché lo è, una puttana. Ti ricordi com’era quando abitava con il resto della famiglia, quanti se ne sbatteva in una settimana? Di certo non è andata in Austria a imparare medicina o architettura! E ti ricordi anche com’eri invidiosa di lei? Come volevi essere piena di uomini e, al tempo stesso, essere l’amante della tua gemella? E adesso, in che stato ti ritrovi, eh?]

Patrizia scosta lo sguardo da me, muovendo una mano in un movimento circolare. Chissà se anche lei ha una coscienza così invasiva? «Cose… Sai… Comunque, davvero ti sposi?»

Annuisco. «Sì, domenica della settimana prossima! Come fai a saperlo? Voglio dire, sono felice che tu sia qui, ma… Credevo avessi tagliato ogni contatto con noi». Soprattutto con nostra madre, buona parte dei miei ricordi negli anni delle superiori vedevano lei e mia madre litigare per i ragazzi…

[Tua madre litigava perché lei aveva dei ragazzi. Tu, no: per questo tu eri la cocca di quella donna.]

Patrizia torna a guardarmi. «Ma non ti sposi con quel broccolone che c’è sempre nelle tue storie su Instagram, vero?»

Il fiato mi si mozza, raddrizzo la schiena. «Perché? Cos’hai contro Saverio?»

Il sorriso di mia sorella diventa una smorfia per qualche istante. «È un po’… Ok, non sei come me che sogna di essere scopata da stalloni, ma…» Un’altra smorfia, e poi torna il sorriso. «Beh, sono sicura che è un brav’uomo. Noioso, prevedibile, di quelli che ti fanno stare sempre sopra, ma bravo».

Stronza… proprio come un tempo. Come potevo, di nascosto, anni fa, pensare di avere un rapporto lesbo con una gemella tanto stronza? «Non ti faccio il dito medio solo perché sarebbe poco professionale per un avvocato». Spero creda sia una battuta, ma ha colpito un punto debole e doloroso. Molto doloroso.

Patrizia appoggia i gomiti sul tavolino, stringendo una mano nell’altra. Ha ancora questa abitudine di assumere quella posa quando sta per dire qualcosa di molto sconveniente. Si sporge verso di me. «E questa sera farai l’addio al nubilato?»

Che usanza idiota… «Sì,» sospiro, chiudendo il coperchio del laptop il cui schermo è ormai nero. «Francesca ha organizzato qualcosa, mi hanno detto Marianna e Luisa». Non ho avuto il coraggio di inventarmi una scusa per non accettare l’offerta delle mie migliori amiche…

Patrizia stringe gli occhi. «E ci sarà qualche ballerino muscoloso, mezzo nudo, immagino…»

Mi passano per la mente le poche occasioni che ho festeggiato l’otto marzo o l’addio al nubilato di qualche amica, e in entrambe le volte erano presenti modelli grossi come armadi, con indosso solo un paio di mutande, che in un’occasione erano anche saltate via, mostrando un pene di dimensioni non indifferenti. Un senso di smarrimento stringe il mio petto quando compare nella mia mente anche quello di Saverio…

[Quanto ha grosso il cazzo non è il suo maggiore difetto, lo sai benissimo!]

Il bisogno di apparire come parte del gruppo di scalmanate, nemmeno avessero visto un uomo nudo solo anni prima, mi aveva costretta a mostrarmi a mia volta infoiata di fronte a quello spettacolo, per quanto avessi preferito sprofondare sottoterra che restare lì, ad umiliare me stessa.

[Ma che cazzo dici? Avresti voluto farti sbattere fino a perdere coscienza! Tua sorella sarà una troia, ma tu sei una grand’ipocrita!]

Patrizia non sembra fare caso al mio pensiero. «Io mi sposerei solo per quello. Per il modello, intendo». Stringe le palpebre, gli occhi che le brillano. «Glielo tirerei fuori…»

Perché mi scopro stupita? «Davanti a tutte?»

Mi fissa come se avessi detto una cretinaggine. «Ovvio, e poi me lo metterei in bocca, davanti a tutte!», specifica, ridendo. «Adoro farmi fottere con un pubblico che mi guarda, e succhiarlo è una delle mie specialità», aggiunge, e mi fa l’occhiolino. «Vuoi che ti insegni a colare saliva e sborra dalle labbra sulle tette? Gli uomini impazziscono davanti ad una cosa simile, e lasciano mance ben più generose. Saverio apprezzerebbe». Non prova nemmeno a nascondere un sorriso di derisione.

Il mio fiato si mozza. Dovrei chiedermi quale lavoro necessiti di queste skill, ma… cazzo… quanto sta raccontando, invece di scandalizzarmi o disgustarmi, mi sta provocando un prurito tra le labbra della mia vulva e i capezzoli premono dolorosamente contro la mia camicetta.

[E poi Saverio si rifiuta di mettertelo in bocca, il coglione… “Sarebbe mancare di rispetto ad una donna chiederle di farsi praticare una fellatio.” E tu muori dalla voglia di avere in bocca un cazzo, ammettilo!]

Non posso contraddire la mia coscienza: deglutisco, cercando di scacciare l’immagine di Patrizia, ma con i capelli biondi

[sì, sei tu, sei una troia e non vuoi ammetterlo nemmeno con te stessa!]

due grosse mani maschili appoggiate alle sue tempie che le bloccano la testa, un grosso cazzo che le scopa con violenza la bocca, una cascata di liquido bianco che cola fino al mento, riversandosi sulla terza scarsa che la natura ci ha dato.

Stringo le cosce, sperando che nessuno nel bar se ne accorga, anche se una vampata di calore mi ha imporporato le guance. Mi sembra di avere un incendio nella testa.

Saverio queste cose non te le farà mai.

[Lui ti fa stare sopra…]

Apro la bocca per chiedere, per ordinare a Patrizia di smetterla, ma riesco solo a emettere un gemito strozzato.

La stronza sogghigna, guardando verso il bancone. Solleva una mano, attirando l’attenzione del cameriere. Quello annuisce e, con un gesto, l’avvisa che arriverà tra un istante.

Torna a guardarmi. «Allora, andrà così?»

Mi serve uno sforzo per smettere di pensare a Manuele, il mio primo, segreto amore, che mi fotte la bocca, gli addominali il grosso cazzo gemiti di piacere mentre viene sborra che esce dalle mie labbra i miei occhi adoranti le mie tette turgide la mia fica che gronda desiderio… Il cuore batte nelle mie orecchie… La voce che esce dalla mia bocca è appena udibile. «No…»

Il cameriere si avvicina a noi.

Patrizia gli sorride, lui sembra sciogliersi. Lei torna a guardare verso di me. «Lo immaginavo. Sei libera, oggi pomeriggio?»

Le orecchie mi scottano. Le mutandine si sono bagnate e, grazie al cielo, l’aroma di caffè è troppo intenso qui dentro perché l’odore di eccitazione della mia figa sia percettibile. Annuisco a mia sorella.

«Ottimo. Mi porterai al centro commerciale, così ti farò il mio regalo di matrimonio». Con un movimento del capo, i suoi capelli ramati lunghi oltre le spalle si scuotono, indica il cameriere. «Offri tu, vero, Alessia?»

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