Farsi una famiglia

Capitolo 4 - Farsi una famiglia 4

geniodirazza
2 days ago

Farsi una famiglia 4

Vittoria era rimasta come incantata a guardarci; non si capacitava che fossimo stati ostili per tanti anni e all’improvviso, in una semplice copula alla missionaria, scattasse tra noi un feeling così importante; le accarezzai il viso e, con lo sguardo, le chiesi se avesse problemi; si allungò a baciarmi, dolcemente, e mi sussurrò a fior di labbra un ‘ti amo’ che valeva una vita; si accorse che anche Nilde era rimasta imbarazzata e la attirò a sé.

“Mamma, sono felice di quel che vedo; forse rimpiango anche io di non essere nata da questo amore; ma, perdonami, sono felicissima che Elio sia il mio amore e il padre di mio figlio.”

“Vittoria, se un mio momento di felicità dovesse procurarti pena, dimmelo e sparisco immediatamente … “

“Nilde, hai solo ripetuto quel che già sapevate; tira fuori quello che non conoscete di voi; più vi amate, più mi amate, più siamo imperturbabilmente felici.”Andai in bagno, aprii la cassetta dei farmaci e presi il gel lubrificante; Nilde mi aspettava ansiosa; ma più di lei sembrava fremere sua figlia, in attesa di conoscere cosa potesse determinare quel nostro riavvicinamento; mi stesi accanto alla mia ex moglie e le suggerii di ripensarci, perché non era indispensabile che la penetrassi analmente, se doveva farsi male; sua figlia mi mandò al diavolo affettuosamente e urlò che non ero io a possederla, ma piuttosto lei che mi catturava in ogni parte del corpo.

“Stupido, amala fino a farla svenire; è lei che vuole sentirsi tua finché non l’avrai consumata d’amore. Ora tu le fai sentire quale paradiso si può toccare facendosi possedere da te in ogni parte del corpo; poi ti lascerà anche dormire … se non le monta la voglia di tenerti dentro tutta la notte.”

Le pizzicai delicatamente la vulva, a mo’ di rimprovero; sua madre si girò sul letto e si mise carponi esponendo alla mia vista il suo sedere meraviglioso; mi inginocchiai dietro di lei e presi a leccarla delicatamente, partendo dal coccige, attraverso tutto il perineo e arrivando al monte di venere; nel percorso, infilai la lingua nell’ano perlustrandolo fin dove mi era possibile; da lì, passai alla vulva, mentre con le dita forzavo l’ano e l’abituavo allo spessore di tre dita; lo sfintere si rilassava e lasciava entrare.

Quando mi resi conto che era pronta e che desiderava essere violata, la feci girare di nuovo supina; mi guardò come a chiedere perché; il suo retto era stato ampiamente percorso e la posizione preferita da tutti, anche da lei, era a pecorina; le chiesi se davvero voleva portarsi un ricordo vivo di quella sera e del mio sesso; mi assicurò che era quello che più desiderava; sapeva che potevo dilatare anche un tunnel come il suo, con la mia dotazione, ma desiderava almeno ricordarsi quel momento.

Quasi ironicamente, le domandai ancora se voleva guardare il lenzuolo e il cuscino, mentre io violavo il suo intestino o se preferiva guardare me che le usavo violenza; capì e sollevò le reni portando in alto il sedere; la figlia le adattò sotto i fianchi tutti i cuscini; presi i piedi e li incrociai dietro al mio collo; lubrificai a lungo, abbondantemente, con dolcezza, prima l’ano e il canale rettale, poi il mio sesso e appoggiai la cappella all’ano; Vittoria afferrò l’asta e la guidò nel corpo della madre.

Mi sorrideva e mi faceva cenno di sì con la testa, finché la penetrazione avveniva senza dolore; alla prima fitta, mi fermò col gesto della mano, respirò a fondo e mi fece segno di spingere; guardava con amore il volto preoccupato di Vittoria, mentre le lacrime scivolavano dagli occhi e stringeva i denti in una smorfia di dolore; sentivo l’asta che scivolava nel retto finché l’osso pubico colpì il suo, perché non c’era altro da far entrare nel corpo; le sciolsi i piedi e li portai sul letto, mi piegai a guardarla negli occhi e finalmente la baciai, mentre la verga le trapanava il retto gonfiandosi d’amore.

“Vittoria, è il momento più bello della mia vita!”

“Anch’io ti amo con tutta me stessa, mamma; sono felice di vederti pacificata con te stessa.”

“Elio, lo so che non è corretto, ma in questo momento sento di amarti insieme a mia figlia; vedo che non c’è bisogno che te lo dica; te lo prova il mio corpo che ti imprigiona … Oh dio, che mi succede perché sto godendo tanto? Tu non ti muovi e io godo … come è possibile?”

“Nilde, non c’è bisogno che mi muova, se il tuo corpo fa tutto. Come hai detto? Non sono io che mi prendo il tuo sedere; è il tuo corpo che risucchia in sé il sesso e strappa il mio orgasmo; anch’io sto godendo; fra poco urlerò da matti.”

“E’ vero, sto per urlare con te … ti sento … baciami Elio, baciami e soffochiamo le urla!!!”

L’orgasmo fu simultaneo e i due urli paralleli si persero, per fortuna, nelle gole, nelle bocche, nelle labbra unite, sigillate fra di loro; piombai su di lei mentre un fiume di sperma mi scorreva dentro il sesso e si scaricava nel suo intestino; ogni spruzzo era per lei un orgasmo diverso, un urlo nuovo che si perdeva nella mia bocca.

Andò in bagno per liberarsi dello sperma ricevuto; poi ci andai io e mi rinfrescai il sesso sul bidet; quando tornai nel letto, mi si accoccolò contro e, per un tempo che mi appare meravigliosamente eterno, restai ad ascoltare il suo respiro lieve e dolce; si riprese solo un attimo per dirci che si sentiva in paradiso, che era stato un momento d’amore sublime; Vittoria le accarezzò a lungo il viso.

”Lo so, mamma, ho provato spesso queste sensazioni e so che il mio uomo è l’amante migliore del mondo … “

“… puoi farlo, vita mia, … Puoi senz’altro aggiungere che è inspiegabile come e perché io abbia distrutto questo gioiello per prendermi tanti fondi di bottiglia … Ma non ci sono risposte, purtroppo per me!”

Mi staccai dolcemente; ero provato dalla sessione amorosa e me ne andai nella camera degli ospiti; Nilde mi raggiunse dopo un poco, per avvertirmi che Vittoria si era addormentata e ronfava regolarmente; ma era fin troppo chiaro che era una scusa per venire a letto con me, da sola; si stese supina al mio fianco; era nuda e bellissima ma ero stanco.

“Elio ti ricordi perché arrivammo alla rottura? Non dico i motivi generale; cosa nello specifico turbava i nostri incontri?”

“Il tuo rifiuto a sperimentare la posizione a 69. Immagino che poi l’abbia sperimentata e che ti sia anche piaciuta … “

“Non posso negarlo; l’ho praticata spesso e non mi è dispiaciuta … diciamo che mi è rimasto l’interrogativo del sapore della tua mazza; l’abilità della lingua la conoscevo già forse anche allora, sei sempre stato molto bravo a dare piacere con la bocca, dovunque; il sapore della mazza non l’ho mai avuto.”

“Nilde, non l’avrai neanche adesso.”

“Perché mai?”

“Per tre motivi, almeno, visto che già abbiamo copulato abbastanza; il primo è che, se Vittoria non è d’accordo, non permetto neppure che mi tocchi l’asta; l’abbiamo concordato e non intendo deflettere di niente dall’impegno; il secondo è che questo non è stato un incontro né casuale né unico; è chiaro che l’avete meditato all’interno della ripresa di affetto tra te e tua figlia; sai bene e so anche io che torneremo a incontrarci, forse più a lungo, forse con più intensità, addirittura con amore.”

“Non c’è stato amore, in questo incontro?”

“Si che ce n’è stato! Forse anche troppo, per due divorziati; ma io, e soprattutto Vittoria, abbiamo avuto coscienza progressiva che non sarebbe stata una sola occasione; sei assai meno slabbrata di quanto credevo; forse hai passato un periodo di astinenza; l’unico motivo può essere che non vuoi essere odiata da tua figlia; hai chiuso bottega, come si dice in gergo, e stai aspettando di capire finalmente l’amore che c’è tra me e tua figlia; questo vuol dire che sperimenteremo ancora.”

“Il terzo motivo?”

“Se scopriamo qui tutte le carte, ci mancherà la voglia di trovarci ancora; se restano cose da scoprire, cercheremo più intensamente di ritrovarci.”

“A te farebbe piacere ritrovarmi ancora nel tuo letto?”

“Con Vittoria? Si, senza esitazioni; su richiesta di Vittoria? Certamente; alle spalle di Vittoria? MAI. Calcola che anche farti stare qui è in parte tradire gli impegni, perché il fratellino potrebbe svegliarsi e tu sei comunque una donna di grande fascino: quindi, se non vogliamo rovinare tutto, vai ad abbracciare tua figlia; ti assicuro che lei gode moltissimo a sentirsi come protetta dall’abbraccio e sa dare tanto calore, nel letto; fai conto che sei andata in bagno e torna da lei.”

“Anche un bacio è tra i tabù del rapporto?”

“No; neanche dire ‘amore’ o ‘ti amo’ se lo si sente veramente; ma che sia un bacio e non oltre … “

Un poco più oltre fui io ad andarci e le mani volarono da sole ad afferrare le natiche deliziose, me la tirai addosso, le piantai il sesso fra le cosce e spinsi un poco finché la sentii illanguidirsi.

“Ce la fai a godere così?”

“Fra le cosce, come facevano una volta i ragazzini? Forse si; non ci ho mai provato; ho saltato troppe cose, io.”

“Lascialo strofinare sulla vulva e contro il clitoride; ce la farai ad avere l’orgasmo della buonanotte … “

“Ci sono quasi arrivata … e tu?”

“Non importa; godi, se ce la fai … “

“Ce … la … faccio … siiiii ce l’ho fatta, amore mio; ce l’ho fatta!!!!”

“Nilde, perché piangi?”

“Se avessi trovato il coraggio di lasciarti eiaculare fra le cosce, quella volta … “

“Suocera, coi se non si fa la storia; è andata così. Stai meglio?”

“Sono felice; non si vede?”

“Si; ma porta questa felicità a Vittoria; farà anche la sua.”

Uscì e andò ad accoccolarsi accanto a sua figlia; quando passai per andare in bagno, la vidi stretta a lei; era serena e dormiva, ma il viso era rigato di lacrime.

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La casa che avevamo comprato diventò presto il fulcro di tre famiglie; Rina non rinunciava a nessun minuto libero da passare con la nipotina adorata e tenersi continuamente al corrente del suo stato di salute; controllava persino il respiro quando dormiva per essere certa che tutto procedesse regolarmente; naturalmente, me ne avvantaggiavo soprattutto io che mi trovavo colmato di attenzioni che mi lusingavano molto, dopo venti anni di segregazione.

Naturalmente, l’obiettivo era tornare a fare l’amore con me, approfittando dell’impossibilità della nipote di dedicarsi ai miei bisogni sessuali; ogni volta che la nipotina la autorizzava, non rinunciava ad una carezza, ad una masturbazione veloce, sua o mia o anche ad una copula veloce; ma non erano episodi frequenti; anche per questo, in buona sostanza, finivano per risultare particolarmente attesi e graditi da ambedue; ed anche Vittoria era contenta.

Meno felice appariva Nilde, che era comunque sempre presente, quando non doveva rendere conto al marito dei suoi movimenti, il che era abbastanza frequente perché lui si occupava delle terre che possedeva ed era quasi sempre in campagna; spesso vi si tratteneva per giorni e vi passava molte notti; naturalmente, il sogno segreto di Nilde era riuscire a passare una notte d’amore, nel talamo nuziale, con l’ex marito che solo ora sentiva amato e desiderato.

Ma Vittoria era meno disponibile con lei; si rendeva conto che in lei era esploso un amore decisamente nuovo e temeva che me ne potessi in qualche modo fare coinvolgere; risultava inutile che le spergiurassi che agivo solo in nome dell’amore e che non consideravo affatto tradimento se lei mi chiedeva di sollazzare per qualche minuto sua nonna, che adorava; in quanto a sua madre, cercai di spiegarle che mi interessava come femmina ma che troppe cicatrici mi proibivano di amarla.

L’episodio chiave si verificò un pomeriggio che lei era sola in casa con la nonna; tracce di sangue nelle urine le spaventarono a morte; Rina non perse la calma, chiamò l’ambulanza e lanciò l’allarme a me e a Nilde; in cinque minuti eravamo tutti sotto casa, io, la mia ex moglie e il soccorso medico; il dottore che la visitò per primo assicurò che non vedeva una situazione di pericolo, ma la fece trasportare all’ospedale per averla sotto controllo.

Andammo quasi in processione, naturalmente; la più angosciata appariva Nilde che, al di là di tutto, viveva una doppia attesa di maternità, attraverso sua figlia che si accorgeva di non avere circondato con l’amore che avrebbe dovuto, e attraverso quel suo ex marito che aveva massacrato innocente e che ora riscopriva come uomo da sognare, l’ideale persino, se voleva avere un amante e starsene nascosta alla moglie legittima, quando si sarebbe sposato con sua figlia.

Quando il medico dichiarò che era tutto in ordine e che, solo per un eccesso di precauzione, preferiva che la gestante rimanesse in ospedale per quella notte; Nilde le fece assegnare una camera privata con secondo letto e dichiarò che nessuna forza né umana né divina l’avrebbe schiodata da vicino alla figlia per quella notte; quasi perfidamente, Vittoria suggerì a Rina che non era giusto farmi dormire da solo; la nonna le strizzò un occhio e disse che avrebbe provveduto.

Mentre la baciavo per salutarci, Vittoria mi sussurrò di badare a Rina e di farle passare una notte meravigliosa, dopo lo spavento che si era presa; la guardai sbigottito; veramente non riuscivo a capire cosa volesse fare.

“Stupido, io sto bene e voglio che tutti stiate bene; sono felice di ritrovarmi a fianco, in un letto d’ospedale, la mamma che non mi è stata mai tanto vicina; ma nonna ha voglia e bisogno di te; non la faresti gioire e godere nel letto dove sono nata io?”

Ero sbalordito letteralmente; a tutto avrei pensato tranne che a quel letto come posto dove fare l’amore; effettivamente, nei primi anni di matrimonio, era la camera che frequentavamo spesso; forse, mentre ero in Sudamerica, Nilde l’aveva usata per partorire sua figlia; non mi restò che sorriderle sornione, prendere Rina per un braccio e palpare nascostamente un seno; si strinse a me, per comunicare la sua grande voglia di essere mia per una notte.

Non ero molto convinto sulla storia di andare a copulare nel letto matrimoniale dei nonni; ma scoprii che suo marito era andato in viaggio per certi affari e che lei era destinata a rimanere sola, quella notte; forse, senza l’incidente, avrebbe dormito da noi e avevano già deciso, nonna e nipote, che avrebbe dormito con me; a quel punto, era facile dedurre che Rina aveva voluto portare ‘le corna’ fin nel letto nuziale, Vittoria aveva scelto che io facessi l’amore nel letto dove lei era nata.

Non dissi una parola e passai da casa per prendere almeno un cambio per l’indomani; Rina sembrava frenetica; cenammo con una rapidità che non ricordavo di avere sperimentato e fummo in camera in un lampo; era già frequente, per me, lo spettacolo di Rina nuda; ed ero entusiasta ogni volta di ammirarne il corpo tonico e perfettamente costruito; le gambe snelle e ben disegnate, i fianchi morbidi e ricchi ma non grossi, il seno abbondante senza eccessi, ancora capace di tenersi su.

In sostanza, per essere una milf o tardona, non aveva niente da invidiare anche a donne molto più giovani; inoltre, a suo vantaggio aveva un candore imprevedibile, irresistibile; solo negli ultimi mesi, da quando aveva cominciato a fare sesso con me, aveva scoperto alcune pratiche che prima la terrorizzavano, complice l’integralismo ottuso del marito; e quando si trovava di fronte alla mazza ritta, esplodevano in lei voglie represse, amore per il sesso, gusto della scoperta.

Erano fuochi artificiali, quelli che riusciva a scatenare, con la sua voglia e con la sua dolcezza; quando si trovò nuda di fronte a me, con qualche traccia di quel piccolo candore che causava in lei lo spettacolo formidabile, bello da far paura, del mio corpo altrettanto nudo e la coscienza che stava per conquistare un piacere atteso e desiderato; quando seppe che stava per calpestare ancora principi atavici concedendosi all’amore, esplose nella lussuria più impensabile.

Intrecciammo i corpi in un bacio tentacolare che coinvolgeva tutte le membra; ci palpammo e ci toccammo come a voler scoprire ogni centimetro della pelle dell’altro; i seni schiacciati contro il torace sembravano volerlo bucare coi capezzoli grossi e duri come chiodi; il mio sesso trovò spazio fra le sue cosce, radente la vulva e prese a stimolarla fino a che si bagnò degli umori che grondavano dalla vagina; persino le nostre cosce e le gambe si strusciavano libidinose.

La spinsi dolcemente verso il letto e ve la feci crollare supina, quasi senza allentare la presa dell’abbraccio; scivolai dalla bocca lentamente verso il basso, accarezzai con la lingua i seni carnosi, succhiai per un attimo, uno per volta, i capezzoli, poi scesi alla vulva, inginocchiandomi accanto al letto mentre lei stava sdraiata, coi piedi sul pavimento; divaricai con dolcezza le ginocchia e mi precipitai sul boschetto della vulva; grufolai tra i peli e trovai le piccole labbra.

Ebbe un leggero moto di rigetto, frutto dell’atavica educazione; poi si adagiò sul letto e si lasciò andare; cominciò a gemere dolcemente e dall’intensità del gemito coglievo il livello di libidine che raggiungeva; al primo orgasmo, urlò senza pudore e mi scatenò sul viso un’ondata di squirt che accolsi con gioia; forse era la prima volta che il suo corpo aveva una reazione di quel genere e non volevo perdermene un momento.

Quando si fu acquietata, salii sul letto e mi sdraiai supino col cazzo ritto, la feci salire accanto a me e le spinsi la testa verso la mazza; imparava assai rapidamente, anche perché si scopriva un pozzo di libidine ancora inesplorato; leccò delicatamente la cappella, poi scese lungo l’asta, spinsi la testa e la portai a prendere in bocca i testicoli, uno per volta; dopo qualche minuto, mi succhiava l’asta con l’esperienza di una moglie che lo facesse da sempre, ogni giorno.

Le presi i piedi e spostai il corpo lungo il mio finché il sesso fu sopra la mia bocca; cominciai a leccare anch’io, in un 69 epico; sentii che partecipava alla lussuria con una intensità imprevista; ci alternammo, sotto la mia regia, a succhiarci il sesso, senza mai perdere i contatti; la sentii godere più volte, con orgasmi sempre più forti; quando la sentii affannare e fermarsi per riprendere fiato, capii che era al limite; la bloccai e staccai i due corpi; ci adagiammo a riprendere fiato.

Si girò verso di me e ricominciò a baciarmi, segno che aveva ripreso la piena energia; si stese supina e mi guidò a montarla; le spinsi le ginocchia in alto e le divaricai; di fronte alla vulva spalancata non potei trattenere un gesto di ammirazione; mi fiondai addosso e la penetrai; mi disse scherzando che quello almeno lo sapeva già fare; feci leva su una gamba e la rotolai sopra di me; la feci sedere sul mio ventre, penetrandosi fino alla radice; quando ebbe una smorfia quasi di dolore, la invitai a cavalcarmi.

“Adesso mi prendi tu, all’amazzone; così puoi decidere cosa come e dove vuoi fare.”

Mi cavalcò per qualche minuto e sentivo distintamente che la mazza andava a colpire zone ancora quasi intatte.

“Ce l’hai ben più grosso di mio marito; mi fai impazzire! … proprio non so capire perché Nilde non abbia provato a rompere con te gli schemi; ma forse il gesto di ribellione le è scattato proprio perché te n’eri andato; ed ha rovinato la sua vita.”

”Vuoi fare l’amore o spiegare gli errori di tua figlia?”

“Hai ragione; ma, proprio perché mi rendo conto dei nostri errori, sento ancora più eccezionale questo amplesso. Anch’io avrei potuto decidere molti anni fa di metterti in un armadio e di riempire di corna mio marito; ma non ci ho mai neanche pensato … “

“Okay; ringraziamo la terza generazione che ha rimediato e godiamoci l’amore … e il sesso!”

Si piegò su di me e mi baciò tenendo ben stretto il fallo in vagina; mi godetti le sensazioni di libidine e di amoroso trasporto, insieme; le passai le mani sui seni e titillai i capezzoli, mentre lei si agitava sul ventre alla ricerca di nuovi piaceri; passai le mani sul ventre, le feci scivolare sui fianchi, agguantai le natiche e spinsi le dita verso l’ano grinzoso; feci penetrare il medio fin dove l’ingombro del sesso in vagina lo consentiva; la sentii fremere.

“E’ vero che si può infilare anche nel buchetto?”

“Certo; ma con molta attenzione e qualche precauzione.

“Quali, ad esempio?”

“Una buona lubrificazione innanzitutto, per consentire lo scivolamento dell’asta così grossa in un ano stretto.”

“Va bene un lubrificante vaginale, quello che uso per sopperire allo scarso utilizzo che genera secchezza?”

“Un lubrificante qualsiasi va bene; in genere un po’ di vaselina c’è in casa; qualcuno usa anche solo sapone, in qualche caso, quando c’è già abitudine e dimestichezza, la saliva di una lunga leccata è sufficiente.”

“Prendo il lubrificante vaginale; ti va di farmi provare?”

“Vuoi che ti svergini alla tua rispettabile età?”

“Senti, ragazzino, alla mia veneranda età ti lascio stecchito, se parli troppo!!!!”

Andò in bagno e tornò col tubetto del gel; la sistemai carponi, le unsi bene il canale rettale e feci lo stesso con la mia mazza; appoggiai la cappella e la avvisai che potevo farle male, all’inizio; entrai facilmente, fino allo sfintere; mi bloccò di colpo e si girò verso di me, aveva le lacrime agli occhi; l’avvertii che, se non ce la faceva, non era necessario andare fino in fondo; per tutta risposta, spinse i fianchi indietro e mi trovai ad affondare; urlò, naturalmente.

“Rina, non eccedere, per favore, che sia solo piacere.”

“Mi sono fatta male, per un attimo; ma adesso è solo piacere, quanto non so neppure raccontartelo; peccato che devo guardare il cuscino e non l’uomo che mi sta sverginando … “

“Amore, se te la senti di ripetere l’esperienza, possiamo farlo vis a vis e potrai guardare me che ti svergino, la mazza che ti violenta e il tuo corpo che accoglie la violenza … “

“Che aspetti a farmi girare? Io non lo so fare!”

“Devo uscire e rientrare; ti farai di nuovo male, forse … “

“Stupido, ormai il tuo sesso è mio, conosce la strada e la percorre liberamente; fammi girare!”

Sfilai l’asta e l’ano apparve arrossato, aperto ma non danneggiato; il lubrificante doveva essere buono ed efficiente; la feci ruotare, le collocai sotto la schiena tutti i cuscini, le sollevai le anche, intrecciai i piedi dietro al collo e, con l’ano spalancato davanti a me, la penetrai lentamente.

“Si, Elio, così, lentamente; ti vedo; vedo che mi ami mentre mi penetri, vedo persino la tua mazza che mi viola … si … si … amore mio si, è meraviglioso darti tutto, cercare con te la gioia di amare fino in fondo; riempimi tutta, non ti fermare … “

Sembrava quasi impazzire di gioia mentre la cavalcavo selvaggiamente; godeva continuamente ed io sentii i testicoli che si gonfiavano fino a farmi male; ci urlammo l’orgasmo in arrivo ed esplodemmo insieme; fu forse l’eiaculazione più bella, quella che scaricai nell’intestino di Rina; c’era tanta partecipazione, che ci sentiamo fusi insieme.

“Ti amo, maledetto; ti amo con tutta me stessa; mi hai fatto rinascere … “

“Attenta, Rina; l’uscita è sempre più difficile della penetrazione; aiutami e resisti!”

Sfilai il sesso barzotto e lei urlò di dolore quando il tappo liberò il suo ano; la colata di sperma si sparse sul lenzuolo; mi abbracciò e mi tenne stretto; si appisolò tra le mie braccia e ronfava serena; non feci un movimento per non interrompere il suo languore dopo la copula anale; quando si riprese, mi sorrise e mi baciò con delicatezza.

“E’ stato insieme l’inferno e il paradiso; non posso dirti quanto mi senta piena, soddisfatta, realizzata, amata … “

“Rina, tua nipote te l’ha detto; devi cercarti un amante disponibile solo per te; io non mi ti negherò mai; ma è Vittoria che decide se possiamo amarci; tu hai bisogno di uno che ami te e solo te; ricordalo.”

“Elio; ho te, Vittoria è d’accordo; io ti amo e ti amerò finché non troverò l’alternativa; quando sarà, il primo a saperlo sarai tu, non temere.”

Finalmente ci potevamo rilassare; ma non dormimmo; per tre volte Rina, nella notte, mi destò e si lasciò possedere; sfruttò la concessione della nipote per gustarsi il sesso con me al massimo della potenzialità; dopo quella notte, la situazione si normalizzò nell’attesa del parto, che arrivò puntuale e con tutta la serenità dell’evento; la nascita di Giovanni riempì tutti di felicità, me per primo; e la casa si animò di nuova vita; ci sposammo alla fine, il giorno del battesimo del bambino.

Vittoria prese pieno possesso del suo ruolo di moglie e madre; ma Rina e Nilde facevano a gara ad esserle vicine per sostenerla, aiutarla, sostituirla; il ruolo di nonna e bisnonna le intrigava molto e si davano da fare per il piccolo come tutte le nonne del mondo; Rina sfruttava tutte le occasioni per trattenersi da noi anche la notte; sapeva che, ad una certa ora, era autorizzata a venire nella camera degli ospiti e a prendersi quel diritto a rinascere che le era stato negato.

Vittoria sapeva perfettamente che, per prescrizione medica, si doveva astenere dal sesso almeno per qualche tempo, anche per evitare una nuova pericolosa maternità ravvicinata; la fragilità delle sue ovaie suggeriva di essere cauti; era meravigliosa, perché riusciva benissimo a sopperire con la bocca e con le mani; ma evitava anche l’anale, perché i riflessi sull’utero non la facevano stare serena, accettava quindi con gioia che Rina urlasse i suoi orgasmi che arrivavano fino alla nostra camera.

Chi non stava molto bene, era Nilde, che aveva messo la parola fine ai suoi amorazzi e si asteneva da qualunque attività sessuale; una forma di strano amore per me e per sua figlia insieme, la portava a cercare di amarci, possibilmente insieme; ma Vittoria poche volte le concesse di farsi possedere, sul letto matrimoniale, con lei accanto che si prendeva il piacere dalle reazioni di sua madre e ci guardava con amore quando copulavamo davanti a lei, accanto a lei, tenendoci per mano tutti e tre.

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