Farsi una famiglia
Capitolo 2 - Farsi una famiglia 2 Nonna Rina
Farsi una famiglia 2
---
Mia madre non lo sapeva, ma la mia visita stavolta non era né casuale né occasionale; avevo raccolto tutti i dati che mi servivano per fare chiarezza; mentre stavamo parlando amenamente della mia vita, fingendo un raptus di sincerità, le confidai che avevo incontrato un uomo straordinario di cui mi ero pazzamente innamorata; abitava in Italia, ma era una sorta di cittadino del mondo con alloggi in diverse capitali d’Europa ed una casa di riferimento fisso in Costarica.
L’avvertii anche che aspettavo da lui un figlio e che pensavamo di sposarci; se lo avessimo deciso, forse glielo avrei fatto conoscere; ma c‘erano molte difficoltà, innanzitutto la differenza di età che poteva ostacolare la nostra storia.
“Visto il distacco, sarebbe più idoneo come marito tuo che mio!”
Scherzai e ridemmo insieme; precisai che era poco oltre la quarantina, ma che lo spirito e la tenuta fisica gli consentivano di reggere il confronto anche con giovanissimi; grande lettore ed uomo di cultura, giocatore di tennis, praticava anche il golf e si teneva in forma in palestra con tutti gli sport più atletici, dal pugilato alle arti marziali; nuotava come un pesce e viaggiava in barca come un vecchio marinaio; insomma un uomo che qualunque donna desidererebbe avere per compagno di vita.
“Davvero esiste un uomo così prezioso? E dove l’hai pescato?”
“Ho scavato nella tua spazzatura ed ho raccolto quello che sembrava un coccio di vetro, nel quale tu non avevi saputo riconoscere un diamante!”
“Che diamine dici? Di che spazzatura parli e di quale diamante?”
“Mamma, chi è mio padre?”
“Come, chi è? Lo sai benissimo; il mio primo marito, Elio, che ha divorziato ed è sparito … “
“Mamma, questi sono i documenti della banca dove lavorava tuo marito; risulta che quando mi hai concepito, lui era in Sudamerica. Chi ti ha ingravidato?”
“Ma che vai cianciando? Questi vecchi documenti sono imprecisi e inattendibili … “
“Però il test è più che attendibile, è inconfutabile, è di qualche settimana fa e dice che tra me ed Elio non c’è nessun punto di contatto; come mai le spirali del DNA, mia e di quello che hai dichiarato mio padre, non hanno niente in comune?”
“Che ne sai di Elio? Dove hai preso il suo Dna?”
“Me l’ha dato lui, vero amore?”
Uscì fuori all’improvviso come un fantasma; Nilde svenne; la sorressi; di colpo, comparve anche Aldo, suo padre, e quasi aggredì Elio; lo bloccai.
“Senti, maneggiatore di documenti, ladro, imbroglione, profittatore, essere ignobile complice di quella troia di tua figlia, li vedi questi ordini di servizio? Lo sai cosa sono? Dove era tuo genero quando tua figlia si faceva sbattere dai suoi amanti e rimaneva incinta? Li vedi questi esiti del DNA? Uno è mio e l’altro è di quello che tu mi hai attribuito come padre; non abbiamo niente in comune; tra di noi c’è solo il lurido inganno di tua figlia, troia fino alla radice dei capelli, che ha martirizzato un uomo per tutta la vita; sparisci e non farti più vedere.”
Nilde si era ripresa; stava piangendo a singhiozzi strazianti.
“Figlia mia, cosa posso fare adesso?”
“Non ti parlo da figlia, ma da donna innamorata, come tu non hai saputo, non sai e non saprai mai essere; io amo Elio e non come il padre fantoccio inventato da una troia per nascondere le sue colpe; io amo quest’uomo, lo voglio e lo difenderò contro chiunque, specialmente contro di te. Tu adesso porti le carte in tribunale e ti dichiari colpevole delle menzogne e dello sfruttamento continuato, perché per vent’anni ti sei fatta pagare il mantenimento della figlia di uno stallone occasionale.”
“Non riesci ad avere nemmeno un poco di pietà? Ho commesso errori enormi, imperdonabili; ma sono tua madre; che ne sai tu, cosa significhi essere succubi di un padre che impone leggi ferree e inoppugnabili, supportandole con sensi di colpa religiosi e bigotti che ti impediscono di capire cose semplici come un bacio passionale? Sono stata una povera imbecille, strumento docile nelle mani di un autentico tiranno; non ho mai capito niente di quel che mi accadeva; ho cacciato mio marito perché lui non lo accettava; l’ho massacrato perché lui me lo imponeva. Non posso tornare indietro … “
“No, cara la mia imbecille; perché poi l’hai scoperto, il sesso, e l’hai usato a sproposito, per diventare una perfetta troia; adesso hai infinocchiato anche l’altro sciocco che ti ha sposato perché ha paura di una vecchiaia in solitudine. Ma io esigo la mia vita, la mia libertà, il mio amore soprattutto. E il mio amore è Elio; non voglio doverlo perdere perché due ignobili figuri lo hanno fatto passare per mio padre.
Se veramente fossi nata dal suo sperma, affronterei anche l’incesto per averlo tutto per me; ma non è vero e voglio un figlio da lui, senza doverlo condannare prima della nascita per la vostra disumanità; adesso tu e quell’altro verme di tuo padre andate in tribunale e dichiarate che sei sempre stata una troia, che hai avuto una figlia da uno che è morto in carcere perché condannato all’ergastolo, si anche questo ho appurato, che mi hai concepito con un malvivente che ha ammazzato.
Devi cancellare quell’attribuzione; Elio deve essere libero di vivere con me, anche di sposarmi se lo vuole, e di darmi un figlio sano, pulito, bello come suo padre; giuro che, se non lo fai, chiedo al mio amore di dissanguarsi per mandarvi in galera tutti e due, per truffa continuata perché lo avete fatto condannare a pagare gli alimenti per una figlia che non è mai stata sua; ora quella donna lo vuole come amante, come marito, come amore infinito; e voi gli ridarete la sua libertà.”
“Mi dai il tempo di riflettere un poco?”
“Ti do il tempo di lanciarti da quella finestra e di schiantarti sul marciapiede; solo così forse potrai pagare in parte le tue colpe che non sono valutabili con nessun metro; e sono pronta a mandare in galera tuo padre, anche se è ormai vecchio e malandato, quel povero presuntuoso inetto e impotente!”
Elio era spaventato dalla ferocia con cui mi rivolgevo a mia madre; mi si avvicinò e mi abbracciò sulle spalle.
“Amore, ferma l’ira; cerca di ragionare; stai parlando di tua madre e di tuo nonno; ho tutti i motivi per odiarli con tutte le mie forze, perché mi hanno condizionato e distrutto la vita; ma, da quando ti ho incontrato, la mia stessa esistenza ha ben altri motivi per voler essere più serena e pacata; non vale la pena di infierire ancora; basterà una dichiarazione in tribunale, sarai libera dai legacci che ti tengono lontana da me e dal figlio che aspettiamo; accontentiamoci di questo.”
“Perdonami, Elio; ho perso le staffe e forse non mi rendo conto nemmeno di quello che dico. Allora, signora mamma, sei pronta a venire in tribunale a dichiarare che non sono figlia di Elio, come queste carte dimostrano già da sole?”
“Sono pronta a fare tutto quello che devo e che può aiutarti a trovare la felicità che io ho sciupato. Ti chiedo di non odiarmi come fai; se ti riesce, perdona una povera stupida che ha rovinato tante vite solo per incapacità, non per dolo … “
“C’è bisogno di tanta forza, per perdonare; non so se ce la faccio, per ora; ma non dimenticherò mai e non guarirà la ferita che hai inflitto al cuore mio e a quello dell’uomo che amo più di me stessa.”
“Sei così tanto innamorata di un uomo che potrebbe essere tuo padre, del mio ex marito?”
“Sono innamorata fino all’adorazione di un uomo che la perversione di due esseri abietti ha distrutto, che ha avuto la forza di rimettersi in piedi, di crescere e di farsi valere; mi ama anche da padre; niente a che vedere col tuo disamore egocentrista e sterile; sono totalmente sua e spero che sia veramente mio come mi promette; ficcati dove dico io i falsi valori che il tuo ignobile padre ha usato per indurti a fare tanto male; con me non attecchiscono; io so cos’è l’amore e farò tutto quello che è necessario per passare col mio uomo la vita che voglio per me, per lui, per nostro figlio.
E non parlare di età, mentre fai la troia alle spalle di un individuo squallido, vecchio come tuo padre.”
“Vittoria, la smetti di infierire su una poverina che ormai fa solo pena? Lasciala dire; in fondo, è convinta di fare la mammina premurosa e non si accorge di essere fuori luogo e fuori tempo; lasciamola al suo destino.”
“Ti rivedrò ancora?”
“Forse … chissà …. Un giorno … quando avrò smaltito rabbia e dolore … “
---
Incontrò sua madre assai prima di quando avesse preventivato; erano passati solo quattro mesi dalla scenata che cambiava le nostre vite; il pancione di Vittoria era ormai notevole, in relazione alla sostanziale esilità della sua figura elegante e slanciata che il ventre prominente deformava parecchio ma che le conferiva un senso di tenerezza che mi illanguidiva; avevamo dovuto lottare un poco con la burocrazia; ma alla fine era stata riconosciuta la mia estraneità a Vittoria.
Stavamo meditando di sposarci ancora prima della nascita del bimbo, che risultava maschio; avevamo deciso di acquistare un appartamento nella città di origine e di farne la nostra residenza primaria; per espletare pratiche in diversi uffici per sposarci, decidemmo di alloggiare provvisoriamente in albergo, per alcune settimane; quando la figlia la avvertì di questa necessità, Nilde la implorò quasi piangendo di accettare l’ospitalità a casa dei nonni dove anche lei soggiornava di preferenza.
Superato un leggero imbarazzo che la proposta mi creava, riconobbi che sarebbe stato giusto accontentare la mia donna, che sperava di passare qualche ora di serenità non solo e non tanto con la madre, alla quale aveva decisamente perdonato tutto il male commesso, fino a dichiararsi pentita di quello che le aveva detto nell’ira; ma soprattutto con sua nonna Vittoria, detta Rina per distinguerla dalla nipote, della quale io avevo solo vaghe memorie e che Vittoria non vedeva da anni.
L’incontro con la ex suocera mi sorprese; nei pochi mesi che durò il matrimonio, l’avevo incrociata solo poche volte e non mi ero quasi accorto della sua presenza, solitamente defilata e totalmente cancellata dall’invadenza tirannica del marito; ora che potevo guardarla da vicino e con attenzione, mi accorgevo che nel corpo e nel volto ricalcava esattamente la figlia e la nipote; come loro aveva una linea slanciata molto elegante; nonostante avesse più di sessant’anni, risultava tonica e ben carrozzata.
Mi trovai a riflettere che, cromosomicamente, figlia e nipote si avviavano ad avere una maturità assai appetibile, se avevano preso della nonna; l’abbraccio tra lei e Vittoria fu davvero commovente e versarono non poche lacrime di gioia; molto più accorato fu l’incontro tra figlia e madre, fortemente preoccupata della gravidanza e dei pericoli connessi; si rasserenò alquanto, quando seppe che la figlia aveva smesso di fare sesso, perché temeva che potesse danneggiare il nascituro.
La domanda rimase sospesa, ma la mia compagna risolse con pochi gesti la risposta spinosa, indicando mani e bocca; inevitabilmente, la confidenza provocò in Nilde un rigurgito di dolorose memorie; scappò via; Rina, più disinvoltamente, osservò che, se si è bravi in cucina, si trovano molti modi per cuocere la stessa pietanza; il sospiro di rimpianto chiarì che lei non aveva mai potuto variare la dieta; Vittoria l’abbracciò con affetto quasi consolatorio.
La nipote riuscì a scusarsi anche col nonno, che aveva cacciato in malo modo; lui apparve molto invecchiato, più di quanto giustificassero i suoi sessantacinque anni; ma gli era piombata addosso una tegola terribile; non provai compassione e mi limitai a sfiorargli la mano per cortesia; invece Rina volle abbracciarmi con più affetto di quanto mi aspettavo; si strinse a me e qualcosa di erotico passò nei suoi gesti.
Su richiesta di sua madre, Vittoria spiegò che aveva preso un anno sabbatico dal lavoro, perché voleva partorire, sposarsi e venire a vivere, in Italia, nella nostra città; alla fine avrebbe deciso se riprendere il lavoro o, diventata mia moglie, ritirarsi in casa e vivere del mio, da perfetta parassita; uscendo dalla celia, le spiegò che stavo cercando di avviarla ad un lavoro di imprenditoria che le concedesse più autonomia, che la proposta la allettava e che stava pensandoci.
Io invece non dovevo rendere conto a nessuno, lavoravo solo telematicamente e mi bastava il mio computer per fare tutte le scelte e prendere le decisioni; subito dopo l’arrivo, infatti, mi appartai e mi misi a smanettare sul mio portatile; Vittoria passò un certo tempo con la nonna, confabulando di non so che; d’un tratto, mi si sedette vicino e fece sedere anche la nonna.
“Senti, Elio; Rina mi ha chiesto di guardare queste carte; qualcosa ci ho capito; ma vorrei la tua opinione e anche nonna ha dei dubbi da sottoporti; possiamo disturbarti?”
“Amore, non mi disturbi né tu né quella femmina affascinantissima che é tua nonna; peccato che vesta così trasandata; dovresti educarla un poco!”
“Hai deciso di fare il lumacone anche con lei? Sei in crisi di astinenza?”
“No; diciamo che come sostituta temporanea della nipote non la vedrei male! … “
Rina si schernì ed arrossì; la nipote le fece segno che dopo ci avrebbe pensato lei; mi dedicai alle carte e scoprii che c’era qualcosa di marcio, sotto; spiegai alle due che la nonna risultava proprietaria di tutti i beni di famiglia ma che, con un’abile manovra, suo marito si era fatto nominare amministratore ed esecutore unico di tutto; la nonna, che questo sospetto lo aveva, mi chiese se poteva fare la stessa manovra nominando sua nipote proprietaria e scegliendo lei l’esecutore.
“Posso chiamarti Rina? Mi sembra più comodo e affettuoso.”
“E non sai come mi fai felice; mi chiamava così solo il mio grande amore, l’unico ragazzo che conobbi prima di mio marito.”
“Allora, aggiudicato; per me sei Rina e sei il mio amore, dopo Vittoria; allora, basta andare da un notaio, fare un atto di donazione di tutto a tua nipote con la riserva dell’usufrutto vitalizio; poi lei sceglierà l’amministratore; solo, devo avvertirti che tuo marito non la prenderà bene; in pratica, lo metti sul lastrico e lo fai dipendere da te e da tua nipote … “
“… e da te, perché l’esecutore unico non potresti essere che tu; dopo il matrimonio, passo al ruolo di imprenditrice, lavoro fianco a fianco con te e ti consumo come una candela sull’altare … “
“Ma fate davvero tanto sesso?”
“Rina, noi facciamo l’amore e ne facciamo fino a consumarci e senza i limiti assurdi di Nilde … “
“No; in questo sbagli e attribuisci colpe che non ci sono; è mio marito che ha imposto le leggi, anche quelle del sesso, a me prima che a sua figlia. In tanti anni di matrimonio ho fatto l’amore in un solo modo e certe volte vorrei tanto poter recuperare. “
“Rina, che dici, anche tu non hai mai usato un sesso per godere? Ed avresti ancora voglia di farlo?”
Lo sguardo che mi rivolse Vittoria era di quelli che mi preoccupavano, in genere; ma sapevo anche che le sue ipotesi, le sue idee, le sue proposte non erano mai da respingere, anzi quasi sempre da abbracciare; quasi preso da curiosità, aprii il camicione che copriva gli abiti di Rina e ammirai il seno prosperoso; Vittoria con un gesto brusco le scoprì le gambe e le rivelò eleganti come le sue.
“Nonna, se hai deciso, domani andiamo dal notaio e facciamo quello che va fatto; però adesso vieni con me nella nostra stanza e cerchiamo di aggiornare questo corpo da Milf per adattarlo alla realtà del mondo, non a quella del nonno.”
Sparirono in camera ed io mi dedicai alla verifica ed all’archiviazione dei documenti che mi erano stati forniti; si avvicinò Nilde e diede uno sguardo.
“Sono i documenti di mamma, questi?”
“Si, me li ha fatti guardare perché vorrebbe fare delle scelte e pare che tuo padre si imponga anche in questo col terrore e forse con l’inganno.”
“Scusa, Elio; so che non ti fa piacere parlarmi; ma puoi spiegarmi meglio questi concetti?”
“Nilde, non è vero che non voglio parlarti; mi pare strano dover decidere se sei la mia ex moglie, la madre della mia futura sposa o l’amica con cui da sempre avrei voluto parlare. La proprietaria di tutto è tua madre; ma tuo padre è riuscito a farsi nominare esecutore escludendola da ogni decisione; ora tua madre vorrebbe fare una donazione di tutti i suoi beni a tua figlia. Se ho capito chi è tuo padre, si prepara una guerra all’ultimo sangue, peggiore di quella che hai combattuto contro di me.”
“Si può fare questa donazione? Se Vittoria diventa proprietaria tu accetti di essere esecutore?”
“Nilde, è folle quello che dici; ti rendi conto che vorresti fare affidare a me, al suo peggiore nemico, il patrimonio che ha fatto sentire tuo padre onnipotente?”
“Elio, ti ricordi una sera di vent’anni fa sulla spiaggia? L’amore che provavi per me quella sera è maggiore, minore o uguale a quello che provi per mia figlia adesso? Non per la tua compagna, per la figlia di chi ti ha massacrato?”
“Nilde, ti ho amato quella sera e per due anni come nessuna donna è stata amata; ma amo Vittoria assai più di quanto amavo te quella sera; e considera che tu eri pura come un giglio, eri tutta e solo mia, eri l’ideale per un maschio prepotente come sono io; bene, Vittoria per me rappresenta anche quella vergine che non ho potuto tenermi accanto; è la madre di mio figlio; la amo come non puoi immaginare; me la sono trovata accanto mentre dovevo solo scegliere con chi andare a letto.
Da allora, non voglio nel letto altro che la mia donna, la madre di mio figlio. Suocera, ti basta come dichiarazione d’amore?”
“Elio, fai per Vittoria tutto quello che senti di dover fare; non badare a mio padre, dimentica anche me, se vuoi; stai a sentire lei e sua nonna; sono le uniche persone che abbiano un’anima; ti sono molte affezionate; Vittoria ti ama alla follia e sono felice per lei; se ti riesce, perdona a una stupida che ha sbagliato tutto; ma fai felice mia figlia e, se è possibile, dai una mano a mia madre; tu lo puoi; adesso ti porto delle carte riservate che mio padre nasconde in un posto che conosco solo io.
In fondo, l’unico che si avvantaggerà di tutto questo è il nascituro, guarda caso il mio nipotino che però è figlio del mio ex marito; se non avessi avuto la mente ottenebrata, quel bambino avrebbe ora venti anni e si chiamerebbe Vittoria, ma sarebbe un’altra persona; anche questo ti ho rubato; ma forse è stato un bene, almeno per mia figlia.”
Mi consegnò delle cartelle, me le studiai e mi resi conto che c’erano molti affari pendenti dai quali il padre di Nilde avrebbe potuto ricavare immensi patrimoni che un furbo come me potrebbe imboscare in banche off shore e donarli ad altri parenti, diversi da quelli di sua moglie; non mi decidevo ad agire di testa mia; chiamai Vittoria; la vidi uscire dalla camera insieme ad una signora di straordinaria bellezza ed eleganza nella quale stentai a riconoscere la nonna con cui si era appartata.
“Elio, che ti sembra della nuova Rina?”
“Se decido di tradirti, stai attenta a Rina; è il primo dei miei obiettivi.”
“Tu, intanto, tocchi un’altra donna solo se te lo dico io; bada non devo solo autorizzare, devo decidere io; e stai pur sicuro che sono nepotistica ad oltranza; prima che tu tocchi chiunque altra, ami le persone che amo io. Che volevi, amore mio?”
“Tua madre si è informata e mi ha fornito carte che scottano; tuo nonno ha pendenti delle operazioni che arricchirebbero solo lui a danno di tua nonna e, quindi, tuo; Rina, che pensi di fare?”
“Tu sei il riferimento della mia nipotina alla quale voglio consegnare tutto; cosa suggeriresti alla tua donna?”
“Per ora la titolare sei ancora tu e mi rivolgo a te; non credere che tu mi sia indifferente; io amo tutto di Vittoria, anche sua mamma e sua nonna; se consideri chi è sua madre, fai facilmente il conto di quanto amo te; per ora mi indichi tu la strada; poi chiederò a Vittoria.”
“Stupido amore mio, va dove ti porta il cuore; se c’è da picchiare, picchieremo; se c’è da incassare, incasseremo … “
“Nilde ha fatto una bella osservazione; stiamo lavorando per tuo figlio; lo so che è nostro; ma al momento conta che sia tuo; ti immagini che tu avresti potuto essere la destinataria, come mia figlia, se le cose fossero andate diversamente?”
“Per caso, rimpiangi di non avermi avuta come figlia anziché come moglie?”
“No; se fossi stata mia figlia, avrei fatto sicuramente lo stesso; visto che sarai mia moglie, lo facciamo per nostro figlio.”
“Allora che fai?”
“Vedi questo schema? Sostituiamo il nome di tuo nonno col tuo; adesso hai un conto off shore alle Isole Cayman; c’è un bel po’ di soldi; se tua nonna sa qualcosa di queste transazioni, le concludiamo a nome tuo.”
Rina conosceva i protagonisti della vicenda, dei vicini nelle tenute agricole, coi quali da decenni si parlava di vendere i campi, perché una tenuta più grande avrebbe dato acceso a contributi particolari.
“Va bene, Rina; domani, dopo il notaio, visitiamo anche i vicini e concludiamo; mi sa che le cose sono già a buon punto.”
Quella seguente fu una giornata campale; andammo di corsa in città e sbrigammo in comune le pratiche per il matrimonio e dal notaio quelle relative alla proprietà; come avevamo avvertito, non tornammo per pranzo e ci dirigemmo in aperta campagna, in un casale che Rina possedeva al centro di una tenuta; pranzammo in una trattoria di campagna; fissammo coi vicini un incontro per il tardo pomeriggio; Vittoria chiese se c’erano letti per riposare e andò in una camera; prima di varcare la soglia, mi fece.
“Riposo da sola per evitarti tentazioni; se sei ancora valido come conquistatore, portati a letto Rina; dopo quarant’anni di sesso talebano, ha bisogno di un maschio delicato e forte, come il mio prossimo marito. Cerca di evitarle un infarto; hai visto che bella Milf? Buon divertimento … Ah, ricordati che è me che stai possedendo, anche quando lo fai con lei. Pensami intensamente.”
Non avevo scampo; la mia compagna era fatta così e l’amavo per questo; speravo che almeno avesse accennato qualcosa a Rina; la trovai davanti alla grande cucina in muratura che dominava la sala; la abbracciai da dietro, con forza; non si ritrasse; sentivo le natiche morbidamente premere sul ventre; il sesso si gonfiava in mezzo; spostai le mani e afferrai i seni; trovai subito capezzoli grossi come fragoloni e li strinsi fra le dita; gemette ed agitò il sedere sul fallo; feci scendere una mano fin oltre il limite della minigonna.
Quando incontrai lo slip all’incrocio delle cosce, non sapevo se rimanere sorpreso dalla dimensione ridotta dell’indumento, del tutto inattesa per la monacale Rina; o dall’umore che mi inondava la mano, segno che la stoffa era ormai zuppa.
“Rina, sei già così bagnata?”
“Di che ti meravigli? Ci sono anni di attesa lì; da quando siete arrivati ed avete cominciato a parlare di amore e di sesso con tanta libertà, ogni giorno non faccio che colare; adesso la tua amatissima compagna mi ha anche insegnato come darmi piacere da sola; ti ha chiesto di darmi amore? Lo fai per lei?”
“Sei dura di comprendonio, Rina mia; amo tutto di Vittoria, persino sua madre e sai meglio di tutti quanti motivi avrei per non farlo; amo anche e soprattutto te; me lo ha suggerito Vittoria, ma sa che voglio fare felici entrambe; voglio portarti su un letto e fare tanto amore; non te le prendere se lo farò pensando alla mia donna; anche attraverso di te è lei che amo.”
“Sopra c’è il lettone grande; portami su e fa conto che stai per sposarmi; per te, con te, voglio essere nuova come se tu fossi il primo uomo della mia vita. Anche se non è giusto per nessuno, in questo momento ti amo.”
Andammo sopra abbracciati e baciandoci con dolce passione; entrati nella camera grande, la strinsi totalmente a me e le spinsi contro il ventre il sesso duro da dolermi; sembrava sciogliersi di piacere e illanguidirsi tra le braccia; mi divorava la bocca e mi baciava come forse non le era mai capitato, si lasciava perlustrare la cavità orale dalla mia lingua esperta e, imparando rapidamente, si scatenava nella mia provocandomi un piacere da sbavare; le passai le mani sulle natiche e strinsi il corpo a me.
Presi una mano con cui mi stringeva per le spalle e la abbassai fino alla patta; cominciò a palpare la mazza da sopra i vestiti e dalla salivazione avvertivo che provava un grande piacere; mi fermò per un attimo, si sfilò lo slip e lo depositò su una sedia; ‘non ho niente per sostituirlo’ si giustificò; riprese ad abbracciarmi con tutto il corpo; sentivo i seni schiacciati, quasi oppressi contro il torace; le sfilai il vestito dalle spalle e lo lasciai scivolare a terra; da brava massaia, lo raccolse e lo poggiò sulla sedia.
Le sganciai il reggiseno e i seni mi esplosero in faccia in tutta la loro opima bellezza; mi abbassai a succhiare i capezzoli e la sentii gemere dolcemente; infilai le mani fra le cosce e artigliai la vulva; un dito scavava tra il pelo folto, le grandi e le piccole labbra; l’urlo che lasciò andare venne forse sentito anche dai contadini che lavoravano nei campi; Vittoria chiese se tutto andasse bene.
“Si, amore di nonna; non preoccuparti; ho solo scoperto qualche cosa nuova.”
“Ne sentirai spesso il bisogno; se posso darti un consiglio, quando ti succede, bacialo e affonda l’urlo in bocca a lui; ti aiuterà a godere!”
Rina aveva colto bene l’indicazione; nella successiva mezz’ora, non fece che soffocarmi di baci, perché le avevo succhiato il clitoride o le avevo leccato a lungo l’ano, perché avevo strizzato i capezzoli o le avevo accarezzato appassionatamente con la lingua il ventre soffermandomi sull’ombelico delicato e ricettivo; quando le allargai le cosce per penetrarla alla missionaria, mi guardò un po’ delusa; ma quando le spinsi i piedi indietro, fino a farle piegare le ginocchia sul ventre, si fermò in attesa.
Allargai verso l’esterno le ginocchia e le aprii a compasso per mettere in luce la vulva grondante; colse che c’era qualcosa di diverso e sembrava attendermi a braccia aperte; mi inginocchiai tra le cosce e accostai l’asta alla vulva; capì che la stavo per sfondare e colò come una fontana; seguì ogni millimetro dell’asta che penetrava; gemette come una sirena a mezzogiorno; mi tirò su si sé e urlò nella mia bocca; le presi i piedi, li spostai sulla schiena e affondai; fece forza con i piedi e si penetrò dolorosamente.
L’ultimo urlo avrebbe svegliato i morti del cimitero; ma lo aveva spinto tutto nella mia gola e sembrò che urlassimo insieme, perché anch’io stavo eiaculando e stavo urlando il mio piacere; sopraffatti dalla libidine, restammo avvinghiati per qualche minuto; la staccai delicatamente e le appoggiai i piedi sul lenzuolo, mi tenne stretto e mi impedì di uscire finché il mio sesso diventò barzotto, dentro la vagina che aveva attivato i muscoli per catturarlo.
Generi
Argomenti