Cuckold

Capitolo 1 - L'incontro

geniodirazza
20 days ago

Cuckold 1 L'incontro

L’educazione sessuale di Silvana era cominciata e si era sviluppata quasi completamente nel lungo curriculum scolastico, sin dalla scuola media dove apprese i primi rudimenti sulle differenze tra maschi e femmine e sulle pratiche possibili ad una ragazza per rapportarsi ai maschietti; le insegnanti furono naturalmente le compagne più grandi, che già a certe esperienze si erano accostate; i luoghi deputati furono i bagni, dove si soddisfacevano le curiosità e si applicavano le prime conoscenze.

Nel bagno toccò il primo pisello, quando ancora non le era venuto il menarca; lì stesso imparò a riconoscere i sessi che le venivano proposti, distinguendo rapidamente i piselli dei ragazzini dai primi falli che si sviluppavano; le nozioni apprese si trasferirono dovunque potevano applicarsi; Silvana si era relegata volontariamente all’ultimo banco, dove poteva mettere le mani in tasca ai ragazzi più ardimentosi e, attraverso opportuni tagli, praticare gustose masturbazioni.

Quando la voce si sparse, c’era la coda davanti alla porta del bagno in cui si rifugiava, perché tutti ambivano sentire la sua manina delicata muoversi sull’asta con somma perizia e scatenare i primi intensi e stravolgenti orgasmi; fu un giovane bidello a farle scoprire un fallo maturo e grosso, che surclassò tutti quelli che aveva praticato per mesi; le lunghe masturbazioni fatte a lui, con le abbondanti eiaculazioni che la facevano impazzire, furono il primo esame vero che superò brillantemente.

Il passaggio all’istituto tecnico consentì di incontrare ragazzi, dell’ultimo anno e per di più ripetenti, che davano dei punti anche al giovane bidello che l’aveva svezzata e presto lei si trovò a districarsi tra mazze da sedici a diciotto centimetri che imparò a godersi con la massima gioia; aveva già maturato la conoscenza del suo clitoride e ormai era abilissima a praticare la doppia masturbazione, facendo godere e godendo in contemporanea.

La fellazione le fu insegnata da un giovane supplente di educazione fisica, che nel magazzino degli attrezzi, la guidò lentamente e garbatamente a prendere il sesso in bocca, a leccarlo con devozione e a farselo scorrere fino in gola evitando conati e soffocamenti; nel breve periodo che restò in servizio, riuscì a farle ingoiare abbastanza sperma da andare oltre quello che molte mogli piccolo borghesi ingoiavano in un anno dai mariti.

Ci provò gusto e in breve lo fece diventare la pratica preferita di rapporti col maschio; quando il professorino terminò il breve periodo di supplenza, si sentì quasi orfana; poi propose la pratica ad alcuni ragazzi più grandi e più svegli; ne furono entusiasti e in poco tempo il bagno diventò il centro di interesse per copulare nella bocca della ‘regina dell’ingoio’ come ormai veniva naturalmente indicata Silvana.

Di coito vaginale ed anale aveva sentito parlare molto dalle altre ragazze, ma ne conosceva poche che erano arrivate a praticarli; ad erudirla ci pensò un giovane professore, che si occupava degli studenti in difficoltà; un pomeriggio che era sola a prendere lezioni pomeridiane, lo accompagnò a casa, si fermò a bere un’aranciata e si trovò ben presto a succhiargli l’uccello; le chiese se era stata già deflorata; lei negò e lo avvertì che anche l’ano non era stato ancora violato.

Quasi per naturale conseguenza, lui le propose di lasciare stare la vagina ma di provvedere ad aprire la strada al coito anale che le sarebbe eventualmente servito a fare sesso se avesse voluto conservare a lungo la verginità; Silvana non aveva nessuna intenzione di rimanere intatta, ma per prudenza decise di concedergli solo il lato B; l’altro si apprestò a violarla con la minima sofferenza e la preparò molto adeguatamente.

La mise carponi sul letto e le cominciò a leccare con delicatezza ed intensità la vulva e l’ano, infilando in ambedue, più volte, una lingua evidentemente abituata a certi lavoretti; la ragazza si sentì portare nel cielo della libidine dal lavoro di lingua dell’altro e i muscoli si rilassarono assai prima di quanto lui sperava; un primo dito penetrò nel canale rettale e dilatò leggermente l’ano con un movimento rotatorio; le dita diventarono due e il piacere di lei raggiunse l’apice, anche perché intanto si masturbava.

Sentì un fresco che scorreva lungo il buchetto e vide in uno specchio che lui le stava ungendo il didietro con un gel; capì che si trattava del lubrificante di cui aveva parlato una ragazza già largamente sfondata dietro; questo la rasserenò anche circa il possibile dolore per la violazione; quando sentì la cappella appoggiarsi all’ano, guardò allo specchio e vide che lui stava per penetrarla; le diede alcune istruzioni, spinse e lei ricevette nell’intestino la mazza dura.

Dopo un leggero dolore iniziale, avvertì un calore intenso e cominciò a godere; lui la montò a lungo, fermandosi spesso e tirando fuori l’asta fin quasi a farla uscire per respingerla dentro con forza; in breve, per Silvana fu solo goduria; era stata sverginata analmente con il massimo piacere possibile e con quasi nessuna sofferenza per la spinta iniziale; l’eiaculazione di lui la riempì di strano, sconosciuto piacere; decise che lo avrebbe fatto assai spesso con somma goduria.

L’imene lo ruppe un ragazzo quasi diciottenne, anche lui alla prima esperienza di copula in vagina; Silvana se ne sentiva innamorata e gli concesse facilmente la verginità; della copula, conservò solo il ricordo dell’immenso piacere che aveva provato e lo slip insanguinato che dovette buttare via per non creare sospetti in casa; nel giro di poche settimane, il ragazzo si dileguò e lei maturò la convinzione che mai avrebbe accettato un rapporto con un maschio che andasse al di là della copula per il piacere.

Convinta che lo studio non era congeniale al suo carattere, a diciassette anni rispose ad un’offerta di lavoro di commessa in un supermercato; ormai lavorava in quel posto da più di dieci anni e non aveva mai tradito l’impegno con se stessa di evitare storie di relazioni che avessero le caratteristiche della convivenza o, peggio ancora, del matrimonio; il suo rapporto col sesso si era rafforzato ed era maturato sulla linea da cui aveva preso l’avvio; lo praticava assai liberamente dovunque potesse.

L’unica cosa che era radicalmente cambiata erano le location dove si sbizzarriva a piacimento col sesso libero; era riuscita a ‘conquistare’ un miniappartamento in centro che le risultava utilissimo, anche per la vicinanza al posto di lavoro; ma si era ripromessa che, a meno di urgenze inderogabili, non avrebbe usato la sua abitazione per fare sesso; l’ultima cosa che voleva, era crearsi una nomea nel quartiere.

Il ’territorio di caccia’ erano rimasti i bagni; stavolta, quelli dei bar che frequentava, dei pub dove si incontrava con amici e amanti occasionali, delle discoteche dove andava a scatenare la sua voglia di vita sia nel ballo che nel sesso libero; quasi sempre trovava amanti forniti di automobili che la portavano a copulare da qualche parte o che, addirittura, avevano un proprio appartamento o un buco qualsiasi dove potevano imboscarsi per lunghe e saporite sedute di sesso.

Sguazzava ancora in questa sorta di limbo del piacere quando il caso fece incrociare la sua vita con quella di Ottavio; l’incontro fu più significativo di quanto avrebbero desiderato e li portò a riconsiderare le loro convinzioni sulla stabilità dei rapporti; lui aveva radici simili; di più, aveva che era riuscito a completare il corso di studi nel quale Silvana si era fermata a metà degli anni per il diploma di perito tecnico.

Diplomatosi nella specializzazione di elettronico aveva trovato abbastanza rapidamente lavoro in una ditta che importava frigoriferi, lavatrici ed altri elettrodomestici da varie case straniere; con una vasta sala di esposizione nella città vicina, forniva tutti i negozi del territorio e assicurava, con la vendita, la garanzia dell’assistenza di un loro tecnico; Ottavio era appunto incaricato di rispondere a tutte le chiamate che arrivassero per problemi di installazione o di manutenzione.

Per questo motivo, viveva praticamente in macchina, dovendosi spostare da un comune all’altro, da un negozio all’altro; il suo contratto prevedeva una diaria che comprendeva l’alloggio in un hotel dignitoso, con pagamento forfettario sulla base delle chiamate; sicché al poveraccio capitava talvolta di fermarsi in un comune piccolo e disagiato; alcune volte, per l’assenza quasi totale di strutture turistiche, era stato costretto a passare la notte in macchina che era la sua vera abitazione.

Si incontrarono ad una mensa operaia dove lui si era fermato a pranzo nell’intervallo tra una chiamata e l’altra; poiché era l‘ora di massimo afflusso, fu costretto a chiedere alla bella ragazza che sedeva da sola ad un tavolo se poteva occupare l’altra metà col suo vassoio; ricevuta conferma, si trovarono rapidamente a parlare un po’ di tutto e, finalmente, di se stessi, mettendo sul tavolo aspirazioni e desideri, frustrazioni e disillusioni.

Silvana si trovò a raccontargli, con estrema naturalezza, delle sue esperienze sessuali e della scelta che aveva fatto di prediligere gli incontri rapidi, indolori, con sconosciuti nei bagni dei bar o delle discoteche; al punto in cui era arrivata, rischiava l’orticaria solo se pensava seriamente, per un attimo, ad una relazione che prevedesse la convivenza o comunque la spartizione degli spazi vitali con un maschio.

Ottavio le rispose osservando che la sua esperienza lo portava ad essere convinto che la stragrande maggioranza dei matrimoni era un accordo sociale che impegna le due parti, di cui una, quella femminile, sempre pronta a trasgredire, quanto meno per una sola occasione, per il semplice gusto di rompere la monotona della convivenza; per il suo lavoro, sapeva per certo che almeno la metà delle richieste di assistenza proveniva da compagne o mogli desiderose di una ‘ventata di follia’.

Raccontò di giovani signore che, stanche di un marito troppo preso dal calcetto, dal bar con gli amici o da possibili amanti, le facevano sentire trascurate; chiamare la ditta e chiedere un intervento di assistenza era quasi sempre l’occasione per far venire in casa il tecnico, lui, e farsi trovare già pronte ad una seduta di copula ad alto tasso di libidine; quasi sempre, sin dal vestito, di solito un elegante negligee che non lasciava niente alla fantasia, comunicavano le vere intenzioni.

Stimolato dalla ragazza al pettegolezzo anonimo, confessò che un paio di giovani spose, in città, non avevano neppure bisogno dell’alibi della manutenzione; gli telefonavano al numero privato e lo avvertivano che avevano voglia di una buona copula; lui si presentava in assetto da lavoro ma subito dopo finiva in camera da letto dove era molto apprezzato per le sue prestazioni che, per quelle donne, valevano la calma per almeno un paio di settimane di sesso matrimoniale.

Silvana commentò che doveva sentirsi ben sicuro della sua dotazione, se millantava tanta possibilità di copula con donne felicemente in grado di avere ‘sesso casalingo’ e che si rivolgevano a lui per soddisfare il bisogno di alternativa.

“Scusa, Silvana; se tu prediligi le sveltine in bagno, quante possibilità hai di confrontare sessi e di valutarne la capacità di soddisfare le tue esigenze? Se non ho capito male, di loro te ne frega; tu ti occupi solo del tuo piacere … “

“E quindi?? … “

“No, scusami; tu trovi sacrosanto strofinarti un sesso in vagina senza sapere cosa troverai abbassando i pantaloni; con quale diritto vuoi censurare la mia dotazione o l’atteggiamento di chi la cerca e la desidera?”

“Scusami, hai ragione; forse è solo invidia per un atteggiamento forse banale, ma soddisfacente … “

“Perdonami tu, se ti ho turbato; mi ha indispettito la difesa assurda di un tuo punto di vista contro tutto; io non avrei nessuna difficoltà a sapere che una compagna, pur vivendo un corretto e leale rapporto con me, sfogasse liberamente tutte le voglie; tu invece sembri porre in luce la tua libertà, ma anche disprezzare, colpevolmente, quella di altre donne che non vogliono staccarsi dal sesso ‘legittimo’ ma anche trasgredire qualche volta, non mi pare rispettoso della libertà personale … “

“Beh, non mi pare che tu ci vada leggero, quando difendi un tuo punto di vista; Meglio smettere qui e non litigare …. “

“Nessun litigio … Io mi sono fermato qui solo per pranzare; adesso vado e non ci incontreremo più … “

“Peccato! Non mi capita spesso di discutere con tanta enfasi; resti in zona per molto?”

“Le prenotazioni sono fino a domani, venerdì; sabato e domenica sono libero di gestirmi il tempo; lunedì mi faranno sapere se devo spostarmi; perché lo vuoi sapere?”

“Mi dispiace interrompere qui una litigata che mi fa stare bene; hai già impegni?”

“No; se hai delle proposte, son qui a sentire … “

“Beh; se ti va, domani sera, a fine turno, possiamo vederci qui, cenare e andare da qualche parte a bere qualcosa per chiacchierare e continuare a litigare … “

“Ok, ci vediamo qui in mensa domani alle sette; pensi di andare in un posto elegante? Che so, giacca e cravatta?!”

“Sei matto?! Sei bellissimo così!”

“Non esagerare coi complimenti; divento presuntuoso e mi pavoneggio!”

“Visto che tu non ti sbilanci … “

“Non ti dicono i miei occhi che sono affascinato?”

“Si; ma preferisco sentirmelo dire, anzi sussurrare in un orecchio … “

“Messaggio ricevuto … “

Si trovarono come da intesa e cenarono insieme alla mensa operaia; poi Silvana lo condusse al bar che frequentava di solito e immediatamente si precipitò tra le braccia di alcuni di loro, tra sbaciucchiamenti e palpatine; Ottavio si andò ad appollaiare su uno degli ali sgabelli al bancone; fu immediatamente accostato da una bella ragazza bruna, decisamente peperina nei comportamenti, che gli chiese con chi fosse e lo invitò da appartarsi in bagno.

“Sono venuto con Silvana; non credo di potere sparire così ... “

“Sparire!? Tanto per cominciare, lo sai dov’è adesso?”

“Era qui, ma non la vedo più … “

“E’ in bagno a farsi montare da dietro da qualche ragazzo beccato al volo; poi succhierà qualche uccello, poi si farà montare da qualcun altro; prima di andare in discoteca, farà il pieno; poi si scatenerà in discoteca e, fino a domani mattina, beato chi la vede … ”

Si rese conto con una rapida occhiata che effettivamente molte coppie sparivano in separé, angoli apparati e bagni; accettò la mano della ragazza e la seguì docilmente in bagno; con mosse decise, aprì una delle cabine e lo tirò dentro; dalla parete divisoria si sentivano gemiti decisamente di copula; si fermò interdetto; la sconosciuta, che si presentò come Dora, gli fece cenno che la sua amica era nella cabina a fianco che succhiava l’uccello ad un amico comune; habitué di quell’esperienza.

L’avvolse in un bacio tentacolare e notò la sorpresa dell’altra; le spiegò che la sveltina non era nelle sue corde e che, se non stabiliva almeno un contatto umano, non ce n’era per nessuno; l’altra gli fece osservare che il bagno non poteva essere requisito a lungo, ma che potevano anche lasciasi andare ad un minimo di passione; quando sentì la mazza di lui premere contro la vulva, decise che gli altri potevano aspettare e ricambiò il bacio con una passione straordinaria, per le sue abitudini.

Ottavio prese a baciarla su tutto il viso per tornare sulla bocca e succhiarle ancora la lingua come fosse un piccolo fallo, le leccò e mordicchiò le orecchie; Dora si sentì sollevare in paradiso; quando scese sulla gola e sul petto, lei allungò vogliosa una mano e prese il fallo che sentì duro e grosso come desiderava; lui le succhiò a lungo i capezzoli; sull’onda della libidine che le aveva scatenato, lei aprì il pantalone, sfilò il fallo e lo masturbò freneticamente.

Infilata una mano sotto la minigonna, lui incontrò un minuscolo perizoma, spostò semplicemente le fettuccia di stoffa e infilò un dito in vagina masturbandola con sapiente violenza; squirtò quasi immediatamente, sollevò una gamba sulla tazza del water, si infilò la bestia dentro e la risucchio coi muscoli del canale; preso dalla libidine, lui la colpì duramente sul pube e le versò nell’utero una serie infinita di spruzzi di sperma, che lei accolse con urla contenute dal bacio sensuale di lui.

Quando il sesso sgonfio scivolò via dalla vagina grondante, lei si abbassò di colpo e lo prese in bocca; dapprima, si limitò a leccarlo tutto per riprendersi, quasi, gli umori che aveva scatenato e le tracce di sperma che portava dalla copula; insistette a lungo finché il sesso riprese forza e volume; si girò di spalle, si appoggiò con le mani al water e portò la cappella all’ano, chiaro segno di desiderarlo nel retto.

Ottavio non la fece soffrire; guidò l’asta a penetrare nel canale rettale, ben aduso a certe penetrazioni; le afferrò i seni per aiutarsi a spingere e la penetrò analmente con forza; Dora lo teneva stretto a se portandosi le mani dietro e spingendo la schiena contro il ventre per accertarsi che la penetrazione fosse totale; lo fermò per qualche minuto mentre i muscoli rettali mungevano l’asta; non si fermò finché non eruttò il secondo orgasmo; si fermarono, lui si ricompose e uscì; lo seguì poco dopo.

Erano stati via poco più di mezz’ora; non vide Silvana nella sala, ma sbucò all’improvviso da alcuni divani posti nell’angolo, mentre si ricomponeva il vestito largamente sgualcito.

“Dov’eri finito?”

“Lo chiedi a me? Ti sembra elegante invitare un uomo a cena, farsi accompagnare al bar e sparire decine di volte in bagno per farti sbattere a ripetizione da sconosciuti?”

“Non siamo qui per essere eleganti; sono qui per fare sesso e ne faccio quanto mi pare; d’altronde, sei libero di fare altrettanto anche tu, se ti riesce; ma addirittura mi pare di capire che ti piace vedere che mi apparto con dei maschi e sai che non lo faccio per andare a recitare il rosario ma per copule vaginali ed anali e per succose fellazioni; peccato non averti potuto invitare a guardare mentre lo facevo; sono convinta che proprio quello ti piacerebbe.”

“E’ evidente che siamo di galassie differenti; le tue convinzioni infilatele dove vuoi; non sono per le sveltine che sembrano interessarti per il numero più che per la qualità; copula anche con un esercito schierato, se vuoi battere il record di rapporti in un’ora, nel bagno di un bar; mi dispiace essermi fatto coinvolgere in questa serata per me assurda; mi consolerò pensando che altrimenti avrei dovuto chiudermi in un hotel e guardare un film insipido.”

Dora venne vicino e gli chiese se potesse accompagnare lei e qualche amico con la sua macchina alla discoteca dove erano diretti; un amico munito di auto aveva dato forfait.”

Silvana scattò come una belva ferita.

“Senti, bella; Ottavio è qui con me e accompagna me, al massimo, non una che neppure lo conosce.”

“Strano; mi risulta che non era neppure tra i dieci che ti sei fatta nel bagno e nei separé; invece nel bagno dei disabili, mi ha conosciuto benissimo, anzi mi ha posseduto davanti e dietro, sopra e sotto … “

“Che stai dicendo? Hai copulato con lui il tempo per fare tutto questo? … “

“Si; scusami, Ottavio; ho capito che non ami le sveltine e che avresti avuto voglia di un maggiore conoscenza; ma i bagni servono a tutti; se ti va ci organizziamo e in un altro momento mi andrebbe proprio di fare sesso con te, con la passione e il sentimento che ci sai mettere; mi hai dato la più bella copula che io ricordi.”

“Quindi hai copulato con Dora?”

“Ti ho chiesto da chi ti sei fatta sbattere? Ragazza, la libertà non è un tuo monopolio; faccio quel che ritengo giusto!”

“Va bene, vuol dire che ti manderò uno dei ragazzi che soddisfi le tue voglie omosessuali! … “

“E’ la seconda volta che mi offendi; peccato che un serata prevista di amicizia e di passione si stia trasformando in una  stupida lite con una ninfomane! … Dora, chi viene con noi?”

Caricò in macchina la ragazza ed un’altra coppia; si accodò alle altre due auto che marciavano con loro; raggiunta la discoteca, i tre si precipitano verso la pista da ballo; vide Silvana fiondarsi al centro e dimenarsi lussuriosamente ; la misero al centro e si strofinarono quasi copulando in piedi; lui andò a sedersi su uno sgabello al bancone.

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