Chi ha le corna?
Capitolo 1 - Chi ha le corna? 1 Doppa coppia con corna multiple senza chiarezza
Chi ha le corna? 1
Per anni, Giorgio e Claudio avevano lavorato nella stessa banca ed avevano stabilito un’amicizia da colleghi senza entusiasmi; una battuta ogni tanto, da una scrivania all’altra, il caffè nelle soste e le solite cose che ci si scambia in ufficio; solo da poco tempo avevano scoperto che Anna e Nicoletta, le rispettive compagne, insegnavano nello stesso istituto ed avevano un rapporto abbastanza più intimo.
Trovarsi quindi, il sabato pomeriggio, per un aperitivo, era diventato quasi un appuntamento imprescindibile; poi ogni coppia andava per le sue abitudini, Anna e Giorgio a casa, per la cena e la serata alla TV; Claudio e Nicoletta a cena fuori, e spesso anche, preferibilmente, in discoteca, almeno fino ad un’ora compatibile con la loro attività professionale e il conseguente rispetto di un decoro che è legge non scritta.
A letto, Anna e Giorgio avevano assai pochi entusiasmi, che non erano mai stati eccelsi; decisamente egocentrica e maniacalmente preoccupata della sua forma fisica, Anna rifiutava l’idea stessa di avere un figlio, nel timore che una maternità deformasse la sua linea perfetta, che poi non sarebbe rientrata negli argini; d’altra parte, non accettava di scopare con il preservativo perché amava sentire il calore della pelle nella scopata.
Oltre alla masturbazione, che praticava poco e di malavoglia, non sarebbe rimasto che il pompino; ci aveva provato, una volta; ma il gusto acido dello sperma in bocca l’aveva decisa a respingere aprioristicamente ogni tentativo di lui di accostarle il cazzo alle labbra; in maniera lenta ed inevitabile, erano arrivati al punto che, da quasi un anno, non avevano nessun contatto.
Esasperato, lui si era confidato con sua suocera, una gran bella donna di cinquantacinque anni, ancora ben solida nel corpo statuario che aveva sempre avuto, come sua figlia, d’altronde; lei era in grado di capire il suo tormento, visto che suo marito, ad appena sessant’anni, aveva avuto un cancro alla prostata ed era ormai impotente; al genero che le chiedeva come facesse, la donna spiegò che la buona volontà, la chiarezza e il buonsenso aiutano, molto spesso.
Uscendo dalle ambiguità, gli confidò che col marito avevano deciso che avrebbero usato tutti i mezzi possibili per sopperire; suo marito era un ottimo linguista ed un abile manipolatore; con bocca e mani, era in grado di soddisfarla anche ogni giorno; non bastava, naturalmente, mancava la scopata; negli ultimi mesi avevano acquistato dei vibratori, che suo marito aveva ben presto imparato ad usare con molta sapienza; era in grado di scatenarle bellissimi orgasmi.
Quello che però non poteva sopperire era il desiderio di sentire una mazza di carne viva forzare i muscoli della figa e riempirla fino all’utero; ne avevano parlato di recente e lui aveva convenuto che un amante vero poteva anche accettare che lo trovasse, ma desiderava che la cosa non lo mettesse in difficoltà, facendolo considerare spregiativamente cornuto; la donna propose alla fine.
“Se a te non dispiacesse, potrei essere io a sostituire mia figlia; sono ancora una bella gnocca molto appetibile e appetita; se ti andasse, io avrei il mio maschio per scopare e tu avresti una donna con cui sollazzarti come e quanto ti piace; inoltre, resterebbe in famiglia, con soddisfazione di tutti.”
Giorgio non la fece quasi finire; si limitò a chiedere quando poteva realizzarsi questo rapporto; Agnese aveva bisogno di parlarne prima con suo marito, e con molto garbo, dal momento che doveva anche fargli sapere che sua figlia era una vera stronza narcisista e imbecille; una volta chiarito con Nicola, avrebbero deciso in quale occasione lui la veniva a trovare da genero e la portava a letto da amante.
Non passò molto tempo; dopo una settimana, Agnese lo avvertì che un dato giorno suo marito aveva deciso di andare in visita a persone che abitavano in un’altra cittadina della provincia e che lei aveva tutto il pomeriggio da dedicargli; la raggiunse subito dopo pranzo; non ebbe bisogno di accampare scuse con sua moglie, che non si curava quasi del suo privato; quando entrò, trovò una femmina bellissima, in vestaglia trasparente che lo accolse a braccia aperte e lo assorbì in un bacio da idrovora.
Non riconosceva in quella donna la madre di sua moglie che aveva guardato sempre con deferenza; sentiva il calore della passione promanare da ogni centimetro della pelle; la palpava voglioso dappertutto, sui seni ricchi ma ancora ben saldi, meno compatti e duri di quelli di sua figlia, ma più matronali, lussuriosi, desiderosi di carezze; i capezzoli erano quelli da cui Anna aveva succhiato la vita; per lui, due fragoloni invitanti e saporosi su cui si tuffò libidinosamente.
Lo spogliò mentre erano ancora nel salone e gli lasciò addosso solo il boxer; intuiva dalla sagoma il cazzo duro e notevole; lo prese in mano e lo percorse tutto con passione.
“Quell’imbecille rinuncia a questo ben di dio? E’ pazza, solo pazza!”
Lo portò verso la camera tenendolo per il cazzo come se lo accompagnasse per mano; si sedette sul bordo del letto, abbassò il boxer fino ai piedi e lui lo lanciò via; accarezzava con le mani e con gli occhi la mazza che si ergeva superba, poi accostò il viso e la punta della lingua; lui fremeva di piacere, quando lei raccolse la goccia di precum dal forellino; gli scoppiò la testa, quando la lingua passò su tutta l’asta fino alla cappella; scese di nuovo e succhiò le palle, una per una.
Sembrò che gli scoppiasse un lampo nella testa, quando la bocca si aprì e lasciò entrare la cappella; la guidò con la lingua lungo il palato fino all’ugola; poi affondò e lui trattenne appena l’urlo di piacere; non poteva fare a meno di pensare ad Anna, in quel momento; e un senso di compassione lo prendeva, leggendo la libidine che si disegnava sul viso di Agnese mentre cominciava a succhiare e a spingere il cazzo avanti e indietro nella gola.
Non aveva nessuna intenzione di sborrare così presto; le prese la testa tra le mani e la frenò; lo guardò incuriosita; sfilò il cazzo e la spinse con le spalle sul letto, s’inginocchiò davanti a lei e aprì definitivamente la vestaglia sotto la quale sapeva già che era nuda; gli apparve la figa matura, carnosa, rorida, ricoperta da una peluria fitta, bionda, che arrivava a sfiorare l’ombelico; pensò con tristezza alla figa totalmente depilata di sua figlia che non gli aveva mai provocato tanto desiderio.
“Ti dà fastidio la mia figa così pelosa?”
“Sei matta? Adoro il boschetto pubico; odio le fighe pelate, come quelle delle bambine; amo grufolare tra i peli!”
Gli prese la testa e la spinse tra le cosce; lui affondò le labbra nei peli e con la lingua cercò le piccole labbra e il clitoride; non ci volle molto a trovarlo, a stringerlo tra le labbra e succhiare; lei gemeva come se soffrisse ma la cascata di umori diceva che stava godendo molto più di quanto si aspettasse; mandò la lingua su e giù fino all’ano, lei gli appoggiò le gambe sulle spalle e si spalancò totalmente per farlo entrare fin dove fosse possibile; quando venne, urlò come un animale; la baciò per frenarla.
Recuperò un respiro più regolare; si spostò al centro del letto e lo incitò a scoparla; lui le salì addosso e la avvolse, lei si rannicchiò sotto di lui, gli girò le gambe intorno alla vita; prese delicatamente con la mano la mazza e la puntò alla figa; spinse con le reni e si impalò; gemette, quando la punta del cazzo si scontrò con la cervice dell’utero; Giorgio la montò a lungo, fermandosi spesso per rinnovare la scopata e farla sborrare; dopo, si sciolse dall’abbraccio e la invitò a mettersi carponi.
“Pensi di farmi il culo?”
“No; per ora ti scopo a pecora; se vuoi che ti inculi, bisogna che prepariamo bene la cosa.”
“Infatti, non ho lubrificante e quasi non ricordo quand’è stata l’ultima volta che l’ho preso in culo!”
“Avremo tempo; ho scoperto che amante appassionata sai essere e non farò a meno facilmente della tua figa!”
“Io ho trovato il cazzo che mi ridà ragione di vita; ogni volta che potremo, faremo l’amore; voglio darti tutto quello che so e che posso darti e non negherò niente di quello che mi chiederai. Oltretutto, spero anche che questa nostra scelta possa servire ad evitare lo strazio di un divorzio.”
“Con una donna come te, che mi ha dato e mi da tanto amore, fisico e mentale, può fare quel che le pare, non chiederò il divorzio; se lo farà lei, affari suoi.”
Intanto, le aveva appoggiato il cazzo alla figa, da dietro, e lo spingeva fino in fondo; Agnese avvertì quasi una fitta di dolore, più per la sorpresa che per l’effettivo impatto; sentì che la afferrava per i fianchi e la sbatteva con forza contro il ventre; un piacere quasi dimenticato le inondò il corpo, il cuore e il cervello; si godette la scopata oltre ogni limite; lui assorbiva il piacere della natiche larghe e morbide sul ventre; la lussuria lo sconvolgeva; sborrò senza fermarsi e lei con lui.
Il tempo era passato, senza che se ne rendessero conto; si sdraiarono a scambiarsi dolcezze e fu un momento molto languido, quello in cui la violenza della scopata lasciava posto alla tenerezza; si conoscevano da più di dieci anni, erano stati sempre affettuosi; la scopata li aveva fatti sentire profondamente uniti; l’amore che lui aveva per sua figlia si trasferì facilmente alla madre e lui sapeva che adesso veramente poteva considerarsene innamorato.
I loro incontri assunsero una scadenza settimanale; non era facile recitare quando erano tutti a tavola, in genere la domenica; il suocero sapeva ma era perfetto nel recitare la parte dell’ignaro; la suocera aveva dei momenti di vampa quando guardava suo genero e le riaffioravano i momenti più belli dell’ultima scopata; Anna non aveva nessun patema; il suo narcisismo egocentrico le impediva di pensare alcunché; sua sorella Emilia, in crisi matrimoniale, era la più difficile da controllare.
Infatti, una domenica che Anna si era inventata un impegno per andare in giro con le amiche, o almeno così speravano tutti, fu lei a ‘sparare’ la domanda.
“Giorgio, Anna mi ha confessato che da un anno non fa sesso con te; come fai?”
“Vuoi per caso proporti per sostituirla?”
“Non lo dire sul serio, perché rischi di sentirmi dire di sì!”
“Può darsi che un giorno te lo proponga davvero; mi sei sempre piaciuta quanto e forse più di tua sorella.”
Inatteso, intervenne il suocero, normalmente taciturno.
“Un male minore deve sempre essere accettato con gioia se evita un male maggiore potenziale o se ne ripara uno già in atto. Se diventare l’amante di tuo cognato ti evita di rompere il matrimonio, dovresti pensarci sul serio.”
“Papà, ma davvero lo hai detto? Scusa, ma allora tu e mamma come fate, visto che tu non puoi più?”
Agnese interloquì.
“Appunto, cara Emilia; io e tuo padre abbiamo deciso che, non potendo lui soddisfare certe mie pulsioni, piuttosto che ricorrere a sconosciuti o a mercenari, Giorgio va benissimo per me; ti comunico che io do a tuo cognato quello che tua sorella stupidamente gli nega; siamo tutti perfettamente coscienti di quel che facciamo e di quel che significa; ti assicuro che siamo tutti felici, compresa l’imbecille.”
“Eh, no; io non sono affatto felice, cara mamma; vuol dire che seguo il saggio consiglio di mio padre e facciamo una bella spartizione, se Giorgio è d’accordo.”
“Carissime, vi rendete conto che state tirando all’estremo una corda che rischia di spezzarsi? Scoparsi una suocera calda ed eccezionale, sapendo che il marito non può del tutto ed è contento, mi sta bene; aggiungere una cognatina che mi fa impazzire, che mi sembra anche molto calda, ma che comunque è sposata ad un individuo che non mi sta molto simpatico ma che non mi ha fatto niente, posso anche starci, ma voglio la certezza che ci hai pensato.”
“Amore mio, perché lo sei da sempre; tu lasci le ubbie dove stanno; adesso mi porti in camera dei ‘vecchi’ perché le nostre, da ragazze, hanno letti piccoli, e non esci da quella camera finché io non mi sentirò ripagata delle stupidaggini che devo sopportare da mio marito e tu da quelle di tua moglie. Marsh!”
Guardò con aria interrogativa padre e madre; non fecero una piega; si lasciò prendere la mano dalla cognata e la seguì docilmente nella camera da letto dove scopava normalmente con Agnese; Emilia era diversa da madre e sorella; pienotta, con un seno abbondante, fianchi larghi e viso paffuto, aveva una bocca che sembrava fatta per fare pompini; lo aveva sempre attirato ed eccitato l’idea di quel che avrebbe potuto fare con lei; si spogliarono in fretta.
“Senti, Giorgio, oggi non abbiamo gran che tempo, perché mio marito mi aspetta dopo pranzo; ora tu mi fai godere al massimo; ma, da oggi, la domenica pomeriggio è mia e convincerò mio marito che tornerò solo a cena, così avremo il tempo per scopare come ho da sempre in mente di fare con te. Ora dammi tutto quello che sai, in fretta.”
“Emilia, terrò conto della particolare contingenza; ma ti prego di ricordare che fare l’amore è un rito sacro e, quando ti accingi a farlo, devi essere tutta per lui; ti piace succhiare?”
“Lo adoro!”
“Allora, fammi un bel pompino; quando mi avverti, ti leccherò tutta contemporaneamente, poi ti farò godere in figa; ti va?”
Non parlarono più; lo sbatté letteralmente sul letto, si stese perpendicolare al ventre e si lanciò in un pompino astrale; leccava e succhiava con devozione, dalle palle alla cappella; spingeva la mazza fino in gola accompagnandola fino all’ultimo momento con una masturbazione sapiente; se la spingeva in fondo strappandogli brividi di piacere; si spostò col corpo e adagiò il pube sul viso di lui, che prese a leccare con passione le grandi e le piccole labbra; catturò e martirizzò il clitoride.
A turno, interrompevano l’attività e si godevano quella dell’altro, poi lo fermavano e riprendevano a scoparsi in bocca con tutti i mezzi; Giorgio lavorava abilmente anche di dita e la penetrava nel culo e nella figa; Emilia si fermava spesso a farsi succhiare godendo come una scimmia; quando si rese conto che il tempo volava nella lussuria del momento, si stese supina, se lo portò addosso e gli chiese di scoparla; lui si inginocchiò fra le cosce, accostò la punta ed entrò delicatamente.
Emilia si godeva ogni piccolo movimento del cazzo in vagina; quando la cappella toccò l’utero, fu lei a spingere per sentirlo; gli impose di scoparla con forza e sentì gli ossi pubici picchiarsi fino a dolere; avvertì nettamente lo spruzzo della sborra in figa e lanciò un potente urlo quando ebbe il suo orgasmo; usarono il piccolo bagno della camera per lavarsi alla meglio e si rivestirono, baciandosi continuamente e carezzandosi dappertutto.
“E’ stata la più bella e più intensa scopata della mia vita; avevo proprio bisogno di farla! Qualunque sia la sorte del tuo matrimonio, ti voglio e continuerò a cercarti anche se e quando divorzierai da mia sorella. Me lo prometti?”
“Farò l’amore con te in ogni momento; basterà solo che non diamo adito a scandali e stupidità.”
“Ho notato che dici ‘fare l’amore’ e non ‘scopare’; davvero mi ami almeno quanto basta?”
“Ti voglio bene, Emilia; e, quando ti offro il corpo e mi prendo il tuo, ti amo a prescindere da tutto.”
Uscirono un poco scarmigliati, rilassati e sorridenti in tutte le fibre del corpo, non solo nel viso; Agnese era un po’ invidiosa, ma felice per sua figlia; il suocero li guardò con tenerezza ed esclamò.
“Caro Giorgio, se non fossi stato frenato dal senso del peccato, Emilia sarebbe stata la donna che avrei amato con tutto me stesso; mi è sempre piaciuta come donna, anche più di Agnese che ho adorato per una vita.”
“Credo che sia stato un sentimento reciproco, perché lei, quando era all’apice del piacere, invocava il tuo nome … “
“E allora? Non posso essere stata ed essere innamorata di mio padre? Se avessi avuto il coraggio, in passato avrei scelto l’incesto; se lui potesse ora, credo che lo eleggerei a mio primo amante.”
Il rapporto trino andò avanti per circa un anno; una domenica che anche Anna era presente, miracolosamente quasi, al pranzo collettivo, Emilia la fece grossa; senza curarsi affatto della sorella, appena finito di pranzare, prese per la mano il cognato e lo portò in camera; forse per farsi sentire, quella volta le urla furono più numerose ed alte del solito; restarono chiusi in camera fin oltre il tramonto.
La moglie inizialmente non si era quasi resa conto di quel che avveniva davanti ai suoi occhi; quando cominciò ad accertarsi che l’assenza dei due si prolungava oltre il lecito, ne chiese conto a sua madre, che fece il pesce in barile e le obiettò che neanche dei problemi suoi si era mai occupata, lasciandola libera di gestirsi la vita; se sua sorella tradiva il marito con suo cognato, era nell’umano ordine delle cose e forse era anche un sano risarcimento, visto che lei non gli concedeva sesso.
Anna si rivoltò contro Emilia con una ferocia che non aveva mai dimostrato; l’altra, molto candidamente, le chiese perché si preoccupasse dei rifiuti che lasciava in pattumiera e che agli altri risultavano ristoratori e salvifici; non amava più suo marito, aveva deciso di tradirlo e l’aveva fatto con suo cognato, giudiziosamente, così tutto restava in famiglia.
Naturalmente, se la prese anche con Giorgio che le chiese se per caso avesse deciso di fare sesso matrimoniale; gli rispose di no; allora doveva accettare che lui avesse un’amante; perché non divorziava se si sentiva offesa? Forse perché sapeva bene che, in regime di divisione dei beni, lei doveva lasciare la casa di proprietà del marito e trovarsi un altro uomo abbastanza paziente da consentirle di imporre i suoi modi arroganti?
“Ho bisogno di certezza; un’ameba come te mi sta bene, finché non trovo l’alternativa.”
“Quindi, hai già un amante?”
“No, non ce l’ho; ma aspettati una sorpresa!”
“Sorpresa per sorpresa, attenta a te; ne vedremo delle belle!!!!”
L’incidente della domenica fu presto dimenticato; Anna naturalmente non partecipò più ai pranzi rituali, anche perché era chiaro che il dopopranzo era il momento in cui suo marito e sua sorella si scatenavano in un sabba di sesso le cui urla si sentivano per tutto il palazzo, in certi momenti; l’unica occasione conviviale era ancora rappresentata dall’aperitivo del sabato sera con Nicoletta e Claudio coi quali l’amicizia rimaneva intatta.
Tra i tanti discorsi spesso vacui, saltò fuori l’idea di avere un figlio, per ambedue le coppie; Giorgio affermò categoricamente che per Anna quel discorso era tabù; il suo prezioso corpo non sarebbe mai stato sformato da una banale maternità; i figli li facessero gli altri, lei rinunciava anche a scopare per non rischiare e, poiché non sopportava il preservativo, a suo marito era proibito scopare; il culo non l’aveva dato e non l’avrebbe dato, in bocca non se ne parlava; qualche masturbazione … forse …
I due trasalirono perché Claudio amava moltissimo scopare e lo faceva spesso e volentieri; Nicoletta era abbastanza disinvolta nel sesso e ne aveva fatte di tutti i colori; loro però non rischiavano la maternità indesiderata, perché lui sin da piccolo era risultato sterile per una malformazione non curata; Giorgio vide a quel punto brillare negli occhi di sua moglie un certo interesse, ma non vi volle dare peso; se ne accorse anche Nicoletta che glissò allo stesso modo.
La ‘bomba’ esplose una mattina che Giorgio cercò di comunicare con Anna per un piccolo problema familiare; sapeva che in quell’ora era libera dalle lezioni e provò a telefonare; quando si stabilì il contatto, prima che parlasse, udì nettamente la voce di lei; per qualche strano inghippo, si erano intrecciate due chiamate e lui sentì tutta la chiacchierata degli altri due.
“Dai, non preoccuparti; il cornuto non arriverà mai a pensare che noi due scopiamo. Non lo vedi come è pacifico e serafico quando ci vediamo?”
La voce dall’altra parte era quella di Claudio, che vedeva alla sua scrivania parlare al telefonino personale.
“Sì, è cornuto e stupido; ma mi fai tremare ogni volta, quando gli telefoni mentre mi stai facendo un ricchissimo pompino o quando ti sto scopando a pecorina; temo sempre che possa scoprire che stai facendogli le corna anche mentre lui ti proclama amore e tu lo tratti da straccetto … “
Si dilungarono molto sulle loro abitudini adulterine e quasi descrissero le loro scopate nelle quali Anna esprimeva il massimo dell’abilità, della goduria e del piacere nel pompino che per suo marito era diventato un tabù assolutamente intoccabile; gli aveva però negato il culo senza possibilità di equivoco perché qualche piccola prova che avevano fatto agli inizi del matrimonio le aveva provocato del dolore e lei aveva giurato che quel buco non l’avrebbe violato nessuno.
Fece scattare il tasto di registrazione e quasi non seguì più il dialogo, interessandosi piuttosto alle occhiate e alle smorfie di Claudio che evidentemente godeva nel considerarlo cornuto; per un attimo, fu tentato di scoprire le carte; ma si calmò e rifletté che sarebbe bastato far sapere a sua moglie che, oltre alla sorella, si scopava anche la madre; però, il divorzio per il momento non gli stava bene; per lo meno doveva prima sostituirla con un’altra, che non poteva essere Emilia.
Sapeva che le insegnanti terminavano le lezioni alle due circa; chiese un breve permesso e andò all’uscita della scuola; attese che le due amiche, venute fuori insieme, si dividessero per tornare a casa e avvicinò Nicoletta che lo accolse con sorpresa; senza parole, le fece ascoltare la registrazione della telefonata intercorsa tra i coniugi; al termine, si guardarono negli occhi con l’aria di chiedersi che cosa potessero fare, in conseguenza della rivelazione.
“Senti, Giorgio, proprio in questi giorni sto discutendo molto con Claudio perché voglio un figlio e lui non è in grado di darmelo; a questo punto, la lezione più dura è che facciamo l’amore io e te … “
“Fermati, Nicoletta; questi due scopano come scimmie; io non sono capace; se non c’è amore, non riesco a fare niente; è da questa convinzione che dobbiamo partire.”
“Senti, stupido; l’abbiamo vista insieme la scintilla che ha acceso tua moglie; quando ha saputo che Claudio è sterile, ha deciso che ci avrebbe scopato; io non mi sogno neppure per errore di scopare con te; lo faccio già troppo col mio compagno, che ormai non amo più; io da te voglio amore e a te darei, insieme al sesso, tutto l’amore di cui sono capace; credo proprio che ci sia una mano del destino, in questa intercettazione involontaria.
La mia ipotesi è che, in primo luogo, rendiamo pane per focaccia e facciamo l’amore quanto e più di quanto loro fanno sesso; in secondo luogo, non mi hai fatto finire; io e Claudio stiamo dibattendo perché lui vorrebbe che ricorressi all’inseminazione artificiale ed io ho detto chiaro che la voglio, ma per via naturale; con le trasgressioni che si deve far perdonare, non può obiettare niente se mi faccio mettere incinta da un altro.
La terza cosa che non sai, è che io ho deciso che il figlio lo voglio e, se necessario, mando al diavolo Claudio e me lo tengo solo per me; l’altra cosa che non puoi sapere è che sarei felice se, in ogni caso, il figlio lo facessi con te, se ci stai; quindi, la soluzione è semplice, rendiamo corna per corna e tu mi metti anche incinta; quando sarà il momento, scopriremo le carte e da lì partiranno le decisioni.”
“Che ne diresti se, rompendo tutti e due i rapporti, poi ci sposassimo per dare al figlio una famiglia ordinaria, seria, vera?”
“Questo dipende solo da noi; io sono pronta a stare da sola, voglio un figlio e, se devo sposarti, rischio di coronare anche un vecchio sogno, quello di un marito intelligente e sensibile. Tu fai quello che vuoi.”
“Mi sono studiato le abitudini; Anna telefona a tuo marito nelle ore di spacco, sicuramente dalla sala insegnanti e forse qualche volta accanto a te; se lo porta nel nostro letto il mercoledì mattina, quando è libera dall’insegnamento; ho controllato e il mercoledì mattina Claudio non è mai in ufficio … “
“Dici di pareggiare anche questo? Io sono libera il lunedì; se vuoi, ti aspetto a casa, senza neppure togliermi la camicia da notte e finalmente ti avrò tra le braccia.”
“Ma davvero sei un poco innamorata di me?”
“Stupido, io ti amo sul serio, non un poco; imparerai ad amarmi anche tu, vedrai!”
Generi
Argomenti