I diari di Liliana
Capitolo 3 - I diari di Liliana 3
15 marzo 2012
Ho saputo che Ermes si sposerà il prossimo autunno; non me l’ha detto personalmente; ma lo sento dire in ufficio, dove mi trovo per discutere con mio marito di certi progetti da realizzare; quando un collega gli fa gli auguri per il prossimo evento, lo guardo intensamente e lui abbassa gli occhi; in un momento che siamo rimasti soli, gli accarezzo il viso e gli dico dolcemente.
“Il sogno è finito e comincia la realtà; lo sapevamo; è stato meraviglioso, non dobbiamo pentirci di niente e mettere tra i ricordi più belli il nostro amore. Mi accompagni ancora per un ultimo fine settimana con mio figlio?”
Accenna di si con la testa, mi sfiora la guancia con un bacio e mi stringe la mano; ci stacchiamo perché rientra mio marito con gli altri assistenti.
La mia domanda deriva dal fatto che, da quando è nato Francesco, io non lascio passare un venerdì senza mettermi in macchina, con la scusa del controllo dei lavori per il Centro che vanno per le lunghe, e passo gran parte del tempo, col mio amore incollato a me, a coccolarmi il batuffolo rosa di carne che è mio figlio; le notti, poi, le passiamo in hotel, a fare l’amore con l’entusiasmo di sempre, con l‘inalterata voglia di farmi vedere il paradiso col suo sesso.
La notizia del prossimo matrimonio può interrompere la nostra abitudine; ma Ermes vuole dirmi addio alla grande, evidentemente, e ci troviamo come sempre, alla chiusura dell’ufficio a mezzogiorno di venerdì, alla mia macchina per andare a recitare ‘papà e mamma’ da mio figlio; sulla via per il confine, mi chiede di fermarci ad una trattoria dove talvolta pranziamo, andando; appena ho parcheggiato e siamo scesi, mi avvolge nel bacio più sensuale del mondo.
“Perdonami, Lily; ti amo come sempre, ma dobbiamo affrontare la realtà.”
“Ermes, non devi scusarti di niente; ti amo come quel capodanno famoso; non è cambiato niente ai ragazzini dentro di noi che si amano follemente; ma la vita è altro; è mio figlio; è mio marito da cui non riesco a staccarmi; è soprattutto il tuo matrimonio che significa per te una nuova dimensione di vita; ce lo eravamo già detto che avremmo messo tra i ricordi più belli il nostro sogno d’amore; quel momento è arrivato.
Non pensare nemmeno ad una relazione clandestina; a mio marito è stato persino giusto rendere pan per focaccia; tradire la tua futura sposa sarebbe colpa imperdonabile; non me lo consentirò e non ti permetterò nemmeno di pensarlo; una sola cosa è bene dircela subito; il nostro addio sarà un abbraccio come questo o pensi di essere, per l’ultima volta, il mio grande amore?”
“Non sono venuto fin qui per un saluto che avrei potuto darti a Milano; saremo ancora la mamma e il papà abusivo, faremo tutto l’amore del mondo; poi, arrivati a Milano, ci dimenticheremo e conserveremo il ricordo; cercheremo di non incontrarci più se non per caso, ufficialmente; ma saprai che sei il grande amore della mia vita.”
“Bene, amore mio; adesso andiamo a pranzo.”
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15 settembre 2012
Oggi il mio Francesco compie un anno e sono felice come una pasqua mentre corro a trovarlo nella casa in cui è ospitato, so che mi aspetta, perché siamo riusciti a tenerlo molto legato a me; ho dovuto fare qualche follia, per essere adesso in auto sulla strada per Lugano; negli ultimi mesi ho fatto il grande salto ed ho accettato incarichi al di là dell’oceano, in centro e sud America; sono diventata superesperta di voli e di aeroporti; parcellizzo il mio tempo come un cronometrista.
L’altro ieri ero a San Josè de Costarica, dove stanno realizzando, su miei progetti, un complesso turistico enorme che mi impegnerà di certo per alcuni anni; considerato che ho assunto impegni anche in altri Paesi come Argentina e Colombia, sono ormai abituata alle trasvolate; in questa occasione, ero sul posto per una delicata questione di urbanizzazione; quando ho avvertito che il 15, oggi, dovevo essere da mio figlio per il compleanno, il magnate che finanzia si è fatto in quattro.
Mi ha offerto di volare col suo jet privato; ma ci vuole poco a capire che mira a portarmi a letto; io ho deciso che farò sesso solo con mio marito, di cui vorrei riconquistare l’amore; ho accettato solo che mi portassero in fretta all’aeroporto ed ho preso quasi al volo l’unico aereo utile per essere, tra cambi vari, a Milano ieri sera; ho passato la notte con mio marito ed abbiamo fatto l’amore, alla faccia della stanchezza e del jet lag.
Stamane, inventandomi un controllo urgente ai lavori a Lugano, mi sono messa in macchina ed ora aspetto solo di abbracciare il mio bambino e di vedermelo sgambettare intorno con l’aria felice che assume quando sono con lui; mi sono goduta a lungo la gioia di tenerlo in braccio e giocare con lui a fare le boccacce; un piccolo rimpianto mi è venuto al pensiero che proprio in questi giorni il mio amore Ermes convola a nozze con la sua bella; ma è stato solo un momento.
Qualcosa di più consistente mi ha creato un magone, pensando a quanto male stessi facendo a Giancarlo, privandolo della stessa gioia; ma il suo immutato comportamento non invoglia a cambiare atteggiamento; sono convinta che, prima o poi, dovrò fare chiarezza e fargli sapere tutto; ma, per il momento, lo lascio grufolare nel suo trogolo e mi godo tutto il mio amore per mio figlio, che ancora non può pormi domande imbarazzanti.
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30 settembre 2012
Sono rientrata a casa, ma solo poche ore prima di ripartire per il Costarica, dove mi dovrò fermare per almeno dieci giorni, il che significa che dovrò saltare un fine settimana con mio figlio; ma la soddisfazione che mi da quel lavoro compensa il sacrificio da fare; giuro a e stessa che rinuncerò ad assumere incarichi così impegnativi, se mi dovessero costare la rinuncia agli affetti; ma so anche che la mia ambizione mi porterà ad accettare ancora ed a fare salti mortali per conciliare gli opposti.
Mentre mi agito frenetica tra bagagli da preparare, impegni da rispettare e mio marito che non smette di tampinarmi, cosciente che sparirò per altre due settimane, viene a trovarmi la mia amica Elvira, moglie di Nicola un collega e concorrente di mio marito; di lei so che, a trentotto anni, soffre intensamente perché, per un suo problema strutturale, gli ovuli fecondati non attecchiscono all’utero e non riesce ad avere il figlio che vuole con tutta se stessa.
Suo marito, 50 anni molto ben portati, ha cercato in tutti i modi di convincerla a rinunciare e ripiegare su un’adozione; ma lei vuole esperire tutti i percorsi possibili, anche quelli della stregoneria, se necessario, per avere un figlio suo e di suo marito; ha saputo che a San Josè di Costarica un medico, mezzo stregone, è in grado di prelevare un suo ovulo, fecondarlo in laboratorio con lo sperma di suo marito, e farlo attecchire ad un utero ‘in prestito’; il figlio sarebbe totalmente loro.
Naturalmente, saputo che lavoro in quel paese, vuole che mi informi e che organizzi per conto suo; le prometto che lo farò, cosciente del valore che ha avuto per me la nascita di Francesco; a San Josè scopro che le informazioni che ha ricevuto sono esatte e organizzo la ‘spedizione’ che prevede la presenza dei due per controllare ed eventualmente operare; li avverto per telefono ed Elvira mi chiede di fissare un alloggio per tutto l’anno tra gestazione e parto, perché vuole esserci per tutto il tempo.
Stamattina arrivano all’aeroporto e li vado a prendere con un’auto della ditta; li accompagno alla casa che ho affittato per loro e poi dal medico; gli bastano pochi esami per dichiarare che l’intervento è persino semplice e che c’è pronta una giovane mulatta disposta, a pagamento, a prestare l’utero.
Fissano la data, due giorni dopo, e il medico provvede a prelevare dalle ovaie di lei alcuni ovuli tra cui scegliere il migliore; quando deve entrare in ambulatorio per il prelievo, Elvira mi ‘obbliga’ a starle vicino e a tenerle la mano; si porta la mia sul seno; il medico e l’infermiera non parlano italiano e possiamo dialogare liberamente.
“Hai proprio un bel seno, Elvira!”
“Titillami i capezzoli, aiuterà il medico … “
Supero l’imbarazzo e le prendo un capezzolo; mi abbasso su di lei e lo succhio; geme e vibra tutta; la sua mano scivola sul mio petto e prende il seno; lo titilla un poco.
“Hai un seno bellissimo, è pieno, morbido, da attaccarcisi e farsi allattare … “
“Nell’ultimo anno ho preso una o due taglie in più … “
“Adesso è proprio da succhiare … “
“La smetti per favore? Questi due non parlano ma non ci facciamo bella figura!”
“Ti preoccupa?”
“No, ma mi stai facendo eccitare; poi come me la cavo?”
“Col dito, amore mio, col dito … io sto avendo orgasmi a ripetizione col dottore che mi ravana in vagina … “
Fortunatamente il dottore ha finito e sta riordinando il tutto; ci rassettiamo i vestiti anche noi.
“Ti rendi conto che abbiamo avuto un approccio lesbico, per la tua smania di toccarci il seno?”
“Hai avuto un orgasmo? Ti è dispiaciuto?”
“Sì alla prima; ho lo slip da strizzare; no alla seconda, è stato bello; ma che sia solo affetto che tracima nel sesso, ti prego … “
“Hai paura del sesso?”
“Si, ho sempre e solo fatto l’amore; mi spaventa l’idea del sesso bruto.”
“Con un marito come il tuo?! Stento a crederlo!”
“Invece devi crederci; mio marito, fuori del matrimonio, da sesso a gogò a chiunque ne voglia; nel nostro letto da solo tanto amore.”
“Fortunata te! Non sai quanto mi piacerebbe avere amore da un maschio che mi possieda!”
Siamo tornate in corridoio dove ci aspetta Nicola; quando ci vede sconvolte si preoccupa; lei lo rassicura che le manovre del medico l’hanno fatta godere e che, per reazione, anch’io ho avuto qualche sconvolgimento; ci guarda basito e non so cosa gli passi per la testa, forse il desiderio di possederci insieme; l’infermiera ci chiede di trasferirci in un’altra camera per prelevare lo sperma del maschio; precisa che può masturbarsi in una fiala o versarlo in un preservativo per via naturale.
La stanza contiene poche sedie ed un grosso tatami per giaciglio; i due si guardano con aria impacciata.
“Se avete deciso la via naturale, io esco e voi vi accoppiate.”
“No, Liliana; io non faccio niente se non mi resti vicina; è troppo importante per me, questo momento; voglio viverlo con una persona che amo … “
“Ma c’è tuo marito che vuole fare l’amore con te … “
“No, lui fa solo il suo dovere; voglio te vicina, mi dai serenità, volontà, affetto … “
“Stai dicendo che dovrei stare a guardarvi mentre vi accoppiate?”
“Se proprio vuoi, possiamo anche fare qualcosa io e te … “
“Caprone, vai al diavolo … Elvira, non essere assurda … non puoi chiedermi questo … “
“Invece te lo chiedo; hai visto, sentirti vicina mi ha aiutato molto!”
“Si, ma mi ha anche sconvolta abbastanza … “
“Ti prego … fallo per me! Ti voglio bene e mi dai tanta sicurezza, come prima in ambulatorio … “
”Per caso stai pensando di farmi partecipare alla copula emotivamente; di là è successo … “
“Ti fa paura?”
“No, mi ha scosso; temo che mi verrebbe voglia di godere anch’io … “
“Ti puoi masturbare, se ti va; ti posso masturbare io, se lo preferisci … “
“Vuoi per forza arrivare ad un rapporto saffico?”
“No, non esagerare, voglio che mi sia vicino e che condividi con me l’esperienza … “
Non mi resta che chiudere a chiave la porta; lei si stende sul tatami e mi allunga un mano; gliela prendo e mi attira a se; si porta la mia mano su un seno e mi obbliga ad abbassarmi per succhiarle un capezzolo; lui si sta sfilando pantaloni e boxer; emerge un sesso assai notevole.
“Beh, tuo marito mi pare assai ben dotato … “
“Non come il tuo … “
“L’hai assaggiato anche tu?”
“Toccami, per favore, mi sento tutta asciutta … si l’ho provato una volta, ma te l’ho già detto che è solo sesso bruto, con lui, non ho ripetuto l’esperienza; una volta mi è bastata … “
Ho cominciato a titillarle il clitoride e la sento fremere di piacere; suo marito si è accostato dall’altro lato e le ha accostato il sesso alla bocca; lei lo lambisce con la lingua e prende a leccarlo sui testicoli, mentre tiene in mano l’asta che è rizzata superba contro il ventre; mi sento eccitata e allungo la mano libera a prendermi la vulva da sopra vestito e slip; trovo il clitoride e lo manipolo mentre tormento il suo con foga; lei porta il sesso del marito alla bocca e lo ingoia; mi esplode un orgasmo.
“Cristo, mi hai fatto godere; perché non ti sbrighi tu, adesso’”
“Perché mi masturbi da dio e non voglio ancora godere.”
“Nicola, se pensi di godere in bocca, mettiti il preservativo … “
“No, visto che ci sono voglio montarla in vagina; allora indosserò il goldone … “
“Che diavolo state combinando, voi due?”
“Io sto amando te mentre aspetto che mio marito mi possegga per avere lo sperma necessario.”
“Mi sa che farete durare all’infinito questa copula; non era meglio se lo facevate in albergo?”
“Questa è una copula terapeutica; in albergo faremo l’amore.”
Elvira ha avuto un orgasmo che bagna la mia mano, lo slip che ho solo spostato e l’abito che ha sollevato senza toglierlo.
“Hai visto che casino hai combinato? Sai che figuraccia quando usciremo … “
“Non te ne curare e continua a titillarmi; mi piace come mi accarezzi.”
Lui intanto si è spostato e si è adagiato su di lei, le sfila completamente lo slip, si sistema il preservativo, si inginocchia tra le cosce e la penetra, con dolcezza, lentamente; lei mi prende la testa e accosta le bocche; mi bacia lussuriosamente; il bacio saffico stimola evidentemente suo marito che grugnendo esplode il suo orgasmo.
“Elvira, ma che diavolo mi hai fatto fare? Quello era un bacio saffico!”
“No, assolutamente; ti voglio bene, volevo sentirti vicina e ti ho baciata per affetto; non c’entra il lesbismo; è solo affetto che ha tracimato in un poco di sessualità; credimi, non cambia niente tra noi; sei la persona più cara al mondo per me.”
“Adesso avete lo sperma desiderato; possiamo ricomporci? Io devo correre in bagno; per fortuna ho un salvaslip capiente; ma devo cambiarmelo; mi ha hai fatto godere tre volte in pochi minuti.”
“E questo per te è sesso? O è affetto esploso dalla vagina?”
“Vai al diavolo, amica benedetta! Mi hai fatto fare sesso con voi due senza volerlo.”
“Guarda che io non ti ho neppure sfiorato … ”
“Ci mancava anche quello; tua moglie mi ha letteralmente posseduto!”
“Non ho visto che ti masturbava … “
“Ho capito; su sbrighiamoci a dare il preservativo all’infermiera … “
Apro la porta, premo un pulsante vicino agli interruttori e arriva l’infermiera che ritira il materiale raccolto e ci avverte che provvederanno a concludere le operazione di analisi del liquido, della fecondazione dell’ovulo e dell’alloggiamento corretto nell’utero in attesa; se vogliamo assistere all’operazione finale possiamo tornare l’indomani quando la prescelta sarà sottoposta ad inseminazione.
Mentre usciamo, chiedo ai due cosa decidono di fare per il futuro; Elvira vuole restare tutto il tempo della gestazione, portare la ragazza a vivere con loro e seguire passo passo lo sviluppo della maternità; io avverto che ho bisogno di tornare di corsa a Milano; affettuosamente gli rimprovero di avermi coinvolta in un’attività sessuale contraria ad ogni mio principio; per l’ennesima volta Elvira mi ribadisce che sono stata solo un’amica preziosa in un momento assai delicato della sua vita.
Stamane sono ripartita per l’Italia e finalmente sbarco a Milano dove cerco di recuperare la mia dimensione; la prima cosa che mi aspetta è la voglia di Giancarlo che da segni sempre più vivaci di desiderio di me, forse perché mi allontano molto spesso; facciamo l’amore per una notte intera e lo sento assai appassionato, il contrario esatto di quel che mi raccontava Elvira; la sua doppiezza mi spiazza; subito dopo, mi precipito a trovare mio figlio e me lo godo per un giorno intero.
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5 agosto 2015
Caro diario, non ho scritto niente per qualche anno; non c’era molto da raccontare in fondo; ho trascorso tre anni di frenesia da lavoro, seguendo tutti i progetti avviati e in corso di realizzazione; ho viaggiato molto e fatto corse affannose per stare vicino, almeno nei fine settimana, a mio figlio che sta per compiere quattro anni e comincia ad avvertire con dolore la privazione di un padre e di una madre; ho molte colpe da farmi perdonare e considero sul serio la necessità di un ritorno alla normalità.
Sto riflettendo sull’ipotesi di recuperare un rapporto quanto meno possibile con mio marito, perché al punto in cui sono ho bisogno di rimettere ordine nella mia vita; tra sogni d’amore, ambizioni lavorative, azzardo di una maternità composita, mi sono sballata parecchio; se solo il caprone decidesse una volta per sempre di darsi una calmata e di accettare la consistenza di una nuova famiglia, forse potremmo anche trovare una piattaforma su cui dialogare per ricominciare, a certe condizioni.
Non me la sento di affrontare direttamente il discorso, parlandogli delle mie colpe, visto che le sue sono da anni passate in cavalleria; la maniera migliore mi pare quella di fargli trovare questi appunti e costringerlo ad aprire gli occhi sulla realtà; poiché sono in procinto di fare l’ennesimo viaggio verso il Costarica, per i progetti del progettato Centro Turistico e spero che questa sarà l’ultima occasione in cui mi sottopongo ad un simile sforzo, gli lascerò le indicazioni per leggere tutto; poi vedremo.
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“Ciao, Liliana, sei ancora in spiaggia?”
“Ciao, Giancarlo; no, sono in ufficio e appronto le ultime cose prima di tornare a Milano, forse definitivamente; come stai?”
“Come vuoi che stia, dopo il piattino che mi hai servito bello caldo? … “
“Hai letto tutto?”
“Sì; me ne hai combinato un paio da grande stratega, ho visto; io credevo di tradirti portandomi a letto decine di donne; tu ti sei costruita solo una storia, di pochi mesi; ed è stata una favola d’amore straordinaria che ti invidio perfino io; sul piano dei valori, mi hai mazzolato assai bene; per tutti io sono il porco che ti tradisce; tu senza scandali mi hai dato una brutta lezione.”
“Ho parlato qualche mese fa con Elvira, una delle tante mie amiche che sono venute e letto con te; tutte hanno detto che fai solo sesso bruto, con le altre; ma sai bene che so fare solo l’amore, da quando un ragazzo mi sverginò e fino a quando mi ha amato qualche giorno fa; non potevo decidere altro che di innamorarmi provvisoriamente ma intensamente.”
“Non ho assolutamente niente da obiettare su questo; è stato anche giusto che mi punissi con una storia d’amore; è più nelle tue corde; ma non pensavo che fosse nelle tue corde frustarmi a sangue con un figlio che non vuoi dire di chi sia; non è del tuo amore ‘parallelo’ Ermes; ma allora di chi è?”
“Amore mio, e te lo dico senza ironia e senza infingimenti; un figlio è di chi lo vuole e lo sceglie; io l’ho voluto ed ho deciso di averlo; è mio, solo mio; nessun maschio potrà accampare diritti sulla mia creatura.”
“Dov’è adesso?”
“Non sai leggere? Ha quattro anni, è affidato ad una famiglia di Lugano; prima ti ho detto solo che sto per tornare a Milano definitivamente; la prima cosa che farò sarà portarmi a Milano mio figlio e farlo vedere a tutti; se mi accetterai con te, come mio marito rinnovato e ripulito dagli eccessi animaleschi, con me verrà anche mio figlio e sarà padrone come noi della nostra casa; se l’ipotesi ti provoca una crisi di rigetto, io comprerò un altro alloggio e ci andrò a stare con mio figlio, chiedendo il divorzio; se proprio vuoi ridurre all’osso, tra un marito maiale e un figlio amorevole scelgo mio figlio, per tutta la vita.”
“Ho pensato molto a questi problemi; il tuo diario mi ci ha quasi costretto; ho deciso di cambiare registro; sei mia moglie da quindici anni ma ti amo da molti di più anche se mi sono comportato inqualificabilmente; se decidi di tornare da me, non solo non mi rifiuto, ma sono io a pregarti di farlo, con l’impegno che mi renderò degno del tuo amore assoluto e monopolizzato; non mi va che un altro ragazzotto ti mandi in crisi.
Però tuo figlio è parte di te e non voglio che una tua protesi staccata resti fuori dal nostro amore; è tuo figlio e vorrei che fosse anche mio; insomma, qualunque sia lo spermatozoo che ti ha fecondato, voglio riconoscerlo e viverlo come mio figlio; voglio che lo sia anche giuridicamente e anagraficamente; credi di poter accettare di condividere con me anche tuo figlio?”
“Giancarlo, mi pare di averti già detto a chiare lettere che ti amo con tutta me stessa; ho una paura fottuta che tu possa non mantenere fede a questi tuoi impegni; se veramente cercherai di essere il normale marito di una normale moglie, ti voglio oggi come ti volevo al mare, tanti anni fa; e non è che tu fossi un angelo; per mio figlio però voglio un padre legittimo che sia degno di esserlo; per lui ti chiederei di smetterla una volta per tutte con le tue avventure di sesso.
Se te la senti, mio figlio può essere tuo come sua madre; anzi, credo proprio che avere un padre di riferimento sia importante per lui, in questa fase di crescita; sappi però che certe promesse vanno verificate nel concreto, giorno per giorno, e non sarò più prona alle tue esagerazioni o vittima della tua esuberanza; se torniamo insieme, anche con mio figlio, tu mi dimostrerai nei fatti che sei un uomo diverso, per te, per me e per mio figlio.”
“Per telefono le parole servono a poco e possono essere mistificate; se mi avverti quando arrivi ti vengo a prendere all’aeroporto e mi sforzerò di spiegarti che l’idea di un figlio mi ha sconvolto anche il pensiero; quel bambino che non ho mai visto mi ha già condizionato la vita; lo sento e vorrei che fosse anche mio; possiamo parlarne quando torni a casa nostra?”
“Va bene, amore; ne riparleremo a casa nostra. Ciao, torno a lavorare e mi preparo al viaggio; saprai l’ora di atterraggio a Milano. Ciao … Nonostante tutto … ti amo!”
“Anche io, molto più di quanto ti ho dimostrato finora.”
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