Vacanza a Maspalomas
Capitolo 2 - Vacanza a Maspalomas 2 (L’avventura)
Decidemmo di preparare con molta cura la vacanza a Gran Canaria e la curiosità di tutti e due ci spinse ad indagare immediatamente su Maspalomas e sulle ipotesi di piacere che poteva derivare da una visita; guardammo infiniti video di copule sulla sabbia di quella specie di deserto, leggemmo della naturalezza selvaggia della riserva che era stata creata e, indagando tra le chat, eravamo quasi in grado di conoscere il modo e i momenti migliori per una visita coi nostri propositi.
Maria sembrava quasi una bambina quando approfondivamo un elemento o particolare della zona, delle attrezzature di cui disponeva, della frequentazione, di tutte quelle cose che attiravano la sua attenzione e sollecitavano la sua eccitazione, anche sessuale, in vista di quella che ai suoi occhi appariva quasi la visita ad un bengodi per dare sfogo alle sue voglie; la conseguenza erano regolarmente lunghi e caldi amplessi che ci concedevamo la sera, dopo ore su internet.
Non rinunciammo, naturalmente, alle nostre abitudini; continuammo a frequentare, nei fine settimana, alcuni amici ormai abituali, per serate, e talvolta nottate, di sesso voglioso e intenso, in cui io mi perfezionavo nel ruolo di regista, attore o semplice spettatore delle interminabili copule che mia moglie si concedeva con maschi occasionali, preferibilmente ben dotati e disponibili alle sue voglie, talvolta particolari.
Tutte le feste intercorse tra l’idea e la sua realizzazione furono celebrate a modo nostro, in particolar modo Capodanno e Carnevale che furono le occasioni in cui meglio Maria si lanciò in due gang bang di altissima ‘temperatura’ per copule quasi innumerevoli con partner incontrati all’ultimo momento nelle feste a cui eravamo stati invitati; riuscì a superare se stessa, arrivando a fare sesso con sette maschi diversi nella stessa serata e cinque in contemporanea.
Con molti di loro si accoppiò con gioia anche più di una volta; dopo averli sfiniti una prima volta, li riceveva di nuovo, eventualmente in un buco diverso, e li sollazzava fino a che si svuotavano dentro di lei soddisfatti; nel giro delle amicizie che ci eravamo creati, lei appariva ormai una dominatrice assoluta, una sorta di venere con la quale tutti i maschi che conoscevamo ambivano ad avere almeno un rapporto; questo era quello che più gratificava mia moglie e mi rasserenava.
Il mio timore principale era infatti che fosse presa dal vortice delle paure che, da quanto registravo nella normale vita di relazione, aggrediva la maggior parte delle donne della sua stessa età e condizione; prese tra lavoro, famiglia e marito distratto, si trovavano a trascinare un’esistenza grigia e senza slanci; Maria, invece, proprio perché la sua attenzione era puntata quasi sempre alla seguente occasione di incontro, non smetteva di brillare e di esaltarsi.
L’attesa del viaggio estivo, al di là della frenesia di sapere, era anche argomento di esili e futili preoccupazioni, a partire dalla certezza di avere, insieme e contemporaneamente, le ferie nella settimana di ferragosto per andare a Maspalomas; seguivano a ruota le incertezze sulla comunicazione, non essendo noi in grado di parlare lingue straniere; per arrivare poi ai problemi di abbigliamento, di cura del corpo e della terribile ‘prova costume’.
Naturalmente, i quesiti erano inutili e già risolti, perché in quella settimana, era ufficiale, la ditta in cui lavoravamo restava ferma, il posto dove volevo prenotare era frequentatissimo dagli italiani e molti parlavano la nostra lingua, la sua linea era impeccabile e costumi e l’abbigliamento sarebbero serviti a poco, se avevamo intenzione di lasciarli per praticare al massimo il piacere del nudismo, sia quando si faceva sesso, sia quando si prendeva il sole.
Giocare con lei, però, sulle sue inutili paure e prospettarle copule straordinarie con stranieri in tutti i posti più impensati, portarle documentazioni di discoteche dove si praticava persino l’amore libero, serviva soltanto a farmi ottenere amplessi meravigliosi, addirittura più belli di quelli che normalmente mi dava dopo ogni ‘serata brava’; addirittura, quando impattavamo con persone nuove, le suggerivo di immaginare che fossero stranieri a Maspalomas; rideva e cominciava a godere.
Arrivò finalmente l’agosto sognato; già da un mese, mia moglie aveva rifornito il suo bagaglio di costumi striminziti, di pareo leggerissimi, di copricostume e prendisole di velo; si era fatta fare ancora più bella dall’estetista e si vedeva che fibrillava nell’attesa della sua ‘grande vacanza’; naturalmente, mi feci travolgere dalla smania che ormai la connotava e mi preoccupai della parte più concreta, dalla prenotazione dell’albergo e dei voli, dell’indagine su quello che avrebbero fatto i figli.
Ma tutto era perfettamente in linea con le attese; una domenica mattina partimmo con un volo diretto fino a Gran Canaria; fuori dell’aeroporto, un pullmino ci raccolse e ci trasportò all’hotel dove fummo accolti festosamente; dopo la presa di possesso della camera, proposi a Maria di inaugurare con una copula fra noi; mi rispose che il ‘benvenuto’ lo voleva dalla località e dall’hotel dove saremmo stati ospiti.
Scendemmo in una sala comune e andammo a sederci al bancone di un bar; mia moglie non perse l’occasione per esibire il suo corpo statuario, appoggiando la punta di un piede al pavimento e l’altra sul cerchio di base dell’alto sgabello in maniera che tutto il corpo fosse proteso, quasi in offerta; naturalmente, il pareo col quale si era fasciata, sopra un bikini invisibile, scivolava lungo la coscia lasciandone scoperto l’interno fino alla vulva.
La scena calamitò l’attenzione degli astanti, nonostante la presenza di grandi bellezze che giravano per i tavoli, tra ospiti e cameriere; gli occhi di Maria si fissarono invece sul pacco ben evidente di un cameriere che svicolava fra i tavoli con molta agilità ed eleganza; non tardò a notare lo sguardo di mia moglie e a gesti ci fece capire che potevamo sederci ad uno dei tavoli con le nostre consumazioni; lo occupammo e lei lanciò il suo attacco.
Il ragazzo, di meno di trent’anni, ben piantato e molto ben fornito, cominciò a gironzolarci intorno, affascinato dalla ‘trappola’ di Maria che ormai apertamente lo affascinava; un signore al tavolo a fianco sussurrò quasi ‘se vuole farselo, si deve avviare al bagno’; mi girai a guardarlo; ‘italiano?’ accennò di sì; mia moglie si era già avviata ai bagni di cui si vedeva il cartello; subito dopo vidi il giovane muoversi verso la stessa direzione; si trattenne una ventina di minuti.
Intanto si era aggregata una signora sulla quarantina, molto ben messa, con un corpo asciutto, agile, tornito, che lo sconosciuto mi presentò come sua moglie, aggiungendo che era appena andata a farsi dare anche lei una ripassatina da uno straniero agganciato nel bar; aggiunse che era abbastanza normale lì; poi chiese alla moglie come era andata.
“Una mezza frana; un affarino appena nella media che non sa neppure usare; adesso si capisce perché la moglie è così scatenata!”
Si girarono ambedue verso i bagni da dove un biondino slavato usciva riabbottonandosi e andava a sedersi accanto ad una bionda decisamente nordica che stava apertamente pomiciando con un ragazzo del posto; mi chiarirono che era facile trovare da ‘imbroccare’ in quell’albergo scelto quasi sempre da persone che erano lì per l’unico scopo di copulare al massimo e attratte soprattutto dalla facile accessibilità, da quel punto, delle dune di Maspalomas, l’autentico centro di attrazione della zona.
Dopo una ventina di minuti, vidi uscire dai bagni Maria che si leccava le labbra; qualche minuto dopo anche il cameriere riprese imperturbabile il suo posto; ironizzai.
“Una cosina rapida e indolore?”
“Sì; solo un lavoretto di bocca; se mi venisse voglia, potrei recuperarlo … “
“Ti rendi conto che sei andata a prenderti il benvenuto da sola? Almeno potresti raccontarmi! … ”
“Credevo che avessi immaginato e non fosse necessario raccontarti una semplice fellatio … “
“Maria, quante volte devo ripeterti che non è quello che fai che conta, ma quello che provi; se poi vuoi cambiare le intese e tenerti per te le emozioni … “
“Ma che cosa dici? Niente affatto! Solo che ha un pene nella norma; io ero molto eccitata, non l’ho fatto nemmeno entrare che l’ho sbottonato, l’ho preso in bocca e l’ho succhiato per qualche minuto; ha cercato di controllarsi, ma lo sai che contro la mia fellazione non c’è storia e in poco tempo ha goduto; pensa che ho impiegato più tempo ad orinare e a sciacquarmi la vagina che a succhiarglielo. Preferirei farti assistere a spettacoli più intensi … scusa se ti ho turbato … “
“Nessun problema. Andiamo a pranzo?”
Ci avevano avvertiti che uscire per strada dopo pranzo poteva essere criminale, per come picchiava il sole; per questo, ci dissero, la siesta è un rito per gli spagnoli; la camera era ben ventilata e il clima dentro era gradevole; mia moglie mi chiese se desideravo che abbordassi il ragazzo del bar per una seduta più intensa e impegnativa; le feci osservare che aveva giudicato appena nella norma il suo sesso; aggiunsi anche che l’italiano aveva accennato alla caccia di sua moglie ai sessi stranieri.
Maria, approfittando che il sole volgeva al tramonto, si era affacciata sul balconcino che dava verso il mare; richiamò la mia attenzione, mi impose il silenzio e mi fece avvicinare; sul balcone a fianco, separato solo da un cancelletto un gran bel pezzo d’uomo, nordico all’apparenza, se ne stava nudo su una sdraio a parlava al telefono in una lingua a noi sconosciuta; tra le gambe teneva appoggiato, barzotto, un arnese di ottima prospettiva.
Non ci fu bisogno di parole; lei si sfilò il bikini, si ravvivò un poco seni e natiche ed uscì sul balcone; dopo due minuti già cercava di comunicare a gesti più che a parole, con il poco di italiano stentato che l’altro masticava, mentre il suo sesso da barzotto diventava sempre più duro e si alzava direttamente contro di lei, attraverso il cancelletto; uscii anche io e per un attimo lo vidi ritrarsi; quando appoggiai da dietro le mani sui seni col sesso tra le natiche, si rincuorò.
A cenni e con poco italiano, lo invitai a raggiungerci nella nostra camera; mi fece segno che preferiva fare il giro ed entrare dal corridoio; quando sparì dentro la sua, andai ad aprire la porta; lo ricevetti tendendogli la mano; Maria si era già stesa supina sul letto con le gambe leggermente divaricate; salii sul letto con lei e andai a baciarla con amore sulla bocca; l’altro montò carponi sul letto, si sistemò tra le cosce e si abbassò a leccare la vulva; udii il primo gemito soffocato nella mia gola.
Mi resi conto immediatamente che il cunnilinguo dello straniero era da enciclopedia e per molti minuti mi limitai ad appoggiare il sesso in bocca a mia moglie che si godeva le succhiate profonde, il titillamento del clitoride e gli affondi della lingua in vagina, mentre lei mi deliziava con la sua fellazione inimitabile; a gesti, lui la fece girare carponi sul letto e riprese a leccare su un’area più vasta che andava dal coccige al monte di venere, penetrando con la punta della lingua nell’ano e nella vagina.
Maria godette del trattamento per oltre una mezzora, abbandonandosi al dolce languore e a gemiti delicatissimi; quando lui si sollevò e appoggiò la mazza, diventata un palo enorme, alla vagina, io mi spostai davanti a lei e le feci prendere in bocca il sesso, spingendola con la testa a prenderlo il più profondamente possibile; non so dire se mi eccitavano di più i colpi decisi e rumorosi del ventre di lui contro le natiche che teneva ben salde dai lombi o i gemiti che lei soffocava sulla mia mazza.
La copula andò avanti per quasi un’ora; il tedesco sembrava inossidabile e continuava a spingere alternando penetrazioni lunghe e saporose a scatti brevi e veloci in cui vedevo l’asta entrare ed uscire rapidamente dalla vagina; ad ogni colpo rispondeva lei con gemiti più o meno lunghi e profondi; più volte la sentii godere ed incalzai anche io con il sesso in bocca, facendomelo leccare e succhiare a più riprese, ma trattenendo anch’io l’orgasmo.
Ad un tratto lui si fermò, con le natiche strette contro il ventre; pensai che stesse eiaculando; ma mi fece cenno di cambiarci di posto; gli lasciai libera la bocca e mi sistemai tra le cosce di lei carponi; non entrai in vagina, dove sapevo che avrei trovato un tessuto troppo morbido per la copula appena conclusa, spostai la cappella verso l’ano e penetrai con determinazione; quando i testicoli picchiarono sulla vulva cominciai a copulare con gusto.
Vidi l’espressione del tedesco cambiare, come se si fosse reso conto di essere stato troppo delicato con Maria e di avere evitato il coito anale che lo attirava; si fece leccare a lungo l’asta, ma trattenne l’orgasmo e, quando si rese conto che lei lo stava portando all’orgasmo, si ritirò con garbo ma con decisione; ancora una volta mi fece segno che avrebbe gradito scambiare i posti, stavolta deciso a godersi il meraviglioso sedere di mia moglie.
Chiesi a lei di cambiare la situazione, mi stesi al centro del letto, supino, e la invitai a penetrarsi a smorza candela in vagina; lo feci ed allargò le natiche per esporre al compagno di copula l’ano aperto da me; lui appoggiò la cappella e fu delicatissimo; impiegò almeno cinque minuti a spingerlo fino in fondo e durante quel tempo lei non fece che colare umori, godere e lamentarsi dolcemente di piacere.
La montammo così, in doppia, per un lungo tempo; il sesso di lui che si muoveva nell’intestino titillava con forza il mio adagiato nella vagina; ma mi imposi di non godere per primo; baciai con profondo amore mia moglie, con la quale sentivo in quel momento un’unità di intenti straordinaria; lei mi accarezzò anche il viso mentre veniva montata e sbattuta soprattutto da lui, perché io mi limitavo e farmi titillare dalla mazza di lui e dai muscoli vaginali di lei; godemmo insieme tutti e tre.
Dopo la pesante copula, dormimmo anche qualche ora, quando il tedesco si fu ritirato nella sua camera; e ci svegliammo giusto in tempo per la cena; nella sala del ristorante, incontrammo l’italiano già conosciuto e, mentre lo salutavamo, vedemmo al bancone sua moglie che ci provava con lo straniero nostro vicino di camera; io e mia moglie ci guardammo ammiccando e andammo ad occupare un tavolo vicino.
Cenammo abbastanza in fretta ed uscimmo sulla passeggiata per prendere contatto con la realtà esterna; Maria evitò il lato sinistro della strada, su cui affacciavano hotel e case private, si diresse oltre il muretto della spiaggia, si incamminò a caso in una direzione e avanzammo per un bel po’ di metri; quando già gli edifici diradavano, notò una baracca chiusa e, seduto sul muretto al riparo della costruzione, un uomo solo che sedeva a fumare; lei si avvicinò, lo squadrò e gli si sedette a lato.
Mi sedetti accanto e notai quello che lei aveva già visto, un pacco gonfio sull’inguine che ben prometteva; fu un attimo e la mano di lei era sui due sessi contemporaneamente; lo sconosciuto non fece una piega, abbassò i pantaloncini e tirò fuori un arnese di una ventina di centimetri, grosso alla base e assottigliato in punta, che Maria non ebbe nessuna esitazione a prendere in mano e cominciare a masturbare sapientemente; io le strizzavo le tette.
Mentre abbassava la testa per assaggiarlo in punta, allungò una mano sul mio sesso, lo tirai fuori e glielo affidai; cominciò a muovere la testa su e giù ed io mi eccitai per la sua fellatio più che per la masturbazione che mi praticava; ad un tratto, scese dal muretto, si inchinò davanti allo sconosciuto e cominciò a praticargli una fellazione assai tecnica succhiando, leccando, stringendo soppesando tutto dai testicoli grossi come noci all’asta lunga e nodosa fino alla cappella scoperta molto sensibile.
Quando la vidi totalmente dedita al maschio, mi alzai, le girai dietro, sollevai il pareo per scoprire le natiche e la vulva, la manipolai un poco in figa per sentire se era abbastanza umida, poi le infilai l’asta in vagina e cominciai a pompare con foga; sollevò la testa il tempo sufficiente per suggerirmi di non godere e di conservarmi per dopo, in camera, dove mi avrebbe fatto toccare il paradiso con un amplesso senza uguali; mi frenai e presi a copulare con gusto, senza orgasmo.
L’altro le prese la testa, la sollevò dalla sua mazza e mi fece segno di scambiarci; mi sedetti al suo posto e infilai la mazza in gola a mia moglie, profondamente; l’altro la penetrò in vagina a pecorina e la montò per un poco; i gemiti di Maria si perdevano sul mio sesso in bocca; notai dai movimenti di lui, che stava forse infilando un dito nell’ano per sentirne la resistenza e verificare la possibilità di penetrarla analmente; lei aprì le natiche con una mano.
Vidi chiaramente che lui sfilava del tutto il sesso dalla vagina, ritirandolo grondante di umori e che spostava la punta verso l’alto, deciso a penetrare nel buchetto che cedette immediatamente posto alla mazza; l’ingombro del pene nel retto fu leggermente faticoso, perché la conformazione permetteva una prima penetrazione rapida ma, dopo, solo un avanzamento cauto; sentii che lei si godette l’entrata dell’asta nel retto con la massima goduria che indicava con gemiti sulla mia mazza.
Andò avanti così per una ventina di minuti, godendosi la copula nel retto con smorfie infinite di piacere; lui sbatteva con forza il ventre contro le natiche, a un ritmo sostenuto e continuo; poi si fermava e cominciava a copulare lentamente, godendosi il movimento del sesso nei muscoli del retto quasi pacatamente; subito dopo, si lanciava in una galoppata veloce con gemiti più forti di lei che godeva; l’orgasmo esplose improvviso e rumoroso da parte di tutti e due; si ritirò con calma e sparì.
Maria rimase a lungo col mio fallo in bocca, senza fare movimenti, quasi assaporando il piacere del recente orgasmo e scaricandolo sul mio sesso con la salivazione intensa; mandò su e giù più volte la testa facendosi scivolare la cappella tra lingua e palato, succhiò rumorosamente per qualche secondo, poi si staccò; trasse dalla borsa dei fazzolettini, si accucciò dietro al muretto e si pulì l’ano dallo sperma che scorreva copioso; al termine dell’operazione, mi guidò all’hotel, dicendomi.
“Sono stanca; per oggi, basta; andiamo a letto e concludiamo in bellezza tra noi.”
Il benvenuto a Gran Canaria fu all’altezza delle promesse e riuscii a dormire saporitamente; la settimana di ferie scivolò dolcemente all’insegna dei propositi di Maria e dei miei progetti; lei fece sesso anche più volte al giorno, con partner che incontrava ad ogni piè sospinto; e puntualmente ci metteva tutta la sua capacità di fascinazione, tutta la grinta e tutta l’abilità acquisita in quegli anni; passammo le mattine in spiaggia, quella dei nudisti, naturalmente.
Mia moglie di divertì come una bambina ad esibire il suo corpo ancora splendido a tutti i maschi della spiaggia; in alcune occasioni, ‘puntò’ alcuni maschi più interessanti e copulò dove capitava, tra le dune a ridosso della spiaggia, dentro capanni vuoti, portandoseli in hotel; io, per la mia parte, continuai a farle da guida e mentore, suggerendo situazioni e scelte, partecipando qualche volta attivamente e sempre vigile per darle l’amore che sentivo.
Quando arrivò il sabato, fin dall’alba Maria fibrillò all’idea della serata che aveva sognato per un anno; durante la mattinata, in spiaggia, la presi in giro un bel po’ minacciando di non accompagnarla, giocando ad immaginare se certe mazze che giravano per la spiaggia avrebbero fatto parte del bottino serale, chiedendole quante copule avrebbe realizzato e scommettendo sul fatto che, al massimo dopo una decina, lei sarebbe crollata; la sua scommessa era che sarebbe arrivata a quindici.
Assicurava che li avrebbe spompati tutti e che sarebbe tornata a casa così piena di sesso che poteva farne scorta per un anno; le facevo osservare che quelle realizzate in un anno erano praticamente incalcolabili; insomma, il tema delle copule della serata era così vivo in noi che non riuscivamo a staccare il pensiero da quello che poteva succedere se davvero avesse messo in atto tutte le sue abilità nelle pratiche sessuali, non escludendone nessuna.
Quando il sole tramontò, ci avviammo verso le dune sabbiose, un paesaggio brullo e quasi tetro; io portavo in un borsello le cose essenziali, lei teneva a mo’ di copricostume un telo ampio da usare come giaciglio; dopo una passeggiata abbastanza lunga, trovammo una palma che ci sembrava ideale per i nostri intenti; lei stese il telo, si tolse il bikini e si sdraiò supina, io mi denudai e mi sedetti accanto a lei in modo che, sollevandosi, avesse il mio sesso a portata di bocca.
Il primo ad avvicinarsi fu un ragazzo molto giovane, forse inesperto, che girò un poco intorno poi; ad un cenno di lei, si avvicinò; mi staccai da lei che aprì le ginocchia piegate a terra ed espose la vagina; il ragazzo si accostò ed esibì un membro notevole per la sua età; Maria tese le braccia e lui si accostò; lei gli infilò un preservativo e lo tirò a se; la penetrò di colpo e lei gemette per il piacere; mi soffermai a guardare il membro giovane e voglioso penetrare in vagina, muoversi a copulare con foga.
Eiaculò in un tempo finanche breve e si abbandonò in braccio a lei, che gli sfilò il preservativo e si prese in bocca la mazza barzotta ma ancora grossa; lei gradì molto, da come lo leccava golosamente in ogni dove, sui testicoli e lungo l’asta; quando, assai rapidamente, lo vide tornare rigido e vivo, lo prese in bocca e gli praticò una fellatio di quelle che l’avevano resa giustamente famosa; eiaculò una seconda volta, in meno di un quarto d’ora; per sua fortuna, era molto giovane.
Non si era allontanato di molto che, quasi apparendo all’improvviso dalle dune, avanzò un giovane di colore che si menava già un sesso notevole; inginocchiatosi accanto a lei, infilò un lunghissimo dito nella vagina e prese a masturbarla delicatamente; Maria gemeva dolcemente, titillata a dovere; con l’altra mano sfregò un capezzolo e vi appoggiò la cappella; lei spostò la mano dalla tetta, afferrò il manganello e se lo portò alla bocca; avviò la fellazione.
Ma l’altro era ben deciso a copulare; tirò fuori non si sa da dove un preservativo e protesse il sesso, si spostò fra le cosce spalancate e la penetrò lentamente; lei gemeva e sembrava lamentarsi ma gioiva.
“Dio, che grosso … che lungo …. Che bello. Come mi copula bene!”
Era cominciata bene, la sua avventura tra le dune; intanto, molte figure si avanzavano e cominciarono ad accalcarsi intorno, ciascuno dedicandosi al piacere che poteva; alcuni tormentavano le mammelle e i capezzoli; altri offrivano il sesso alla bocca e lei li succhiava alternativamente; molti si limitavano a masturbarsi lì vicino; feci segno al nero di rotolare sulla schiena e a lei di cavalcarlo sporgendo il sedere quanto le era possibile; ai due lati, furono pronti due sessi a chiedere di essere succhiati.
Mi diressi alle natiche, le aprii e feci colare nell’ano un liquido lubrificante che avevo portato; feci cenno al meno dotato del gruppo e lui si fiondò a penetrarla analmente; un altro prese la destra e la portò sul suo arnese, lei cominciò a masturbarlo; quando un sesto tentò di mettere nella sinistra il suo, lei la allungò verso di me, le presi la mano e mi strinse le dita; capii che voleva in quel modo significare che il sesso era tanto, ma l’amore solo per me; non ero molto felice della proporzione.
Per quattro ore circa si fece possedere in tutte le parti da tre, quattro, cinque o sei maschi per volta; per tutto il tempo, soffocò nelle mazze che ingoiava gli urli di piacere che il possesso plurimo le scatenava; cominciavo ad essere preoccupato perché annottava ma soprattutto per la capacità di tenuta di lei che rischiava grosse conseguenze, perché certe verghe che assorbiva senza problemi erano comunque di stazza imbarazzante.
Contai quindici maschi che l’avevano posseduta; solo allora la sentii sussurrare ‘basta’; imposi a quelli in attesa di andare via, molti completarono la masturbazione che avevano iniziato eiaculandole sul corpo; furono subito imitati e, in breve, ciascuno di loro versò la sua razione di sperma sulle tette, sul ventre, sulle cosce, sul viso; quando la vidi in condizione di muoversi, le passai i fazzoletti umidificati che avevamo portato e lei si ripulì in parte dei grumi di sperma su tutto il corpo.
Si rialzò in piedi; barcollò un poco ma si riprese; ci dirigemmo lentamente verso l’hotel; era ancora dolente in tutto il basso ventre; non ci scambiammo una sola parola e l’atmosfera non era rosea come sempre; mi strinse la mano per sentirsi accettata; intrecciai le dita per rassicurarla ma respinsi la testa che si appoggiava alla spalla; arrivati in camera, andò difilata in doccia; quando uscì, crollò di colpo sul letto, letteralmente disfatta.
“Mi dispiace; non ce la faccio; stasera niente premio!”
Uscii per andare a bere qualcosa; appena varcato l’uscio, incontrai l’italiana furibonda, perché un’altra prova di ‘agganciare lo straniero’ non era riuscita; le proposi di unire le delusioni, anche se ero italiano; senza chiedere perché , mi spinse di nuovo nella camera e mi sbatté sul letto, dove Maria russava; mi offrì una notte al fulmicotone e alla fine mi ringraziò per averle proposto un amplesso pieno d’amore e di delicatezza.
Andò via all’alba; mia moglie invece dormì fino quasi all’ora di pranzo e dovetti cacciarla sotto la doccia per svegliarla; dovevamo partire subito dopo per l’aeroporto; Maria, contrita, mi promise che a casa mi sarei rifatto di quanto mi aveva derubato la sera prima; non le diedi quasi ascolto e decisi di dimenticare assolutamente una serata sbagliata, fino alla copula con l’italiana sconosciuta.
Dopo aver mangiato in fretta, montammo sul pullmino per l’aeroporto che però non si muoveva; aspettavano dei ragazzi dal campeggio vicino; quando salirono, per poco non mi venne un colpo; erano Franco e Nicola, i nostri figli trentenni; la differenza di età era minima, i caratteri molto simili, per cui spesso erano scambiati per gemelli monozigoti.
“E voi che diavolo ci fate qui?”
“Prendiamo lo stesso aereo; tu non lo sapevi; noi si, perché siamo più bravi di te a navigare in internet e tu neppure sai consultare una cronologia degli accessi; per tua informazione, sono cinque anni che veniamo qui in vacanza, ci chiamano ‘i fratelli terribili’ perché non ci è sfuggita nessuna giovane donna, nubile o sposata; lo sai che il frutto non cade mai lontano dall’albero; quindi, che cosa potevi aspettarti?”
“Cosa sapete di noi?”
“Tutto, da dieci anni a questa parte; avremmo dovuto essere noi a meravigliarci e a domandare cosa ci fate qua; ma ieri sera eravamo alle dune e non abbiamo più bisogno di spiegazioni; certo che avete alzato assai l’asticella; ora siamo ufficialmente figli di troia a tutti gli effetti!”
“Che vuoi dire?”
“Se avessi dato retta all’istinto, mi sarei messo in fila; ma certe situazioni non mi piacciono con estranee, figurarsi con mia madre … “
Maria era letteralmente inebetita, non riusciva a spiccicare parola; Franco infierì ancora.
“Pa’, ho capito tutto, o quasi, dalle prime esperienze fino a questa esagerazione; una cosa mi rimane oscura; lei ieri sera più volte si è trovata ad averne dentro uno dietro uno davanti uno in bocca e uno nella mano destra; la sinistra però gliela tenevi tu con delicatezza, forse con amore; per caso sei un cuckold? Dai dati precedenti non risulta!”
Mia moglie alla fine intervenne.
“Ma come ti permetti? Di quali dati precedenti parli?”
“Di questi, per esempio … “
Franco attivò lo smartphone e mostrò un video in cui si vedeva chiaramente Maria in azione in una villa sul Circeo con me che facevo da regista e lei che ne prendeva tre in contemporanea; Franco sembrò rassicurarmi.
“Qualche imbecille lo ha postato in internet; per fortuna Nicola è un mago è l’ha subito cancellato; noi l’abbiamo salvato; ma è certo che siete a rischio … “
“Per quanto riguarda la risposta alla tua domanda precedente, l’unica donna che amo è vostra madre, da sempre; l’ho amata quando era sposa e madre affettuosa, l’amo adesso che ha rivelato una natura perversa; la favorisco e la guido perché così ho fatto tutta la vita; adesso sono io a chiedervi cosa intendete fare; avete circa trent’anni ma state ancora con noi; se il nostro modo di vita non vi va, potete sempre crearvi una vita autonoma e diversa … “
“Papà, ti ho chiesto di ragionare; non provocare, per favore; parli come mamma, in questo momento; se ti rispondo a tono, non arriviamo da nessuna parte; allora per dirla tutta, quando avevamo vent’anni ed eravamo già esperti di computer, abbiamo scoperto le vostre magagne; per i primi tempi ci siamo un poco risentiti; con gli anni, abbiamo deciso di non parlare perché capivamo che, in fondo, la vita era vostra e ve la gestivate come volevate.
Permettimi di osservare però che, credere di passare inosservati quando la mamma cominciò ad adottare una lingerie decisamente ‘da battaglia’ e, più avanti , quando tornava la domenica mattina coperta di sperma e tutti i suoi abiti puzzavano di sesso; credere che non ci accorgessimo di niente, nella nostra casa, è stato per lo meno ingenuo, specialmente da parte tua; se consideri che questo si possa definire spiare, sei fuori di testa; è solo una conseguenza della convivenza.
E’ chiaro, a questo punto, che se l’equilibrio diventa difficile, noi togliamo il disturbo … Prima che mamma abbia una delle sue impennate e decida di lasciarci andare via, ti prego di riflettere, da bravo ragioniere, che da qualche anno stiamo cercando di ripagare quello che da voi abbiamo amorosamente ricevuto; quattro stipendi sono il doppio di due; se ci cacciate, rinunciate a due entrate economiche in casa; questo vale soprattutto per la massaia, che segue solo i pruriti di vulva.“
Eravamo ormai in aereo e stavamo tornando a casa.
“Maria, devi decidere; ora sai che i tuoi figli sanno tutto e che ti hanno risparmiato una figuraccia a Maspalomas; sai che sono pronti ad andarsene e che questo inciderebbe anche sul nostro tenore di vita; io ti dico serenamente che sono stanco della vita che conduciamo e che tirare un poco il freno non mi dispiacerebbe; ti amo ancora abbastanza da accettare qualunque tua scelta; ma adesso in gioco è la famiglia, non una o una decina di copule. Decidi!”
“Mamma, solo una curiosità; che cosa ti spinge ad andare così ‘oltre’?”
“Avevo vent’anni quando sei nato tu, ero una ragazza bellissima, corteggiatissima, amatissima da mio marito; poi venne Nicola ma non persi il mio smalto ed è andata avanti così fino alla ‘boa’ degli ‘anta’; nell’ultimo decennio è cominciato l’assillo della bellezza che tramonta; ho cominciato a temere di non interessare più agli uomini, di appesantirmi; quando è arrivata la menopausa stavo per crollare nella disperazione.
Già verso i miei quarant’anni, con tuo padre avevamo sperimentato il ‘sesso alternativo’ come argine al decadimento e alla perdita di fascino; purtroppo, le cose sono andate peggiorando, ho alzato l’asticella fino al punto in cui mi hai visto in azione; non è passata la paura, anche se un uomo meraviglioso ha saputo accompagnarmi e guidarmi fino a questo punto, sacrificandosi molto; ma ti assicuro che solo ora mi rendo conto di averlo sacrificato al mio egoismo. Ti basta?”
“Vorrei raccontarti di Anna Magnani che, alle truccatrici che cercavano di nascondere le rughe, rispondeva che facevano parte di lei, che ci aveva messo una vita per costruirsele, che erano la sua sigla; quella risposta è molto importante; non riuscirai a frenare il decadimento se non accettandoti con quello che sei e con quello che hai; e tu sei bella ed hai molto più di quello che pensi di avere o di quello che potresti perdere; per di più hai l’amore senza limiti di un uomo straordinario.
Credi davvero che un giovane della mia età ti venga a sbattere perché ti vede bellissima? Lui vuole scaricare solo le sue voglie e ti fa i complimenti solo perché lo fai godere; te lo dice uno che si era messo in fila per fare sesso con te e solo all’ultimo momento si era reso conto che avrebbe copulato con sua madre; non è il sesso sfrenato che ti rende più bella; forse è invece proprio l’amore che quest’uomo ti porta, che io adoro come persona, non come padre; quello ti fa bellissima, ma non lo capisci.”
“Carlo, da sempre io faccio le cose solo se mi dici che sei d’accordo con me; non so vivere senza la tua guida. Lui è veramente tuo figlio, soprattutto in questi ragionamenti! Ha ragione TUO figlio a farmi questo predicozzo?”
“Te l’ho già detto e te lo ripeto; io so ormai per certo che hai alzato troppo l‘asticella; se l’alzi ancora, il minimo che rischi è di cadere e farti male; puoi essere affascinante senza sottometterti alle voglie del primo che passa. Forse sarebbe più sano e corretto se facessi un passo indietro e ti accontentassi del sesso che puoi avere in camera, da me; qualche ‘fuga trasgressiva’ si può senz’altro fare, ogni tanto, per le grandi feste o in qualche scambio ben organizzato; ma dobbiamo abbassare il livello.
Franco, in questa casa non è avvenuto mai niente che non fosse all’ombra del sacramento del matrimonio; non siamo angeli, ma la casa è fuori da ogni tentazione. Se volete restare, siamo felici; se andate a costruirvi una famiglia, siamo due volte felici; se però ci volete lasciare solo perché non condividete il nostro mondo, ci metto poco a cancellarvi come persone sgradite; scusa la franchezza, ma quel nome non l’ho scelto a caso; essere franchi è un merito; e tu lo sei, per fortuna; ma anche io.
Adesso, se non vi dispiace, io e la mia complice vogliamo rivivere una vacanza particolare, la prima e forse l’ultima per noi, di questo genere; voi potete anche andare a pranzo con gli amici o con le amiche che vi aspettano per festeggiare il ritorno.”
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