Vacanza a Maspalomas

Capitolo 3 - Vacanza a Maspalomas 3 In famiglia 1

geniodirazza
a day ago

Siamo diventati una coppia molto affiatata, io e mio marito Carlo; per molti anni, ormai, da quando ne avevo una trentina fino ai cinquanta che sfioro adesso, ci siamo divertiti senza limiti e senza pregiudizi fino ad esasperate situazioni che ci hanno condotto a vivere vacanze molto particolari in ambienti dove il sesso libero era quasi un obbligo; negli ultimi tempi, abbiamo frenato assai i nostri desideri e ci limitiamo a frequentare feste assai selezionate.

L’ultimo invito c’è giunto da una persona che abbiamo incontrato nelle nostre peregrinazioni sessuali, gente assai ricca e in grado di offrire ambienti e strutture per serate di vera follia e di libertà totale; la festa prevista, in quest’occasione, è all’insegna dell’improvvisazione e della casualità; ci intriga, naturalmente, la possibilità di fare nuovi incontri, utili eventualmente per sviluppi futuri delle situazioni.

Quando arriviamo all’enorme casa persa nella campagna di un territorio pedemontano non molto lontano dalla città, abbiamo già la convinzione che le numerose sale saranno state attrezzate per giochi particolari; coscienti che i padroni di casa ci conoscono, confidiamo che ci assegneranno una qualche ‘sorpresa’ che si adatti perfettamente ai nostri gusti in fatto di serate ‘calde’; entriamo entusiasti e fiduciosi.

Dopo le affettuosità di rito, la padrona ci indica una delle camere che reca sulla porta un foglietto di carta con la scritta ‘Glory hole’; naturalmente, conosciamo il genere e l’abbiamo praticato in molti privè ben attrezzati; sappiamo che, con una certa abbondanza di persone, potrebbe rivelarsi una proposta importante e ricca di fascino; la considerazione che si tratta comunque di una casa privata limita alquanto le aspettative.

Ci liberiamo dei soprabiti ed io emergo nella mise strepitosa che ho scelto, un abitino corto e largamente scollato, sia dietro, dove l’apertura sfiora le natiche, sia davanti, dove i capezzoli sono sfiorati dallo scollo; il tessuto è seta lavorata a rete per cui sono in realtà nuda con una copertura nera che disegna solo, sul corpo, i motivi della trina di cui è fatto l’abito; ovviamente, indosso perizoma e reggiseno che, più che coprire, sottolineano.

Al resto ci pensa il mio corpo tonico, con la pelle ambrata, ancora dall’abbronzatura estiva, con il seno matronale su cui le aureole spiccano come macchie larghe e saporite e i capezzoli si ergono come punte di acciaio per dare gioia, non per colpire; il ventre è ancora piatto, nonostante due figli ormai grandi, e l’ombelico col piercing sembra fatto apposta per giocarci, nel caso a scaricarci dentro lo sperma di un orgasmo; le cosce toniche e nervose sono due colonne classiche.

Il mio viso non reca tracce dell’età, fresco ancora come una rosa, col profilo netto e apparentemente duro, pronto a sciogliersi in dolcezza alle prime carezze morbide; le labbra sono quelle classiche da pompino, attività in cui sono particolarmente versata e in cui ho acquisito una vasta e lodevole esperienza; gli occhi vivaci s’intonano alla chioma nera tagliata corta a caschetto, anche per non creare impaccio nei momenti di massimo piacere.

Carlo, mio marito, indossa semplicemente un jeans e una maglietta, con ai piedi mocassini che vanno via con un calcio; ad onta dei suoi cinquantacinque anni, è un uomo ancora molto robusto e tonico, senza inizi di pancetta né di calvizie incipiente; ha tratti molto maschi e affascinanti, ma è soprattutto un grande affabulatore e, quasi per natura, un regista e un organizzatore, col quale è difficile sbagliare l’impostazione di qualsiasi progetto.

L’ingresso nella stanza assegnata ci riserva una prima piccola delusione; la parete opposta all’entrata è ricoperta, come prevedibile, da una controparete di cartongesso nella quale sono ricavati vari fori dai quali appariranno i cazzi da manipolare; la loro disposizione, però, a due persone esperte, come siamo io e Carlo, dice subito che non c’è da aspettarsi più di due mazze; per quanto possano essere grandi, si tratta comunque di un ‘minimo sindacale’.

Mio marito batte tre colpi sulla parete e, rapidamente, dai fori centrali ad altezza di viso, compaiono due cazzi di giovani bianchi; mi aspettavo dei neri, per compensare il numero con la grossezza; ma mi risultano immediatamente più che gradevoli; sono lunghi oltre i venti centimetri, più del sesso di mio marito, robusti, nodosi, con cappelle notevoli aperte a fungo che coprono aste nodose e tormentate, con una leggera piega verso l’alto.

Le impugno con ciascuna mano e le sento immediatamente vibrare, dalla cortina del cartongesso si odono anche lamenti di piacere; mentre avvio una simultanea masturbazione, Carlo, alle mie spalle, solleva il bordo del vestito, sposta la fettuccia del perizoma e s’inginocchia leccarmi l’ano e la vulva; mi sposto un poco indietro per favorire la sua manovra e mi lascio andare al primo orgasmo della serata.

I due, dietro la cortina, sembrano avvertire il piacere che mi è montato e gemono mentre tratto le aste con tutta la mia scienza masturbatoria; vibrano fra le mie dita come foglie al vento e godo anch’io della loro tensione; dai fori più grossi, ai lati di quelli centrali, sbucano delle braccia con mani giovani, abbastanza eleganti, quasi delicate; scelgo di dedicarmi a quello dei due che sta alla mia destra e lecco delicatamente la punta, raccogliendo le gocce di precum che già appaiono.

Vibra come una corda di violino e istintivamente spinge l’asta verso la bocca; ingoio la cappella e la lavoro con la lingua provocandogli sussulti di piacere; con la mano che ho liberato, mentre l’altra continua a masturbare il compagno, sposto le sue verso le mie tette e gli affido i capezzoli da strofinare; dimostra molta abilità in questa funzione e mi sento strappare dal corpo nuovi orgasmi mentre mi palpa le mammelle e mi strofina tra pollice e indice i capezzoli.

Mi faccio scivolare delicatamente la cappella tra lingua e palato, verso l’ugola; intanto lecco devotamente l’asta che entra segnandone tutti i noduli, le vene, i canalicoli; sento che il ragazzo dietro il cartongesso freme di piacere e temo quasi che possa sborrare prima di me; di colpo, si tira indietro e mi sfila il cazzo dalla bocca; intuisco che intende lasciare spazio all’amico e mi sposto sull’altra mazza, impossessandomi del primo che tengo teso con una sapiente masturbazione.

Intanto Carlo, alle mie spalle, mi ha fatto già squirtare un paio di volte solo leccandomi tutto l’apparato genitale, dal monte di venere al coccige e titillando con la lingua, con l’abilità che bene gli conosco, sia l’ano che la vagina; s’intrattiene soprattutto sul buchino e intuisco che è lì che vuole penetrarmi con la sua mazza non indifferente; mentre io m’impossesso dell’altro cazzo che era rimasto in attesa, lui, da dietro, m’infila di colpo il suo nel retto; lo accolgo con gioia.

Mi dedico appassionatamente al ragazzo che era rimasto in attesa e lecco lentamente, subdolamente, il frenulo e il meato, passo la lingua su tutta la cappella e lentamente mi faccio penetrare in bocca; il suo batacchio è simile, per forma e dimensione a quello dell’altro; penso che siano forse fratelli; ma l’identità la trovo anche col cazzo che mi sta sfondando il retto e mi dico che è solo un caso che i tre martelli siano della stessa specie; comunque, mi godo l’asta in bocca e quella nel culo.

Anche a lui prendo le mani e le porto a titillarmi il seno; è quasi più abile dell’altro a manipolare le mammelle e a titillare i capezzoli che continuano a farmi fremere di piacere; il cazzo nel culo comincia il suo vai e vieni che mi scatena orgasmi a ripetizione; questi mi fanno salivare e il cazzo del giovane scivola più agevolmente tra labbra e palato; insieme, i due sessi mi fanno raggiungere vette di piacere quasi dimenticate; è una gioia tenerli insieme, in bocca e in culo.

Prendo l’asta fuori dalla bocca tra indice e pollice e a stento riesco a chiudere il cerchio; mi do da fare a mandare la mano avanti e indietro e, mentre lo lascio copulare in bocca accompagnando con la lingua il movimento, lo masturbo con immenso piacere; è il primo a versarmi in bocca una lunghissima sborrata che sto bene attenta a far cadere tutta sulla lingua e a ingoiarla fino in fondo; mentre si sgonfia e si rilassa, mi rivolgo all’altro, lo prendo in bocca e lo titillo; gode anche lui e lo bevo.

Carlo, intanto, ha interrotto la monta nel mio culo, fermandosi al limite dell’orgasmo; mi accarezza le natiche, mi fa girare e mi bacia, piantandomi il cazzo fra le cosce, a contatto diretto con la figa; mi muovo come per copulare e sento che prova piacere, ma in maniera riposata e calma, convinto che la performance non sia affatto conclusa, anche se i due hanno abbondantemente sborrato; conta sulla giovane età per una pronta ripresa.

Di fatto, subito dopo, il cazzo del ragazzo alla mia sinistra, quello che ha sborrato per primo, sbuca dal cartongesso, stavolta da un foro più in basso, ad altezza di figa; probabilmente, hanno dei poggioli che consentono loro di variare la posizione rispetto al corpo di chi sta dall’altra parte; Carlo mi fa segno di appoggiarmi di schiena al cazzo e di farmi penetrare in figa o in culo; scelgo la figa finora inoperosa; appoggio le natiche alla paratia, prendo il cazzo con una mano e guido la cappella alla vagina.

Quando sente sulla punta il calore e l’umido della figa, il ragazzo comincia a spingere con foga, tira fuori le mani dai fori nella paratia e mi abbranca le natiche; mi scopa con decisione, con determinazione, con una lussuria che mai mi sarei aspettata in una condizione di distanza e invisibilità assoluta; è evidente nella forza con cui sbatte sulla testa dell’utero una voglia matta di possesso che lo induce a godere al massimo della vagina.

A quel punto, Carlo mi fa piegare un poco e mi ficca il cazzo in bocca; prendo tra le mani i testicoli e ingoio l’asta fino a soffocarmi; so che gli piace scoparmi in gola fino quasi a togliermi il respiro; mi abbandono alla monta alle mie spalle e mi godo il cazzo che mi attraversa la vagina e sbatte contro l’utero; intanto, succhio come una ventosa il cazzo di mio marito che rovescia gli occhi abbandonandosi al piacere infinito che un mio pompino gli da sempre.

Il ragazzo esplode quasi prima che io possa rendermene conto e, nonostante la recente sborrata, mi versa nell’utero una quantità industriale di sborra; spingo il culo contro la paratia per prendermi il suo orgasmo fino in fondo e ricambiandolo con uno squirt che bagna tutta la parete e forse arriva a bagnare anche lui; il suo cazzo lentamente perde energia e scivola quasi naturalmente fuori dal canale vaginale; credo che lui si senta svuotato.

Carlo invece continua imperterrito a copularmi in bocca, facendo tesoro della conoscenza che ha del mio modo di fare sesso e di godere soprattutto del coito orale; riesce comunque a trattenersi dallo sborrare, non so in funzione di quale obiettivo; si sfila lentamente e mi lascia l’agio di prendere dei fazzolettini da un mobile lì a fianco e di asciugare almeno i residui di sborra che colano dalla mia figa; lo faccio alla meglio e mi rialzo soddisfatta.

Ma ho tra le mani ancora il cazzo dell’altro ragazzo che forse si è tenuto in paziente attesa; prima che possa riprendere a masturbarlo come avevo in animo, si sfila, scompare e lo vedo poi ricomparire dal foro più in basso, come l’altro; Carlo mi fa segno di girarmi; stavolta appoggio la cappella all’ano e spingo leggermente; ha notato che sta entrando nel culo e lo fa con una certa delicatezza; con un poco di vai e vieni dall’ano, forza lo sfintere ed è dentro con tutta la sua mole; lo fermo per un attimo.

Invito Carlo ad accostarsi, gli prendo il cazzo fra i seni e lui spinge finché la cappella non mi arriva in gola; comincia così la danza più erotica che si possa immaginare; il ragazzo spinge con forza nel culo la sua mazza sfilandola ogni volta fin quasi a farla uscire, poi sbatte con violenza il sesso dentro al retto; contemporaneamente, io muovo su quelle spinte il mio seno sul cazzo di Carlo e ogni colpo significa una penetrazione in gola molto profonda.

Gustarmi contemporaneamente un cazzo nel culo e uno tra seno e bocca mi eccita da morire, godo e squirto varie volte mentre i due mi scopano alla grande; mentre stringo i muscoli del retto per sollecitare il ragazzo, succhio con foga Carlo per costringerlo all’orgasmo; ci riesco con tutti e due nello stesso momento ed esplodiamo in un orgasmo triplice, nell’ano, in bocca e in figa, quest’ultimo tutto mio; si ritirano di colpo e ci rendiamo conto che abbiamo finito.

Mi ripulisco alla meglio e bacio mio marito, come a ringraziarlo della meravigliosa esperienza; quando ci siamo ricomposti, usciamo dalla stanza e ci rechiamo nella sala centrale, dove è offerto un rinfresco; da tutte le camere, ora, gli invitati sciamano nella sala e si organizzano capannelli casuali che cianciano delle cose più diverse; la padrona di casa, che svolazza da un gruppo all’altro, si viene ad accertare che la sorpresa sia stata di nostro gusto; ringraziamo di cuore.

A un tratto Carlo attrae la mia attenzione con un colpetto al gomito; mi giro e, seguendo il suo sguardo, noto in un angolo i nostri figli, Franco e Nicola, che stanno bevendo qualcosa; quando il più grande ci riconosce, per poco non gli cade il bicchiere, dà di gomito al fratello e ci raggiungono con l’aria più meravigliata del mondo; Carlo parla per primo.

“Che diamine ci fate voi qui?”

“Lo chiedi a noi? Voi, piuttosto, che ci fate qui?”

“La cosa più antica e bella del mondo; scopiamo!”

“Anche noi!”

Il dubbio mi nasce spontaneo e devo scioglierlo.

“Siete quelli del glory hole?”

“Sì, abbiamo passato lì un paio d’ore meravigliose …”

“Perché?”

“Abbiamo incontrato la più brava pompinara del mondo, la figa più bella e il culo più desiderabile … “

“… tante grazie per i complimenti!”

“Che vuoi dire? … oh dio … eri tu?”

“Io ero al glory hole con due, anzi con tre cazzi da esposizione mondiale che ho succhiato con amore dalla figa, dal culo e dalla bocca … “

“Certo che siete due criminali; almeno farcelo sapere che eravate in certi giri … “

“Quando, come e perché avremmo dovuto dirvelo? Voi, piuttosto …”

Carlo, come al solito, getta acqua.

“Vi siete già fatte tutte le invitate?”

“Sì, tutte tranne una, la più difficile, la bionda che sta col pupazzo di Barbie … “

“Strano, eppure Elvira si è fatta tutti e non fa storie … “

“Senti pa’, lasciamo stare i silenzi; se avessimo parlato prima, noi o voi, forse avremmo fatto cose meravigliose anche solo noi quattro, a casa. Che ne diresti se adesso cominciassimo un’altra vita e organizzassimo qualcosa anche a casa nostra?”

“Franco, non mi va di decidere per voi o dare l’impressione che avete bisogno di una guida; va da Elvira e Dario, il pupazzo che dici tu, guai se lo ripeti in sua presenza, invitali a cena a casa vostra, digli che ci saremo anche noi; è facile che accettino e possiamo fare una bella seratina … “

Ci sto pensando; poi intervengo.

“Quattro maschietti ben dotati e due femmine ben calde, può essere; basta unificare i lettini della vostra camera e avremo due letti grandi per tre persone ciascuno. Mi piace. Carlo, organizza … “

“Ecco, sei la solita; io organizzo e tu ti diverti … Franco, va a parlare con Elvira e invitala; quando si rivolgerà a me per avere conferma, mi basterà alzare il bicchiere e sarà deciso; vada per sabato prossimo?”

“Perfetto; vada per sabato prossimo; io la invito … “

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