Conflitti

Capitolo 3 - Conflitti 3 Si scontra con la realtà della subordinaione economica e si rivolge alla figlia che l'accoglie.

geniodirazza
4 days ago

Conflitti 3

Le accuse di mia figlia mi avevano decisamente turbato; ma il mio timone era ormai la tigna e la forza che mi spingeva era la presunzione che tutti interpretassero a mio danno i fatti, mentre solo io possedevo la verità; mio marito era stato sempre tanto innamorato di me da consentirmi qualunque capriccio; ad un certo punto, preso dal lavoro, mi aveva trascurato ed io stavo cercando, riempiendolo di corna, di farlo tornare ad essere quello di un tempo.

Dopo la scenata da cuckold e dopo quella vacanza con il mio amante abituale, poteva solo arrendersi, in forza dell’amore che aveva per me sin da quando mi aveva sverginata, ancora giovanetta; venticinque anni di matrimonio non gli consentivano di lasciarmi di colpo, solo per qualche scopata che mi ero fatta senza concedere amore; se così non fosse andata, avevo sempre la possibilità di costringerlo, dopo un quarto di secolo di convivenza e due figli grandi, ad obbligarlo a mantenermi.

Nessuna altra ipotesi era prevedibile, nella mia logica; non sapevo niente di giochi strani con società fittizie e speculazioni sul denaro; queste cose le sapeva fare benissimo Oscar e per me valevano solo perché potevo spendere senza badare ai cartellini dei prezzi; se qualche problema si fosse presentato, mi sarei rivolta ad amici avvocati che mi avevano già anche scopata e ci avrebbero pensato loro a far abbassare la cresta a mio marito.

Mentre riprendevo il contatto con la realtà del momento, sentivo che qualcosa dentro di me cambiava radicalmente; ripensando a quanto detto sulla società che gestiva i capitali di mio marito, ricordavo bene che avevo messo via, su richiesta di  Oscar, delle carte da cui risultava essere lui l’unico beneficiario della società e che il conto a cui si riferivano era su una banca in Centro America a nome di mio marito.

Chiesi ad Aurelio se la comunità di beni di due coniugi decadeva con la separazione; mi chiarì che i beni che erano stati comuni tra coniugi si diversificavano col divorzio ma rimanevano in stallo nella separazione; di solito si concordavano le scelte; quando accennai a conti off shore, mi avvisò che mio marito era un vero genio in quel genere di manovre, che organizzava per tutti i potenti della regione spesso al limite della legge; io per la legge ero socia anche di quei beni.

Mi appariva sempre più che a minacciarmi era la malafede di Oscar che usava la società, di cui ero contitolare a mia insaputa, per prospettarmi la galera e per vendere l’appartamento della nostra esistenza; mi rafforzai nella convinzione che dovesse arrendersi, chiedermi scusa e solo allora sperare di tornare con me, non solo per l’antico amore ma anche per le colpe oggettive; in pochi giorni dovevo passare dai capricci infantili alla coscienza della lotta feroce; decisi che avrei vinto.

Quasi a rafforzare questa mia convinzione, mi dedicai ad Aurelio con maggiore impegno, nel corso di quelle settimane; onestamente, ammettevo anche con me stessa che non era il massimo, scopare con un individuo mediocre in tutto, a cominciare dalla dimensione del cazzo, appena dentro la media di un individuo adulto; ma l’assoluta obbedienza ed una debolezza di carattere del tutto congenita consentivano di usarlo a mio piacimento e di soddisfare, almeno con lui, il bisogno di dominare.

Cominciai da quel momento ad infierire con sempre maggiore cattiveria; il fatto stesso che avesse rivelato di essere un amministratore del patrimonio di sua moglie e di non potermi garantire, quindi, un mantenimento adeguato se avessi rotto con mio marito, lo rendeva spregevole e da maltrattare; poiché il sesso era l’unico legame che ci tenesse avvinti, su quello cominciai a picchiare duramente trasformando ogni scopata in un divertente recita sadomaso in cui trasferivo a lui i caratteri di mio marito.

Il carattere principale delle scopate matrimoniali erano gli infiniti preliminari, in cui Oscar era un autentico maestro; mi trovai, paradossalmente, a recuperare tutti i riti a cui mi aveva abituato in quei lunghi anni di armoniosa convivenza, per trovarmi continuamente a confrontare le due prestazioni e verificare con rabbia e vergogna che non c’era gara tra quello che avevo disprezzato e sprecato e quel poco, invece, di cui mi trovavo ad accontentarmi per dare un senso qualsiasi alla mia ‘ribellione’.

I quattro o cinque centimetri che gli mancavano, di cazzo, rispetto alla mazza di Oscar, per un verso mi davano la possibilità di ingoiare fino a toccare con le labbra i peli del pube; e questo decisamente mi consentiva di affrontare il pompino con un’energia, con un’arroganza assoluta perché gli facevo fare quello che volevo io; leccavo per un tempo infinito e mi divertivo a strizzare i coglioni non appena avevo sentore di un orgasmo in arrivo; per altro verso, questo però frenava anche i miei orgasmi.

In venticinque anni di matrimonio, gli avevo fatto per lo meno un migliaio di pompini e mi riusciva quasi di ricordarli uno ad uno, tanto abile e determinante era il mio compagno quando accostava la mazza alle mie labbra e mi scopava, o mi incitava a scoparmi in bocca, percorrendo tutta la cavità orale e giocando a coinvolgere labbra, lingua e palato in una fellazione che raggiungeva toni apocalittici quando eravamo al massimo della lussuria.

L’idea stessa di vivere il pompino che stavo facendo al mio amante alla luce della nostalgia per quelli che facevo a mio marito mi indispettiva da morire; mi scatenavo con autentica violenza su quell’asta spingendola oltre ogni limite di buonsenso; arrivavo a stimolarmi occasioni di soffocamento e conati di vomito solo per poter dire a me stessa che con quel cazzo valeva la pena di fare le corna al maledetto uomo, incapace di capire le mie esigenze.

La mazza scivolava fluida fra le mie labbra, occupava e perlustrava tutta la cavità orale, mentre la lingua incessantemente la solleticava in tutti i punti più delicati, dal meato alla corona sotto la cappella, lungo l’asta fino ai testicoli che raccoglievo in bocca uno per volta sollecitandoli; il movimento con la testa per scoparmi in bocca era quasi perfetto e faceva impazzire di piacere me che praticavo la scopata e lui che la subiva.

Quando la pompa perse vigore e interesse, mi sdraiai supina al centro del letto e tirai la sua testa sul ventre; la bocca si trovò all’altezza della figa e finalmente colse che doveva leccarmi; dovetti guidare quasi ogni gesto, per ottenere il piacere a cui ero abituata nel cunnilinguo; alla fine riuscii a farmi stimolare nei punti giusti e godetti come una pazza; la memoria delle leccate di Oscar mi accompagnava mentre urlavo la mia sborrata più bella e gli sparavo in bocca uno squirt sesquipedale.

Lo stesso registravo quando decidevo di lasciarmi scopare; sentirlo entrare di colpo fino alla cervice dell’utero mi dava anche qualche momento di piacere, ma era niente a confronto con le penetrazioni lente, assaporate, quasi meditate con cui Oscar mi riempiva il canale vaginale stimolando la muscolatura periferica ad abbracciare la mazza e succhiarla in vagina, non era lui a penetrarmi ma io a succhialo in me; poche volte avevo trovato ragazzi capaci di darmi un’emozione simile o vicina.

Cercavo allora di frenare e rallentare la scopata del mio amante, al quale imponevo di accostare con la massima cautela il cazzo alla vagina e di farlo entrare lentamente, quasi a millimetri, mentre io attivavo i muscoli del canale per mungere, titillare, succhiare, accarezzare la mazza che penetrava; quando era dentro lo invitavo, a parole e a gesti, a scoparmi a lungo prolungando infinitamente il piacere suo e mio; lo stesso facevo quando mi prendeva da dietro, a pecorina, e lo accoglievo lentamente.

Nelle due settimane che trascorremmo al mare scopammo più volte al giorno, lui in piena libidine, io esprimendo una rabbia feroce contro le magagne di mio marito ed i suoi feroci e disumani tentativi di distruggermi perché offeso da qualche mia scopata contro la sua autorità che non accettava di vedere messa in discussione; più che di una kermesse di sesso, per me era una crescita, la preparazione alla lotta feroce da cui volevo uscire per lo meno a testa alta, se non fosse stato possibile piegare il tiranno.

Alla fine della ricognizione, Aurelio tornò in sede accolto con onori per il buon lavoro svolto; alcune perplessità furono espresse dalla moglie per le voci che erano circolate sul vero ruolo dell’impiegata che lo aveva accompagnato in veste di assistente; gli impose, naturalmente, di liberarsi subito di quella persona e provvedere a sostituirla con qualcuno di suo gradimento; nella situazione di generale sfacelo in cui mi trovai, perdere il lavoro fu la ciliegina sulla torta.

Al portone della casa che consideravo anche mia, il portiere mi fermò per avvertirmi che l’appartamento era stato liberato da mio marito e che la società proprietaria lo aveva messo in vendita; ingoiai magone e rospo e andai direttamente a casa di Ada, mia figlia, l’unica persona che avesse dimostrato una certa disponibilità nei miei confronti; non aveva un grande alloggio ma io avevo bisogno di un posto dove fermarmi in attesa degli eventi.

Bussai alla porta del miniappartamento e venne ad aprirmi un ragazzo di una ventina d’anni che mi guardò imbarazzato; la voce di Ada da dietro gli chiese chi fosse e, prima che lui rispondesse, urlai che ero io; mi venne incontro e mi abbracciò con foga; balbettavo mentre mi scusavo per non avere preannunciato ed essermi presentata inattesa forse mentre era impegnata; mi rasserenò e mi presentò Stefano, il ragazzo che aveva aperto, e Pasquale, un altro più grande, che armeggiava in cucina.

“Scusami, Ada; tolgo subito il disturbo; vorrei recuperare delle carte che sono in un cassetto segreto dello scrittoio del nonno che hai preso tu … “

“Mamma, non dirlo neppure per scherzo! Se anche avessi avuto degli impegni, mi libererei per te; ho sentito che papà ha lasciato l’appartamento; dove pensi di andare?”

“Dovrò trovare un alberghetto; tua cognata ha detto chiaro e tondo che devo starle lontano perché lei rappresenta la controparte in una certa causa; tuo padre non so neppure dove sia finito; mi resteresti tu, ma con lo spazio risicato che hai ti pesterei i calli … “

“Mamma, non pesti nessun callo; alla peggio, se ho un incontro amoroso, ti fornisco di tappi per le orecchie … “

“Non ho nessuna intenzione e non sono nella condizione di esprimere giudizi o altro; puoi fare quello che vuoi; anzi, forse adesso potrò farlo anche io, visto che sono stata ridotta a single dalla separazione … “

“Già; ora sei di nuovo libera di te stessa; papà invece ha già un’altra prigione .. “

“Che vuole dire?”

“Tu non puoi sapere che, da quando hai dato i numeri, si è messo con una ragazza poco più vecchia di Mario; insomma, ha avuto per due anni una doppia famiglia ed hanno già un figlio di più di un anno … “

“Capici, il moralista offeso per le mie scopate aveva la doppia famiglia; giuro che gli faccio pagare tutto!”

“Che siate due maiali, ormai è chiaro a chiunque, tu con le tue trasgressioni e lui con la doppia famiglia; ma, da quel che dice Marika, tu rischi la galera … “

“Ti ho detto che avevo bisogno di certe carte; sono nello scrittoio del nonno in uno scomparto segreto; ce le ho ho messe io in trent’anni; adesso mi tornano a fagiolo.”

Le presi e ne stesi alcune davanti a lei; mentre armeggiavo mi chiese come mai le avessi messe lì; le confessai che era successo quando non c’erano ombre tra me e Oscar, lui si affidava a me e io non domandavo il perché di quel che mi chiedeva di fare: erano le fotocopie di documenti che attestavano i suoi movimenti off shore in paradisi fiscali del Centro America.

“Ada, non so se sei informata ma tu padre è ‘il Commercialista’, vale a dire non uno dei tanti ma quello che favorisce elusione ed evasione fiscale, riciclaggio di soldi dubbi, costituzione di capitali all’estero ed altre amenità varie; ne capici tu di economia?”

“No, ma Stefano si sta laureando in economia. Ne sai qualcosa, Ste’?”

“So chi è il Commercialista e quanto potere ha su tutti i ricchi e potenti della regione; se questi documenti testimoniano solo una piccola parte di quei maneggi, ce n’è per mandarlo in galera … “

“Mamma, non mi dirai che vuoi mandare in galera mio padre … “

“No, Ada, amore mio; non avrei mai il pelo sul cuore per mandare in galera l’uomo che amo da quando mi sverginò a sedici anni, col quale ho condiviso segreti, come vedi, assai delicati, dal quale ho avuto una figlia stupenda come te e un rompicoglioni di figlio come tuo fratello; è stata tua cognata ed anche tu, a dirmi che rischio la galera; in questi documenti per me c’è solo la prova che non ho rubato niente a nessuno. Stefano, sai interpretare questi due documenti?”

“Certo, in uno ci sono sono le coordinate di un conto off shore alle Kaiman intestato a tuo marito; l’altro è la dichiarazione che sempre tuo marito è unico beneficiario di una società che opera in incognito utilizzando quel conto … “

“Grazie, giovane bellissimo; Ada, tu sei esperta di legge?”

“Mi sto per laureare; qualcosa ne capisco.”

“Due coniugi in regime di comunità di beni hanno gli stessi diritti anche su questi conti ‘particolari’?”

“Se scatta la galera, ci andate tutti e due perché eravate in regime di comunità … “

“E allora, perché non avrei potuto usare le carte di credito di quel conto? Perché il tiranno vende la nostra casa, la vita mia, sua, tua, vostra, nostra che in quella casa si è sviluppata per quasi trent’anni e non sente neppure il dovere di chiedere la mia opinione? Telefoni tu a Marika per chiarire che lei rappresenta anche me, difendendo quella società? Vuoi essere tu a denunciare tu padre perché mi ha tenuto nascosti i termini di questi conti segreti e della società?

Scherzo, amore mio; nessuno vuole la galera per nessuno; tu, se vuoi farmi una cortesia, avverti tuo fratello e tuo padre che stasera ci vediamo tutti insieme, anche la nuova compagna e l’ultimo suo figlio; facciamo chiarezza su certi equivoci e, forse, tentativi di imbroglio ... poi ognuno andrà per la sua strada!“

“Va benissimo; mamma, puoi aiutare Pasquale a preparare una carbonara ben fatta? Se non ricordo male è una delle tue ricette preferite; è chiaro che, a questo punto, ti fermi a pranzo con noi … “

“Sì; mi fa anche piacere perché non saprei dove andare; spero di pesarti il meno possibile; dopo pranzo vado un po’ in giro; ci vediamo stasera … “

“Perché?”

“Come, perché? Capisco benissimo che ti eri preparata a una seduta a tre e che sono arrivata a disturbare … “

“No, mamma; per la verità, io scopo qualche volta con Pasquale; ma oggi non avevamo in programma di fare niente; se proprio vuoi, possiamo organizzare una cosa a quattro … “

“Col ragazzo? E’ più piccolo di te; potrei essere sua madre … “

“Mamma c’è un personaggio che voi un tempo indicavate con ‘bella tardona’, una donna non più giovanissima ma ancora molto appetibile; oggi con parola inglese si definisce Milf, un acronimo da ‘mother I'd like to fuck’ la mamma che mi piacerebbe scoparmi; dalla bava che gli corre, credo che Stefano stia fremendo dalla voglia di scoparti; visto che sei single, se gliene offri l’occasione, non la perde e ti può dare molto piacere, se vuoi festeggiare il chiarimento di stasera ... “

Decisi di dedicarmi alla cucina e mi accostai a Pasquale che manovrava tra uova, guanciale e pasta; mi sfiorò un fianco e mi sussurrò.

“Pensi solo alle due coppie indipendenti o si può sperare in un cambio di partner?”

“Non sei il ragazzo di Ada?”

“No, sono solo uno scopamico, un amico che qualche volta lei si scopa; mi piacerebbe più di quanto tu credi assaggiare una milfona da sballo come te!”

“Vediamo come procede la cosa; sono tropo euforica per limitarmi e la complicità di mia figlia mi stimola assai più di quanto pensavo.”

Ada aveva chiamato il fratello e stava chiarendo i termini con Marika che era decisamente sconvolta dalle rivelazioni di sua cognata; già avere preso atto, con suo marito, che l’indole da ragazza viziata e capricciosa di sua suocera era colpa anche e soprattutto dei genitori e del marito che per trent’anni ne aveva assecondato tutte le voglie, anche impossibili, e si era inalberato improvvisamente quando lei aveva chiesto più coccole in vista della temuta vecchiaia.

Già aveva visto le sue certezze vacillare quando aveva appurato che suo suocero era ‘il Commercialista’ responsabile di tante evasioni fiscali e dei comportamenti illegali di gente ricca e potente; adesso scopriva addirittura che il caposaldo delle sue accuse ad Ester crollava perché nel regime dei beni comuni rientrava anche la società da cui avrebbe sottratto soldi che invece erano anche suoi; l’idea di dovere delle scuse enormi alla suocera la turbava non poco.

Mario si interpose e chiese alla sorella di farlo parlare con me; ma non volli apparire, in quella fase, riaffermai a mio figlio e a mia nuora l’affetto immutato che avevo sempre provato per loro e li invitai a trovarsi, col padre, la nuova compagna e il figlio piccolo, alla pizzeria che con mio marito frequentavamo quando dovevamo conciliare il pranzo con la cena; non avrei accettato un ristorante di lusso, status symbol del tiranno; volevo parlare coi figli e con l’ex marito, familiarmente.

Mario anticipò alla sorella che aveva dato un’occhiata alle mie tesi e che effettivamente molte colpe del padre erano già emerse; la pregò di suggerirmi di frenare la sacrosanta ira e di non rovinare di più un situazione di terremoto in atto; la sorella lo rassicurò che aveva trovato in me una donna matura e determinata, capace di fare concessioni e di reclamare i suoi diritti; rinviò tutto alla cena familiare.

“Scusa, Ester; mi pare che ci siano molte preoccupazioni contro di te; è scortese chiedere che cosa hai combinato di così grave da sfasciare una famiglia e un matrimonio di quasi trent’anni?”

“No, Pasquale, è più che legittima la domanda; la risposta, ridotta all’osso sarebbe; ho scopato, fuori dal matrimonio, troppo per mio marito; in realtà ho reagito alla situazione incancrenita di un padre e di un marito che per anni hanno, col loro lassismo, lasciato correre i capricci di una ragazza che non voleva crescere; quando mio marito si è dedicato ai soldi trascurandomi, ho scelto di colpirlo dove era più fragile, sul sesso; sono andata al di là delle intenzioni; ma lui ha risposto con maggiore violenza.”

“Pasquale, neppure noi figli ci eravamo resi conto delle verità nascoste; Stefano sapeva che mio padre era un mezzo malavitoso e io no; lui si è sempre proposto con l’aureola del missionario e noi siamo stati combattuti tra l’immagine del santo e quella del demonio che ci indicava mia madre, che però era talmente innamorata che lo seguiva e lo copriva; ma anche questo l’ho scoperto stamane; mia madre in due anni, con un amante che vedeva a fine settimana avrà fatto un centinaio di scopate.

Il ‘santone’ ha scelto una ragazza del nostro giro, della nostra età, l’ha messa incinta e, ventitré anni dopo di me, ci ha fatto un figlio, vivendo due famiglie diverse; come vedi, è un intreccio spaventoso di errori e ripicche; perché, in tutto questo, emerge chiaro che continuano ad amarsi come quando lui, a sedici anni, la sverginò; adesso, per uscire dall’impasse, devono trovare il modo di salvaguardare due entità ormai distinte, mio padre e mia madre, ma anche Cristina, la nuova compagna di mio padre.

Mettici per soprammercato che ci sono tre figli, due adulti e quasi autonomi ed uno di poco più di un anno e capirai quanto delicata sarà la discussione di stasera quando dovranno decidere il divorzio e i rapporti tra genitori e figli; io spero e so che mamma ha tutte le buone intenzioni di conciliare anche gli opposti estremi, ma non so quanto mio padre accetterà una sconfitta o quella che lui ritiene una sconfitta; è troppo abituato a trattare le cose da vincente, per darla vinta alla ex moglie.”

“Ester, i documenti che hai esibito ti autorizzano a chiedere quello che vuoi; se moderi le pretese, aiuti la famiglia a rimanere legata se non unita; ti consiglio, da avvocato non ancora abilitato, di essere prudente; l’affetto per Ada e Mario è più importante di qualche soldo in più o in meno; tu puoi salvare la tua idea di famiglia se sacrifichi un poco del tuo orgoglio; quello ti ha già fatto troppo male … “

“Ada, se ti dico fuori dai denti che ho bisogno di fare tanto sesso, ti scandalizzi?”

“No, mamma; è la prima volta che te lo sento dire; ne ho bisogno anche io; mangiamo e fiondiamoci a letto; è meglio.”