Farsi una famiglia

Capitolo 3 - Farsi una famiglia 3

geniodirazza
2 days ago

Farsi una famiglia 3

Quando scivolai via, mi sussurrò.

“Mi darai ancora momenti come questo?”

“Parla con Vittoria; per te farebbe tutto; a me ha dato ordine di fare l’amore solo se me lo chiede … “

“Vi amo, profondamente; mi spiace tanto che Nilde abbia fatto tanti errori.”

“Non ci pensare; stai bene o hai problemi di cuore’”

“Ho un solo problema di cuore; vi amo e diventa difficile pensarvi lontano da me.”

“Non succederà; andiamo ad abitare in centro e Vittoria avrà sempre bisogno di te; ti saprà ripagare; amore per amore.”

Ce ne stemmo così, supini a fianco sul letto, per qualche minuto; io tenevo una mano piena del suo pelo pubico incolto e non cercavo neppure di azzardare un titillamento, anche se forse le sarebbe piaciuto; lei teneva la mano appoggiata sul mio sesso barzotto e sembrava coglierne i palpiti vitali.

“Che idiota!”

“Rina, a chi ti riferisci?”

“Ad Aldo, è ovvio; è così dolce tenere in mano la tua mascolinità; sapere che se muovo la mano si gonfia per me, si indurisce e poi potrebbe passare alla violenza meravigliosa di penetrarmi nel ventre fino a farmi sentire squartata, ma producendomi invece solo lussuria; quell’idiota me l’ha negato per la vita … “

“Tutto questo, perché non sai cosa significa masturbarlo e desiderare vederlo indurirsi fino ad apparire minaccioso e prenderselo poi dentro per goderne la potenza; e non solo in vagina, ma anche in bocca per trattarlo da dolce sollazzo per le papille; o tra i seni per sentirlo ingigantirsi serrato tra le mammelle; o addirittura nell’ano per sentirti posseduta fino allo stomaco anche se è un po’ doloroso … “

“Ma tu me le farai provare, tutte queste cose?”

“Chiedere alla padrona; tu sei stata schiava di un tiranno; io ho ceduto ogni diritto di libertà alla sua erede diretta, che ne ha assimilato lo strapotere ed ha deciso che faccio tutto quello che vuole lei; se ci autorizza Vittoria, giuro che ti faccio percorrere tutti i gironi infernali dell’amore e del sesso.”

“Al tiranno cedetti perché ero troppo giovane per capire; con la padrona posso anche fare trattative ma metto sulla bilancia l’autorità della nonna; a te posso solo chiedere di portarmi ai limiti della follia e di farmi recuperare almeno in parte quello che mi hanno rubato; passerei non ore ma giorni a tenere la tua mascolinità in mano e a sentirmene esaltata d’amore.”

“Stiamo trattando un appartamento in centro, non lontano da qui; se diventi una presenza assidua a casa nostra, non è detto che non si possa dormire insieme, qualche volta, e farti fare un viaggio dantesco nel sesso … “

“Vittoria ci benedirà ma non ce lo impedirà, ne sono certa; ormai la sento come una protesi tornata a posto; è mia.”

Decidemmo di porre fine alla nostra ‘fuga nel sesso’ e andammo a cercare Vittoria che già si era alzata ed era in cucina dove la caffettiera borbottava allegramente; uscimmo ad incontrare i vicini; Rina comunicò le variazioni intervenute e ci accordammo per incontrarci dal notaio e stendere gli atti relativi; conclusi gli accordi, tornammo a casa; Nilde ci attendeva con una malcelata ansia; bastarono gli sguardi a dirci che tutto si era risolto per il meglio; si abbracciarono tra di loro.

Sull’onda della gioia, Vittoria mi abbracciò e mi baciò lussuriosamente; di colpo, mi si rizzò e mi tornò una voglia terribile; ma eravamo in troppi; Rina sembrò quasi approfittarne; aveva notato il gonfiore e si venne a strusciare, con la scusa di abbracciarmi.

“Non dirmi che hai ancora voglia!”

Le sussurrai.

“E’ proibito? Non vedo nessun cartello!”

“Ma l’asta la senti e la cerchi, mi pare … “

“Sono la più anziana; ho bisogno di un bel sostegno … “

“Se non ti sposti subito, tutti vedranno che stai copulando vestita … “

Sorrise e si staccò; Nilde aveva colto qualcosa e sembrava inorridire; l’ultima cosa che poteva immaginare era una passione che scoppiasse tra me e la sua bigottissima madre; guardò Vittoria con aria interrogativa e la figlia sorrise con aria sorniona, facendo spallucce come a dire ‘che vuoi farci’; con uno scatto imprevedibile, la mia ex moglie mi venne vicino e mi chiese languida.

“A me non lo daresti un abbraccio come a mia madre e a mia figlia?”

“Hai avuto il permesso da tuo padre?”

“E’ da un po’ che ci ho rinunciato; solo da te non ho più ricevuto un abbraccio d’amore, da venti anni ormai … “

“E tua figlia? Hai dimenticato che sto per sposarla?”

“Non voglio che mi sposi di nuovo; vorrei solo avere un poco di quel che hai dato a mia madre … “

“Devi chiedere a Vittoria; tu obbedivi ai dettami di tuo padre; io ho deciso di lasciare alla mia donna la scelta di quel che posso fare … “

“Ti ha autorizzato lei e far sfogare alla nonna la sua voglia di te?”

“Nilde, non sto scherzando; ho promesso alla madre di mio figlio di fare solo quello che lei mi consente, anzi mi ordina; se vuoi qualcosa, parlane con Vittoria.”

“Per ora, mi manca la spudoratezza; se glielo chiederò, non sarà per un abbraccio; non sai quanta nostalgia ho del tuo amore, quello di quella sera al mare; dopo non ne ho mai trovato altro … “

“Potevi smettere di cercare … “

“Non farmi ancora prediche; ho sbagliato; hai perdonato a tutti; a me non riesci proprio?”

“Te lo ripeto per l’ultima volta; parla con Vittoria; se lei accetta, io sono pronto a cercare anche solo le briciole di quel che avevamo in comune.”

“Baciala, stupido; non me la vuoi far morire di desiderio davanti agli occhi, adesso!”

“Hai capito a cosa arriva tua figlia? Adesso mi comanda a bacchetta; anche i baci sono sotto il suo controllo!”

Vittoria mi venne dietro e mi spinse violentemente; per non cadere, mi abbracciai a Nilde che mi catturò e si avventò sulla mia bocca; mentre mi divorava come un aspiratore, mi spingeva il ventre contro il sesso duro; era ancora tonica, morbida, sensuale, molto desiderabile; quasi la impalai; la strinsi fra le braccia e d’un tratto ritrovai la vergine che baciai sul pattino arenato; mentre si staccava malvolentieri, riuscì a sussurrarmi.

“La prossima volta ti voglio sul serio, a costo di fare le corna, contemporaneamente, a mio marito che ci è abituato e a mia figlia che almeno questo me lo dovrebbe.”

D’un tratto, urla disumane si levarono dallo studio dove si era chiuso Aldo; intuii che doveva avere scoperto le manovre per escluderlo dagli incarichi e feci segno alle tre di stare attente; entrò come una furia e fece per scagliarsi contro di me; Nilde aveva preso dalla sacca una mazza da golf, di ferro, gli si parò contro e lo minacciò.

“Se accenni ad alzare un dito contro uno qualsiasi di noi, ti spacco la testa come un cocomero, quanto è vero che sei il mo ignobile padre … “

Più che le minacce, era l’atteggiamento fiero e deciso della figlia che frenava il mio ex suocero.

“Ma che cosa avete combinato, con la complicità di quest’imbroglione?”

Fu Rina, stavolta, che gli andò incontro con aria decisa, alzò la destra e la lasciò cadere con forza sulla guancia sinistra del marito.

“Taci e mettiti a cuccia, come spetta a un cane; hai finito non solo di dare ordini assurdi, ma anche di derubarmi per arricchire i figli di tuo fratello o i bastardi di quella troia che è tua sorella; qui è tutto mio, sei solo un parassita che ha sfruttato la mia ingenuità per ridurmi in schiavitù; ho donato tutto a mia nipote perché è mio diritto e mio preciso dovere che Vittoria resti la padrona assoluta; lei ha nominato fiduciario l’uomo che ama e di cui ci fidiamo tutte; sei fuori dai giochi che avevi ordito.

Da oggi camminerai a testa bassa e mi tratterai da padrona, perché quello sono, adesso che mi sono scoperta donna e femmina; ti passerò la paghetta che spetta ai bambini capricciosi ma non potrai mai più usare carte di credito su conti che sono miei e di mia nipote; i tuoi conti segreti, quelli imboscati nella banche off shore, ora sono nostri e li useremo per fare le scelte giuste che tu impedivi per i tuoi comodi.

Se ti azzardi a fare di testa tua, ti spedisco in un ospizio della Caritas; se vuoi ancora vivere come un essere umano, impara a bussare prima di entrare, a chiedere permesso e a startene al tuo posto come un cane nella cuccia; se sgarri, come minimo vai in galera per la truffa che hai fatto ad Elio, facendo pagare gli assegni per una figlia non sua; ti sono chiari i tuoi doveri, imbecille?”

“Rina, quarant’anni d’amore … “

“E tu hai il coraggio di chiamarlo amore? Finché mi hai tenuta in clausura potevo anche credere al millantatore che si professava genio incompreso; ora che ho smesso gli abiti della monaca, so cosa è l’amore e mi fa schifo pensare che l’ho vissuto da imbecille per tanti anni; non ti sei accorto che anche i miei vestiti sono diversi? Sono un’altra donna, una nuova femmina; e non ti perdono niente. Vattene al bar, tra i tuoi simili, e lasciaci essere famiglia, vera e piena d’amore, nonostante la tua tirannia stupida ed ottusa.”

Quando lui fu uscito, inevitabilmente quasi scoppiava a piangere; Vittoria la strinse a se, le accarezzò i capelli e la sollecitò a calmarsi, a non pensarci più; Nilde era decisamente sbigottita.

“Questo è il male che ti ho fatto?”

“No; Rina sfogava solo il suo dolore; tu ci mettevi un bel carico di troiaggine, di umiliazione, di offese, di furto … “

“Non riesci a perdonare?”

“Scherzi? E’ da anni che ti ho perdonato tutto; da quando ho incontrato Vittoria sono quasi tornato ad amarti, come madre della donna che amo; ma non sperare che certe cose si dimentichino; restano incise nel sangue, nel cuore, nella memoria, nella vita; sarà così anche per tua madre; tra qualche giorno avrà perdonato, ma non dimenticherà mai.”

“Riuscirai a darmi ancora qualche briciola del tuo amore?”

“Nilde, non sono capace di tradire; se do a te una briciola d’amore, l’avrò sottratta a quello che devo a Vittoria; te lo ripeto, chiedi a tua figlia; visto che l’hai capito, mi ha chiesto di fare l’amore con Rina; siamo stati felici tutti e tre; se me lo chiedesse ancora, lo rifarei; ma solo se lo vuole con me; vale anche per te; sei una bella donna; devi anche essere diventata brava, a letto; ma se non me lo impone Vittoria, non le farò mai il torto di tradirla.”

“Quanto sono stata imbecille; un uomo come te, capace di amare con tanta passione e con tanta lealtà avrebbe potuto essere il mio compagno perfetto; e invece … “

“Non valgono i rimorsi e i rimpianti; conta riuscire a vivere; tra qualche settimana avremo la nostra casa, vicino a questa e anche alla tua; se proprio ne hai voglia, parla con Vittoria; io non ti negherei mai un poco d’amore; se ne senti il bisogno, è il momento, anche per te come è stato per tuo padre, di abbassare la cresta … “

“L’hai capito che mia figlia è peggio di mio padre? Mi ci vuole troppa forza, per farle una simile richiesta … “

“Lo hai capito che ho piegato tuo padre e tua figlia è già mia moglie, anche se manca il certificato? Anche lei sa che deve piegarsi. Sei tu che non vuoi cogliere i segnali; mi ha spinto in braccio a te perché potessimo baciarci in questo periodo non facciamo l’amore ed evitiamo le occasioni per eccitarci; lei sa che mi piace fare sesso e ti ha già scelto come compagna di letto per essere tradita, ma con sua madre e la mia ex moglie; adesso spetterebbe a te il passo successivo.

Io posso solo fare il pesce in barile e aspettare che la madre spieghi alla figlia cosa sia successo fra noi, per poi farle dichiarare che avrebbe piacere di saperti fra le mie braccia; da come mi parla, in certi momenti da perfino la sensazione che vorrebbe essere presente almeno idealmente … “

“Ma che dici?”

“Dico che quando tua madre ha urlato di piacere, tua figlia, dall’altra camera, le ha suggerito come soffocare gli urli in un bacio; se facessi sesso anche con te, lei sarebbe tra noi ed io amerei lei attraverso di te … “

“Ed io amerei mia figlia attraverso il mio ex marito; siete terribili, ma anche terribilmente eccitanti e innamorati.“

“Adesso vogliamo smetterla di amoreggiare o decidiamo di fare scattare la gelosia di nonna e nipote contro madre ed amato?”

“Cosa succederebbe, nel caso?”

“Che ti dovrei respingere platealmente, per dire a Vittoria che intendo sempre sposarla e che l’amore con te lo farei solo se me lo chiedesse lei apertamente.”

Si allontanò ancheggiando e andò ad abbracciare la figlia.

“Sei maledetta, tu … “

“Perché, mamma?”

“Forse solo perché hai saputo essere quello che avrei potuto e dovuto, ma non ho saputo volere essere io … “

“Se tu ora fossi mia figlia e io tua madre, che mi diresti?”

“Io non ne ho il coraggio; se avessi il tuo, ti direi di andare a recuperare quel coccio di vetro, almeno solo per vedere come è fatto un vero diamante; ma non so se sarebbe il migliore consiglio; perché potrebbe solo acuire le nostalgie, i rimorsi, i rimpianti, il senso di un fallimento … “

“Mamma, è proprio in questo che siamo cresciute diverse; io invece ti dico che alla prima occasione devi metterti alla prova; devi andare a letto col marito che hai respinto, farci l’amore più estremo che conosci e chiederti poi se ne è valsa la pena, visto che da recuperare non c’è più niente … forse … “

“Visto che stiamo parlando chiaro, la grande strigliata che mi hai dato l’altra volta mi ha fatto proprio male; non hai nessuna colpa; è stata la coscienza ad usare lo scudiscio; quello che volevo dirti è che non ho trovato più la voglia di fare sesso; andassi a letto con un uomo, adesso, sarebbe arrivarci da vergine, anche se si trattasse di mio marito, ipotesi più assurda che irreale; capisci che con Elio sarei di nuovo la ragazzina che si lasciò deflorare senza sapere cosa fosse? E se poi me ne innamoro?”

“Se te ne innamori, sono cavoli tuoi; soffri le pene di tutte le ragazze che si innamorano di un uomo irraggiungibile; al massimo, cominci a pensare anche tu ad una spartizione, come sembra che faccia già nonna Rina … “

“Nonna Rina? Che dici?”

“Dico che ha realizzato il primo vero grande amplesso della sua vita; non l’hai sentito che si sente finalmente donna e femmina? E’ stato il sesso di Elio a svegliarla; adesso lei non vuole solo assaggiare; vorrebbe ancora gustare; lo farà, perché, a conti fatti, io ho ancora un paio di mesi prima del parto; possono essere un’eternità, se l’amato è a portata di mano; poi una soluzione si troverà e, Vittoria per Vittoria, potrebbe sempre inventarsi notti da passare nel letto al posto mio … “

“Scusa, Vittoria; il tuo è cinismo? E’ trasgressione pura? E’ lussuria? E’ libidine? E’ gioco intellettuale? Ti rendi conto che parli di cedere un marito come un giocattolo, va bene alla nonna, comunque ad un’altra donna? Non tieni conto delle complicazioni?”

“Mamma, io parlo di amore! Il giocattolo di cui tu parli è un salsicciotto bello consistente, ma comunque uguale a tanti; quello a cui mi riferisco io è la passione che c’è dietro; nonna vuole bene ad Elio che l’ha fatta uscire dai suoi abiti e l’ha infilata in quelli nuovi; Elio ricambia il suo affetto perché è mia nonna e sa che, attraverso di lei, ama comunque me; io voglio bene a nonna e desidero che sia felice, con quel salsicciotto che non si consuma con l’uso.

Ma soprattutto amo Elio ed amo sentirlo in sintonia con me; se gli proponessi di fare io una copula fuori del matrimonio, amando lui attraverso il corpo dell’altro, so che non si tirerebbe indietro per mera gelosia; io non lo chiedo perché non ne ho bisogno; se nonna ne ha bisogno, né io né lui ce la sentiamo di rifiutare, perché è un gesto d’amore.”

“Non nego che è un discorso affascinante, meraviglioso; se lo avessi saputo fare alla tua età, saresti sua figlia e non sua moglie. Ma adesso una domanda devi farmela fare. Quanto mi ami, dopo quello che hai scoperto di me?”

“Perché continui a giocare a nascondino? Se tu senti veramente il bisogno di ricucire una verginità che non esiste più, io non mi oppongo, anzi ti invito a farlo; da Elio, mi aspetto che faccia l’amore con te, ma avendo me nella testa; sapermi amata attraverso mia madre mi gratificherebbe; non so cosa rappresenterebbe per te essere il surrogato di tua figlia; so perfettamente che rischiate di ritrovarvi innamorati, perché la verginità e la gelosia sono solo fatti mentali, prescindono dal contatto fisico.

Ma la cosa meravigliosa è che sarebbe un banco di prova decisivo; se la nostalgia di te dovesse cancellare l’amore per me, potrei soffrirne, ma mi renderei conto che è meglio perdere un amore che elemosinarne uno zoppicante; se scopre che alla fine mi ama anche al di sopra di te e delle memorie di cui sei portatrice, ne sarei arcifelice perché il nostro amore risulterebbe davvero inossidabile.

Piuttosto, sento di poter consigliare a te e a nonna Rina di cercarvi un amore corrispondente; non è facile, perché uomini come Elio non se ne stampano più; però se tu trovi un quarantenne o un cinquantenne che ti stia bene come ‘amante nell’armadio’ per colmare il bisogno d’amore che tuo marito non riempie, intreccia una storia valida e duratura, non la copula di una sera; lo stesso vale per nonna; se riesce a risultare interessante ad un sessantenne ancora valido, fa bene a cancellare una vita monacale con un amante da usare come antidoto, quando le va.”

“Amore mio, con la stessa brutalità ti dico che mi sembra, la tua, la difesa del tuo amore senza offendere nessuno; se ti turba l’idea della spartizione, dillo con franchezza e nessuno ti giudica; ma se io mi rivolto per una mezz’ora almeno in un letto col mio primo amore e scopro in lui quello che ho cercato inutilmente altrove, allora posso anche mettermi in panchina ed aspettare che tu abbia un’emicrania, un fastidio alla schiena, per consolare il tuo amore con la mia passione.

Aggiungici pure che faremmo, tutti e due, l’amore anche con te, lui attraverso me e io attraverso lui, perché siamo innamorati soprattutto di te; allora capirai che è assai più logico e forse giusto, per te, farti tradire con tua madre anziché con una tizia qualsiasi; per me, prendermi per amante tuo marito piuttosto che un tizio qualsiasi; vale anche per nonna Rina; ed ora capisco anche il suo sentirsi femmina; un’ora al mese di amore ad alto livello compensa di centinaia di masturbazioni nell’attesa; ma Elio è da amare, veramente; e non sarà qualche masturbazione a turbare la memoria di un’ora d’amore.”

“Se credi che mi spaventi l’idea che mamma e nonna possano desiderare mio marito per qualche tempo, stai sbagliando; io sono felice se siete felici; so che Elio fa per me qualsiasi cosa; in conclusione, concupiscilo appena ti capita, prova la sua generosità anche in amore; poi mi dirai; se dobbiamo decidere per una spartizione serena e logica, io ci sto; sei mia madre e ti voglio un mondo di bene; se posso aiutarti a riempire un vuoto che hai causato, sono con te.”

“Forse sei la figlia che io ed Elio avremmo voluto; per la milionesima volta, posso solo disprezzarmi per avere buttato il diamante che ho creduto vetro. Comunque vadano le cose, sono contenta che almeno tu sia uscita da una situazione terribile con un amore così leale e intenso, con un figlio già in arrivo e con una bella famiglia; se potrò farne parte integrante, sarà solo buona sorte per me, una volta tanto.”

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Non passò molto tempo prima che ci consegnassero l’appartamento prenotato; dopo una sola settimana, il contratto d’acquisto era chiuso e in un’altra settimana furono realizzate le necessarie lavorazioni per renderlo praticabile immediatamente; la trasformazione dei locali e il trasferimento impegnò, naturalmente, tutti e quattro noi e fu oggetto di lunghe e spesso futili discussioni sui colori delle pareti sui mobili e sulle mille stupide occasioni che si presentarono.

Assai volentieri, lasciai che se ne occupassero le tre donne che si davano un gran da fare per la scelta delle tende, dei decori, dei lampadari e delle mille altre cose che mai avrei immaginato esistessero e potessero dare vita a tante discussioni; il punto cruciale, quando finalmente fu tutto pronto, rimaneva quello di inaugurare il talamo nuziale, visto lo stop che ci eravamo imposti per lo stato di gravidanza di Vittoria; Rina, a proposito, accennò al rito di portare in casa la sposa in braccio.

Non accettò repliche; anche se non avevamo ancora celebrato la cerimonia, fece osservare che quella era per noi la casa matrimoniale; volle, e non ebbi difficoltà a farlo, che sollevassi la mia prossima moglie in braccio e la portassi fino alla camera, sul letto; la baciai sulla fronte, sempre per ottemperare al rito; ed avrei dovuto farci l’amore quella stessa sera; Vittoria si oppose recisamente; vidi uno scambio di sguardi che mi preoccupò; sospettavo fortemente che Nilde si proponesse al posto della figlia.

Fu così; la madre di mio figlio mi disse fuori dai denti che dovevo farle fare l’amore attraverso sua madre, nel talamo nuziale; se non ce l’avessimo fatta a dormire in tre, potevo trasferirmi sul letto in camera degli ospiti; ma la copula matrimoniale andava fatta, con la variante che lei avrebbe solo assistito e partecipato con pochi movimenti innocui per il figlio; salutammo Rina che tornava a casa; Nilde tirò fuori una delle camicie da notte della figlia; andò in bagno a struccarsi e si stese sul letto.

“Vai a fare quello che devi fare; poi vieni … e portati tanto amore.”

Aiutò la figlia a spogliarsi nuda; forse vide per la prima volta la donna meravigliosa che era diventata, per di più con un pancione che era dolcissimo da ammirare, da palpare per sentire il bambino, come se davvero il feto potesse già comunicare alla nonna il suo amore; mi stesi al suo fianco e mi girai su un lato; trovai immediatamente il corpo caldo, che mi dava scosse in tutte le fibre; allungai la mano e incontrai quella di Vittoria che intrecciò le dita e mi trasmise la sua passione; di colpo si ritirò.

“Se mi faccio coinvolgere, rischio di colare come una fontana e non voglio emozioni, per il nostro bambino.”

Nilde mi prese la testa e mi costrinse a girarmi dalla sua parte; la bocca vogliosa mi assorbì le labbra nelle quali infilò la lingua e cominciò a copularmi in bocca; risposi con un entusiasmo di cui neanche quasi mi ritenevo capace; la spinsi sotto di me e le montai addosso; cercò con una mano il sesso e lo accompagnò alla vagina; resasi conto che eravamo già alla copula vera e propria, Vittoria mi prese di nuovo una mano e me la strinse; sua madre unì la sua in una stretta a tre.

Quando il calore avvolse la cappella, sentii il sangue affluire, il pene gonfiarsi e cercare quasi autonomamente il percorso all’utero, mentre io mi perdevo sui suoi seni, sul ventre teso e piatto, sul viso che scoprivo con la punta delle dita; la sentii gemere dolcemente mentre i muscoli del canale vaginale accarezzavano l’asta che entrava; fu una penetrazione lenta, delicata, progressiva, tutta dolcezza; non parlavamo perché non potevamo dirci l’amore, mentre il sesso arrivava a colpire la cervice.

“Elio, è divino fare l’amore con te; tu non cavalchi come tutti i maschi del mondo, tu mi accarezzi tutta, dentro e fuori; vorrei sciogliermi in umori, in sesso, in amore, per darti tutto; non so se altre donne abbiano mai conosciuto un amore così; non ho vergogna a confessarti che ricordavo queste emozioni, anche se era passato tanto tempo; e le cercavo in tutti i rapporti; ma ho trovato sempre e solo mazze che mi slabbravano, mi violentavano mentre io inseguivo dentro di me i ricordi di quell’amore.

Se tu mi sbattessi come fanno tutti, sarei sventrata a quest’ora, col batacchio che ti trovi; e invece mi sento sollevata dolcemente dagli angeli verso il paradiso del godimento … ecco, amore, sto avendo un orgasmo, uno di quelli grossi … tappami la bocca … è troppo bello, è troppo tutto … ti amo, ti amo e godo, godo, goooodooooo … non uscire, ti prego, resta ancora dentro di me fammi godere ancora, dammi ancora tanto amore … dio come ti amo!”

Sembrava svenuta, tanto intenso era il languore che la prese; per un attimo mi preoccupai, poi lei mi accarezzò il viso, mi sussurrò un ‘grazie’ e si accoccolò contro di me; presi a carezzarla da capo e non mi stancavo di sentire sotto le dita la morbidezza dei seni e del ventre, la spigolosità del monte di venere e la dolcezza della vulva grondante; mi chinai a succhiarle i capezzoli; mi chiese tregua ancora per un momento; la presi in giro.

“Sei tanto esperta e crolli per così poco!”

“Poco tua zia! Mi hai strappato l’anima dalla vagina, mi hai svuotato; va in bagno e nella cassetta dei farmaci prendi il gel lubrificante; almeno una cosa voglio che tu me la prenda, anche se sono certa che con la tua mazza rischi davvero di farmi male; ma questa forse per noi potrebbe essere l’unica occasione e voglio che un ricordo del tuo amore, del tuo sesso, mi resti.”

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